I diari di Luciano Anceschi

Luciano Anceschi. Tratto da www.unipa.itLuciano Anceschi è uno dei numi tutelari di letturalenta, e della lettura lenta in generale. Il suo contributo alla cultura letteraria italiana non è riassumibile in poche righe, ma ci sono alcuni aspetti del suo metodo critico – o per meglio dire del suo stile critico – che forse vale la pena ricordare: l’avversione per il dogmatismo, per il pessimismo integrale e le grida apocalittiche; la proposta continua e paziente di un umanesimo disilluso, consapevole dei problemi ma anche convinto della possibilità di affrontarli e superarli; l’estetica fenomenologica fondata sui fatti artistici, libera da pregiudizi ideologici.

Anceschi fondò la rivista «il verri» cinquant’anni fa, e la rivista ricorda ora il fondatore pubblicando un’ampia selezione dei suoi diari. Il numero di luglio ha ospitato il periodo 1986-1990, mentre quello di ottobre ospiterà il periodo 1991-1995.

Sono gli ultimi dieci anni di vita di Luciano Anceschi, gli anni successivi al ritiro definitivo dall’insegnamento universitario, anni dedicati a uno studio più appartato, quasi domestico. Nei diari Anceschi parla pochissimo di sé stesso, ma molto delle sue letture, dei suoi amici, dei problemi vecchi e nuovi che affliggono il mondo in generale e la società letteraria in particolare. E forse è proprio in questa attenzione costante a ciò che vive fuori di lui – persone, idee, movimenti, arte – che sta la sua lezione più profonda e attuale. Un’attenzione che rifiuta la logica di schieramento, rinuncia a emettere giudizi definitivi, sforzandosi invece di cogliere la complessità delle cose e degli uomini, la loro problematicità, la loro mobilità.

Ma bando alle ciance, e lasciamo parlare i diari di Luciano Anceschi.

[Bologna, 17-18 marzo 1986]
Non cerco la Verità. Mi interessano le verità; i loro modi di costituirsi; di connettersi; di significarsi. non un sistema rigido; ma una sistematica (aperta) di relazioni… Questo è anche il senso in-finito della conoscenza.

Le “cose” con cui abbiamo a che fare sono ATTIVE, MOBILI – e hanno delle esigenze. Esse agiscono diversamente in diverse situazioni; nello stesso tempo esigono di essere trattate con rispetto.

Persone come Cioran sono i miei carissimi nemici. Si stendono con voluttà nella crisi, aspettano con una sorta di consenso l’apocalissi. Dicono queste cose con una particolare nera eleganza – ma ignorano che nel secolo quante volte l’umanità si è trovata a temere per sè ecc. ecc. Un umanesimo disilluso e bene temperato può correggere queste luttuose profezie.

Ciò che i giornalisti dicono «lo splendore effimero dell’esperienza» è il deposito ricchissimo di ciò che intendiamo per umano. E rifiutare tutte le decisioni assolute – tutti i diktat – tutte le sentenze definitive e i decreti – cogliere questi movimenti infiniti e il suo senso o meglio i suoi sensi, la ricchezza dei suoi sensi la cui unità si trova solo in una fitta rete di relazione altrove (tra loro). Questo è il mio compito.

Impongono le categorie e le etichette alla vita, e non sanno che le categorie e le etichette nascono dalla vita e con essa hanno senso finché lo hanno.

Stiamo ricadendo in un tempo di rigide e imperiose «didattiche», di diktat, di decisioni astratte che devono essere seguite se si vuole ottenere attenzione. Tutto ciò è tanto più paralizzante quanto meno significativo – un gioco molto celato dell’effimero e del superficiale.

[Bologna, 30 marzo 1986]
Troppo facile la disperazione; più difficile contribuire al restauro.

Il brillante profeta apocalittico è troppo contento della sua abilità letteraria. Dopo tutto egli si affida alla letteratura…

Si veda anche questo articolo di Sguardomobile su Anceschi e i cinquant’anni della rivista «il verri», e la sua seconda parte qui.

3 Responses to “I diari di Luciano Anceschi”

  1. Ero abbonato a “Il Verri” tanti anni fa. Poi, finiti certi lavori in casa, quando si trattò di rimettere tutto in ordine, gli operai che portavano via il materiale di scarto, si caricarono sul camion anche i numeri del Verri e dei Quaderni Piacentini. Pensa: conservo ancora il quaderno dove sono annotati gli articoli interessanti con il rimando alla pagina della rivista. Insomma, quando lo consulto, mi accade come in internet allorché clicchi sul nome di un sito e ti appare: Impossibile trovare la pagina:-)

  2. letturalenta says:

    Io, se mi portano via dei libri, gli taglio le gomme al camion. Una perdita davvero dolorosa, questa. Chissà, forse per il verri potresti provare a chiedere gli arretrati. Hanno un indirizzo email: ilverri@tiscali.it

  3. […] Luciano Anceschi, come già dissi qui, fondò la rivista «il verri» nel 1956, e nel 2006 la rivista ha ricordato il fondatore pubblicando nei numeri 31 e 32 un’ampia selezione dei suoi diari. Un lavoro certosino, dice la nota al testo nell’ultimo numero, dato che Anceschi teneva i diari su quaderni ad anelli molto propensi allo squadernamento, e in più li farciva con ritagli di giornali e altri foglietti difficili da tenere al loro posto. E inoltre, come confessa lui stesso a più riprese, Anceschi era piuttosto disordinato, ed è forse per questo motivo che i diari degli anni 1991 e 1992 non sono stati ritrovati. La seconda parte della pubblicazione copre pertanto il periodo dal 1993 al 1995. […]

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