La nascita del mostro librario

vibrisselibriCronisti più diligenti e coscienziosi di me redigeranno resoconti puntuali e particolareggiati della presentazione ufficiale di vibrisselibri, che si è tenuta ieri a Roma. Quanto a me, cercherò di restare terra terra, propinando tal quale all’incauto lettore il groviglio di impressioni e sensazioni che da ieri mattina cresce indisturbato nelle ampie sale vuote della mia coscienza. In questo post non c’è un nome che sia uno, men che meno il mio, perché dimenticarne anche uno solo sarebbe un delitto orrendo.

Tanta gente, ma tanta proprio, e la saletta a offrire le sue misure contenute per amplificare l’effetto folla. Cinquanta persone assiepate, parte in piedi parte a sedere, con appendici tardive accalcate sull’uscio, per assistere al debutto della mostruosa creatura genitrice predestinata di mostri libreschi.

Prima di entrare, molte mani tese e strette, molti nomi scambiati in reciproche presentazioni, abbracci, baci: che piacere conoscerti di persona. Poco più di una quindicina i vibrisselibrai convenuti a Piazza di Pietra, sorpresi dalla loro stessa presenza, esitanti a convincersi che essere lì è segno sicuro dell’imminente apparizione pubblica del mostro. Alle loro spalle incombenti le colonne altissime del tempio Adriano, quasi a insufflare sull’evento un’aura di rito iniziatico.

Poi le parole pronunciate dagli oratori, vibrisselibri è questo e quest’altro, cosa abbiamo fatto fin qui, cosa faremo, ecco i primi mostri partoriti dalla mostruosa creatura, ascoltateli. Parole accolte dalla siepe attenta e silenziosa, a tratti plaudente, pronta a trasformarle sul finale in domande curiose, talune benevole, altre insidiose, tutte necessarie.

All’uscita ancora parole, interviste improvvisate sul selciato, congratulazioni, appuntamenti fissati lì per lì, scambi di opinioni, saluti. La quindicina distesa a punteggiare la piazza di capannelli e gruppi mobili e cangianti, tutti a parlare con tutti: è venuta proprio bene, non trovi?, siamo nati!, ma quanta gente c’era? tanti, tanti, e sedici giornalisti! sedici giornali che da domani parleranno di noi.

Domani, domani… troppo presto per pensare a domani, e allora via tutti insieme a passeggiare, a scambiare ancora entusiasmi e felicitazioni fino al Pantheon, il cuore mistico di Roma antica, la sede di tutti i numi d’ogni ordine e grado: fra loro ci sarà pur stato il protettore dei malnati, dei deformi, dei mostri. Oggi sorveglia il nostro pasto chiassoso, euforico, con il cibarsi declassato a ultimo degli obbiettivi, piacevolmente interrotto a più riprese dagli squilli degli assenti: allora? com’è andata? sono proprio contento, saluta tutti!

Ancora baci e abbracci a chi parte, increduli ci vediamo stasera fra chi resta: all’Archetto, verso le otto, proprio dietro Fontana di Trevi, non puoi sbagliare. Bucatini alla gricia e all’amatriciana in porzioni luculliane, vino rosso e discorsi allegri a gincana, fra Kant e Franco Baresi, Schopenhauer e Moana Pozzi, l’arte di scrivere, l’arte di vivere. Altre partenze rassegnate al sonno e alle incombenze del giorno dopo, salutate da una salva di rammaricati buona notte.

Pochi superstiti di nuovo a convegno sotto la mole ellittica del tempio di tutti gli dei, per celebrare sulla piazza sempre più vuota un ultimo rito: prendo una spremuta, a me un Bayles, mi porti un Negroni, una birra!, per me niente. E di nuovo parole alte e basse a incrociarsi sul centro del piccolo cerchio, pensieri elevati, ricordi, confidenze impensabili fra estranei, scambi di opinioni sulla creatura appena nata, tutto il pensabile e il dicibile schierato a falange contro il nemico sempre vittorioso dei saluti definitivi.

Inevitabile il finale in solitudine, consumato alla ricerca di un tabaccaio aperto all’una di notte. Impresa apparentemente disperata, eppure conclusa con la vittoria in via del Tritone. Forse l’estremo augurio di Roma all’avventura di vibrisselibri, o forse il tentativo di apporre su una giornata irripetibile il sigillo di una morale: anche le imprese mostruose, quelle segnate in partenza da una stilla di onesta follia, non sono di necessità destinate a ingloriose fini. Vale la pena cominciarle, quanto meno.

