Archive for February, 2007

Ta-daa!

Wednesday, February 28th, 2007

Seconda accoppiata di uscite per vibrisselibri, il progetto editoriale “anfibio” nato da una proposta di Giulio Mozzi del giugno 2006 e presentato al pubblico nel successivo novembre. Dopo la pubblicazione del saggio di Demetrio Paolin Una tragedia negata e del romanzo di Andrea Comotti L’organigramma – due sguardi da due diversi punti vista sugli anni di piombo – ecco Nenio di Eugenio De Medio, e Tana per la bambina coi capelli a ombrellone, di Monica Viola. Entrambi rientrano nella collana di narrativa Sans papier.

Il resto qui

E soprattutto qui.

[dtfn] XIII – Novella seconda (Seconda parte) [2]

Tuesday, February 27th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Storia di un signore emiliano che volò a cent’anni

VI
Il giorno dopo li abbiamo rivisti a Montichiari, alla gara degli aeroplani. C’era una confusione terribile, ancora più terribile di quella che avevamo trovato nelle stazioni dei treni. Sì, perché anche alla stazione di Brescia c’era baccano. Franz l’ha descritto in suo libro, sapete? Franz era uno scrittore, infatti, e anche quel giorno a Montichiari se ne andava in giro per l’aerodromo tenendo in mano un quadernetto rilegato, e si fermava spesso a scriverci su qualcosa. Non so dire quanta gente ci fosse, ma eravamo tantissimi, come allo stadio quando ci sono le partite di pallone. I signori stavano sotto una tribuna coperta, a mostrarsi i bei vestiti e i bei modi, e tutti gli altri seduti sull’erba, dove capitava, fino ai bordi delle piste. Gli aeroplani erano piccolissimi, quasi costruiti attorno al pilota, e i motori mandavano ruggiti spaventosi. Erano così piccoli che già pochi minuti dopo il decollo si riducevano a puntini quasi invisibili in cielo. Eppure noi restavamo a naso in su per ore, pur di seguire quei puntini. Ah, bambini cari, quanto mi piacerebbe volare come volavano allora, soli, a due passi dal paradiso. Ma ormai sono troppo vecchio. Avrei potuto volare da giovane, ma in guerra, specialmente l’ultima, gli aerei facevano cose tremende, e mi è passata la voglia.
(more…)

L’arte di non leggere

Friday, February 23rd, 2007

Pierre Bayard, Come parlare dei libri che non abbiamo letto, tratto da www.leseditionsdeminuit.comMi accorgo solo adesso che in un mio vecchio post datato 19 dicembre 2005 ho inavvertitamente recensito un libro che è uscito in Francia a gennaio del 2007. Il post parlava dell’arte di non leggere, partendo da un celebre (credo) aforisma di Giorgio Manganelli, che qui ripropongo:

Un lettore di professione è in primo luogo chi sa quali libri non leggere; è colui che sa dire, come scrisse una volta mirabilmente Scheiwiller, “non l’ho letto e non mi piace”.

Forse anche Manganelli stava recensendo a sua insaputa, e con oltre trent’anni di anticipo, Comment parler des livres que l’on n’a pas lus? di Pierre Bayard, uscito a gennaio nella collana Paradoxe delle francesi Editions de Minuit, un libro che in Francia si avvia a diventare un best-seller e che spero sia tradotto e pubblicato quanto prima anche da noi (rimando a Vertigine per una breve recensione).

Il libro di Bayard è opera serissima e fondata su accurati riscontri fattuali e storici. L’autore – docente di letteratura all’università Paris VIII – argomenta partitamente la sua tesi, suffragandola con prove tratte dalla sua esperienza personale di non lettore e frequentatore di non lettori, un tipo umano che a detta di Bayard sembra aver trovato nell’ambiente accademico il suo habitat naturale.
(more…)

Coglioni

Thursday, February 22nd, 2007

«Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse» (Silvio Berlusconi, 4 aprile 2006).

Va be’, tanti no, ma un paio…

Franco Turigliatto & Fernando Rossi

Memento mori

Wednesday, February 21st, 2007

Breve [0] bibliografia tanatologica da consumarsi esclusivamente nei mercoledì delle ceneri a venire, un titolo per anno. Sono molto gradite segnalazioni, integrazioni, aggiunte. Anche postume.

