Roma ricorda Antonio Pizzuto

Trascrivo qui l’articolo inserito nei commenti al post precedente dal prode melpunk. Colgo l’occasione per confermare che domani sarò al convegno sotto citato.

Roma ricorda Antonio Pizzuto, il più originale scrittore del Novecento

Firenze, 28/11/2006 – Giovedì 30 novembre alle 17 presso la Sala Burcardo (via del Sudario 44, Roma) avrà luogo un convegno in memoria di Antonio Pizzuto a 30 anni dalla sua scomparsa (Roma, 23 novembre 1976). Gian Maria Molli, giornalista e scrittore, coordinerà l’incontro a cui parteciperanno Maria Pizzuto, presidente della «Fondazione Antonio Pizzuto», Mario Lunetta, scrittore e presidente del Sindacato Scrittori, Salvatore Bufera, giornalista, Benedetta Panieri e l’editore Mauro Pagliai. L’attore Gianni Musy leggerà alcuni brani tratti dalle opere e dai carteggi del celebrato scrittore.

Nato a Palermo nel 1893, Antonio Pizzuto iniziò da adolescente a frequentare la Biblioteca Filosofica di G. Amato Pojero. Laureatosi in Giurisprudenza, inizialmente intraprese la carriera di poliziotto. Ebbe poi incarichi negli organismi della Polizia Internazionale, fu vicequestore a Trento e questore a Bolzano e Arezzo; infine vicepresidente della Commissione internazionale di polizia criminale di Vienna. Nel 1950 raggiunse la pensione e, avendo già pubblicate alcune opere e imbastite altre, inaugurò una straordinaria stagione creativa. Pizzuto appartiene a quei famosi “casi letterari”: uno dei più grandi autori italiani del secolo scorso e uno fra i meno conosciuti dal pubblico. I motivi sono molteplici: pubblicò negli anni ’50 (prima troviamo solo la novella Rosalia nel 1912 e poi Sul ponte di Avignone nel ’38, addirittura firmato con lo pseudonimo Heis), anni in cui si favoriva il realismo nazionalpopolare e si avversava lo sperimentalismo; non solo in letteratura, pure nelle arti visive, nella musica, nel teatro. Né certamente gli giovò l’avere lavorato in polizia durante gli anni del fascismo, pur non risultando a suo carico colpe politiche. E ancora: si diffuse intorno a lui la fama di praticare una scrittura incomprensibile, cosa questa che faceva fuggire molti editori. Gli editori di oggi dimostrano al contrario un grande interesse per l’ex questore: Polistampa, in particolare, ha dato vita a quel “Progetto Pizzuto” che si proponeva, secondo l’auspicio di Gianfranco Contini, di restituire al comune commercio tutta l’opera dello scrittore siciliano. Dopo il recupero, nel 1998, di un importante romanzo inedito, Così, sono state pubblicate le più rilevanti prose: Ravenna (2002), Paginette (2002), Sul ponte di Avignone (2004) e Signorina Rosina (2004). Ai capolavori pizzutiani si sono aggiunte poi le monografie critiche di Antonio Pane (Il leggibile Pizzuto, 1999) e Gualberto Alvino (Chi ha paura di Antonio Pizzuto?, 2000) e i numerosi carteggi, l’ultimo scambiato con Betocchi (1966-1971). È attesa per il prossimo gennaio anche l’uscita dell’epistolario Pizzuto/Mondadori, a cura di Antonio Pane.

Gli scritti di Pizzuto sono ricchi di citazioni colte e di novità lessicali; inoltre, si liberano delle regole temporali, sintattiche e grammaticali che caratterizzano la documentazione storica, che egli evita. Riproduce anche il flusso di coscienza, già impiegato da tanti scrittori del Novecento. Oggi, finalmente, egli è ritenuto uno dei massimi scrittori italiani del secondo dopoguerra. Per chi ancora non conoscesse il grande scrittore siciliano, il modo più efficace per comprenderne la complessa figura sarà quello di immergersi nella lettura delle sue prose. Molte delle sue opere hanno difatti un risvolto autobiografico tanto che egli stesso scrive: “Vivere è stato per me un’alternativa di simulare e dissimulare. Ho intravisto in ciò un romanzo (e ciascuno, invece, ha il proprio: che cosa è il romanzo se non una biografia dall’interno?)”.

One Response to “Roma ricorda Antonio Pizzuto”

  1. CalMa says:

    Riconoscimi, allora. ;)

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