Cosa deve essere la narrativa

War with pen by Robert Neubecker, www.neubecker.comIn questo periodo sono abbastanza gettonate le diatribe sul tema cosa deve essere la narrativa?, che è già di per sé una domanda alquanto scema, dato che l’unica risposta sensata è: la narrativa – e più in generale la letteratura – non deve essere proprio alcunché, se non, per l’appunto, letteratura, ovvero ordigno verbale, edificio di parole, mistura di grafismi. Che altro mai dovrebbe essere? Eppure non passa giorno senza che qualcuno tenti di dare alla letteratura nuovi compiti e nuovi doveri.

Uno dice che la narrativa deve essere fiction, ovvero pura invenzione, ed ecco che subito spunta fuori un altro a obbiettare che no, esimio collega, la narrativa ha da essere faction, ovvero rispecchiamento fedele della realtà. E se il primo non esita a considerare indegno di pubblicazione tutto ciò che non assomiglia a Don Chisciotte, l’altro non accetta niente che non discenda in linea diretta da Germinal. E s’accapigliano peggio dei capponi manzoniani:

fiction dev’essere, hai capito? O è fiction o è merda!
– Ma fitta un po’ tua sorella, caro te. La narrativa ha da esser faction!

Fermi, signori, fermi! Non avete fantasia, perdiana e anche perbacco! Il furore tassonomico va esteso, allargato, tirato a più non posso, acciocché possa esprimere appieno le sue potenzialità semantiche e definitorie. Bisogna andare oltre, signori miei, più oltre, molto più oltre la sterile contrapposizione di fiction e faction, ormai obsoleta e incapace di cogliere la complessità connaturata alla materia letteraria.

Propongo innanzitutto di differenziare il dover essere della narrativa in base ai giorni della settimana, per movimentare un po’ la scena ed evitare il rischio di fossilizzazione e di noia. Quindi cominciamo col dire, una buona volta, che la narrativa dev’essere fiction il lunedì, mentre conviene che sia faction il martedì.

Per il mercoledì propongo senz’altro la fucktion, ovvero la descrizione puntuale e dettagliata di rapporti sessuali di qualunque tipo. Un racconto o un capitolo di romanzo composto di mercoledì, quindi, dovrà obbligatoriamente parlare solo di fellatio, cunnilingus, penetrazioni pro e contro natura, orge e baccanali, raduni di bukkake e gang bang, con pene severissime per gli scrittori disobbedienti, fino alla radiazione dagli albi professionali e l’espulsione dalle organizzazioni sindacali.

Di giovedì vedrei bene la friction, che può essere sommariamente definita come narrazione esatta e possibilmente verista di eventi e situazioni di attrito e di discordia, quali liti furibonde fra amanti o scontri epocali fra opposti eserciti, ma anche – a titolo d’esempio – la descrizione accurata e meticolosa di un gessetto che stride sulla lavagna o di un flessibile nell’atto di scorciare una tavella in laterizio.

Il venerdì, per simmetria fonetica con i doveri del lunedì e del martedì, dev’essere senz’altro il giorno della fraction. In questo giorno ogni scrittore che voglia essere degno del canone del terzo millennio dovrà raccontare tutto ciò che ha a che fare con la divisione, la separazione, la frammentazione. Per esempio, gli amanti che nel capitolo del giovedì hanno litigato (e che verosimilmente avevano trascorso il mercoledì a sperimentare arditi amplessi), si separeranno definitivamente nel capitolo scritto il venerdì. Sono ovviamente ammessi racconti sulla caduta al suolo di bicchieri infrangibili e novelle d’argomento matematico, ma limitatamente a operazioni frazionarie.

Sabato tricktion, non si discute, ovvero racconti dedicati a beffe, scherzi, raggiri, trucchi, inganni, blandizie, espedienti, intrighi, complotti, carnevali, mercimoni, truffe, delazioni, lenocinio, abigeato e simonia. Nel capitolo del sabato (sempre a puro titolo esemplicativo, ci mancherebbe), gli amanti che si sono lasciati il venerdì assolderanno ciascuno un killer incaricato di uccidere l’altro, oppure diffonderanno voci false e tendenziose sulla prestanza sessuale del partner, e così via. Va da sé che di sabato si potranno scrivere anche novelle carnascialesche, biografie reali o immaginarie di comici e clown, racconti di celebri intrighi di corte e romanzi picareschi.

