Archive for April, 2006

Scritture libresche e scritture di strada

Thursday, April 27th, 2006

Buon lavoro, il libro di Federico PlataniaVedi che scherzi ti combina essere preda delle tue allucinazioni? Ho completamente dimenticato di segnalare una paio di cose che volevo segnalare. Vado a segnalare.

È iniziato il tour di presentazione del libro di Federico Platania, Buon lavoro, fresco di stampa per i tipi di Fernandel. La prima si è tenuta ieri a Roma, ma i romani interessati potranno recuperare il prossimo 27 maggio. Si replica a Bologna il 2 maggio, libreria Librincontro di Via S.Vitale (a due passi due dalle due torri), ore 18:00. Federico Platania è una mia vecchia conoscenza virtuale dai tempi di ICL, ed è già apparso in letturalenta un paio di mesi fa come ideatore di un bellissimo gioco stupido a sfondo bibliografico.

Scritture di StradaApprofitto dell’onda segnalatoria per ricordare che il 7 maggio prossimo si celebra in numerose vie e piazze italiane la Giornata Nazionale delle Scritture di Strada. Generosi volontari si prodigheranno per fornire ai passanti supporti più o meno deperibili su cui lasciare una traccia scritta del loro passaggio. Informazioni, programmi e altro ancora nel blog sopralincato.

Il test di Umberto Eco

Wednesday, April 26th, 2006

Cappuccetto Rosso e il lupo, tratto da www.gazzaladra.itDice Umberto Eco:

Rispetto al mondo dei libri, proposizioni come Sherlock Holmes era scapolo, Cappuccetto Rosso viene divorata dal lupo ma poi è liberata dal cacciatore, Anna Karenina si uccide, rimarranno vere in eterno e non potranno mai essere confutate da nessuno. [U.Eco, Su alcune funzioni della letteratura, in Sulla letteratura, Bompiani 2002, pag. 12]

E poco dopo aggiunge:

Il mondo della letteratura è un universo nel quale è possibile fare dei test per stabilire se un lettore ha il senso della realtà o è preda delle sue allucinazioni. [Ibidem pag. 14]

Con questa seconda affermazione Eco crea un legame forte fra il mondo della letteratura e il mondo dei vivi, assegnando al primo il potere di decretare l’integrità psichica nel secondo: chi dovesse esprimere dubbi sullo stato civile di Sherlock Holmes può essere senz’altro segnalato ai servizi sociali. Ecco, io credo che Umberto Eco abbia ragione (fossi scemo, a dar torto a Umberto Eco!) e credo anche che ripetendo quei test su ciascun membro della fratellanza lettoria universale l’esito sarebbe invariabilmente il secondo: ogni lettore è preda delle sue allucinazioni.
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Crolli

Friday, April 21st, 2006

Ground Zero 31 ottobre 2001, tratto da www.w3.orgSull’onda dell’attualissimo pensiero di von Hofmannsthal sulla catastrofe, riprendo questa recensione a un libro di Marco Belpoliti intitolato Crolli, già comparsa sei mesi fa su it.cultura.libri e sulla rivista online La Frusta di Alfio Squillaci. Com’è come non è, in questi giorni mi vien naturale pensare a crolli, catastrofi, disastri e altri accidenti vagamente escatologici.

Ultimamente leggere libri e libercoli d’argomento letterario usciti dalle patrie accademie è un esercizio non privo di qualche connotazione masochistica. Dalle cattedre che furono di Anceschi, di Cases, di Contini, di Guglielmi (Guido, ovviamente) si levano alti lai sulla morte acclarata o prossima ventura della letteratura e della critica. Pare che i nostri chiarissimi professori siano in preda a una sindrome millennaristica, apocalittica.
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Post-it pro fauno

Thursday, April 20th, 2006

Arno Schmidt, tratto da www.lavieri.itRicordo a eventuali napoletani smemorati che oggi hanno l’opportunità di assistere a una presentazione di Dalla vita di un fauno di Arno Schmidt, Lavieri editore.

