Berlusconi come aggettivo

berlusconi evaporaEsserci o non esserci? Bisognerebbe capire se è una domanda da porsi seriamente. A ben ragionare, infatti, esserci potrebbe essere un problema che non c’è. Voglio dire: non si può certo stabilire per decreto che esserci comporta vantaggi rispetto a non esserci. Se gli aggettivi non ci fossero, per esempio, sarebbe un problema? Gli uomini cesserebbero di parlare o di scrivere? Resterebbero soltanto discorsi che non possono essere compresi? La civiltà regredirebbe? Pronomi e articoli organizzerebbero un’insurrezione?

Certo, ci potrebbero essere difetti di comunicazione, un senso di spaesamento, difficoltà di articolazione delle frasi, ma col tempo e la pratica le cose s’aggiusterebbero. In fondo anche oggi che gli aggettivi ci sono non è che manchino problemi di formulazione e di comprensione dei discorsi. Abolire le preposizioni o le congiunzioni sarebbe sicuramente un dramma, ma gli aggettivi, suvvia, se ne può fare a meno tranquillamente.

Tempo fa ho letto un racconto che l’autore ha scritto senza mai usare la lettera A. Si trattava di un divertissement, un esercizio di abilità, un modo per mettere alla prova la scrittura; ma occorre anche dire che l’abolizione di una lettera (specialmente di una vocale) impatta con forza sulla forma del testo, e di conseguenza sul contenuto. Abolendo la lettera A, per esempio, si riduce la variabilità di genere e numero di sostantivi e aggettivi; non poter scrivere donna, ma soltanto donne, riduce il numero di persone dei verbi che l’autore può utilizzare, e così via.

Anche abolire gli aggettivi – fingere cioè che gli aggettivi non esistano, parlare e scrivere come se non ci fossero – è un esercizio che non riguarda soltanto lo stile, ma anche il contenuto del discorso. L’aggettivo è un elemento che contribuisce alla sinteticità del discorso: gli aggettivi, infatti, si possono evitare solo con perifrasi, con frasi che contengono il concetto o la sfumatura di significato che l’aggettivo esprime. Un discorso senza aggettivi è pertanto un discorso che s’allunga, che differisce la sintesi e la conclusione.

Fare a meno degli aggettivi influisce anche sulle figure del discorso: ghiaccio che bolle, per esempio, è una locuzione che non può competere con l’ossimoro che imita. Un discorso senza aggettivi soffre una penuria di immediatezza rispetto a un discorso che degli aggettivi fa uso. Formulare un discorso senza aggettivi richiede quindi lo sforzo di rinunciare a un modo di parlare e di scrivere che per anni ha rappresentato la regola.

Torno dunque alla domanda di partenza, che potrei riassumere così: esserci o non esserci è davvero un dilemma? Immaginerò – per scegliere un argomento d’attualità – che non ci sia più il presidente del consiglio attualmente in carica, e che con lui svanisca la concezione di politica e società che lui incarna e che da lui prende il nome di berlusconismo. Cosa cambierebbe? A cosa dovrebbero rinunciare gli italiani?

Per esempio si dovrebbe rinunciare all’idea che far soldi a palate qui e subito sia segno di furbizia e di lungimiranza. Ciò significherebbe tornare a vivere e a lavorare con tranquillità e pazienza, accettando senza drammi l’ipotesi che il guadagno possa arrivare con lentezza e che non debba necessariamente garantire una vita da re. La vita e il lavoro tenderebbero cioè alla prolissità, al differimento delle conclusioni.

Si dovrebbe rinunciare alla violenza dei discorsi e al desiderio di imporsi, per tornare a discutere animatamente, ma senza screditare o infamare chi la pensa diversamente. Certo, difendere le ragioni che si sostengono senza ricorrere alla violenza richiederà impegno e fatica, perché per anni pronunciare infamie spacciandole per ironia – come per esempio dare del kapò a un parlamentare – è stata la regola.

Si dovrebbero rispolverare parole che sono rimaste in soffita a lungo: solidarietà, redistribuzione del reddito, lotta alla povertà, dovere; si dovrebbe ricominciare a sostenere che in democrazia il potere è al servizio dei cittadini e non viceversa; si dovrebbe ricominciare a credere che rispetto delle regole non è sinonimo di coglioneria.

Ci vorrà del tempo, ma non me la sento di guardare al futuro con pessimismo: se si può scrivere senza aggettivi, si potrà anche vivere senza berlusconismi. Fare un discorso senza aggettivi, poi, è un divertimento che raccomando di cuore al lettore di passaggio. Divertirsi, ecco una conclusione che ispira felicità e speranza: noi qui a spassarcela e lui a casa, auspicando che con lui sparisca anche la concezione di Stato come azienda e di società come armento da mungere.

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12 Responses to “Berlusconi come aggettivo”

  1. michele says:

