Autobiografia: parte seconda

[Riassunto delle puntate precedenti: Nacqui]

Cammino
Progettare e scrivere la seconda parte sarà di gran lunga più facile. Si tratterà infatti di organizzare dati storici e testimonianze in un discorso onesto, veritiero e sorretto da riscontri puntuali, un discorso in grado di fornire al lettore tutti gli elementi di conoscenza e di giudizio necessari a ricostruire un quadro ordinato e realistico della mia vita.

Sceglierò innanzitutto un criterio di esposizione il più possibile aderente alla realtà, e fin d’ora il migliore mi sembra il criterio cronologico lineare – quello cioè che meglio rispecchia lo svolgimento naturale dei fatti – che mi consentirà tra l’altro di inserire in punti cruciali opportune digressioni e riflessioni sui molteplici rapporti fra la storia della mia vita e la storia del costante progresso dell’umano genere. Essendo la verità e l’esposizione oggettiva degli eventi il primo obbiettivo dell’opera, riporterò con cura i medesimi accadimenti da punti di vista diversi, talvolta anche opposti, in modo tale che nessun critico capzioso e villano possa accusarmi di parzialità.

Questa strada, però, non mi sembra priva di insidie. Tutti miei pensieri, parole, opere e omissioni sono stati e sono influenzati da numerosi fattori esterni: azioni e opinioni altrui, pregiudizi, decreti governativi, norme di civile convivenza, nozioni apprese durante la carriera scolastica, esigenze opportunistiche, vincoli di amicizia, disponibilità di titoli e contanti, calamità naturali, altitudine dello zero termico e precessione degli equinozi. Omettere gli effetti di queste e altre cause su eventi cruciali della mia vita – come ad esempio la caduta del primo dente o l’acquisto di un cappotto nuovo – comporterebbe una diminuizione significativa del grado di veridicità del racconto, mentre dar loro il peso che meritano aumenterebbe a dismisura le dimensioni dell’opera, rischiando di renderla praticamente illeggibile.

L’esposizione cronologica lineare, inoltre, rischia di occultare il peso di molti accadimenti sullo sviluppo della mia personalità e su scelte e atti posteriori. In altre parole, la dimensione teleologica della mia vita resterebbe in ombra, togliendo al lettore elementi indispensabili per la comprensione della terza parte, la più importante, ovvero l’indicazione di ragionevoli ipotesi sul mio futuro fondate sulla lezione morale del passato,

Un bel problema.

Forse sarebbe più onesto assumere il presente come punto di osservazione e illustrare gli episodi salienti della mia vita alla luce di ciò che sono oggi, rivelando il filo rosso che li lega in un disegno ordinato al raggiungimento dell’equilibrio fisico e mentale che distingue la pienezza consapevole della maturità dal disordine irragionevole dell’infanzia e dell’adolescenza. Questo procedimento, però, nuocerebbe non poco all’oggettività della narrazione, dato che i miei giudizi attuali su me medesimo e la mia visione complessiva del mondo agirebbero inevitabilmente come criteri discriminanti sul passato, a partire dalla selezione degli avvenimenti che oggi mi sembrano aver avuto maggior peso nel corso della mia formazione. Perché, mi si potrebbe obbiettare, hai raccontato con abbondanza di particolari i tuoi successi scolastici, ma hai omesso ogni riferimento ai primi esercizi onanistici?

Sarebbero con tutta evidenza insinuazioni di bassa lega, dettate molto probabilmente da volgari sentimenti di invidia, e tuttavia ignorandole rischierei di prestare il fianco all’accusa di reticenza e di tendenziosità. Per prevenire questi attacchi, ancorché immeritati, dovrei scegliere una di due opposte strategie: a) riempire tutti i vuoti, senza tralasciare il benché minimo dettaglio, producendo per ogni istante della mia vita documenti e prove inoppugnabili di aderenza al vero; oppure b) scarnificare il racconto, spolparlo tanto da non poter più distinguere le parti rivelate da quelle taciute, assottigliarlo fino a renderlo così limpido e trasparente da non poter essere considerato altro che emblema e stemma della più pura verità.

La prima strategia riproporrebbe il problema di gigantismo dell’opera a discapito della sua fruibilità, come già rilevato in precedenza, e quindi tenderei a scartarla senz’altro. Nella seconda non vedo svantaggi: metterebbe a tacere i maligni e ridurrebbe considerevolmente i tempi di stesura, a favore di una più attenta e articolata preparazione della parte conclusiva. Sì, questa è sicuramente la strada da percorrere. La parte centrale della mia autobiografia, ovvero il racconto onesto e veritiero di come ho vissuto dalla mia nascita al tempo presente, sarà dunque questa:

bene o male sono arrivato fin qui

[Continua]

Tags: ,

7 Responses to “Autobiografia: parte seconda”

  1. melpunk says:

    fatto piccolo tributo a perec. non potevo non citarti. saluti
    mel

  2. CalMa says:

    dunque, vediamo. di questo passo non può finire altri che (la certezza che finirà ce l’abbiamo e c’è poco da almanaccare) così: prima o poi (un giorno o l’altro, chissà quando, …) morirò

  3. CalMa says:

    dimenticavo il punto (questo ->.)

  4. gabryella says:

    non cominciamo con le anticipazioni sul finale, eh..che sfuma tutta la suspense!

  5. Se sei arrivato bene o male sin qui, d’ora in poi non ti resta che diventare profeta:-)

    Bart

  6. mauro says:

    “bene o male” sono quel tanto di concessione all’inessenziale che mi sembra uno stilema della sua produzione più recente. complimenti.

  7. […] scrivere più nulla che non porti alla disperazione ogni genere di gente frettolosa « Autobiografia: parte seconda Numeri e note sparse […]

Leave a Reply