William Burroughs, Strade morte
Louis-Ferdinand Céline, Morte a credito
Gabriele D’Annunzio, Il trionfo della morte
Fëdor Dostoevskij, Memorie da una casa di morti
Friedrich Dürrenmatt, La morte di Socrate
Dario Fo, Morte accidentale di un anarchico
Carlo Emilio Gadda, I viaggi e la morte
Nikolaj Gogol’, Le anime morte
Friedrich Hölderlin, La morte di Empedocle
Victor Hugo, L’ultimo giorno di un condannato a morte
James Joyce, I morti
Raffaele La Capria, Ferito a morte
Thomas Mann, La morte a Venezia
Gabriel Garcia Marquez, Cronaca di una morte annunciata
Guy de Maupassant, Forte come la morte
Arthur Miller, Morte di un commesso viaggiatore
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi
Giuseppe Pontiggia, La morte in banca
Mario Praz, La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica
Jacques Prévert, Le foglie morte
Rainer Maria Rilke, Il canto d’amore e morte dell’alfiere Christoph Rilke
Josè Saramago, L’anno della morte di Ricardo Reis
Friedrich Schiller, La morte di Wallenstein
Leonardo Sciascia, Morte dell’inquisitore
William Shakespeare, La vita e la morte di re Giovanni
Isaac B. Singer, La morte di Matusalemme
George Steiner, La morte della tragedia
Lev Tolstoj, La morte di Ivan Il’ic

E inoltre:

gabryella
somerset maugham, acque morte
jorge amado, mar morto / la doppia morte di quincas l’acquaiolo
von hofmannsthal, la morte di tiziano / il folle e la morte / ognuno, il dramma della morte del ricco

erostratos (aka The Living Library)
georges simenon, la morte di belle
bruno traven, la nave morta
giovanni faldella, una serenata ai morti
edgar allan poe, la maschera della morte rossa
italo svevo, la morte
samuel beckett, teste-morte
ernest hemingway, morte nel pomeriggio
théophile gautier, la morta innamorata
william faulkner, mentre morivo
federico de roberto, la morte dell’amore
samuel beckett, malone muore
leonardo sciascia, il cavaliere e la morte
antónio lobo antunes, la morte di carlos gardel
jorge ibargüengoitia, le morte
yukio mishima, morte di mezza estate
arthur schnitzler, morire
august strindberg, l’isola dei morti
luigi compagnone, l’onorata morte
georges simenon, il viaggiatore del giorno dei morti
jean-paul sartre, morti senza tomba
juan carlos onetti, per una tomba senza nome
georg büchner; la morte di danton
jan kott, eros e thanatos
massimo bontempelli, vita e morte di adria e dei suoi figli
ernesto sábato, sopra eroi e tombe
hermann broch, la morte di virgilio
albert camus, la morte felice
james purdy, come in una tomba
maria zambrano, la tomba di antigone
ramón del valle-inclán, polittico dell’avarizia, la lussuria e la morte
vladislav chodasevič, necropoli
danilo kiš, una tomba per boris davidovič
salvatore toma, canzoniere della morte
norman mailer, il nudo e il morto
paul valéry, il cimitero marino
ray bradbury, il cimitero dei folli
louis-ferdinand céline, la scuola dei cadaveri
evelyn waugh, il caro estinto
agatha christie, poirot e la salma
luigi pirandello, il fu mattia pascal
tommaso landolfi, la biere du pecheur [4]

Gualberto Alvino [1]
Antonio Pizzuto: Thanatia

Lucio Angelini
Cesare Pavese, Verrà la morte e avrà i tuoi occhi [2] [2bis]

Maria Strofa [3]
maria strofa, morte a diliberto

Mauro Gasparini
Friedrich Dürrenmatt: La morte della Pizia

Ulrico
Henrik Ibsen, Quando noi morti ci destiamo
Charles A. D’Ambrosio, Il museo dei pesci morti,
Hans M. Enzensberger, Dialoghi tra immortali, morti e viventi
Tomas Straussler (Tom Stoppard), Rosencrantz e Guildenstern sono morti
Lev Nikolaevic Tolstoj, Tre morti
Henry James, L’altare dei morti

Màisele
Horacio Quiroga, Racconti di amore, di pazzia e di morte

Melpunk
Mishima Yukio, Morte di mezza estate e altri racconti

CalMa
l’oscura immensità della morte, M.Carlotto
Le intermittenze della morte, J. Saramago
Con la morte nel cuore, G. Biondillo
Sull’amore sulla morte, P. Suskind
Morte malinconica del bambino ostrica, T. Burton
La morte e la fanciulla (non ricordo di chi, ma quanto meno F.Shubert)

