Portobeseno

PortobesenoSono contento. Sono molto contento di aver contribuito – sebbene in modo del tutto inconsapevole e involontario – alla manifestazione Portobeseno, appuntamento con la memoria, la cultura e la fantasia che quest’anno si svolge a Castel Beseno e dintorni, in provincia di Trento, dal 16 giugno al 20 luglio. La manifestazione comprende eventi e spettacoli, nonché tre installazioni multimediali fisse al castello di Beseno, inaugurate ieri. E così, ancor prima di onorare i miei doveri di cittadino referendario, ieri mi sono alzato di buon mattino e ho inforcato lo scuterone, dirigendone la prua verso l’antico castello trentino.

Il mio minuscolo contributo a Portobeseno è un ventesimo di una delle tre installazioni, ovvero l’esperimento di scrittura collettiva Il castello dei fantasmi incrociati, ideato da Davide Ondertoller e Antonio Zoppetti. Il racconto scaturito da questo esperimento è una genealogia fantastica dei Trapp – la dinastia che resse il castello per oltre cinquecento anni, fino al 1973 – ricostruita a partire dalle immagini di oggetti appartenuti a membri della famiglia nel corso dei secoli.

Nella vecchia polveriera del castello le immagini e le parole del racconto collettivo scorrono di continuo su un monitor, e sono anche condensate in graziosissimi libriccini liberamente prelevabili dai visitatori. Completano l’installazione tre monitor che trasmettono un’intervista di Davide Ondertoller e Sara Maino al conte Johannes Trapp, ultimo discendente della dinastia, affiancate da riprese del castello di Beseno e del castello di Churburg – Castel Coira, in Val Venosta. Nell’intervista il conte traccia la storia della sua famiglia e del suo forte legame con la storia locale di Beseno e del Trentino. La genealogia realistica narrata dall’ultimo conte Trapp convive dunque, fra le mura dell’antico maniero, con quella immaginaria narrata da un manipolo di blogger. La contaminazione fra questi due punti di vista così diversi sulla stessa catena di eventi storici è molto suggestiva: i fatti cedono il passo al racconto che ne fanno voci distantissime e molto diversamente toccate dai fatti medesimi.

Questa antinomia fra evento storico e racconto si ritrova anche nelle altre due installazioni. Udire-Ascoltare. Le memorie e la loro restituzione è ideata e curata da Sara Maino e ospitata nella sala delle guardie. È una collezione di memorie raccontate da gente del posto. Qui la scrittura e la lettura cedono il passo all’oralità e all’ascolto, e invece di monitor ci sono altoparlanti inseriti in sfere di vetro che contengono elementi naturali della Vallagarina: sabbia di fiume, vegetazione, sassi. Entrando nella stanza che ospita l’installazione sembra di essere in strada e di incrociare gente che parla, ma senza riuscire a distinguere bene le parole, mescolate come sono ai suoni e ai rumori esterni. Allora l’istinto suggerisce di avvicinarsi alle sfere e di accostare l’orecchio, come a voler spiare i discorsi altrui. Solo a quel punto ci si accorge che quella gente sta ricordando episodi della propria vita, legati naturalmente ai paesi della valle e al castello. Racconti che intersecano gli eventi storici da un punto di vista soggettivo, come nel caso di un vecchio che vede nell’emigrazione dalle valli la causa della sua solitudine presente.

La terza installazione, Magazzino dell’identità è ospitata nelle cantine del castello ed è curata dal duo Mylicon/EN. Un obbiettivo continuamente deformato proietta sulla parete rocciosa della cantina frammenti di immagini che si sovrappongono senza un ordine apparente: conchiglie e alghe fossili; vecchie fotografie di scolaresche, soldati, famiglie; antichi manoscritti; mappe dei luoghi; affreschi quattrocenteschi. Sullo sfondo rumori di battaglia, voci di bimbi, passi sulla ghiaia, campane. È un resoconto visivo e sonoro della storia millenaria di quei luoghi, ricostruita attraverso i ricordi e i racconti della gente, che questa volta non sono parole o voci, ma immagini e suoni.

Durante la mia visita ho avuto il piacere di scambiare lunghe chiacchierate con Davide Ondertoller e Sara Maino, che portano sulle loro spalle gran parte del peso organizzativo e creativo della manifestazione. Questi due ragazzi di poco sopra la trentina sono la prova vivente che l’arte, la letteratura e la cultura sono cose che innanzitutto si fanno. Poi, volendo, se ne può parlare, anzi, è un piacere parlarne, ma è tanto più un piacere quanto più il discorso parte da quel che è stato fatto e non se ne discosta più di tanto. Dico questo perché spesso mi capita di vedere l’esatto contrario, specialmente in campo letterario: fiumi di parole versati su ciò che letteratura dovrebbe fare o, peggio, dovrebbe essere, senza che il discorso si fermi mai, nemmeno per un istante, su quello che è qui e ora. Tutto tempo sottratto all’onesta e laboriosa divulgazione delle opere che gli artisti continuano a produrre nel più assordante silenzio di chi si fregia da sé e a cuor leggero del blasone di critico.

Chiudo invitando chiunque ne abbia l’occasione e il tempo a recarsi a sua volta al castello di Beseno, per provare di persona le sensazioni e le suggestioni che nessun resoconto scritto può trasmettere. Invito rivolto a tutti, naturalmente, ma in particolare a chi ha scritto un fantasmatico capitolo della genealogia immaginaria dei Trapp.

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7 Responses to “Portobeseno”

  1. michele says:

    Ringrazio letturalenta ancora una volta, per l’invitante invito al cammino nel e per il castello di Beseno. Ringrazio per l’àncora (ammiragliato, naturalmente, buona tienitrice ovunque, fango, roccia, sabbia) sicura contro il continuo scarroccio in una scrittura pettegolezzo. Lunedì afoso questo.

  2. dav says:

    grazie della inaspettata e piacevolissima chiaccherata. A presto!
    Ieri, ormai dimenticata la fatica, abbiamo potuto renderci conto del lavoro di ricerca durato mesi. E son soddisfazioni :)
    Davide

  3. letturalenta says:

    Troppo buono, michele. Afoso e arroventato, il lunedì. Sia lode eterna all’inventore dell’aria condizionata.

    Ciao Davide. Spero proprio che tu e Sara riusciate a tirare un po’ il fiato e a godervi molte soddisfazioni per le belle cose che andate facendo. La chiacchierata è stata molto piacevole anche per me, e molto istruttiva.

  4. zop says:

    e io sono contento e grato [grat grat] della tua parte(cipazione) :)

  5. dav says:

    zop, abbisogna una tua visita portobenesiaca, non si faccia pregare :)

  6. letturalenta says:

    Zop, appoggio e caldeggio l’appello di Davide, che estendo al qui presente melpunk, ideatore di un fantastico fantasma con le scarpe infangate.

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