L’incanto di pagina 49

Immagine tratta da home.earthlink.net/~cashinbook/pages/page-49.jpgNon potrebbe la vita essere tutta un sogno? In termini più precisi: c’è un criterio sicuro per distinguere il sogno dalla realtà, il fantasma dall’oggetto reale? [A.Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione, pag. 49]

Ordunque lei mi chiede, egregio professor Schopenhauer, se non sia possibile che la vita tutta sia sogno. Se cioè l’uomo sia in grado di distinguere ciò che egli rappresenta alla propria coscienza in istato di veglia da ciò che gli appare quasi fantasmaticamente durante il riposo notturno. La domanda non è banale e richiede una risposta articolata e fondata su documenti di sicuro prestigio e autorità.

Noto innanzitutto che lei mi pone la domanda a pagina 49 del suo libro. Questo è un indizio non trascurabile, una traccia notevole, una pista che va seguita senza esitazioni. Comincerei senz’altro da un illustre esperto di confini fra sogno e realtà, forse il maggiore di tutti i tempi. Vediamo:

Poteva esser l’alba quando Don Chisciotte uscì dalla locanda così contento, così ringalluzzito e inebriato di vedersi ormai armato cavaliere, che l’allegria gli scoppiava fuori fin dalle cinghie del cavallo. [Miguel de Cervantes, Don Chisciotte, pag. 49]

Don Chisciotte esce da una locanda. È ragionevole supporre che sia sveglio, sebbene sia ancora mattina presto. La notte e il sogno sono alle sue spalle, eppure noti, professore, noti attentamente a cosa pensa Don Chisciotte: pensa di essere ormai cavaliere, pronto ad avventurarsi nel mondo per proteggere gli oppressi con la sua destra. Non era questo il suo sogno? Non è egli vissuto fin qui in ragione del sogno di essere cavaliere? E adesso che lo è diventato, cosa sarà la sua da qui in avanti, vita o sogno?

Esce dalla locanda Don Chisciotte, balza in sella a Ronzinante e cavalca nella luce del primo mattino, finché di lontano gli appare una città.

In questa città affluiscono oggi popolazioni del contado, tribù, giocatori, circhi, animali variopinti, contafavole, giullari, preti di tre religioni, giovani sposi, vecchi libertini, fanciulli alla loro prima visita nel recinto del vizio, mercanti esotici, ubriaconi, drogati, musici e guaritori. [G.Manganelli, Agli dèi ulteriori, pag. 49]

Che parapiglia, che confusione! È tutto un accalcarsi di uomini e animali, canti, racconti, urla, musiche, litanie e giaculatorie. Converrà, professore, che tutto ciò è decisamente realtà: tutto è cosi vivo, pulsante, vociante, colorato da non poter essere un sogno. Questa è vita da vivere all’impiedi, con aria vispa e gioiosa disposizione d’animo. Eppure senta un po’ cos’è successo:

Nonostante questo trambusto K. rimase a letto per l’intera giornata e per l’intera notte. [F.Kafka, Il castello, pag. 49]

Da non crederci, vero? Due persone ragionevoli come lei e me sarebbero uscite a godersi la festa, in perfetto stato di veglia, ma questo signor K. si mette a letto a pagina 49 e ci resta tutto il giorno e tutta la notte, passando verosimilmente con una certa frequenza dalla veglia al sonno e viceversa, e sognando molto negli interludi.

E cosa avrà sognato il signor K.? Difficile scoprirlo, mi creda: è passato così tanto tempo. Tuttavia egli ci ha lasciato un indizio: restò a letto per l’intera giornata e per l’intera notte. Dunque possiamo dare per certo che dopo la partenza all’alba di Don Chisciotte, la giornata di fiera e il riposo prolungato del signor K. sia sopraggiunta la notte. E di notte si dorme, caro Schopenhauer, si dorme e si sogna, mentre di giorno si vive in stato di veglia. Sì, questo è quello che succede di norma, ma a noi qui interessano anche le eccezioni, e abbiamo notizia sicura che almeno una volta capitò questo:

Nelle vicinanze della nostra vigna sorgeva una pianta di pere carica di frutti d’aspetto e sapore per nulla allettanti. In piena notte, dopo aver protratto i nostri giochi sulle piazze, come usavamo fare pestiferamente, ce ne andammo, giovinetti depravatissimi quali eravamo, a scuotere la pianta, di cui poi asportammo i frutti. [Agostino, Confessioni, pag. 49]