Sonnenbarke
rivela che La morte e la fanciulla è di Ariel Dorfman e aggiunge:
Allen Ginsberg, Kaddish

[0] Breve un par de palle! :-)
[1] Chiedo venia per il link autoreferenziale, ma Gualberto Alvino purtroppo non ha un blog.
[2] Va be’, era già nell’elenco iniziale, ma uno dei più bei titoli della letteratura mondiale di tutti i tempi merita il bis.
[2 bis] Maria Strofa ricorda la parodia di Gino Patroni: Infarto in trattoria. Verrà la morte e avrà i tuoi gnocchi.
[3] Il link è diretto al post in cui Maria Strofa spiega il titolo da lei proposto :-). Si veda anche qui.
[4]: erostratos giustifica l’inserimento del titolo nel presente obituario letterario con questa citazione dell’autore: “Nel tempo di un mio tristo viaggio a Parigi, aggirandomi io per le strade svagato e affranto sì da applicarmi a leggere di rovescio taluna breve delle innumerevoli scritte che mi cadevano sott’occhio, due parole la città mi gridava con mille lingue disciolte, ossia da quasi tutte le insegne e tende dei suoi caffè. L’una, vero e proprio epiteto invettivo, era: RAB! (che è facile vedere donde fosse cavata; italianamente: ’schiavo’). L’altra, questa medesima BIERE DU PECHEUR. Che, il più sovente tracciata in lettere maiuscole e senza accenti, io potevo bene tradurre mentalmente con ‘bara del peccatore’, anziché, come si doveva, con ‘birra del pescatore’.” (Fatti personali e dedica, in: T. Landolfi, LA BIERE DU PECHEUR, 1953)

Quanto deve essere regolato dallo Stato laico

Tuesday, February 20th, 2007

Qualche giorno fa il cardinale Camillo Ruini – quasi ex-segretario della CEI – ventilò un intervento diretto e ufficiale della chiesa cattolica sull’avversato disegno di legge sui diritti dei conviventi, i famosi DICO (qui le parole esatte del cardinale). Questa posizione ruinosa fu applaudita calorosamente dall’ala destra del mondo cattolico e da quegli strani soggetti “laici” che tengono un piede in Arcore e l’altro in Vaticano, tipo Giuliano Ferrara o Marcello Pera.

La mia posizione sull’argomento è questa:

«è indispensabile distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini».

Questa frase fa parte di un appello lanciato da alcuni intellettuali cattolici, fra i quali Giuseppe Alberigo, storico del Concilio Vaticano II e professore emerito di Storia della chiesa all’università di Bologna. Alberigo è un cattolico formato alla scuola di Giuseppe Dossetti, non un cattivissimo anticlericale, eppure anche una posizione moderata come la sua è stata bollata dall’Osservatore Romano come “inopportuna” (si veda per esempio qui).

Inopportuna, e anche miope, è piuttosto la fregola interventista di Camillo Ruini. La chiesa cattolica ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni su qualsiasi argomento, inclusi quelli in discussione nei parlamenti di tutto il mondo, ma non ha alcun diritto di dare indicazioni di voto ai parlamentari cattolici. I quali parlamentari hanno invece tutto il diritto di legiferare su qualsiasi materia anche contro le posizioni ufficiali della chiesa cattolica, in base a un principio che il cardinale Ruini dovrebbe mandare a memoria:

«è indispensabile distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini».

Il quale principio – e qui chiedo a Ruini un grosso sforzo di concentrazione – non è soltanto quello che impedisce di emanare una legge che obblighi i cittadini italiani a sposarsi in chiesa, ma anche quello che impedisce di emanare una legge che vieti loro di farlo. Ecco perché, pur non amando molto appelli e petizioni in generale, ho firmato questo.

Dell’essere lenti e incompetenti

Monday, February 19th, 2007

Oggi è la giornata della lentezza, o meglio, oggi l’apposita associazione L’Arte di vivere con lentezza – della quale ignoro praticamente tutto – propone di consacrare la giornata a esercizi di rallentamento. Proposta che accetto volentieri, ma non senza qualche perplessità.

Leggo infatti sul sito della sullodata associazione che dedicare tempo alla lentezza significa essere più efficienti quando è necessario. Non sono d’accordo. Dedicare tempo alla lentezza è una frase difficilmente difendibile da un’accusa di assurdità. Alla lentezza non va dedicato alcunché, men che meno il tempo, bene notoriamente indisponibile a noi comuni mortali. La lentezza non vuole dediche o sacrifici e non può essere intesa come strumento spendibile in vista di fini non del tutto nobili come essere più efficienti quando è necessario.

