Son ragazzi

Pare che la seconda e la terza carica della repubblica siano d’accordo su un punto: i cinque neonazisti che a Verona hanno massacrato Nicola Tommasoli sono vittime della società. Tocca punirli, certo, ma anche rieducarli. Cito da qui:

Renato Schifani: «Sono giovani che non stanno bene, che non hanno equilibrio. Giovani che chiedono di essere rieducati. È come se ci fosse un pezzo della gioventù italiana che non riesce a trovare un suo percorso e la severità della pena va coniugata con la funzione rieducativa».

Gianfranco Fini: «Quel gruppo neonazista va preso, messo in galera e rieducato, non ci può essere nessun tipo di solidarietà». «La società si deve interrogare sul perché questi giovani danno vita a questi comportamenti». «Si tratta di episodi gratuiti, fenomeno diffuso non solo in Italia ma anche in altri Paesi. Sono giovani che presi uno per uno, nove volte su dieci sono dei vili».

Su Schifani niente da dire, per carità: prima di parlare avrà atteso ordini superiori, per poi eseguirli con la diligenza e la caparbietà che da anni lo contraddistinguono, ma Fini? No, dico, Gianfranco Fini! Quello che vuole sbattere in galera chi fuma due canne e cacciare lo straniero a pedate dal patrio suolo, proprio lui mi tira in ballo la rieducazione dei delinquenti?

Confesso che cotanto inatteso anelito correttivo è per me una piacevole sorpresa, e già mi fingo il Fini araldo di una novella stagione di pedagogia popolare: egli vorrà che nelle scuole d’ogni ordine e grado i giovani siano educati a rispettare l’altro e le sue opinioni, nonché a difendere le minoranze dai pregiudizi; favorirà i corsi di educazione civica e lo studio della costituzione italiana; predicherà indefesso l’indipendenza delle virtù morali e civili dagli orientamenti sessuali e dalle appartenenze etniche e religiose.

Però mi sa che esagero un po’ con l’immaginazione. Mi sembra più realistico supporre che l’ardito pedagogo abbia della rieducazione un concetto leggermente diverso. Lo suppongo sulla base dell’unica riprovazione morale che gli è passata per la mente a proposito dei giovani in questione: «Sono giovani che presi uno per uno, nove volte su dieci sono dei vili».

So che a pensar male si fa peccato, ma non è che a quell’uno su dieci picchiatori fascisti immune da viltà l’onorevole Fini risparmierebbe il percorso rieducativo e concederebbe volentieri le attenuanti generiche?

5 Responses to “Son ragazzi”

  1. francesco says:

    così a occhio, mi sa che esageri con l’immaginazione, eh

  2. letturalenta says:

    mi sa pure a me, mi sa.

  3. rudy says:

    La minimizzazione che sottolinei è un punto centrale della gestione finiana di questa orrenda (ed ennesima: si direbbe una morte annunciata, dato il clima che imperversa da anni) vicenda.
    La lettura del tuo post e delle dichiarazioni di Fini riportate dall’articolo che hai linkato mi ha spinto a comporre un voce (è soltanto la seconda, dopo una dedicata a Gramsci) del mio piccolo Dizionario della neolingua (in lento procedere, in “incidenze”).
    L’ho dedicata alla “fine delle ideologie”. Poche righe, ma non sarebbe esistita se non fossi passato di qui. Grazie.

  4. letturalenta says:

    Grazie a te Rudy e a proposito di minimizzazioni forse ti può interessare questo post sull’altra enormità sparata da Fini a commento dei fatti di Verona.

  5. rudy says:

    Il tuo è uno dei post ai quali ho rinviato nei commenti alla voce Ideologia (fine delle) della mia incompiutissima “Enciclopedia della neolingua”.
    E il testo di Rosalucsemblog che segnali è notevole.

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