Marco Palasciano – Prove tecniche di romanzo storico

Marco Palasciano, Prove tecniche di romanzo storicoProve tecniche di romanzo storico è il secondo libro della collana Arno della giovanissima casa editrice Lavieri. Lo precede nella stessa collana Dalla vita di un Fauno di Arno Schmidt, nell’ottima traduzione di Domenico Pinto. Un precedente davvero impegnativo per il “giovane” Marco Palasciano, che si trova involontariamente spalla a spalla con un mostro sacro della letteratura tedesca del Novecento. Dico “giovane” fra virgolette, perché Palasciano, classe 1968, ha scritto questo libro nel 1992, a soli ventiquattro anni.

A dispetto della giovane età dell’autore, però, in questo romanzo non c’è traccia di giovanilismo. C’è piuttosto una carica notevole di esuberanza giovanile, ma tutta espressa nella giocosità dell’impianto narrativo e del divertimento linguistico. Più che un romanzo, infatti, il libro di Palasciano è uno spettacolare divertissement, una parodia continua di stili e di forme narrative che l’autore bistratta e tritura finemente, fino a ridurle a farsa, a melodramma, a commedia dell’arte. E l’incipit – Un carnevale di tamburelli che stacciano coriandoli – a fine lettura suona come una promessa mantenuta.

La trama del romanzo, se di trama è lecito parlare in questo caso, sta quasi tutta nel titolo. Il libro altro non è che il tentativo dell’autore di ricostruire la storia della sua famiglia, esplorando archivi e tomi in cerca di tracce lasciate nei dintorni del Regno di Napoli dai Palajino di Catalogna, o dai Palacián di Navarra, o da simili antenati che attraverso numerose vicissitudini storiche e linguistiche sarebbero confluiti nei Palasciano di Capua. In queste prove tecniche in vista di un’opera maggiore che forse mai verrà, l’indagine si sofferma sugli anni tra il 1799 e il 1815, due date che nei libri di storia corrispondono alla breve primavera della Repubblica Partenopea e al Congresso di Vienna. In quegli anni il trono di Napoli passò dai Borboni ai Bonaparte e viceversa, e queste vicende della Storia fanno da cornice alla ricerca araldica.

La fedeltà alla storia è però l’ultima preoccupazione dell’autore, che anzi, in una divertita Nota per i critici neoborbonici in appendice al romanzo, rivela che la sua non è Storia né parodia di personaggi storici, ma semmai parodia della storiografia, del suo linguaggio serioso e del suo procedere per ipotesi mai del tutto verificabili. E infatti Palasciano non narra i fatti storicamente attestati, ma li reinventa a suo piacimento, li trasforma in episodi di un film che egli immagina di girare, con tanto di sceneggiatura, movimenti della cinepresa e colonna sonora.

Un film in cui è possibile vedere Gioacchino Murat fare la doccia, o consultare un precisissimo orologio digitale, mentre i suoi funzionari redigono verbali con la macchina da scrivere e nell’aria risuona una romanza di Puccini. Gli anacronismi e la presenza di strane creature, come nerosvolazzanti corbacchioni pappamorti o un mostro con quaranta zampe e quaranta occhi di ragno, conferiscono all’insieme un tono intenzionalmente fumettistico. E non è un caso che, accanto a Leopold Bloom, l’altro nume tutelare del libro sia Donald Duck.

E come spesso capita, mentre i cosiddetti intellettuali occupano le pagine culturali nazionali con mirabolanti diatribe a base di fiction e faction, uno sconosciuto giovanotto di Capua li precede di quattordici anni, divertendosi a trasformare in finzione ludica e carnascialesca i più seri e accertati fatti storici: la letteratura, come sempre, è l’esercizio più plausibile e fecondo di critica letteraria. Da questo punto di vista viene naturale stabilire un parallelo fra Prove tecniche di romanzo storico e Neuropa di Gianluca Gigliozzi. In entrambi i casi si può notare il rifiuto deciso del plot, una buona dose di invenzione linguistica, un impianto narrativo più vicino al teatro che al racconto, la parodizzazione di personaggi ed eventi storici. Tutti elementi che li allontanano di svariate misure dalle forme e dai contenuti correnti di molta narrativa di consumo o di moda.

E forse non è un caso che entrambi questi libri così fuori dagli schemi abbiano trovato udienza soltanto presso editori piccoli e intraprendenti come Pensa e Lavieri. Marco Palasciano, recita il risvolto di copertina, ha vinto per tre volte consecutive il Premio Calvino, e a fronte di cotanta notizia viene spontaneo chiedersi come mai sia stato pubblicato solo quest’anno da un editore appena nato.

Ma tutto sommato non è poi così importante. Quello che conta è che libri simili riescano in qualche modo a sottrarsi all’oblio e all’indifferenza. Quello che conta è che nel risvolto di copertina del prossimo libro di Marco Palasciano, alla triplice inane finale di un premio letterario possa aggiungersi la felice pubblicazione di un libro per i tipi di Lavieri. Quello che conta è che oggi come oggi ci sia l’opportunità di leggere Prove tecniche di romanzo storico e di parlarne qui, in questa ridotta frontaliera della grande rete.

E allora, come sempre, bando alle ciance. Il libro c’è, e merita di essere letto. Dunque andate, compratelo e leggetelo: non ve ne pentirete.

