Archive for June, 2007

Volta la carta la ze finia

Wednesday, June 27th, 2007

Libera nos a maloNon sapevamo più cosa dirci. Sopra di noi c’era una lampadina di vecchio stile, l’unica rimasta col suo piatto di banda, tra i lampioncini nuovi. «Bisogna darle una buona probabilità» ho detto io. «Solo un sasso per ciascuno, piccolo, e stando seduti». Ho tirato io, un po’ a destra, poi Mino, un po’ a sinistra. Poi ha tirato Nino e c’è stato un piccolo boato e pareva che fosse scoppiato un globo di buio. Abbiamo riso a lungo imbarazzati, e poi siamo andati via. Volta la carta la ze finia.

Sono le ultime parole di Libera nos a Malo di Luigi Meneghello, che altre parole, ahinoi, non ne potrà scrivere più.

[dtfn] De te fabula narratur

Monday, June 25th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Ormai ci frequentiamo da un po’. Ho impastato circa sedicimila parole che parlano di me e del mio mondo, delle mie debolezze e dei miei timori, dei miei sogni e della mia poetica. In più di un’occasione hai manifestato perplessità nei miei confronti, e ti sei chiesto almeno una volta che scopo potesse avere questo mio lungo monologo. No, non negare, non credere che questo mi offenda o che io intenda rimproverarti. Mi rendo conto che il mio è un discorso non privo di vaghezza e che seguirmi in tutte le mie giravolte e i miei vagabondaggi può provocare noia e irritazione.

Sono convinto, d’altro canto, che se mi hai seguito fin qui è perché in te batte un cuore di flâneur e sono certo che non ti dispiace perdere il segno, cambiare strada o fermarti a spiare la gente riflessa nelle vetrine dei negozi. So bene che ci sono carte che non ho ancora scoperto, piccole reticenze che tu hai intelligentemente notato. Sì, è vero: non ho ancora reso una confessione completa, non ho ancora avuto il coraggio di spogliarmi del tutto davanti a te, e so che tu potresti interpretare questa mia esitazione come una mancanza di fiducia nei tuoi confronti, o come un’inconscia ammissione di non desiderare una piena e sodale amistà.
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Il ghiaccio

Tuesday, June 19th, 2007

Sculture di ghiaccio, tratto da bergbahnen.zermatt.chIn prossimità dei poli sono flotta imperiale, perfida trappola tesa ad ogni vascello che ai limiti del mondo s’avventura. Di continenti vasti e impenetrabili io sono il Re, monarca assoluto e invitto, continente io stesso, io medesimo mondo, io universo, io tutto. Altrove sono un piccolo servo cubico e fedele, pronto a tuffarmi nei calici degli accaldati, felice di offrire la mia vita per loro, qual navicella trasparente su minimi flutti colorati e alcolici, naufrago nelle gole dei gaudenti estivi.

I bicchieri viaggiano a decine, dai banconi alle labbra di centurie assetate. Miriadi di piedi calzati alla leggera invadono la piazza ancora bollente, scacciando il sole dietro la torre dell’orologio. Camerieri di cento nazioni servono in silenzio gli assisi, mentre la folla degli appiedati diffonde nell’aria trilli di gioie e di bracciali dorati.
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Compleanno

Friday, June 15th, 2007

vibrisselibriOggi avrei voluto scrivere un post per fare gli auguri di buon compleanno a vibrisselibri, che è nata esattamente un anno fa. Poi ho visto che il post che volevo scrivere l’aveva già scritto Ramona Corrado, quindi che lo riscrivo a fare? Tanto vale andare a leggerlo di là, no?

In un anno abbiamo prodotto cinque libri, immesso in rete fior di contenuti multimediali, e fatto un po’ di baccano su stampa e web.

Avanti così, cari vibrisselibrai vicini e lontani, e buon compleanno a tutti!

La mente varca a volo terra e mare

Thursday, June 14th, 2007

Ancora Shakespeare nelle mirabili traduzioni di severino cimitero, aka carlo andrea, ricevute per interposta maria strofa. (E mentre io pubblico le cosone del severino, il blog La poesia e lo spirito pubblica una cosina mia).

XLIV
Fosse pensiero questa carne greve,
della distanza non mi struggerei:
qualunque spazio correrebbe lieve
fino alla lontananza ove tu sei.

E che m’importa se dovessi stare
per strade e genti che ti son straniere:
la mente varca a volo terra e mare,
e concepir la meta è possedere.

Penso funesto, ché non son pensiero
non valico le miglia che ti vanno:
corpo concreto e duro, opera al nero,
gemo ed agogno il giorno ch’è tiranno.

Atomi lenti, io mi vi rassegno
con lacrime pesanti, triste pegno.

XLV
Due voci: arialeggera e fiammapura
sono con te, dovunque io mi sia.
Una è il pensiero, altra è di te la cura,
presenze assenti mosse in leggiadria.

Voci veloci mie, recate intanto
la legazione dell’amor gentile
ché altre due voci intonano un discanto
di morte e di mestissima atrabile.

Poi viene ricomposta l’armonia
dalle due messaggere che hai vedute:
eccole rincuorate sulla via,
mi dicono: “è felice, sta in salute”.

Ascolto e godo. Ma non prendon fiato,
che le rimando indietro preoccupato.

L’amante non ha tregua dall’amore

Tuesday, June 12th, 2007

Ancora un paio di gioiellini dell’ineffabile severino cimitero, o carlo andrea che dir si voglia. Gli originali scespiriani, come sempre, qui.

