Pagare per esistere

Pagare per leggereGli editori lamentano le poche copie vendute; i librai soffrono l’assottigliamento dei margini economici; gli autori rinnovano in mille modi l’antico aforisma: carmina non dant panem; i traduttori denunciano la scarsa visibilità del loro lavoro; i critici criticano la scarsa attenzione alla critica. Nella gran macchina della produzione letteraria tutti si considerano sottostimati, sottovalutati, sottopagati. No, dico, va bene che l’erba del vicino è sempre più verde, che l’uomo è pessimista per natura, che il mondo è crudele, ma allora io – il lettore – cosa dovrei dire?

Insomma, dico, dovrei sempre stare zitto e buono ad ascoltare le lamentele altrui? Eh no, cavolo, per una volta mi lamento io. Voglio gustare anch’io, e fino in fondo, l’universale panica esperienza del piagnisteo letterario.

Io – il lettore – esisto, sì, ma solo in quanto numeretto in coda per acquistare, spendere, consumare, mentre le mie maravigliose e indiscutibili doti creative sono completamente ignorate. All’editore e all’autore interesso solo come fonte potenzialmente inesauribile di vile pecunia. Che legga o non legga per loro è perfettamente indifferente, purché io compri. Lo si vede da quello che fanno: pubblicano decine, centinaia di nuovi titoli ogni mese. Roba che per leggerne un decimo toccherebbe avere due scanner ad alta velocità al posto degli occhi.

Me lasso! Vago confuso per luoghi ormai più simili a gran bazar che a librerie, circondato da pile e pile di libri-fuffa a loro volta circondate da gadgettini e puttanatine d’ogni specie: calendari, magliette, agende, giochi di società: trovare un libro vero là in mezzo è un’impresa disperata. A volte mi avvicino timidamente a un commesso, chiedo informazioni, ma solo per essere guardato in tralice come un povero mentecatto o spedito come una biglia da un reparto all’altro, senza metodo, senza cortesia: La novella del grasso legnaiuolo, dice? Provi un po’ al reparto hobby e tempo libero.

Ahi sorte ria! ahi mondo ingrato! Già, la gratitudine.

L’altro giorno sul domenicale del Sole ho letto un articolo di Stefano Salis che satireggiava sulla moda di mettere i ringraziamenti in coda ai libri: grazie alla mamma per avermi allattato, alla moglie o al marito avermi sopportato, all’editor per avermi editato, all’editore per avermi pubblicato, e via così. Poteva essere un bell’articolino, spiritoso e simpatico, se non fosse stato per un sottotitolo a dir poco offensivo: Da Egger a Baricco infuria l’omaggio a editor, agenti e persino lettori. A parte il fatto che qualcuno dovrebbe spiegarglielo, al titolista, che Dave Eggers si chiama Eggers e non Egger, a parte questo dico, come sarebbe a dire persino lettori? Ma chi sono io? il figlio della serva? Ringraziare gli altri è comico, mentre ringraziare me è scandaloso?

Ecco come mi trattano tutti. Io – il lettore – considerato alla stregua di un paria! Il lettore, dico, ovvero la colonna portante della letteratura mondiale di tutti i tempi. Perché hai voglia tu a scrivere, autorevole autore; hai voglia a pubblicare, pubblicano d’un editore; hai voglia a tradurre, o transeunte traduttore; hai voglia a esporre la tua merce, libresco libraio, ma se io non leggessi andreste tutti a pelare patate! In cambusa! altro che gloria letteraria!

Ma questo sarebbe niente, o lettore che mi leggi (sia pure talvolta – va detto – con deprecabile guizzo velocista), condividendo così la mia infelice sorte per la durata di questo post. Questo sarebbe niente. In fondo alle avversità si fa il callo, come natura vuole, grazie alla formidabile capacità di adattamento alle avversità propria dell’umano genere. Ma come posso tollerare le lamentele altrui sulla scarsa redditività del loro ruolo? Non ci danno una lira, lamentano i traduttori; non ci caviamo manco le spese, ribattono i librai; vendiamo troppo poco, incalzano gli editori; di scrittura non si vive, aggiungono gli autori.