    Mi onora essere il primo oggi. Non riesco a comprendere come mai si gira sempre intorno al problema senza mai volerlo risolvere. Primo, so per certo che i più berlusconiani non sono i berlusconiani, ma gli anti berlusconiani. Non si è compreso macchiavelli? L’istinto non è un punto di partenza, ma un punto di arrivo. Questo è berlusconi, l’uomo. Il berlusconismo e solo lo specchietto per le allodole, la costruzione e la trappola (assieme) per tendere al ridicolo tutto italiano. Che la sinistra non ha vinto che il berlusconismo ha vinto è un dato di fatto, ma era già chiaro fin prima delle elezioni, voler credere al contrario significa far del berlusconismo e portare acqua e farina al mulino della famiglia berlusconi. Cosa dico? Che gli antiberlusconiani sono anche loro dei berlusconiani inconsapevoli? C’erto che si. Il manifesto è leggere fisicamente la famiglia Bertinotti, la moglie. Non è uno sproposito estremista il mio,è rendersi conto che dodici anni fà, dopo e durante tangentopoli la sinistra i ds dovevano uscire allo scoperto, fare il principe non macchiavelli, detta in soldoni. Personalmente ho pagato le mie posizioni liberali, prima con il P.C.I. ora con Berlusconi, non mi riconosco nella non politica della sinistra, e non mi riconosco nella falsa idea liberale e tendenziosa della destra. Ho sperato che ci fosse la costruzione di un vero partito di sinistra, ma non è avvenuto perchè c’è più clientela e posizioni da costruire, tutte protese e tese dall’istinto, berluscolni è li e se la ride. Forse si è capito che sono uno che non è andato a votare. michele

  2. letturalenta says:

    michele, se ti è successo di votare PCI da posizioni liberali, questa volta hai fatto bene a non votare.
    (questo ‘macchiavelli’, poi, non lo conosco).

  3. CalMa says:

    Luca, m’incanti (perifrasi per evitare l’uso di incantevole). A parte la boutade quoto tutto, aggettivi compresi.

  4. letturalenta says:

    Aggettivi? AGGETTIVI? Lancio un appello *accorato*: se qualcuno avvistasse uno o più aggettivi nel post *soprastante*, mi avvisi subito! La presenza di aggettivi, infatti, rischierebbe di annullare la potenza *scaramantica* e *apotropaica* del testo!

  5. michele says:

    Non ho mai votato P.C.I., e non ho mai creduto per un attimo al comunismo. Non sono mai stato democristiano, ma oggi vedo democristiani che sono diventati segretari provinciali D.S. (La mia provincia latina) . Non gradisco sarcasmo, vorrei sapere invece per quale ragione, cadete nelle trappole che berlusconi vi prepara. Di quale macchiavelli stavi parlando, di quello che si legge o di quello che si usa? Ne conosci solo uno? Ti ostini a non comprendere? O vuoi far finta di non comprendere? per mantenere un profilo alto? Troppo personale? Non si può usare un termine solo mantenendolo nella retta via. Cosa significa quando berlusconi in conferenza dice: Io sono il più realista di tutti. Non significa forse che usa questa tecnica: L’istinto non è un punto di partenza ma un punto di arrivo. Quale era lo scopo di berlusconi? Recuperare i voti degli indecisi, degli annoiati, senza danneggiare gli alleati, mi sembra che ci sia riuscito. Ora tu proponi quello che per altro io condivido, che è logico, ma questo è ovvio, ma non è ovvio vedere Dalema farsi costruire una barca in carbonio e mogano di sessanta piedi. Leggittimo, ma non è anche questo un bellusconismo? Cosa è un conflitto di interessi quando il figlio di Cossutta diventa presidente nella passata legislatura di un ente che eroga per conto dello stato centinaia di milioni di euro ad aziente italiane. Per altro mi risulta che il figlio di Cosutta esce da una università non proprio filo comunista. Che cosa si deve combattere? Berlusconi, o il berlusconismo. Io dico che è solo una altra trappola, “io sto con i poliziotti”, come disse pasolini. Nel senso che in piazza c’erano i figli di pappà, e le università si pagavano e si pagano con i soldi di quelli che i figli alle università non c’è li mandano. Il problema è che non esiste il pensiero di sinistra, e più ci si sforza ancora nel costruire questa idea, cioè in quella da te enunciata, più si da forza a chi sa come si manovrano le masse. Oggi si dice moltitudine. Sinceramente non è nulla di personale. E’ ribadisco la mia simpatia alla tua persona, per quel che vale. Scusa se ti ho occupato tutto questo spazio.

  6. michele says:

    Se scrivo macchiavelli invece di Machiavelli, è perchè ne esistono due. Come denuncia hegel -“compendio di principi politico-morali buono per tutti gli usi e adatto a tutte le situazioni, vale a dire a nessuna.” Sul macchiavelli ci gioco, su Machiavelli no. Poi sono dislessico, cioè mi è praticamente impossibile correggere quello che ho scritto, perchè ho difficoltà a decifrare le singole lettere ma posso coglierle solo nel loro insieme. michele

  7. letturalenta says:

    Miche’, di Machiavelli ce n’è uno solo, credimi. E buona Pasqua anche a te.

  8. gabryella says:

    reprimo l’aggettivazione e sintetizzo massimamente: auguri (valgano anche per i co-lentori)

  9. Nei miei sogni peggiori c’è Pisanu che domenica prossima comunica l’esito degli scrutini supplementari, e succede una Resurrezione che neanche Gesù o Tolstoj…
    Buona Pasqua Luca.
    m.

  10. CalMa says:

    Ti giunga il mio augurio Pasquale (nel senso oggettivo d’aggettivo) ;

    P.S.
    Ma davvero credevi che quell’ “aggettivi compresi” non fosse intenzionale? M’offendo perbacco!

  11. alessandro says:

    il berlusconismo non nasce da berlusconi, ma da ben altri modelli di riferimento, così come la ridondanza di aggettivi non è patrimonio di una sola cultura comunicativa

  12. michele says:

    Sarebbe bellissimo, credimi poter dire che Machiavelli ne esiste solo uno.
    Purtroppo, sento persino alcuni che provano a difenderlo, come mai? Io, forse come te, mi sento più portato a pensarla come Foscolo (1881) un secolo e venticinque anni fa. Buona pasquetta, senza altro.

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