Dell’essere lenti e incompetenti

Oggi è la giornata della lentezza, o meglio, oggi l’apposita associazione L’Arte di vivere con lentezza – della quale ignoro praticamente tutto – propone di consacrare la giornata a esercizi di rallentamento. Proposta che accetto volentieri, ma non senza qualche perplessità.

Leggo infatti sul sito della sullodata associazione che dedicare tempo alla lentezza significa essere più efficienti quando è necessario. Non sono d’accordo. Dedicare tempo alla lentezza è una frase difficilmente difendibile da un’accusa di assurdità. Alla lentezza non va dedicato alcunché, men che meno il tempo, bene notoriamente indisponibile a noi comuni mortali. La lentezza non vuole dediche o sacrifici e non può essere intesa come strumento spendibile in vista di fini non del tutto nobili come essere più efficienti quando è necessario.

Al contrario, la lentezza è essa stessa un fine, e un fine assoluto, uno stato ideale a cui è possibile aspirare ma che è impossibile raggiungere da vivi. Inutile girare attorno alla faccenda: noi tutti saremo perfettamente lenti solo a partire dal momento del nostro decesso. La lentezza non ha fini secondari, non promette vantaggi né qui né in altre vite terrene o ultraterrene. La lentezza è premio a sé stessa. Chi rallenta lo fa per rallentare, non per guadagnare efficienza in vista di future accelerazioni.

Detto questo, ben venga una giornata dedicata al sommo bene del viver lento. LETTORE! RALLENTA! Non correre, leggi lentamente.

Ti propongo per oggi e per gli anni a venire il seguente esercizio: scegli una pagina o anche solo una frase di un libro che ami e leggi solo quella per tutta la giornata. Leggi e rileggi senza temere la noia, affisa la tua mente sulle singole parole, sui segni di interpunzione, sulla forma grafica delle lettere. Leggi da sinistra a destra, poi da destra a sinistra, dall’alto in basso e dal basso in alto. Medita ciò che leggi, prendi appunti, commenta te medesimo nell’atto di leggere: sii per un giorno intero nient’altro che pagina, frase, lemma, grafismo. E se a fine giornata ciò che hai scelto di leggere avrà ancora qualcosa da dirti, onora quella pagina con un appunto, una glossa, una breve nota a margine.

Per parte mia, oggi non leggerò altro che questo:

Lo scrittore ha a che fare con una qualche forma di caos. Potrebbe farne a meno, ma non sempre gli è concesso di scegliere. E allora lo scrittore deve lavorare senza capire a fondo quello che ha scritto. […] Vogliamo dire che è un incompetente, giacché lavora a cosa che ‘non capisce’? Ahimè, sì. Tentiamo una definizione: lo scrittore è colui che è sommamente, eroicamente incompetente di letteratura. Come l’innamorato è colui che fra tutti gli uomini e le donne ha ottenuto la grazia della totale incompetenza a proposito dell’essere amato. [Giorgio Manganelli, «Elogio dello scrivere oscuro», in Il rumore sottile della prosa, Adelphi 1994].

7 Responses to “Dell’essere lenti e incompetenti”

  1. kalle b. says:

    caro Luca, e se invece oggi ci affrettassimo lentamente?
    ciao
    Kalle

  2. Ehi, ma allora Manganelli ha copiato dalla mia introduzione a “Il violinista” di Andersen!:

    “Il fascino dei romanzi dell’Ottocento, e di questo in particolare, sta esattamente nel proporre storie in cui “tutto si tiene”, ovvero in cui ogni dettaglio ha un proprio preciso posto all’interno di un’ORDINATA economia narrativa. Chi scrive un romanzo, infatti, può perseguire essenzialmente due scopi:

    – mimare, attraverso la scrittura, campioni di realtà piú o meno rappresentativi/interpretativi della stessa;
    – tentare di esorcizzare la realtà nel suo aspetto forse piú inquietante: l’apparente (o effettivo) DISORDINE con cui spesso essa risulta procedere. In tal caso la vita romanzesca finge solo apparentemente di rappresentare la vita vera, intendendo soprattutto consolarsene.

    Chi non ha mai nutrito il sospetto che, nelle nostre vite, certi fatti accadano invano, o che certi incontri inizialmente esaltanti non lascino poi la traccia che si vorrebbe, o che certi faticosi sforzi finiscano in fumo, o che l’economia complessiva delle nostre vite risulti tutt’altro che ben congegnata e consequenziale? A volte si ha piuttosto l’impressione che la realtà sia una sorta di puzzle in cui nessun pezzo si incastri in nessun altro, o che il succedersi degli eventi si sbandi senza alcun disegno accettabile. In un romanzo ben architettato, invece, personaggi e oggetti hanno ruoli e funzioni precisissime. Si è mai letto, per esempio, un qualche giallo in cui il colpevole del delitto attorno a cui la narrazione ruota rimanga inidentificato? Tutto in ordine, invece, tutto perfettamente ricostruito e svelato. L’illuminante opera del detective assicura che nessun dettaglio può mai restare davvero ingiustificato.

  3. michele says:

    l’idea è quella che ognuno di noi, non avendo la minima idea della realtà, ha idea di un ordine di questa. Viziato dall’idea, oltre che dal vizio medesimo, percepisce l’ignoranza sua dinanzi all’anima d’un vegetale. Quasi uno stop.

  4. gabryella says:

    lentore, aderisco con gioia: rallento, sosto, mi dilato, mi..zzzzz

  5. maria strofa says:

    Leggere solo il tuo post come opzione andava bene ugualmente?

    ciao :)

  6. Gaja says:

    Ci ho pensato tutti i giorni… volevo anche postare in lista, oggi, in tuo onore, la notizia delLa Giornata Mondiale della Lentezza. Poi stamattina mi sono accorta che era ieri. Sono arrivata con un giorno di ritardo. Dici che sono troppo lenta? :)**

  7. letturalenta says:

    Scusate il ritardo, ma ieri ero così lento che quando ho raggiunto la tastiera per rispondere era già ora di andare a nanna.

    Kalle, rispuosi appo te, e grazie ancora per la citazione.

    Lucio, Manganelli era notoriamente favorevole al plagio, quindi ha senz’altro copiato. Quando lo raggiungerai nel Parnaso potrai citarlo in giudizio.

    Michele, l’idea è che rappresentare sé medesimi come scrittori – ovvero come individui capaci di comunicare qualcosa con la parola scritta – è una menzogna orrenda.

    Gabryella, grazie per l’adesione e per il pisolino in diretta.

    Maria, andava benissimo, certo, ma so bene che per te sarebbe stato un sacrificio enorme, quindi ti perdono per aver letto anche altri post.

    Gaja, ti nomino sul campo patrona mondiale dei lentori: celebrare la giornata della lentezza con un giorno di ritardo è una performance insuperabile!

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