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15 Responses to “Marco Palasciano – Prove tecniche di romanzo storico”

  1. melpunk says:

    interesante, una nuova casa editrice. mi documento e ne dò notizia prossimamente. grazie
    mel

  2. Don Jamon says:

    …e aggiungerei, leggerlo al modo in cui lo fa l’autore (che ho potuto ascoltare ad una presentazione/conferenza a Napoli), è come porre la classica ciliegina su quella farcitissima torta ch’è il romanzo…!

  3. Marco Palasciano says:

    :-)))) Grazie, troppo gentile!!!

    Devo però con la mia solita enorme pedenteria (anche se so che ai lettori probabilmente non gliene può fregar di meno, ché magari dal loro lato del testo conta sol ciò che vedono et intendono e sentono) precisare, ehm, alcune imprecisioni: per esempio che nella Nota ai critici neoborbonici non intendevo dir male “della storiografia, del suo linguaggio serioso e del suo procedere per ipotesi mai del tutto verificabili”: lì dico che dileggio “gli storiografi”, ma intendendo esclusivamente quegli storiografi di parte, come il Colletta, che parlarono dei Borboni male più che si potesse.

    Inoltre, l’orologio di Murat non era proprio “precisissimo”: “Il costoso orologio andava indietro di mezzo minuto, i campanili suonano già mezzogiorno”, scripsi; e i campanili sono simbolo della vox Dei, quindi non possono esser essi gl’imprecisi.

    Ohimè, lo so: tutta questa iperprecisione, a difendere il mio testo da letture “illecite”, parrà segno che sfiora l’afasia… cmq, ho finito! Ah no! Devo dire ancora che il plot, in verità, c’è (ed è gran bene ch’e’ sempre vi sia)!, anche se un po’ splottato.

  4. Marco Palasciano says:

    Post scriptum: azz! l’orario è uguale, vedo;
    ma giuro: Don Jamon non è un mio clone!

  5. letturalenta says:

    Bravo Palascia’! Noto con piacere che hai rinunciato a difendere l’assurda pretesa che l’orologio di Murat non fosse digitale. Però in realtà io speravo che tu intervenissi piuttosto a smentire questa frase: “queste prove tecniche in vista di un’opera maggiore che forse mai verrà”. Quanto a Don Jamon, che saluto, i miei sensibilissimi strumenti di intelligence confermano che non sei tu.

  6. Marco Palasciano says:

    Olà!

    L’opera maggiore in teoria dovrebbe venire, ma poiché dire “forse verrà” è esattamente equivalente a dire “forse non verrà”, non ho ritenuto necessario titillare l’argomento.

    Quanto all’orologio, vale lo stesso principio: nel romanzo non è scritto né che fosse digitale, né che non lo fosse; e non ricordo, essendo passati 14 anni, se nella mia visione fosse analogico come poc’anzi l’ho visionato. I secondi possono ben venire indicati anche dalle lancette, dopotutto – ma, parendomi discussione oziosa, e intendendo estirpare la diceria che i capuani siano inclini agli Ozi, hoax messa in giro dai romani, dell’orologio non discuterò.

    Ah: vogliam dare ai lettori potenziali un potente assaggio? Ecco il sesto capitolo delle Prove!:

    http://www.nazioneindiana.com/2006/05/16/la-restaurazione-3/

    Baci innamorati.

  7. Perdonate l’intromissione, ma l’ora è grave: il nostro amato autore rischia di fare la fine dell’ipnerodonte e di venir cancellato da wikipedia solo perchè non c’è prova certa che è esistito. Se, come noi, fate più conto della maestria autoriale che della banale anagrafe, votate e fate votare contro la cancellazione dello Spallanzani: http://it.wikipedia.org/wiki/Wikipedia:Pagine_da_cancellare/Elia_Spallanzani
    Grazie
    Fondazione Elia Spallazani
    “Per vedere quello che non c’è, bisognerebbe non esserci”

  8. gabryella says:

    adoro le bufale – specie quelle autentiche (que viva Elia!)

  9. Marco Palasciano says:

    Mondieu, avevo appena finito di dire no agli ozi!

    Signori, ci sono tanti autori esistenti o esistiti la cui conoscenza sarebbe buona cosa approfondire. Ci credereste che fino a due anni fa non avevo letto nulla di Savinio?

    Ebbene, perché sprecar tempo dietro autori inesistenti? Mi sembra un delitto. Ars longa, vita brevis.

  10. perchè leggere Omero, allora, mister Palasciano? Di un autore contano le opere, quando contano.

  11. letturalenta says:

    Reverendissimo Auctor, non aver letto Savinio è menda grave, ma non conoscere Elia Spallanzani è quasi imperdonabile. A parte questo, comunque, è evidente che le cose che non esistono hanno sulla vita materiale e culturale dell’umano genere effetti assai più profondi di quelle che esistono.

    Esimio FES, mi sembra di capire che su Wikipedia sia stato raggiunto un onorevole compromesso sullo Spallanzani. In caso di ulteriori problemi, facci sapere. (Cosa sia codesto ipnerodonte, però, francamente lo ignoro…)

  12. Miku says:

    Vabbè, il caso Spallanzani è anche divertente, ma bisogna creare una categoria per accogliere la voce in Wikipedia. Lì dov’è, credo, è in bilico.

  13. Marco Palasciano says:

    L’ipnerodonte è un delfino che nuota dentro i sogni.

  14. melpunk says:

    poi ho conosciuto quelli di lavieri alla fiera del libro di torino

  15. […] si tiene. Tempo fa incrociammo casualmente mister Marco Palasciano ed oggi riincappiamo nel singolare personaggio, che con lodevole ritardo ha […]

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