Il lettore veloce

Libro veloceChiuso a doppia mandata nella sua cameretta per tenersi deliberatamente lontano dalla scena del mondo, il lettore veloce impila svariati tomi sul comodino. Essi sono: l’ultimo romanzo di Wilbur Smith, una storia della letteratura inglese in tre volumi, una monumentale biografia di Tolstoj e la versione integrale dell’Hypnerotomachia Poliphili.

È sabato, e il lettore veloce sa che il tempo è merce preziosa e che, una volta perduto, può essere ritrovato solo a prezzo di durissimi sforzi. Il sabato fu fatto per l’uomo, pensa fra sé e sé, quindi è tempo da dedicare alla cura dello spirito.-

Forse ti chiederai, tu che vai leggendo distrattamente questa pagina, che relazioni ci possono essere fra un romanzo di Wilbur Smith e una biografia di Tolstoj, o fra l’Hypnerotomachia Poliphili e una storia della letteratura inglese in tre volumi. Ci ho pensato a lungo, per l’esattezza un intero tediosissimo sabato di pioggia ottobrina.

Ho analizzato a lungo l’ipotesi che questi libri fossero uniti da un misterioso filo conduttore, una sorta di percorso di lettura impostato scientemente dal lettore veloce a scopo di istruzione o di edificazione morale di sé medesimo. Non è impossibile che, nell’arco di un’intera vita, un uomo affronti tutte quelle letture, però mi sembra naturale immaginarle distribuite in un lungo arco di tempo, in stadi diversi del gusto, della temperie culturale, della maturazione personale. Un percorso di lettura che le preveda tutte assieme sarebbe non solo stravagante, ma anche sintomo evidente di un’incipiente psicopatologia e, dato che il lettore veloce mi sembra una persona ragionevole, ho dovuto scartare questa ipotesi.

Mentre andavo così ragionando, continuavo a osservare il comportamento del lettore veloce. Eccolo lì, pensavo, sdraiato sul letto con entrambi i tomi dell’Hypnerotomachia Poliphili: passa dall’uno all’altro, leggendo una frase in italiano rinascimentale e la sua versione in italiano moderno. Ogni tanto sbuffa; salta qualche pagina; fatica un poco a ristabilire la simmetria fra le due versioni, ma continua a leggere. All’improvviso si ferma, mette i segnalibri ai due volumi e li chiude commentando con un gridolino a mezza voce: bellissimo! dice, magnifico! Poi piglia dal comodino un volume della storia della letteratura inglese e si immerge nella lettura del capitolo dedicato al teatro elisabettiano. Che senso ha tutto questo? mi chiedevo perplesso, mentre il lettore veloce leggeva quasi convulsamente, saltando frasi e pagine, chiudendo ogni tanto il libro per mormorare commenti di poche sillabe.

Questo mio ragionare con l’ausilio dell’osservazione diretta andava avanti ormai da ore e ancora non riuscivo a trovare una spiegazione ragionevole. E sarebbe durato ancora di più, se un’improvvisa illuminazione non fosse venuta in mio soccorso: proprio la durata era la chiave interpretativa giusta. La spiegazione non andava cercata nelle qualità dei libri o in improbabili relazioni fra di loro, ma nel tempo necessario a leggerli tutti in quel modo. Il lettore veloce aveva scelto libri abbastanza voluminosi da garantirgli un’intera giornata di lettura. Sapendosi lettore per l’appunto veloce – nonché inclinato a saltare frasi, paragrafi e pagine intere – doveva puntare tutto sulla quantità.

Che tipo stravagante, il lettore veloce.

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