20 aprile 2006, Napoli ore 18: «Il pomeriggio di un fauno». Presentazione del romanzo Dalla vita di un fauno presso il Goethe-Institut. Relatori: Giancarlo Alfano, Gabriele Frasca, Domenico Pinto. Marco Palasciano leggerà brani del libro. Altre informazioni sul sito del Goethe-Institut.

Ricordo inoltre la pagina su Arno Schmidt, completa di cronologia, bibliografia, foto e link ad altri siti sull’autore.

Aggiungo che Dalla vita di un fauno è un piccolo grande libro molto ben curato dal suo curatore Domenico Pinto. È un libro breve e densissimo, gelido e passionale, comico e angelico. Particolarmente consigliato a chi ama le avanguardie, i fumetti, Joyce, il cinema muto, Totò e Antonio Pizzuto.

aggiornamento:
Un riepilogo della presentazione.
Il Fauno sul Corriere del Mezzogiorno.

Corsi e ricorsi catastrofici

Wednesday, April 19th, 2006

Hugo von Hofmannsthal, tratto da www.aeiou.atL’inquietudine non cessa di essere generale, il dubbio e la confusione aumentano piuttosto che diminuire. Gli effetti materiali della catastrofe che noi abbiamo vissuto restano immensi; ma noi ci accorgiamo che gli effetti spirituali sono ancora più terribili e ricchi di implicazioni. Tentiamo di farci strada verso la chiarezza, di capire cosa è distrutto e che cosa è ancora in piedi, ma il senso dell’ordine in noi – l’unico che sarebbe capace di tali giudizi – è danneggiato nel profondo. Nessuno è tanto ricco di spirito, nessuno ha un intelletto tanto acuto da sollevarsi al di sopra di ciò che avvolge tutto e tutti.

I nostri timori, che prendono a tratti l’accento del terrore, trovano costantemente nuovo alimento da ogni parte, le nostre speranze sono incerte e vaghe; la più forte di esse è paradossalmente quella che noi deriviamo proprio dalla grandezza di quel che ci minaccia e dalla vasta possanza degli eventi.

Fra l’epoca della nostra giovinezza e l’oggi sta un abisso, e un abisso i cui bordi non sono neppure stabili, ma si allargano di ora in ora. Il concetto del limite, l’unico sul quale noi siamo capaci di fondarci nelle cose dello spirito, è in procinto di dissolversi come fumo nell’aria; l’incommensurabile, l’indefinita materia senza forma della nostra esperienza del mondo inonda il campo della nostra esistenza. Quel che sta accadendo è terribile e non è quasi più passibile di interpretazione.

Noi viviamo in un momento critico del mondo che non offre quasi spazio alle celebrazioni. Dalle guerre tra i popoli e dai conflitti fra le classi hanno preso origine guerre di religione di un nuovo tipo, guerre spirituali tanto più mortifere quanto più esse vengono condotte nella semioscurità di una reciproca non conoscenza; una setta lotta contro l’altra e nessuno vuole riconoscere in che modo inquietante i pesi terribili della volontà che le masse hanno di affermarsi materialmente e spiritualmente vengano scambiati in silenzio nel volgere di una notte: ora l’economia si traveste da spirito, ora lo spirito da economia.

[Hugo von Hofmannsthal, Retaggio dell’antichità, discorso pronunciato il 5 giugno 1926, in L’Austria e l’Europa, a cura di Giampiero Cavaglià, Marietti 1983]

(Trovo sorprendente, e anche un po’ inquietante, che parole pronunciate ottant’anni fa suonino tanto attuali).

Ombra fugace di una parola assente

Tuesday, April 18th, 2006

Perec(Ricordo a eventuali perecchiani distratti di passaggio che quest’anno – come mostrato dal francobollo postale qui riprodotto – ricorre il settantesimo genetliaco del grande Georges Perec).