E infine la domenica, il settimo giorno, quello in cui perfino Dio riposò. Lasciamo dunque una giornata meno impegnativa delle altre anche ai narratori e ai romanzieri nostrani, assegnando loro un compito facile facile: la piction. La domenica saranno ammesse e incoraggiate descrizioni artistiche di oggetti, volti, paesaggi; divagazioni erudite su ritratti o raffigurazioni celebri; scene campestri e pastorali. Doveri piacevoli e leggiadri, adatti a rinfrancare lo spirito e a ritemprare la mente, per affrontare con rinnovato vigore la dura settimana narrativa.

Mi sembra che non manchi proprio niente. Spero di aver chiarito bene cosa deve essere la narrativa, affinché non salti mai in mente a qualche scrittore indisciplinato e capzioso di scrivere – orrore! – quello che gli pare.

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17 Responses to “Cosa deve essere la narrativa”

  1. melpunk says:

    bellissimo!
    caro letturalenta sai che la penso esattamente come te. per cui questo è un post da copiaincollaconserva. anche perché è pure divertente. ma mi chiedo, secondo te, da cosa nasce questa ansia di stabilire cosa debba essere la letteratura. perché ci si sveglia al mattino e ci si pone queste domande “artificiali”? bah, forse è meglio se non m elo chiedessi. ancora tutto il mio plauso
    mel

  2. letturalenta says:

    Eh, che dire mel? non so di dove venga quest’ansia di stabilire a priori cosa debbe essere o fare la letteratura. Fatto sta che qualcuno disposto a sprecare tempo su questioni del genere si trova sempre.

    Io sono un discepolo (virtuale, s’intende) di Luciano Anceschi, un tale che aveva capito una cosa fondamentale: il ‘fatto’ o ‘fenomeno’ letterario è ciò che si scrive in un dato momento storico. Da lì deve partire la critica per analizzare, ponderare, ragionare, discutere, elucubrare. Sempre su ciò ‘che si sta facendo’, mai su ciò ‘che si dovrebbe fare’. Sembra una cosa semplice semplice, ma evidentemente non lo è.

    (e comunque hai ragione: certe domande è meglio non porsele affatto!)

  3. melpunk says:

    lettura
    eh sì. la scrittura o narrativa o letteratura non è altro che l’intelletto umano ( o quello che sia) in un dato periodo storico. la letteratura è quindi ciò che sta “accadendo”. bah, comunque, berrò un bicchiere di grappa di fichi tunisina alla tua salute. ciao
    mel

  4. letturalenta says:

    Bbòna dev’essere, quella grappa… Nel frattempo, sorseggiando una banalissima Ceres Strong Ale, ti mandai un accadimento scrittorio per quella cosa, lì, come si chiama… non mi ricordo! Se non t’arriva, scrivimi.

  5. ok, ho preso appunti e mi appresto a mettere in pratica i tuoi preziosi suggerimenti. Ho però un dubbio che non mi sembra fugato completamente dall’esposizione: la narrativa viene meglio scritta su quaderni a righe o a quadretti? E se la risposta fosse favorevole ai quadretti, chi usa il pc deve scrivere in excel?
    grazie in anticipo dell’attenzione
    :-)

  6. michele says:

    Ci sarebbero un paio di cosettine però. Dire diamo il compito è cretino. Credere di dargli un compito e due volte cretino. Credere che non ha un compito, e invece il compito se lo trova da sola, è pure quello cretino? Ed allora ammesso e naturalmente non concesso quanto detto, credere di scrivere -scrivi con una piccolissima parte direi una frazione del tuo cervello, mentre quello più simpatico fa i fatacci suoi e tu cerchi di metterlo al lavoro ma lui continua a fare i fatacci suoi e allora tu ti arabbi e poi fai finta che non c’è, e scrivi con quella parte piccola e anche un poco noiosa (e il lettore capisce poi, che sei noioso) ed allora il tuo compito diventa quello di far lavorare anche quell’altra parte del tuo cervello (quella sicuramente simpatica) e ti accorgi che in verità quello ti stà prendendo in giro, e non sta affatto scrivendo con te, ma chiacchera abilmente con un altro cervello per i fatti suoi (nascita del dialogo?)- tu che fai? Martedì, cioè oggi, vai dal medico? O segui le istruzioni qui riportate sperando che le varie parti antipatiche e simpatiche vadino d’accordo? O lavorando sul martedi serve solo una piccola parte del tuo cervello e quindi non stai lì a preocuparti troppo della cosa?