Agostino quella notte a pagina 49 era sveglio. Si era trattenuto con i suoi compagni sulla piazza quando la fiera era ormai finita, gli animali variopinti rinchiusi nei serragli, i musici e i mercanti confusi con gli ubriaconi nella locanda, forse la medesima locanda da cui era uscito Don Chisciotte. Era sveglio e agiva coscientemente, noi supponiamo, ma sarà poi vero? La scena di lui che entra nella vigna paterna col favore delle tenebre e assieme ai suoi sodali scuote una pianta per coglierne frutti quasi repellenti non è più simile a un sogno che a un ricordo? Non ci sono troppi simboli – la vigna, il padre, l’albero del peccato – per essere realmente accaduto?

Eh, Arthur, l’ho detto fin dal principio che la sua domanda non è banale. Consideri che siamo stati in cerca per un giorno intero, dall’alba a notte fatta, e ancora non abbiamo trovato la risposta, e onestamente dubito che potremo mai trovarla. Non potrebbe la vita essere tutta un sogno? Sì, potrebbe, o forse no. C’è un criterio sicuro per distinguere il sogno dalla realtà, il fantasma dall’oggetto reale? Chissà, potrebbe esserci. Quel che è certo è che non l’abbiamo ancora trovato.

Ma guarda là, amico mio, guarda: la notte sta finendo. Siamo ormai usciti dalla città, dal trambusto, dal frastuono. Ecco, guarda, il sole sta spuntando e illumina questo sentiero in mezzo ai campi. E laggiù, a poche miglia da qui, c’è un piccolo villaggio, lo vedi? Su, Arthur, proseguiamo il cammino!

Saremo soli, del tutto soli in quel villaggio in mezzo alla campagna (intorno a noi il silenzio); perché sei triste? Io ho il presentimento di una giornata di felicità. [G.Flaubert, Lettere a Louise Colet, pag. 49]

 

Questo è un racconto DADIsta (almeno credo)* basato su queste regole:

  • Tirare un DADO per un numero a piacere di volte e sommare i punteggi ottenuti
  • Aprire un numero a piacere di libri alla pagina corrispondente al punteggio totale
  • Leggere attentamente le pagine e annotare da ciascuna la frase più sentita
  • Collegare le frasi risultanti con scrittura propria

*Postilla: nei commenti il post ha ricevuto l’autorevole imprimatur DADAle

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22 Responses to “L’incanto di pagina 49”

  1. Calma says:

    Chapeau Luca. Se ne avessi aggiunto ancora uno, avrei potuto chiederti “E’ casuale che la somma degli autori rappresenti la radice quadrata della pagina ispiratrice?”. Fai conto dunque che non te l’abbia chiesto.

  2. Complimenti per la originalità del soggetto e la gradevolezza della scrittura.

    Bart

  3. zop says:

    NON HO PAROLE! credevo che la cosa dei sogni fosse di marzullo non di quello scioperato di shopenauer!

    senta… questo pezzo tra quelli DADISTI è di gran lunga il più raffinato!
    lo posso ripubblicare nella mia repubblica?
    zop

  4. gabryella says:

    patadadista, ecco cosa sei! e ora, chi avrà ancora il coraggio d’indadarsi? io, certamente no!

  5. letturalenta says:

    Grazie a tutti per i complimenti, naturalmente graditissimi.

    Zop, certo che puoi. Considero la tua approvazione come imprimatur sulla natura DADIsta del post.

    gabryella, non scherzare (segue da te).

    beneforts, pynchon è il settimo, come felicemente intuito da CalMa, ma non poteva entrare nel testo, essendo già nel titolo.

    N.B: questo lo deduco adesso dai vostri commenti. Quando ho scritto ‘sta cosa non mi è manco passato per la testa che pynchon portava le citazioni a 7 = radice di 49. Magia dell’aleatorietà implicita nella tecnica DADIsta!

