Opere complete di Learco Pignagnoli

Opere complete di Learco PignagnoliÈ uscito questo libro, Opere complete di Learco Pignagnoli, pubblicato dall’editore Aliberti. La prima cosa che ho pensato guardando il libro in libreria è che sulla copertina c’è scritto Daniele Benati, e poi sotto Opere complete di Learco Pignagnoli, come se l’autore del libro fosse Daniele Benati, non Learco Pignagnoli. Questa ipotesi all’inizio mi ha un po’ spiazzato, perché a dire il vero io speravo proprio di leggere le opere di Learco Pignagnoli, non un libro di Daniele Benati, anche se naturalmente non ho niente di personale contro i libri di Daniele Benati.

Ho dato un’occhiata veloce al libro, per vedere un po’ com’era fatto, e ho visto che ha quattro sezioni. La principale si chiama Opere, ed è la più corposa, poi c’è un’appendice suddivisa in tre parti:
– Giacomo, romanzo autobiografico di Learco Pignagnoli
– Poesie, di Learco Pignagnoli
– Opera teatrale, di Learco Pignagnoli

Però!, ho pensato, che autore poliedrico, questo Pignagnoli.

E mi sono anche tranquillizzato sulla questione dell’autore, che a quel punto sembrava proprio Learco Pignagnoli. Ho anche pensato: ma poi, se anche l’autore fosse Daniele Benati, in fondo chissenefrega. In un libro conta quello che c’è scritto, mica chi l’ha scritto. Così sono andato alla cassa, ho dato alla cassiera tredici euro – perché il libro Opere complete di Learco Pignagnoli pubblicato dall’editore Aliberti costa tredici euro – e sono andato verso casa.

Quando sono arrivato a casa ho letto il libro.

La prima cosa che ho pensato dopo aver letto il libro è che la scrittura di Learco Pignagnoli non è riassumibile. Questa cosa l’avevo già pensata un’altra volta, leggendo l’opera maggiore di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione. Quando una scrittura non è riassumibile, ho pensato mentre leggevo Schopenhauer, è segno che l’autore ha usato la quantità esatta di parole necessarie per esprimere quel che aveva in testa: non una parola di più, non una di meno. Ne deriva che, se a posteriori uno vuole rendere l’idea di cosa dice Schopenhauer in un certo punto del libro, è costretto a usare le parole dell’autore, perché togliendone perderebbe in chiarezza, e aggiungendone aggiungerebbe solo del rumore inutile. Per parlare delle opere complete di Learco Pignagnoli la cosa più sensata è usare le parole di Learco Pignagnoli.

Per esempio, secondo me questo è un libro tragico, nel senso che mostra in modo molto diretto, senza fronzoli, l’aspetto tragico della condizione umana. Che il tragico abbia un commercio costante e ineluttabile con il comico è cosa risaputa: tracciare un confine netto fra la risata e lo sgomento non è impresa facile. Leggendo il libro di Pignagnoli ho riso spesso, con quel tipo di risata che scappa involontariamente quando si vede uno che cade e si fa male. Ecco, per dire questa cosa è molto meglio usare le parole del libro:

Opera n. 161
Se non c’è niente da ridere vuol dire che non c’è niente di tragico, e se non c’è niente di tragico, che valore vuoi che abbia.

Stando così le cose, non ha molto senso mettersi lì a scrivere una recensione di questo libro, ho pensato. Allora ho deciso di limitarmi a riportare un paio di Opere che mi hanno colpito in modo particolare. Non sto neanche a dire i motivi per cui mi hanno colpito, perché un altro lettore potrebbe essere colpito per motivi affatto diversi, un altro ancora restare del tutto indifferente, e allora dichiarando i miei motivi aggiungerei solo del rumore inutile alle parole di Learco Pignagnoli.

Opera n. 111
Quando un critico dice di un autore: Bravo bravo! cosa fa? Lo avvolge con la sua merda, nel senso logico preciso che lo spalma con la merda delle sue parole, finché l’odore specifico di quell’autore non si sente più, si sente solo la merda che il critico gli ha versato sopra. E dopo i lettori dicono: Però è bravo, questo autore! perché non sentono più l’odore specifico di quell’autore, ma sentono solo l’odore specifico della merda del critico. E così si diventa famosi. È una legge di natura, come la gravità di Newton. Ora la questione principale degli autori che sono stati avvolti dalla merda dei critici è questa: Riuscirò ad avvolgere anch’io gli altri con la mia merda? Ecco perché gli scrittori si mettono a scrivere sui giornali, e dopo spalmano tutti i nuovi libri con la loro merda.

