Un debito inestinguibile

Miguel de Unamuno ritratto da José Gutiérrez SolanaMiguel de Unamuno è uno degli scrittori verso i quali sono in debito, un debito che naturalmente non potrò mai saldare. Mi succede a volte, peregrinando di libro in libro, di scovarne uno scritto apposta per me, e io so con ragionevole certezza che Miguel de Unamuno ha scritto il suo Commento alla vita di Don Chisciotte apposta per me. Considerando che Miguel de Unamuno l’ha scritto nel 1905, ben prima che io nascessi, ho sempre creduto che egli non sapesse di averlo scritto apposta per me, ma oggi non ne sono più così sicuro.

Oggi succede che – a causa della mia natura di lettore ondivago e tendenzialmente dispersivo – dalla pila dei libri da leggere è uscito questo: Miguel de Unamuno, Come si fa un romanzo, Ibis 1994, prima edizione italiana di un saggio pubblicato a Parigi nel 1925. Sono sicuro di averlo comprato solo per il nome dell’autore in copertina, forse spinto dal desiderio inconscio di ripagare almeno una piccola parte del debito. Sono quasi altrettanto certo di non aver mai pensato seriamente di leggerlo. Sia come sia, ho cominciato a leggerlo e, giunto a pagina cinquantuno, sono incappato in una frase che mi ha fatto sobbalzare. Questa:

Faccio [la mia opera] in modo che possa essere altra per il lettore (…). Che m’importa che tu non legga, lettore, quello che ho voluto metterci, se vi leggi quello che ti accende la vita? Mi sembra sciocco che un autore si distragga a spiegare quel che ha voluto dire, visto che non ci importa quel che ha voluto dire ma quel che ha detto, anzi, quello che abbiamo sentito.

Dunque Miguel de Unamuno sapeva! Scriveva in modo che il lettore potesse ignorare le sue intenzioni, traendo dalla lettura ciò che la lettura spontaneamente gli restituiva. E chi mai poteva essere quel lettore se non io, che ancora oggi ignoro ciò che Miguel de Unamuno ha voluto dire con il suo Commento alla vita di Don Chisciotte? Chi se non io, che pur essendo da sempre all’oscuro dell’intentio auctoris, ho verso quell’auctor un inestinguibile debito di riconoscenza?

Lo sai tu – che per caso e senza tua colpa mi stai leggendo – che dopo aver letto il Commento alla vita di Don Chisciotte di Miguel de Unamuno non potrai mai più leggere il Don Chisciotte come lo leggevi prima? Pensa, un libro che da solo è capace di azzerare secoli e secoli di lettura di un altro libro, il che significa poco meno che riscriverlo da capo. Conosco solo un altro libro paragonabile a questo, il Pinocchio di Giorgio Manganelli. Se ce ne sono altri in giro, il loro lettore equo e solidale non manchi di farmelo sapere. Nel frattempo dico io che, nel caso fosse sfuggito a qualcuno, il Commento alla vita di Don Chisciotte è stato ripubblicato quest’anno da Bruno Mondadori, sia pure col titolo di Vita di Don Chisciotte e Sancho Panza, forse filologicamente più corretto ma sentimentalmente deprecabile. Anche se non è esattamente a buon mercato, venticinque euro, chi ha amato Don Chisciotte non può non averlo (secondo me).

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5 Responses to “Un debito inestinguibile”

  1. Ti confesso, non sono un grande estimatore di Cervantes (non mi scannare); lo iniziai a leggere anni fa e lo interruppi! Se mi leggesse Maria Strofa!

    Del resto non ho mai nascosto la mia difficoltà di procedere nella lettura di Proust. Si può continuare a vivere con questi peccati mortali?

    Pinocchio, invece, l’ho letto da adulto e mi è piaciuto ancora di più che da ragazzo. Sarà perché Collodi si è nutrito dell’aria lucchese?

    Il tuo blog meriterebbe di essere conosciuto di più (ma è anche vero che è appena nato), i tuoi interventi non sono mai banali e stimolano molte curiosità. Davvero ancora complimenti.
    Mi piacerebbe tanto che Giulio (che quasi sicuramente ti visita) ti facesse conoscere anche attraverso vibrisse.

    Bart

  2. letturalenta says:

    Bart, io non sono mai riuscito a finire l’Ulisse di Joyce. So di essere colpevole, ma sopravvivo. Giulio Mozzi ha già abbastanza da fare di suo, credo, per mettersi anche a seguire le mie giravolte lettorie, e nonostante questo ha già ripreso su Vibrisse il mio post su Quiritta (su mia richiesta) e la recente digressione sulle diatribe letterarie (su mia segnalazione perché si parlava di lui). Non oso davvero chiedere di più.

  3. Caro Luca, spero che mi capiti un’occasione per parlargli di te.

    Bart

  4. Mohole says:

    Ciao Luca,

    ho messo in pratica il tuo consiglio su de Unamuno già dalla sera in cui ci siamo visti a Bologna, ora devo solo trovare il tempo di leggerlo, credo proprio che avremo modo di riparlarne!

  5. letturalenta says:

    Ehilà Walter, sono contento che tu l’abbia preso. Se non ricordo male (l’ho sfogliato un po’ di tempo fa in libreria) l’edizione di Bruno Mondadori è una ristampa anastatica (Dall’Oglio 1935?), quindi dovrebbe essere la bella traduzione di Carlo Candida, che resiste imperterrita da settant’anni o giù di lì. Libro antico con rilegatura moderna. Tu che hai letto con tanta passione il Pinocchio di Manganelli dovresti apprezzare il Chisciotte di Unamuno. Almeno lo spero!

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