W o il ricordo d’infanzia di Georges Perec è un libro composto da due racconti alternati, intitolati rispettivamente W e Il ricordo d’infanzia. Il primo è un racconto fantastico su un luogo chiamato W situato in una delle mille isole della Patagonia, sede di una strana società fondata sull’ideale olimpico, ma tutt’altro che idilliaca o decubertiniana. Il secondo è per l’appunto un ricordo d’infanzia, un’autobiografia a tutti gli effetti, secondo la miglior tradizione memorialistica francese.

Essendo questo un libro a due vie, ha anche due incipit, uno per il primo filone e uno per il secondo. Il secondo incipit è «Non ho ricordi d’infanzia» ed è straordinario per due motivi: primo, perché restituisce drammaticamente l’immagine di un orfano; secondo, perché nega senza troppi complimenti il titolo del racconto che va a incominciare. È come se Agostino avesse iniziato le Confessioni scrivendo «Non ho niente da confessare».
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Berlusconi come aggettivo

Friday, April 14th, 2006

berlusconi evaporaEsserci o non esserci? Bisognerebbe capire se è una domanda da porsi seriamente. A ben ragionare, infatti, esserci potrebbe essere un problema che non c’è. Voglio dire: non si può certo stabilire per decreto che esserci comporta vantaggi rispetto a non esserci. Se gli aggettivi non ci fossero, per esempio, sarebbe un problema? Gli uomini cesserebbero di parlare o di scrivere? Resterebbero soltanto discorsi che non possono essere compresi? La civiltà regredirebbe? Pronomi e articoli organizzerebbero un’insurrezione?

Certo, ci potrebbero essere difetti di comunicazione, un senso di spaesamento, difficoltà di articolazione delle frasi, ma col tempo e la pratica le cose s’aggiusterebbero. In fondo anche oggi che gli aggettivi ci sono non è che manchino problemi di formulazione e di comprensione dei discorsi. Abolire le preposizioni o le congiunzioni sarebbe sicuramente un dramma, ma gli aggettivi, suvvia, se ne può fare a meno tranquillamente.
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Di chi ha paura Antonio Pizzuto?

Wednesday, April 12th, 2006

Antonio Pizzuto, anni Trenta. Tratto da www.lavieri.itNella breve introduzione all’articolo allegato a questo post, Maria Pizzuto – figlia di Antonio Pizzuto ed energica animatrice della Fondazione a lui intitolata – scrive:

Questo scritto di Gualberto Alvino inaugura i Pizzutini d’emergenza, supplemento dei Quaderni Pizzutiani – nati nel 1997 e giunti nel 2004 al XIII numero – che vedrà la luce ogniqualvolta se ne presenterà la necessità.

Pare che questo scritto abbia un destino inaugurale. Qui in letturalenta, infatti, rappresenta la prima realizzazione pratica di un’idea che vado covando da tempo: alzare il livello qualitativo della mia minuscola e privatissima commemorazione del trentesimo anniversario della morte di Antonio Pizzuto, dando spazio a interventi di persone che per latitudine e longitudine di letture pizzutiane, nonché per dotazione di armamentario critico, mi superano di gran lunga.

Gualberto Alvino è unanimemente considerato il maggior filologo pizzutiano su piazza. A lui si devono le edizioni critiche di molti scritti e romanzi di Pizzuto, che grazie al suo lavoro sono rientrati in circolazione liberi da numerosi errori e refusi di edizioni precedenti. In questo articolo lo studioso sveste momentaneamente i panni di alacre restauratore di testi, senza tuttavia dismettere l’acribia filologica, per indossare l’armatura di difensore della verità storica contro un saggio di Mauro Canali (Le spie del regime, Il Mulino, Bologna 2004) nel quale Antonio Pizzuto è dipinto come persecutore di antifascisti.