  6. aledeca says:

    Scoperto da poco e già incanDado :-0
    DADOmani a-mici proverò…

  7. Calma says:

    Trovo alquanto DADIsta la circostanza d’aver brillantemente intuito qualcosa che non conoscevo affatto (e qui sia consentita la faccina così composta: puntevirgola parentesitondachiusareiterata)

    P.S.
    E mo’ me tocca pure de comprammello ‘sto Pynchon

  8. mauro says:

    conconrdo con zop, è più che raffinato. mi pare che Lei abbia finalmente trovato la cubatura del cerchio, per quanto, secondo me, un coup de dés jamais n’abolira le hasard de Baltazar. o qualcosa del genere.

  9. letturalenta says:

    aledeca, che il dado sia con te.

    Calma, è forse ancora più DADIsta il fatto che tu abbia intuito una possibilità ignota financo all’umile scrivano.

    mauro, qui ormai ci dadiamo del tu. E se parli foresto non ci capisco un dado!

  10. matisse says:

    E’ splendido. Ed è incantevole l’eleganza della tua scrittura.

  11. Joseph says:

    letteratura, spero tu mi legga…
    a mio parer,
    nel dadismo c’è qualcosa che lagga…

    nel formular racconti, il dado e la sorte decide
    ma qualcuno ha la man che ride
    nello scrivere racconti
    che la sorte, poi, ci conti
    da responso che sembra da”do”
    con i qual non c’è reato.

    poichè, se memoria non mi inganna
    già umberto eco propose una simile idea… (ovviamente non con “dado”)

    nel “pendolo di foucault”,
    jacopo belbo, amico di diotallevi e di casaubon
    formula racconti e brevi affermazioni operando con “abulafia”
    un calcolatore elettronico che associava e creava statisticamente da dati sconnessi forniti dall’utente.

    dunque il dado, e i libri… possono essere una rudimentale ABULAFIA?

    (non voglio cogliere l’inganno, voglio solo divertir l’ingegno)
    se umberto eco giocava con un computer…
    … i dadisti ottengono lo stesso risultato con un pallottoliere?

  12. Joseph says:

    e scusami se mi ripeto,
    complimenti per il racconto

  13. Luca, cazzo, stai diventando più bravo di me:-)

  14. letturalenta says:

    matisse, ricevere un giudizio di eleganza da te fa schizzare il contatore d’orgoglio ((c) gabryella) a interi positivi inesprimibili a parole. (Chi non dovesse intendere, vada subito sul blog di matisse, e intenderà).

    Joseph, l’idea che i testi abbiano una struttura combinatoria, aleatoria, numerica, stocastica perfino, è idea antica, come lo è l’idea che questa struttura sia riproducibile. Abulafia può certamente essere considerato un antenato, al pari degli antichi maestri di ghematria.

    Impossibile, Lucio: le tue bravate sono ineguagliabili!

  15. Q.lla says:

    Anch’io incantata dalla pagina 49. Mi piacciono queste cose, giocate con eleganza e intelligenza.

  16. Joseph says:

    Letteratura, conosco (anche se, effettivamente, da poco) i giochi letterari e numerico-combinatori, infatti nel libro menzionato se ne trova quasi una storiella che li classifica (che mi ha alquanto ammorbato ;o) )… e devo essere sincero, gli esperimenti dadisti mi piacciono molto di più rispetto alle combinazioni fredde di una macchina, l’idea del dado mi è più concreta e tangibile

    il mio divertimento stava solo nel far battuta su c”omputer-pallottoliera”

    … ma so di non avere un humor esagerato… sigh!
    (in realtà me ne accorsi quando ad una festa di 18’anni… feci una battuta, e nessuno la capì… lì: folgorazione! non farò mai il comico :o) )

  17. daldivano says:

    Caro Luca, a questa pagina numero 49 qui (Carlo Emilio Gadda –Il guerriero, l’amazzone, lo spirito della poesia nel verso immortale del Foscolo-) trovo: “interlocutori Professore MANFREDO BODONI TACCHI (voce virile in chiave di baritono, ferma, assertiva), Avvocato DAMASO DE’ LINGUAGI (voce maschile a strappi acuti, crepitante, sguaiata), Donna CLORINDA FRINELLI (voce femminile intonata a gentilezza).”

    Non posso far altro che chiedermi se non vi sia una terza, nonché triplice, via ;-)

    daldivano

  18. letturalenta says:

    Quella pagina non è numerata, daldivano. Questo spiega tutto (almeno credo).

  19. daldivano says:

    (beccata…) ;-)

    daldivano

  20. koa says:

    della serie: per leggere bisogna aver letto

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