Opera n. 119
Una cosa da mettersi bene in testa è che con l’autore Learco Pignagnoli c’è poco da farsi tante idee sbagliate. Che non ci confondiamo con Moravia. Con Learco Pignagnoli voi vi mettete lì, non leggete niente, non voltate pagina, ma almeno lo sapete che non state leggendo niente e che semmai, se vi salta il ticchio di voltar pagina, lo fate solo per far piacere all’autore. Poveretto! Chissà dov’è? Chissà chi è e cosa fa? È un atteggiamento diverso, più umano. Leggerlo o non leggerlo, chi se ne importa? Ha scritto roba corta, roba lunga, chi se ne importa? Ha scritto un romanzo, non l’ha scritto, chi se ne importa? Tutto quello che ha fatto è in queste poche pagine? chi se ne importa? Non è Alessandro Manzoni? chi se ne importa? Bisogna ragionare così. Leggere, non leggere, chi se ne importa? È Alessandro Manzoni? Non lo è? Chi se ne importa? Bisogna ragionar così. È così che ci si accosta a un libro di questo genere.

13 Responses to “Opere complete di Learco Pignagnoli”

  1. gabryella says:

    pare che il Centro Anziani di Leto-di-Lato voglia organizzare (con il sostanziale contributo della Caritas) un convegno interregionale centrato sulla figura e le opere dell’artista (con particolare riferimento alla produzione nei suoi primi 12 anni di vita) presso l’unica cabina telefonica locale – visto l’incredibile numero di adesioni pervenute, sembra che gli anziani stiano tentando di soprelevarla di un metro..

  2. letturalenta says:

    Acc… quel giorno lì sono già impegnato, se no ci andavo.

  3. gabriella says:

    Lirbo decisamente da citare al primo sondaggio in cui ciclicamente ci si chiede di citare “il libro che vi ha cambiato la vita”

  4. letturalenta says:

    Sottoscrivo, Gabriella: da quando ho letto Pignagnoli, tutte le volte che sento dire ‘moràvia’ mi scappa da ridere.

    Eìo, tu sei un benemerito della lobby pignagnolesca, lettore precoce e sostenitore fedele. Mi sembra onesto e doveroso informarti che in libreria ho preso anche Noi la farem vendetta, e che prima o poi lo leggerò.

  5. fammi poi sapere che ne pensi, perché, se scorri i miei archivi, scoprirai che ho qualche riserva in merito (e sai bene che è la prima volta).

  6. zop says:

    bello e sugli aneddoti di Pignaroli consiglio un pezzo di Paolo Aòbani: http://www.paoloalbani.it/Aneddoti.html

  7. peraltro stamattina ho scoperto che alcuni vogliono candidare Sanguineti a sindaco di Genova. chi ha letto Pignagnoli avrà sicuramente accolto la notizia con il sorriso. ché ormai, c’è un gap culturale, tra chi ha letto Pignagnoli, e chi non ha letto Pignagnoli, è innegabile.

  8. […] aggiornamento: ne parlano anche Bartezzaghi e la Lipperini. riaggiornamento: e anche letturalenta. […]

  9. gabriella says:

    Acc… fin’ora ho barato spudoratamente, ma mi sa che adesso mi toccherà leggerlo davvero, ‘sto Pignagnolo 0___o
    Non vorrei presentarmi nei salotti buoni di Bartezzaghi e Lipperini con le calze smagliate e il pizzo della sottoveste che sbuca dalla sopraveste :-O

  10. letturalenta says:

    Gabriella, come dice il Pignagnoli medesimo: “Leggere, non leggere, chi se ne importa?” E nei salotti puoi sempre sfoggiare un sibillino “non l’ho letto e mi piace”.

  11. […] Learco Pignagnoli. Uno dei più grandi scrittori viventi. Come disse a suo tempo Letturalenta: La prima cosa che ho pensato dopo aver letto il libro è che la scrittura di Learco Pignagnoli non è riassumibile. Questa cosa l’avevo già pensata un’altra volta, leggendo l’opera maggiore di Schopenhauer, Il mondo come volontà e rappresentazione. Quando una scrittura non è riassumibile, ho pensato mentre leggevo Schopenhauer, è segno che l’autore ha usato la quantità esatta di parole necessarie per esprimere quel che aveva in testa: non una parola di più, non una di meno. Ne deriva che, se a posteriori uno vuole rendere l’idea di cosa dice Schopenhauer in un certo punto del libro, è costretto a usare le parole dell’autore, perché togliendone perderebbe in chiarezza, e aggiungendone aggiungerebbe solo del rumore inutile. Per parlare delle opere complete di Learco Pignagnoli la cosa più sensata è usare le parole di Learco Pignagnoli. […]

  12. […] Albani E io che mi pensavo Letturalenta Lipperatura (che riporta un articolo di Stefano Bartezzaghi su La Repubblica) Ore piccole Gisy Il […]

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