Al contrario, la lentezza è essa stessa un fine, e un fine assoluto, uno stato ideale a cui è possibile aspirare ma che è impossibile raggiungere da vivi. Inutile girare attorno alla faccenda: noi tutti saremo perfettamente lenti solo a partire dal momento del nostro decesso. La lentezza non ha fini secondari, non promette vantaggi né qui né in altre vite terrene o ultraterrene. La lentezza è premio a sé stessa. Chi rallenta lo fa per rallentare, non per guadagnare efficienza in vista di future accelerazioni.

Detto questo, ben venga una giornata dedicata al sommo bene del viver lento. LETTORE! RALLENTA! Non correre, leggi lentamente.

Ti propongo per oggi e per gli anni a venire il seguente esercizio: scegli una pagina o anche solo una frase di un libro che ami e leggi solo quella per tutta la giornata. Leggi e rileggi senza temere la noia, affisa la tua mente sulle singole parole, sui segni di interpunzione, sulla forma grafica delle lettere. Leggi da sinistra a destra, poi da destra a sinistra, dall’alto in basso e dal basso in alto. Medita ciò che leggi, prendi appunti, commenta te medesimo nell’atto di leggere: sii per un giorno intero nient’altro che pagina, frase, lemma, grafismo. E se a fine giornata ciò che hai scelto di leggere avrà ancora qualcosa da dirti, onora quella pagina con un appunto, una glossa, una breve nota a margine.

Per parte mia, oggi non leggerò altro che questo:

Lo scrittore ha a che fare con una qualche forma di caos. Potrebbe farne a meno, ma non sempre gli è concesso di scegliere. E allora lo scrittore deve lavorare senza capire a fondo quello che ha scritto. […] Vogliamo dire che è un incompetente, giacché lavora a cosa che ‘non capisce’? Ahimè, sì. Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura. Come l’innamorato è colui che fra tutti gli uomini e le donne ha ottenuto la grazia della totale incompetenza a proposito dell’essere amato. [Giorgio Manganelli, «Elogio dello scrivere oscuro», in Il rumore sottile della prosa, Adelphi 1994].

litcamp 2007

Friday, February 16th, 2007

LitCamp 2007Un giorno Arsenio Bravuomo andò a sentire Giulio Mozzi che al circolo dei lettori di Torino parlava di vibrisselibri.

Al medesimo incontro letterario allignava il bardo Effe, al quale il Bravuomo comunicò un’idea che da tempo gli frullava nella mente, con queste esatte parole, link compreso (io non c’ero ma – come diceva sempre Pasolini – lo so):

e se facessimo un barcamp di chiacchiere qui a Torino, su letteratura e poesia, di carta e di bit, su distribuzione digitale e non, su copyright e creative commons, su scrittura vecchio stampo e scrittura mostruosa, e quant’altro?

E che ci vuole? rispose sardonico il blogger sabaudo, pur ignorando affatto cosa un barcamp fosse.

Detto, fatto. L’attrezzatura barcàmpica è già a disposizione di chi vorrà partecipare. Io parteciperò – almeno in ispirito – portando al dibbattito il mio preziosissimo contributo, che provo a riassumere qui:

Parlare di letteratura è un forte indizio di demenza e una sicura perdita di tempo: due ottime ragioni per parlarne il più possibile.

Gualberto Alvino legge Pizzuto

Wednesday, February 14th, 2007

Ennesima chicca pizzutiana donata dal maestro Gualberto Alvino: egli medesimo legge un brano tratto da Pagelle, opera del Pizzuto estremo, quello che financo i meglio addestrati filologi faticarono a seguire. Buon ascolto.