Per parte mia mi limito a ringraziare pubblicamente il professor Alvino per questo intervento nella pizzuteide di letturalenta, e invito tutti a leggere il suo articolo Di chi ha paura Pizzuto? [pdf, 207 KB], apparso originariamente nei Pizzutini d’emergenza, pubblicazione non venale a cura dell Fondazione Pizzuto, Roma 2005.

Quattro giorni per non morire

Saturday, April 8th, 2006

Marino Magliani, Quattro giorni per non morire, Sironi 2006Demasiadas piedras, troppe pietre. Questo è il refrain, il leitmotiv, il ritornello che mi tornerà sempre in mente ogni qual volta prenderò in mano il libro di Marino Magliani per leggerne qualche pagina. Sì, perché questo è uno di quei libri che non ci si può accontentare di leggere distrattamente una volta sola. Questo è un libro che reclama attenzione e riletture.

La fabula è presto detta: Gregorio, indagatore di nessi fra civiltà precolombiane e antiche popolazioni liguri, sta scontando una condanna a dieci anni di carcere per traffico internazionale di stupefacenti, ed è afflitto da una rara forma malarica contratta in Sudamerica durante una spedizione archeologica. La morte della madre gli offre quattro giorni di permesso e l’occasione di tentare la fuga in Messico, dove opera l’unico medico al mondo in grado di curare efficacemente la sua malattia. Ma questi quattro giorni gli serviranno soprattutto per far luce su alcuni punti oscuri del suo passato.
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Cento

Friday, April 7th, 2006

CentoEbbene sì, sono il primo a stupirmene, ma pare che con questo facciano cento. Cento post, intendo. No, tranquilli, non mi sono messo lì a contarli uno a uno: il numero di post è una delle informazioni riportate nella console di amministrazione di WordPress. 100 post in circa 180 giorni fa poco più di un post ogni due giorni, che per uno lento come me è un ritmo forsennato.

Forse a questo punto dovrei fare un discorso di quelli che si fanno nelle occasioni importanti, come i matrimoni, gli anniversari o i funerali, ma mi sembra francamente eccessivo. Un blog in fondo è solo un posto dove una persona più o meno psicopatica traccia qualche scarabocchio fra un’incombenza quotidiana e l’altra. Anche se, a dire il vero, c’è il rischio che il blog diventi a sua volta un’incombenza, cosa che personalmente preferirei di no.

Quindi niente discorsi, né buoni propositi per il futuro, né promesse. Auguri a letturalenta per i suoi primi cento post, poi sarà quel che sarà, domani è un altro giorno, chi vivrà vedrà, eccetera eccetera.

Il testamento del lettore

Thursday, April 6th, 2006

Testamento. Tratto da www.sahara.itSono un lettore e in questo momento mi trovo presso il notaio che mi aiuterà a redigere il mio testamento. Il notaio mi sta spiegando che l’incipit rituale di queste pratiche mortuarie è una frase del tipo «Io sottoscritto Tal dei Tali (seguono dati anagrafici), nel pieno possesso delle mie facoltà mentali…».

Cominciamo male, vorrei dire al notaio, ma in realtà non apro bocca. Vorrei dirgli che questo incipit un poco mi spaura, perché temo che adottandolo così com’è io corra più d’un rischio di dire il falso. Innanzitutto c’è la questione dei dati anagrafici, che il notaio sembra dare per scontata, ma che per me è alquanto problematica: dove sono nato come lettore, e quando? Dovrei dichiarare il giorno il mese e l’anno in cui aprii il mio primo libro e il luogo in cui mi trovavo, ma proprio non riesco a ricordarlo. D’altronde, siamo seri, chi mai a questo mondo ha ricordi precisi e chiari sul momento della sua nascita? E poi non sono sicuro che sia corretto far corrispondere il parto lettoriale con la lettura del primo libro: prima dei libri ci sarà pur stato un abbecedario e cartelli stradali e insegne di negozi decifrate a fatica.
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Campagna Sono un coglione 2006

Wednesday, April 5th, 2006

Il lettore è coglione, su gentile concessione di Paolo Beneforti, parolevaligia.splinder.comIn tempi non sospetti avevo rivelato che il lettore è scemo. Forte di questa primogenitura, oggi posso dichiarare con giustificato orgoglio che il lettore – quanto meno il lettore che alberga in me – è non solo scemo ma anche coglione. Dichiara infatti il nostro (minuscolo) presidente del consiglio:

«Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse»

Caro (si fa per dire) Silvio Berlusconi, lei è un emerito imbecille: sarà infatti il primo uomo politico (si fa per dire) italiano a essere defenestrato da un esercito di coglioni.

