La presa della corrente

In questa puntata della pizzuteide Maurizio Sperati ci racconta di quando andò per riparare una presa della corrente e fu preso nella corrente vitale e produttiva di Maria Pizzuto, artefice di una cultura davvero universale.

La presa della corrente
di Maurizio Sperati

Girando su internet alla ricerca di buone nuove su Antonio Pizzuto, ho trovato, su letturalenta.net, un interessantissimo blog. Nello scorrere gli articoli, ho notato gli interventi di Maria Pizzuto e altri estimatori, conosciuti e non. Allora anche io voglio dire la mia.

Mi chiamo Maurizio Sperati e sono, se così si può dire, un appartenente “povero” del popolo degli estimatori di Antonio Pizzuto, cioè non uno di quelli che contano e che hanno studiato la letteratura italiana all’università, insomma, l’unica letteratura che conosco si ferma davanti al portone di una scuola professionale indirizzo tecnico elettronico, capirete che quella che s’impara lì è la cultura generale, forse troppo generale, generalissima, diciamo che grazie a quella si possono quasi concludere le parole crociate. A voi che leggete questo articolo, e che provenite da tali studi (non ve la prendete) non voglio dire che siamo studenti di serie B, voglio solo dire che la vera letteratura è un’ALTRA.

Conobbi Maria Pizzuto perché coinquilini, mio padre diceva sempre che lì al secondo piano aveva abitato un personaggio importante, ma quanto fosse importante non lo sapeva, mi diceva che la figlia partecipava al Maurizio Costanzo Show, ma in fondo a me che importava, pensavo solo a vivere la mia vita.

Il tempo volò.

Dieci, magari undici anni fa ebbi modo di andare da Maria, nel suo appartamento, per sistemarle una presa della corrente difettosa. Era estate, le scuole erano finite e io chissà come mi ero diplomato. Iniziò a parlarmi dell’umanità, della sua intelligenza, della sua importanza, tutte cose che a scuola te le sogni (almeno nel periodo dei miei studi), nei discorsi, direi soprattutto monologhi, ci buttò dentro anche la storia sugli umiliati e offesi, vi assicuro un discorso difficile da accettare, eh sì, per umiliati e offesi non intendeva mica solo quelli che ci rimettono qualcosa, intendeva TUTTI. Fate un po’ voi.

Mi raccontò di suo padre passando da illustri letterati italiani che s’imparano a scuola, Gadda, Pirandello, ecc. Diciamo che gettò l’amo con l’esca e io abboccai. Ha circumnavigato Antonio Pizzuto, non è arrivata subito al cuore di quello che rappresenta. A Roma si dice: l’ha preso alla larga.

Conobbi quindi Antonio Pizzuto non tanto per le sue opere (che per saperle devi andare solo all’università, su questo non ci piove), ma per i rapporti che aveva con gli altri della grande letteratura, mi mostrò qualche scritto mescolandovi pensieri su una Fondazione che aveva un triplice scopo: onorare suo padre, onorare gli umiliati e offesi, produrre cultura. «Ammazza quanta robba. E chi sei Mandrake?» pensavo.

Da quel giorno andai spesso a trovarla, il cervello si espandeva, arrivò il giorno che decise di gettare le basi della Fondazione, da tempo era decisa, non dico che sia l’unico scopo della sua vita ma quasi, mi chiese di aiutarla, certo lei era (è) la mente e io ero il braccio destro, ma il braccio destro di una MENTE, no di una “mentina”, insomma tra una cosa e un’altra un avvocato rese legge la sua idea.

Da un piccolo libricino che è lo Statuto della Fondazione iniziò il nostro lavoro (produrre cultura) e diventai il Segretario della Fondazione Antonio Pizzuto, scusate se non vi sembra molto, ma vi ricordo che la mia scuola serve a fare impianti elettrici.

Io ho lavorato con la figlia di Antonio Pizzuto, ora, tutti quelli che hanno studiato e studiano e studieranno Pizzuto un minimo di gelosia l’avranno? Poco importa: io ne sono orgoglioso.

A proposito non pensate a Maria Pizzuto come all’ombra di suo padre (che non ci sarebbe niente di male), pensate a lei come a un’intellettuale di alto livello, perché anche lei ha avuto ed ha importanti riconoscimenti letterari.

Essere Segretario della Fondazione Antonio Pizzuto significa rappresentare la Fondazione stessa quando si ricevevano illustri personaggi, quando si scrivevano lettere… Quindi bisognava darsi da fare.