XXVII
Vorrei dormire, il giorno mi ha spossato.
Riposano le membra ma il pensiero
dimentica le vie che ho camminato,
inizia il proprio viaggio, più leggero.

La mente inquieta lascia il suo giaciglio
peregrinante amore a te la reca:
si leva insonne, non vuol chiuder ciglio,
si leva nella tenebra più cieca.

E suscita dal niente una chimera,
un’ombra cara, ed ecco il tuo sembiante
far bella questa vecchia notte nera,
donarle un fuoco vivo di diamante.

Fatica il dì, la notte il cuore:
l’amante non ha tregua dall’amore.

XL
Prendi il mio amore, amore, abbilo intero
che sarà tuo che già non possedevi?
Non sarà amore, amor, tutto sincero,
perché l’amore mio tutto l’avevi.

Se per amore, amor, mi fai violenza,
allora l’amor mio ti sia strumento:
ma quell’inganno non avrà clemenza
di chi si sforza a prenderne alimento.

Ladra gentile, io t’ho perdonato
d’avermi tolto quel denaro vile:
amor sa ch’è destino più spietato
subir torto amoroso che onta ostile.

Grazia lasciva, specchio di bellezza,
trafiggimi così: ma senza asprezza.

[dtfn] XX – Commento secondo

Friday, June 8th, 2007

(Il manoscritto ritrovato di letturalenta. Frontespizio e indice)

Saku Paasilahti: De te, fabula narratur (1999), tratto da http://rikart.lib.hel.fi/Se mai un critico dovesse decidere che vale la pena di soffermarsi un poco su di me, gli suggerirei di concentrare le sue indagini sul capitolo sedicesimo, che è senz’ombra di dubbio la chiave di volta della mia struttura diegetica. Sono certo che tu ne abbia colto chiaramente tutte le significazioni e i simbolismi profondi.

Ho dedicato quel capitolo al silenzio e alla sospensione della parola, alla pausa ristoratrice e foriera di sani e positivi momenti di introspezione e di meditazione. Ho notato che quando ci sei passato hai chiuso momentaneamente i contatti inserendo un dito indice fra le mie pagine, e per qualche minuto non ho potuto leggerti.
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Bevi alla stessa coppa vita, e morte

Monday, June 4th, 2007

William ShakespeareTempo fa nel newsgroup it.cultura.libri allignava uno spirito raro, in tutti i sensi. Postava con diversi pseudonimi, come carlo andrea o severino cimitero, e ogni sua frase era un concentrato di splendida ironia e di alta cultura. Oggi maria strofa mi ha mandato due suoi sonetti.

Cioè, diciamola tutta: i sonetti sono di Shakespeare e il carlandrea si è limitato a tradurli, però dire si è limitato, visto il risultato, mi sembra limitativo. Ovunque tu sia, o severino (spero proprio non al cimitero), ti possa raggiungere il mio augurio di buona vita.

I
Belle creature danno al mondo i figli
sì che quel fiore di bellezza duri:
quando saran gualciti i loro gigli,
ne fioriranno ancora eredi puri.

Tu no, non curi al tuo sguardo di brace
nutri la fiamma di propria sostanza
oscuri ogni chiarezza, togli pace,
fai carestia là dov’era abbondanza.

La tua bellezza fulgida, l’orgoglio
che primavera annuncia e porta gaio,
fiorisce e muore in un solo germoglio
paga il suo dolce pegno a te, usuraio.

Sii generosa al mondo, o ridi forte:
bevi alla stessa coppa vita, e morte.

II
Quaranta inverni al tuo bell’incarnato
in guerra di trincea daran l’assedio
sarà il tuo manto, fiero ed invidiato,
lacera veste, senza più rimedio.

Ti chiederanno dov’è lo splendore,
dove il tesoro dei giorni migliori:
togli lo sguardo, spento d’ogni ardore,
non far che la vergogna ti divori.

Sii prodiga di te, rendi la pura
bellezza del sembiante ad un erede:
sarà il tuo pegno, pagherà l’usura,
questa salvezza un figlio ti concede.

Rinasci in lui, sconfiggi il tuo declino:
scalda il tuo sangue al sangue di un bambino.

Dei delitti e delle pene ecclesiastiche

Friday, June 1st, 2007

Ieri sera è andata in onda la trasmissione di Santoro Anno Zero dedicata al famoso documentario della BBC Sex crimes and the Vatican e più in generale agli abusi sessuali commessi da preti cattolici. Quasi cinque milioni di italiani hanno così potuto vedere come qualmente svariati preti di nazionalità diverse abbiano abusato per anni di bambini all’interno di strutture parrocchiali, ricevendo come pena dai loro superiori la recita di qualche salmo e il trasferimento in altre parrocchie, dove i salmodianti hanno continuato a praticare il loro sport preferito con rinnovato entusiasmo, fino a quando qualche giudice caritatevole non si è incaricato di sbatterli in galera.

Nella trasmissione mi ha colpito l’agghiacciante ripetitività dei casi presentati, tutti accomunati da identiche sequenze: il prete adesca le vittime con lusinghe e attenzioni particolari; il prete consuma la violenza; il prete minaccia le vittime di gravi conseguenze spirituali e materiali, se parleranno; il vescovo viene in qualche modo a sapere; il vescovo riconosce la colpevolezza del prete; il vescovo sposta il prete in un’altra parrocchia, senza denunciarlo all’autorità giudiziaria; il vescovo chiede alle vittime di dimenticare. Un meccanismo perverso che qualcuno all’interno della Chiesa dovrebbe preoccuparsi di inceppare definitivamente, invece di perdere tempo a difendersi dagli attacchi mediatici.
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