Ringrazio l’egregio coglione Paolo Beneforti per la maglietta personalizzata. Si consiglia inoltre il pregevole Elenco di coglioni rabelesiani depositato dal Beneforti medesimo sul blog Ecolaliste.

Gianni Biondillo è un coglione.
Loredana Lipperini è una cogliona.
Babsi Jones è una cogliona.
CalMa è un coglione.
Lucio Angelini è un coglione.
Gabryella è una cogliona.
daldivano è una cogliona.
fb è un coglione.
decablog è un coglione.
melpunk è un coglione.
ipazia è una cogliona.
Gonzo è una cogliona.
Miku è un coglione.
namasté è una cogliona.
Maura è una cogliona.

Aderisci anche tu alla campagna Sono un coglione 2006!

Si riparano bambole

Tuesday, April 4th, 2006

Bambola da riparare. tratto da www.dollsbydiane.comLa mia passione per Antonio Pizzuto risale a poco più di due anni fa. Nel gennaio del 2004, infatti, scrivevo su ICL (il newsgroup it.cultura.libri) un’entusiastica recensione della mia prima lettura pizzutiana. In questi due anni ho letto molto altro di questo ineffabile gigante della narrativa, ma devo dire che l’entusiasmo misto a naïveté di quella prima lettura non è venuto meno. Pizzuto è un po’ così: più lo leggi più ti accorgi che al suo cospetto sei un poppante della letteratura, le cui certezze e supposte (è il caso di dire) conoscenze letterarie si sciolgono come glicerina in corpore vili.

A mo’ di monito d’autore per l’aspirante lettore di Si riparano bambole, depongo qui un breve accenno al libro tratto da una lettera di Pizzuto a Vanni Scheiwiller del 3 ottobre 1960 (A.Pizzuto – V.Scheiwiller, Le carte fatate, a cura di Cecilia Gibellini, Scheiwiller 2005):

«Sono lieto che Lei stia per leggere Siribambole, dubito però che possa farlo dal 6 al 9 corr., poiché è un libro au lo ralenti, ma certo un’idea d’insieme potrà formarsela anche in 3 giorni e valga essa a invogliarla per una lettura più calma».
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Sono commosso

Sunday, April 2nd, 2006

StatisticheNon so che dire, sono senza parole (che per un lettore è davvero il colmo). Pare che questo bloggherello da diporto sia visitato in misura decisamente superiore ai suoi meriti. Più di 7500 visite in marzo, con oltre 15000 pagine viste. 26000 visite e 58000 pagine dalle origini ai giorni nostri. Sono numeri bassi in assoluto, lo so, ma rapportati alla mia dimensione sono stratosferici.

In marzo letturalenta ha ricevuto in media 244 visite giornaliere. Metti pure che la metà se ne vada tra visite multiple degli stessi visitatori e robot, resterebbero oltre 100 individui che tutti i giorni danno un’occhiatina, che son pur sempre il quadruplo dei proverbiali 25 lettori di Manzoni. C’è di che preoccuparsi…

Per farla breve, i 100 lettori di letturalenta sono avvisati: se qui si continuano a leggere digressioni, divagazioni, svagatezze e sproloqui d’argomento per lo più lettorio, è colpa loro, non mia.

(Insomma, cerchino di capire lorsignori che io li sto in realtà ringraziando di cuore, ma a modo mio, ché altrimenti mi commuovo).