XXVI
Vento

Invisibile posse favoleggiato indotto, concluso, altrove sempre, estrosa conchiglia suggeritore che mai séguiti: un frangersi onda al largo addosso massiccio lacustre fusto emersone con l’arborea sua chioma; pur offensivo in arena sperte elicopidi mostre di una recitante, o fomite per tegnenze rotulee mutui passo passo contro le prore aerotome dianzi incignate. Fola su fola effetti sconvolti estolti poi ritolti, come le spirituali clausole sotto ricorrenti angosce dell’altrui bene, intanto valangheggiando incendiarie arbitrio mistero: un divieto insolito, reticenze, ambigui esiti, da disciplinato precludersi verità prepostera, o ad attentarvi palindroma. Germinali magici tappeti; sottesso, spiri guida a sàlide mucche, queste di atterramenti fortunosi per strenuo pilota, centine sconce, avvoltoio su un esiguo prato. Messaggero da torridi viperai, tundre gelide, a enfie vele robusto; ora mulinante scavando imo vortice ergersene in attorte colonne diaspre il mare. Tale consapevoli, arresi a villaggio, apparsivi di tra selve in cristallo, daini e cerbiatti, ecco nel ciclone pie serpere pantere cobra. Dissipati furori, pronubo il ritorno da zefiro entro corolle e per arnie, in mille papille sugli stagni dove saettosi girini di pattuglia, condomine le gambusie voraci o muovere, dileticante, sericea canizie all’assopito, cenere lì lì orlo sigaro, contrastare formica avversa. Nel tutto di continuo pervasone, mantenerlo in perennità desto sua vicenda a rincorrersi onde inesauribile alimento l’anelare: informe il soggetto, protea sua formativa e per cielo e terra, e speranze e sbaragli consustanziali.

Variazioni sul gatto [4]

Wednesday, February 7th, 2007

Catwoman, tratto da www.inkworkscards.comLegenda: E=erostratos; L=letturalenta.. Tutte le variazioni sul gatto

18 gennaio (E a L)
no, ma che manda… trattasi di brogliacci atomizzati e indivulgabili, la cui gran parte è costituita da glosse, appunti e note di servizio; enfi di postit; irti di frecce policrome a pennarello come altrettanti sansebastiani.
beh, ma altrimenti dove starebbe il conflitto? son mica di quelli che ci hanno tutta una comédie humaine dentro il cassetto! io nel cassetto, come si suol dire, tengo solo le mutande. :-)

ma poi è ironico che scrivere rimi con vivere, dài. platone non me ne vorrà se dico allora che narrare è un po’ crepare. :)
non è che l’io poetico sia diverso dall’io sociale: è addirittura un non-io. cioè, è sempre l’io, ma nel suo darsi unicamente come vuoto e perdita di sé. blanchot ci ha costruito una carriera su ‘sta cosa, e aveva ragione.
(more…)

[dtfn] XIII – Novella seconda (Seconda parte) [1]

Tuesday, February 6th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Storia di un signore emiliano che volò a cent’anni

IV
Quando siamo saliti in treno mi è sembrato di entrare in un altro mondo, perché il gran chiasso della stazione era rimasto fuori. Avevamo uno scompartimento riservato in prima classe, sei posti a sedere occupati solo da noi tre. I sedili erano foderati di velluto e morbidi quasi come quelli del coupé, e alle pareti c’erano dei pannelli imbottiti e rivestiti di una bella stoffa chiara. La carrozza aveva una balconata aperta che faceva da corridoio e serviva anche a raggiungere il bagno, che era sistemato più in alto degli scompartimenti e per andarci si saliva una scaletta di ferro. Quando il treno si mosse la Iole gridò Evviva!, e allora ho capito che anche lei era la prima volta che viaggiava in ferrovia. Il treno secondo me andava velocissimo, molto più del tiro a quattro, ma il nonno Primo continuava a sbuffare più della locomotiva, tormentato dal ritardo che aveva sconvolto il suo programma. A ogni stazione chiedeva all’inserviente di carrozza se stavamo recuperando, ma quello, poveretto, ne sapeva meno di noi e dopo qualche fermata si rincantucciò nel suo bugigattolo per sfuggire agli interrogatori. Allora il nonno, visto che non c’era modo di capire quando saremmo arrivati, si calmò un poco e prese a raccontarci di quando era un ragazzino poco più grande di me, al tempo in cui le ferrovie cominciavano appena a costruirle, e di come suo padre avesse fatto fortuna rifornendo i cantieri di olio vino farina frutta cuoio e legname, e a sentir parlare di tutto quel ben di dio che passava di mano in mano a staia ettolitri e quintali io immaginavo i granai colossali e gli enormi magazzini che dovevano servire per contenerlo, e stanze intere adibite a forzieri per montagne di monete d’oro, fiorini, marenghi, ducati, sterline e sesterzi, anche se poi ho imparato che a quei tempi i sesterzi non si usavano più. Il nonno cambiava faccia quando parlava di soldi, proprietà e commerci, e si vedeva che era orgoglioso di essere un gran signore e di poter fare e disfare come meglio credeva.
(more…)