19 Responses to “La nascita del mostro librario”

  1. maria strofa says:

    Bene, ben detto e a domani.

  2. Cavolo! Se avessi saputo che qualcuno di voi si fermava a Roma fino all’ora di cena sarei passato volentieri a salutarvi! Vabbe’, sarà per la prossima volta.

  3. gabryella says:

    il lentore, comunque, è ancora a roma..

  4. maria strofa says:

    gabryella è tuo “lentore”? Se è tuo ti chiedo di usarlo, se non è tuo (si sa chi l’ha detto per primo?) lo uso lo stesso.

    Ciao FedericoP!

  5. gabryella says:

    è mio, lo ammetto

  6. gabryella says:

    ..e, a tuo uso, m’allargo al conio di: lenteratura, lenterario, lentoriale, lenterato

  7. maria strofa says:

    molto bene, grazie, gabryella: domani ci metto lentore (TM gabryella): cosicché dopo non salti fuori qualcun altro a dire che l’ha inventato lui!

  8. kalle b. says:

    Luca, molto bella la tua cronaca romana… Roma e’ cosi’ adatta per le magie
    (lo so, banale, ma e’ vero)

    complimenti per un progetto molto degno
    k.

    (ps: sono molto interessato alla connessione tra Kant e Beppe Baresi)

  9. Platania, contavo segretamente di vederti al Fandango. Non dirmi che eri scioccamente al lavoro…

    P.S. Auguri, Luca, per i 44. Sei ancora giovane, per questo sei solo vice-decone, ma alla mia morte il titolo di decone (= nonnetto del gruppo) sarà interamente tuo:- ) (Cfr. “Un giorno tutto questo sarà tuo”)

  10. mauro says:

    Io, l’ultima sigaretta l’ho fumata all’una e un quarto, davanti al portone d’ingresso di un condominio enorme. Ma un domanda: che ci sarà stato mai da dire su Beppe Baresi. Su Franco, casomai. E, in ogni modo, tra tutti i personaggi, preferisco Moana.

  11. Ebbene sì Lucio, hai proprio ragione: ero *scioccamente* al lavoro! Alla prossima :-)

  12. Gaja says:

    Luca, è stato un vero piacere conoscere il Vice Decone. E – di nuovo – auguri doppi: sia per la nascita di VL, cui tu hai partecipato, che per l’anniversario della *tua* nascita! Un abbraccio.

  13. letturalenta says:

    Grazie a tutti. Per chi non c’era stavolta sono sicuro che ci saranno altre occasioni per esserci.

    Gaja, è stato un grande piacere anche per me. Conoscerti, dico. E poi, già che ci siamo, apro una parentesi spudoratamente pubblicitaria: siore e siori, la qui presente Gaja Cenciarelli è autrice di un bel libro intitolato Extra omnes e pubblicato dall’editore Zona: abbiàtelo e leggetelo.

    Mauro, scusa il ritardo, ma sono reduce da un fine settimana incasinatissimo. Sì, il Baresi in questione era il Franco, non il Beppe. A mia parzialissima giustificazione adduco l’ora tarda (sia quella della discussione in questione, sia quella del concepimento del post). Grazie della segnalazione: correggo immantinente.

  14. criscia says:

    Urca, caro vice, arrivo in ritardo!

    tanti tant cari auguri di buon compleanno ;-)

  15. maria strofa says:

    Tassinari, LIBERO! Tassinari, LIBERO!

    Estimatori del blog di Tassinari: insorgete! Altri impegni ci hanno privati di lui e del suo blog.

    Urliamo tutti in coro: Liberate Tassinari!

    Tassinari, LIBERO! Tassinari LIBERO!

    maria strofa
    fondatrice del comitato liberiamo Tassinari!

  16. letturalenta says:

    Ebbene sì, lo ammetto, mi sento un po’ assente. Quasi quasi ci faccio un post…

  17. Gaja says:

    Cioè, ma la pubblicità spudorata che mi hai fatto non l’avevo vista! Lentore, GRAZIE! Un abbraccio. Se ogni volta che passo di qui trovo una sorpresa del genere, mi ci traferisco! :-))) Bacio principesco!

  18. letturalenta says:

    E per ricambiare, Gaja, io vedo il tuo commento solo adessp, nonostante tu me ne abbia accennato in mail. Mi sa che sto varcando la soglia fra assenza e puro rimbambimento…

  19. Gaja says:

    Non parliamo di rimbambimento che a volte non ricordo nemmeno quello che le persone mi dicono cinque minuti dopo che me lo hanno detto… bacio!

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