Libri Di Merda

Paolo Nori - Marco Raffaini, Storia della Russia e dell'Italia, tratto da www.fernandel.itCirca tre anni fa l’editore Fernandel lanciò una collana rivoluzionaria intitolata LDM, che sta per Libri Di Merda, diretta da Paolo Nori. Purtroppo, non so se per mancanza di materia prima o per altri motivi, questo splendido monumento alla vocazione scatologica della letteratura terminò dopo appena due uscite, entrambe da me recensite su it.cultura.libri. Ripropongo qui la recensione al primo titolo, nella speranza che Giorgio Pozzi e Paolo Nori la leggano e magari, un poco commossi da cotanto omaggio, rilancino questa iniziativa così necessaria.

Storia della Russia e dell’Italia
A fronte di milioni di aspiranti scrittori che fanno di tutto per pubblicare i loro libri nel cassetto, ci sono due scrittori che riescono a pubblicare un Libro Di Merda: Paolo Nori e Marco Raffaini. Storia della Russia e dell’Italia (Fernandel 2003, collana LDM, appunto) è il primo libro dichiaratamente di merda pubblicato in Italia. Ai lettori attenti alle evoluzioni del mercato editoriale nostrano non sarà certo sfuggita la portata rivoluzionaria di questo evento.

Fino a oggi, infatti, per sapere se un libro fresco di stampa fosse o meno un libro di merda, occorreva attendere che qualcuno lo recensisse o, peggio, toccava leggerlo o, peggio ancora, bisognava comprarlo. Vuoi mettere la comodità di saperlo in anticipo? Sì, perché i libri di merda, alla fin fine costano come gli altri, no?

Oltre a dichiarare onestamente la propria collocazione estetica, Storia della Russia e dell’Italia reca in copertina anche il genere di appartenenza: romanzo storico epistolare. Con queste credenziali di specchiata correttezza comunicativa, il libro si sottrae ad ogni possibile stroncatura. Cavolo, si potrebbe dire allo stroncatore, sapevi che era un romanzo storico epistolare; sapevi che era un Libro Di Merda; sapevi, per la proprietà transitiva, che era un romanzo storico epistolare di merda, e l’hai anche letto? Bravo pirla!

Va da sé che, per gli stessi motivi, il libro non presta facilmente il fianco a quel tipo di recensione più o meno telefonata che impera sulle pagine culturali di quotidiani e riviste. Mettiamo che l’editore telefoni, che so, a D’Orrico, per dirne uno, e gli dica: senti, D’Orrico, ti andrebbe di scrivere una buona recensione di Storia della Russia e dell’Italia? E che roba è? direbbe D’Orrico. È un Libro Di Merda, risponderebbe l’editore. E secondo te che figura ci faccio io a recensire un libro di merda, eh? Ho una reputazione da difendere, io! replicherebbe alquanto seccato D’Orrico. E se D’Orrico non fosse un signore aggiungerebbe anche un vaffanculo prima di riagganciare.

Allora ho riflettuto su questa cosa: un libro che nessuno potrebbe stroncare senza fare una figura di merda e che D’Orrico non potrebbe recensire senza fare una figura di merda è un libro rivoluzionario, un libro che scardina da dentro, senza parere, tutta una serie di meccanismi più o meno espliciti che governano il mercato editoriale italiano in quest’alba del terzo millennio.

Perché, ho continuato a riflettere introducendo nella riflessione un ragionamento per assurdo, se nel mercato editoriale italiano si pubblicassero soltanto Libri Di Merda, i recensori (che loro, fra di loro, si chiamano critici, ma non bisogna prenderli troppo sul serio) non avrebbero più un cazzo da fare, e allora sai che casino. Pensa un D’Orrico che non può più dire che Faletti è il più grande autore italiano vivente, perché Faletti, in questo ragionamento per assurdo, pubblicherebbe Libri Di Merda, e che figura ci farebbe D’Orrico a dire che uno che scrive libri di merda è il più grande autore italiano vivente? Pur di non fare una figura così, cambierebbe mestiere D’Orrico, ho pensato.

Io spero che questa nuova collana di Fernandel, i Libri Di Merda, abbia molto successo, perché se in Italia si pubblicassero solo Libri Di Merda, allora si comincerebbe finalmente a giudicare i libri con la propria testa.

Forse dovrei dire qualcosa anche di Storia della Russia e dell’Italia, scritto da Paolo Nori e Marco Raffaini, visto che il post s’intitola Storia della Russia e dell’Italia: è un bellissimo Libro di Merda, divertente, scanzonato, demenziale. Leggermente tragico.

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14 Responses to “Libri Di Merda”

  1. michele says:

    Si può considerare così la letteratura concime biologico e usarla in agricoltura. Prevedo agronomi dispensatori di autori, grandi case editrici propense ai macroelementi e quelle piccole ai microelementi. Condividere con gli ortaggi dialoghi. Presuppore che un melone sia più dotto, che la susina rimanga instabile e poetessa e per mantenere quel dolce sapore basico alla pesca concimare con… Altre e medesime professioni intravedo. Come diceva lui il “vate” nell’ alcyone …. e l’antico fu novo e novo antico….