Ma io, santa pazienza, cosa dovrei dire? Cosa dovremmo dire noi lettori di tutto il mondo? Noi, i pilastri della letteratura, dobbiamo addirittura pagare per esistere!

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13 Responses to “Pagare per esistere”

  1. daldivano says:

    solidale.
    daldivano
    (una che deve pagare per esistere)
    {questa frase è un germe!}

  2. Direi che hai scritto il Manifesto del lettore. Sarebbe simpatico farlo circolare.

    Bart

  3. ti assicuro che all’editoria, in tutti i suoi gradini e professionalità, non interessa punto che tu legga. basta che compri.
    forse che qualcuno ti chiede di render conto di cosa leggi o non leggi?

  4. mauro says:

    giusto per far diventare piena la risata, provate ad avvicinare un’agenzia letteraria…

  5. letturalenta says:

    Daldiv, se son germi germineranno.

    Bart, io ci ho provato a farlo circolare, ma il layout di ‘sto blog è irrimediabilmente rettangolare.

    Benef, qualcuno che mi chiede conto di quel che leggo c’è, (specialmente quando chiudo i libri a ore piccole) e ha lavorato in una casa editrice!

    mau, vuoi dire che si lamentano anche gli agenti letterari? Se è così, siamo in piena pandemia.

  6. mauro says:

    voglio dire che le risposte possibili sono:

    – non ci penso nemmeno a leggere inediti
    – ti leggo, ma mi paghi e poi ti rispondo con una lettera prestampata
    – ti leggo, ma nel frattempo comprati un corso che così ti trovo un lavoro
    – non ti leggo, ma se hai una sorella carina le posso fare delle foto…

  7. gabryella says:

    a ben vedere, il lettore (il lettore che legga, intendo – ché il “consumo” di prodotti letterari non corrisponde necessariamente alla loro “lettura”), dovrebbe pretendere un giurì che lo tuteli e che, del prodotto, regoli e garantisca modalità di fruizione, propaganda, indicazioni & controindicazioni, posologia, avvertenze e, forse forse, ne determini anche la data di scadenza..
    – quanto alla spartizione delle royalties tra autore e lettore, avrei già pronta un’istanza

  8. letturalenta says:

    Ah be’, mauro, mi pareva bene. Non si lamentano. Quando cominceranno a lamentarsi gli agenti letterari saremo definitivamente alla frutta.

    gabryella, sai che tempo fa ci pensavo a questa cosa del bugiardino allegato ai libri? Insomma, se per gli editori devo proprio essere cliente o consumatore, che almeno mi diano le stesse garanzie sul “prodotto” che mi danno gli altri produttori. Perdindirindina. Interessante la faccenda della spartizione delle royalties. Come funziona?

  9. […] Continua a leggere l’articolo su letturalenta […]

  10. Maura says:

    Molto divertente!!!

    Io ho mandato il mio primo romanzo ad un’agenzia consigliatami da un mio amico. Dopo un anno mi risposero dicendo che l’avevano letto (gratis), che l’avevano apprezzato (allegavano una scheda di valutazione) e che volevano instaurare una proficua e duratura collaborazione con me…due giorni dopo mi mandarono il contratto: 900 euro per un anno di consulenza. Litigai furiosamente con l’agente, cercando di spiegarle il motivo per cui mi rifiutavo di accettare (lei proprio non se lo spiegava!).

    Scusate la divagazione…

  11. Se mi permetti, lo riprendo nel mio stupendo blog:-)

  12. letturalenta says:

    Maura, t’accordo il permesso di divagare liberamente.

    Lucio, t’accordo il permesso di liberamente citare, riprendere, collazionare e quant’altro.

    Aggiungo la mia apoblogghica benedizione, naturalmente.

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