Cari lettori, posso dirvi d’immaginare Maria Pizzuto come una fonte d’energia inesauribile, io ero solo il braccio, al di là di tutto c’erano e ci sono le sue idee, praticamente se andate a vedere quello che la Fondazione ha prodotto fino ad oggi e quello che ha intenzione di produrre è tutta farina di un sacco unico. Lei stava nel suo studio a buttar giù lettere (io le riscrivevo al computer da inviare a politici e letterati, per tessere la tela, ed io le recapitavo direttamente (ovviamente solo a Roma), ci tenevo a portarle di persona perché volevo sentirmi veramente partecipe, e poi mi sentivo importante, aiutavo a creare Qualcosa. Di lavoro ce n’era in quantità industriale, ogni lettera era duplicata e catalogata, quindi quando serviva veniva riletta, e magari da lì partivano altre lettere, da tutta questa corrispondenza nacquero gl’incontri con le persone negli ambienti giusti. Arrivò qualche fondo dal Comune di Roma grazie all’assessore Gianni Borgna e ai suoi collaboratori. Con questi fondi potemmo organizzare la festa d’inaugurazione della Fondazione affittando la sala Borromini in Roma, in pieno centro storico, tra gli invitati figuravano nomi illustri della letteratura italiana e gente “comune”.

L’organizzazione della logistica per l’inaugurazione l’ho seguita io dall’inizio alla fine, curavo direttamente la disposizione di quanto fosse necessario alla buona riuscita della serata. Ricordo in particolare: la cura che dedicai al tavolo degli invitati, mi pare fossero circa 12 illustri, gli stessi sarebbero intervenuti creando un dibattito sulla figura di Antonio Pizzuto. Venne anche la televisione, certo era una piccola/media emittente se paragonata a Mediaset e RAI, ma era sempre un’emittente romana.

Iniziammo a produrre cultura, come dire che un bambino è nato, ora bisognava lavorare per farlo crescere e renderlo indipendente. Inoltre, grazie a quei fondi, potemmo stampare il primo periodico quadrimestrale dei Quaderni Pizzutiani. Anche stampare un periodico non è mica uno scherzo, ci vuole soprattutto il materiale, di materiale ne avevamo abbastanza, poi ci vuole l’autorizzazione del tribunale della città d’appartenenza. Bene, mi son fatto il segno della croce e sono andato.

Prima tappa il Tribunale di Roma, l’avete mai visto? Sembra un formicaio di persone. Insomma, tra mille peripezie burocratiche ottenemmo l’autorizzazione a stampare. Seconda tappa: organizzazione di tutti i documenti (foto, prefazioni, articoli letterari). Terza tappa mettere in contatto le persone tra di loro affinché si arrivasse in stampa.

Oggi la Fondazione è una realtà, produce cultura, informatevi se non ci credete, rimarrete di stucco.

La mia vita cambiò e andai via dalla Fondazione, quando mi chiedono che lavori ho fatto in passato, con orgoglio dico di essere stato il Segretario della Fondazione Antonio Pizzuto, ancora oggi quando ripenso al passato, ricordo quell’esperienza come un momento positivo, ogni volta che apro e guardo o rileggo i libri stampati dalla Fondazione mi capita di sognare, come cadere in trance, non dico bugie, mi rilassa.

Insomma, è stata una bella esperienza.

Maurizio Sperati
ex Segretario della Fondazione Pizzuto

3 Responses to “La presa della corrente”

  1. Michele says:

    Grazie Maurizio, grazie per il tuo impegno e credimi la letteratura è vita, non libri. Quelli, solo rarissimamente la contengono. Almeno, è quello in cui io credo. (la cultura non si acquista al supermercato università, (come ben sai).

  2. Bell’impegno davvero. Complimenti, Maurizio.

    @Letturalenta.

    Ho finito di leggere Si riparano bambole, di Antonio Pizzuto. Te lo avrei inviato, ma, come ti dissi, devo mantenerlo inedito sperando nella pubblicazione su Nuovi Argomenti, al quale l’ho già inviato. Ma lì, dopo la morte di Enzo Siciliano, si stanno riorganizzando sotto la nuova direzione di Dacia Maraini, e forse passerà un po’ di tempo prima che abbia la fortuna di vedervi pubblicato il mio pezzo.

    E’ grazie al lavoro che stai facendo qui, che ho sentito il dovere di dedicare anch’io un mio pensiero allo scrittore palermitano.

    Bart

  3. sdg says:

    con piacere curioso e orgoglio patriottico letterario, lascio un piccolo grazie per una testimonianza come questa… andrò a curiosare riguardo la Fondazione.
    sonia di guida

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