  2. melpunk says:

    io di nori ho letto solo il primo libro. peccato, per i libri di merda, che non ci sono più.

  3. gabryella says:

    Michele, quelli cui alludi saranno mica LDC (Libri Del Cavolo)?

  4. letturalenta says:

    Canone occidentale e altri ortaggi. Sarebbe un titolo niente male per un saggio di storia della letteratura.

  5. melpunk says:

    Inedito carteggio Carlo Betocchi / Antonio Pizzuto
    finalmente pubblicato nella collana di epistolari Polistampa

    Firenze, 07/07/2006 – Esce in questi giorni un nuovo testo che aiuterà a comprendere meglio la figura di Antonio Pizzuto. È l’edizione critica delle lettere scambiate tra lui e il poeta Carlo Betocchi dal 1966 al 1971. Il volume (pp. 132, euro 15), a cura di Teresa Spignoli, non poteva trovare miglior collocazione che nella collana «Il Diaspro. Epistolari», diretta da Saverio Orlando per le fiorentine edizioni Polistampa, inaugurata nel 1992 dal carteggio Pratolini Parronchi e già frequentata dalle relazioni epistolari che lo scrittore siciliano mantenne con Giovanni Nencioni, Margaret Contini e Gianfranco Contini (in preparazione, a cura di Antonio Pane, anche l’epistolario Pizzuto Mondadori).
    Con Signorina Rosina l’editore fiorentino ha intanto concluso la prima fase del progetto che si proponeva, secondo l’auspicio di Gianfranco Contini, di restituire al comune commercio l’opera di Antonio Pizzuto, il narratore più originale del nostro Novecento. Il “Progetto Pizzuto” si è aperto nel 1998 con il recupero di un importante romanzo inedito, Così, e ha permesso di riproporre alcune tra le sue più rilevanti prose: Ravenna (2002), Paginette (2002), Sul ponte di Avignone (2004). Ai capolavori pizzutiani si sono aggiunte poi le monografie critiche di Antonio Pane (Il leggibile Pizzuto, 1999) e Gualberto Alvino (Chi ha paura di Antonio Pizzuto?, 2000).
    L’opera che ci viene oggi proposta (Betocchi/Pizzuto, Lettere (1966-1971), Polistampa, «Diaspro/Epistolari» 9) è innanzitutto il documento di una vicenda editoriale: la pubblicazione su «L’Approdo Letterario» di alcune pagine del questore palermitano che onorava i suoi anni estremi vergando le prose formalmente più temerarie del nostro Novecento. Le 65 missive raccolte e accuratamente chiosate da Teresa Spignoli inquadrano una svolta cruciale della biografia artistica di Pizzuto: il preannuncio e la definitiva affermazione di quella ‘sintassi nominale’ che renderà pressoché illeggibile una scrittura già conosciuta come ‘difficile’ e di cui l’epistolario restituisce preziose istantanee. Ma, accanto ai segni di questo travaglio creativo fuori dal comune, questa ‘corrispondenza di servizio’ conserva altre postille che ne rendono la lettura estremamente godibile: Betocchi si mostra ancora quale apparve a Giovanni Raboni, “un artigiano toscano, un intagliatore di cornici, un orafo, un ebanista”; Pizzuto svela un volto quantomai cordiale, un talento comunicativo capace di condurre il minimo evento quotidiano, il semplice aneddoto nello spazio felice del racconto. Illustrata da numerose foto e riproduzioni di alcuni manoscritti originali, l’edizione è completata da regesto e indici dei nomi e delle opere di Pizzuto.

    saluti

    mel

  6. letturalenta says:

    Mitico mel! Mi dici la fonte, che così schiaffo l’articolo in prima pagina?

  7. eiochemi... says:

    ma basilicanova, c’è scritto, in questo libro?

    (anch’io mi dispiaccio della morte prematura della collana, ché questo e quello di Adrian Bravi, mi son piaciuti.)

    (stia bene, eh, letturalenta)

  8. letturalenta says:

    Grazie Mel.

    Eìo, mica mi ricordo se c’è scritto Basilicanova in questo qui. Il libro di Adrian Bravi era piaciuto molto anche a me. Magari più avanti posto la recensione.

  9. melpunk says:

    naturalmente l’editore è Polistampa, che sta a firenze.

  10. letturalenta says:

    Ja, era chiaro. Postato annuncio giusto adesso. Grazie ancora, mel.

  11. […] Libri Di Merda sul blog letturalenta […]

  12. Franchino Baugigi Mengele says:

    Chiedo perdono per commentare con un ritardo di circa 12 anni rispetto alla data di pubblicazione, ma giusto per precisare:

    “… sapevi che era un romanzo storico epistolare; sapevi che era un Libro Di Merda; sapevi, per la proprietà transitiva, che era un romanzo storico epistolare di merda …”

    Questa consecutio, ancorché valida, in realtà non è una applicazione di alcuna proprietà transitiva. Si tratta in effetti di una forma di &-introduction (vedasi https://en.wikipedia.org/wiki/Conjunction_introduction).

    Perdonerete, spero, la pistineria.

  13. Lorenzo says:

    MERDAIO QUESTA PAG

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