  7. Effe says:

    ora, Excellentissimus ac Reverendissimus LentoLector,
    io al lunedì ci ho il torneo di canasta, e son giustificato.
    Al martedì devo portare il cane a fare la psasseggita igienica al parco (una volta a settimana, e sto cercando di farlo smettere).
    Al mercoledì lucido l’argenteria di famiglia (mica la mia, di famiglia, presto servizio a ore).
    Al giovedì guardo dalle dieci alle dodici ore di telenovelas videoregistrate durante gli orari in cui non posso seguirle in diretta.
    Al venerdì vado in palestra (a far le pulizie, cosa pensava?).
    AL sabato vado in banca (ma uso una pistola giocattolo, sono per la non-violenza).
    Alla domenica c’è Novanesimo Minuto.
    Capirà bene, o Teoreta, che pur non difettando di autentico talento letterario, mi è impossibile attendere all’occupazione di scrittore, che Carmine non dà il pane (Carmine è mio cugino, panettiere e spilorcio)
    La omaggio.

  8. letturalenta says:

    mauro, il supporto ideale per la letteratura è indubbiamente il quaderno a cerchietti.

    michele, non ho capito un tubo, ma è certamente colpa mia.

    Effe, cavolo, la sua è una settimana davvero durissima!

  9. melpunk says:

    io il settimo giorno mi riposo

  10. se ti legge Bregola, secondo me, gli si incenerisce la coda di paglia.

  11. letturalenta says:

    mel, non sapevo che tu fossi Lui! Assumo immediatamente la doverosa postura genuflessa e orante!

    pb, io spero che chiunque mi legga si faccia solo due sane risate.

  12. michele says:

    Convengo con il tubo. L’arte è la comunicazione di sentimenti religiosi. Questa è una tesi, poi c’è ne sono altre tremila. Ma mi fermo qua. E’ indubbio però che rimaniamo colpiti chi ha tale capacità, di comunicarci appunto sentimenti religiosi. Magari questo non ci appare, ma a volte questo viene proprio scritto, sottolineato. E’ lo stile che ci avvicina a percorrere questa strada. Ho detto camminare verso una terra promessa? In questo blog, si è parlato di Perec. Autore che personalmente amo molto. Ma vi è sempre inconsapevolezza? Ho parte di questa inconsapevolezza è determinante per la comunicazione dei sentimenti religiosi? E cosa sono i sentimenti religiosi? E’ perchè questi sono compresi a prescindere dall’educazione? Credo o almeno credo di credere, che si sia capito che non sto parlando di religioni, di fedi. Cos’è l’arte di Tostoj è un libro da leggere, credo che alcuni autori un pò di compiti se li siano dati, magari sono i primi a negarlo. (abbiate pietà vi prego!)

  13. Calma says:

    Avanti Luca, confessa di chi sei il ghost writer! Bravissimo (clap clap)

  14. melpunk says:

    lettura
    non sono lui! sono io!!
    ps
    quando dico che la letteratura non “deve essere” qualcosa non dico che lo scrittore sia incosceinte o dorma. ma la letteratura non deve essere.

  15. Ho notato che tutti si lamentano quando si parla di queste cose ma poi i post che trattano questo argomento sono quelli che ricevono un maggior numero di commenti… Mah…

  16. caracaterina says:

    L’ho sempre sospettato che basta leggere (ma anche scrivere) il Decamerone e uno con la letteratura si mette a posto per sempre :)

  17. letturalenta says:

    Concordo alla grande. E sicuramente Boccaccio ha scritto le novelle più piccanti di mercoledì. :-)

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