Variazioni sul gatto [3]

Monday, February 5th, 2007

gatti segnavento, tratto da www.weathervanes.co.ukLegenda: E=erostratos; L=letturalenta. Tutte le variazioni sul gatto

14 gennaio (E a L)
i nessi fra i libri non si trovano, si istituiscono d’autorità. ;-) per quello mi piace molto il manganelli critico (mentre, come sai, non impazzisco per il narratore *in proprio*): perché è un brutale istitutore che manganellizza tutto ciò che gli capita a tiro. quando invece non ha soggetti da subornare, secondo me si incarta un po’, ecco.

cmq escludo di aver prodotto bibliografie sul tema “amore”. :P

oddio, tutte tutte non direi:
1) nuotare, ho smesso alla fine del liceo. ma insomma, quando posso…
2) disegnare, disegno (anche se molto meno di quanto dovrei).
3) scrivere, è un fronte sempre aperto.
4) cazzeggiare, sono pentacampeão come il brasile.
5) vincere al superenalotto, non ancora.

peraltro, nella mia personale economia psichica il punto 3 implica necessariamente il punto 4, il quale a sua volta necessita del punto 5.

grazie per l’indicazione su hesse: era un caso esemplare di feedback negativo, la prova provata che, per un autore, intrattenere stretti rapporti coi lettori è terribilmente insalubre (sempre utile da rammentare ai patiti dell’happy hour letterario).
(more…)

[dtfn] XII – Novella seconda (Intermezzo)

Friday, February 2nd, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Bella storia, nevvero? ed Emilio è davvero bravo a raccontarla. Lo pensano anche i suoi ascoltatori, che mentre lui si ristora si scambiano commenti, abbozzano un’interpretazione, ipotizzano una morale. Le pause di un racconto sono occasioni solitamente favorevoli e produttive, e anche noi due possiamo approfittarne per riprendere il filo della nostra conversazione, o per ristorarci a nostra volta, o per dedicare qualche minuto a un sagace commento o a una provvisoria interpretazione. Ti ricordi come finisce il mio quinto capitolo, no? No? Allora rileggi l’ultima frase, altrimenti potresti pensare che io stia dando i numeri, o che la mia impalcatura narrativa sia alquanto pericolante, e questo turberebbe il nostro meraviglioso ménage. Lo so, lo so, ti sembrerà sciocca questa mia ossessione, ma sono fatto così, che ci posso fare? Ho sempre il terrore di annoiarti, o di sembrarti illogico o presuntuoso, fanfarone o meschino, ondivago o disonesto. E so bene che rassicurarti del contrario non serve a nulla, però mi fa sentire meglio, mi dà la forza necessaria per continuare a scegliere mattoni e impastare malta. È un duro lavoro quello del racconto, come avrai capito, e ogni tanto è indispensabile fermarsi a bere un bicchierino. Ma ecco che Emilio ha finito il suo, e ricomincia.

Variazioni sul gatto [2]

Thursday, February 1st, 2007

Wanda Wulz, io gatto (1932), Copyright Foto Alinari, tratto da http://nicolas.lo.free.frLegenda: E=erostratos; L=letturalenta.. Tutte le variazioni sul gatto

10 gennaio (E a L)
macché vaìni… non è che disegni spessissimo. ogni tanto mi arriva qualche richiesta per lavori di grafica, ma è tutta roba estemporanea o sottobanco. a volte non li firmo nemmeno.

Forse dovrei darmi al fumetto porno. guarda serpieri (grande disegnatore western): ci ha messo poco a capire che il culo di druuna è più lucrativo dei baffi del generale custer. oh, magari lo faccio sul serio. sotto pseudonimo chiaramente: mi firmerò ‘el garufo’.

10 gennaio (L a E)
Comprato e letto Comisso. Da un lato sono rimasto basito, perché i punti di contatto che hai rilevato tu ci sono tutti; dall’altro le differenze mi hanno tranquillizzato: va bene che scrivere è sempre un plagio, dico, ma vestire i panni di Pierre Menard non mi attira granché!

La differenza principale è che lui è Comisso e io no, ma a parte questo mi sembra che la visione del mondo quasi spinoziana del suo personaggio (tutto è necessario, non esiste libero arbitrio, la natura non ha fini, ecc.) sia molto diversa da quella del mio gatto, che sa benissimo che tutta la natura tende al ben preciso scopo di farlo fuori. :-)
(more…)