Kundera

Nei giorni scorsi i giornali di tutto il mondo hanno riportato questa notizia: nel 1950 lo scrittore ceco Milan Kundera avrebbe denunciato alla polizia segreta comunista il fuoriuscito Miroslav Dvorácek, provocandone l’arresto e la successiva condanna ai lavori forzati.

Sul settimanale praghese Respekt si può leggere, in inglese, il lungo articolo che ha aperto la questione. L’autore Adam Hradilek è ricercatore presso l’Istituto per lo Studio dei Regimi Totalitari, un organismo statale ceco, e che ha fra i suoi scopi statutari lo studio e la salvaguardia dei documenti relativi al periodo comunista.

Sul sito dell’Istituto si può leggere, sempre in inglese, un profilo di Miroslav Dvorácek all’interno del quale è pubblicato il rapporto di polizia in cui compare il nome di Milan Kundera.

In svariati siti di informazione, per esempio qui, si può leggere la secca smentita di Milan Kundera.

Fin qui i fatti. Il resto sono considerazioni mie, che infliggerò solo al lettore così ardito da proseguire di sua spontanea volontà.

Non è la prima volta (e dubito che sarà l’ultima) che si diffondono notizie poco edificanti sul passato di uno scrittore famoso. Queste rivelazioni, per quel che posso ricordare, si suddividono in tre categorie:

1. Grossolane bufale che gli storici di professione non tardano a smontare pezzo per pezzo, come accadde per le fumose accuse di spionaggio mosse a Ignazio Silone dall’accoppiata Canali–Biocca.
2. Verità accertate e spesso confermate dai diretti interessati, come ad esempio l’adesione al fascismo di personaggi poi passati ad altre sponde politiche (Giorgio Bocca, Dario Fo, Eugenio Scalfari, ecc.).
3. Coming out dei diretti interessati, come nel caso di Günter Grass.

Il caso di Kundera non rientra di certo nella terza categoria, visto che lo scrittore ceco nega con forza ogni suo coinvolgimento nella vicenda, e non è ancora possibile stabilire se si tratta di bufala o di verità, dato che manca ancora una verifica delle fonti.

Mi piacerebbe soffermarmi proprio su quest’ultimo punto. Adam Hradilek ha prodotto a sostegno della sua tesi un documento piuttosto esplicito, un rapporto di polizia in cui compare il nome di Milan Kundera, la sua data di nascita universalmente nota (1 aprile 1929) e la descrizione di quel che avrebbe fatto in data 14 marzo 1950: recarsi in un posto di polizia per denunciare la presenza sul suolo ceco del fuoriuscito Miroslav Dvorácek.

Ora, per come la vedo io, per scagionare Milan Kundera da ogni accusa, bisognerebbe dimostrare che quel rapporto di polizia è un falso storico o, peggio, creato ad arte da Adam Hradilek. Se Adam Hradilek non è un mistificatore, non avrà difficoltà a consentire a chiunque di verificare l’autenticità di quel documento.

Se quel rapporto di polizia risultasse falso, la vicenda potrebbe essere archiviata senz’altro alla voce Grossolane Bufale. Se fosse autentico, invece, la probabilità che Kundera non sia l’autore della delazione sarebbe a mio avviso piuttosto bassa.

Purtroppo, da quel che ho potuto vedere io, l’esigenza di verificare le fonti (o anche solo l’esigenza di riportarle in maniera chiara e corretta) non è particolarmente sentita dai difensori a oltranza dello scrittore, che preferiscono difese acritiche a spada tratta, basate per lo più su petizioni di principio, ipotesi dietrologiche o mozioni affettive.

Cito a titolo d’esempio questo articolo a firma Benoît Duteurtre, apparso su Le Figaro, che ironizza su una pretesa vocazione naturale alla disinformazione della fonte. In pratica, Duteurtre avanza il sospetto che il rapporto di polizia in questione potrebbe essere una delle tante falsità messe in circolazione dal regime comunista per screditare i dissidenti famosi. Peccato che nel 1950 Kundera era un emerito sconosciuto, per di più iscritto al partito comunista, quindi non si vede perché la polizia segreta avrebbe dovuto affannarsi a costruire false informazioni su di lui. Ma si sa che la dietrologia fa sempre audience.

Idem per la tirata retorica di Fernando Arrabal riportata dal sito Nazione Indiana, un ciceroniano esercizio di stile sulla pur sacrosanta distinzione fra autore e opera, che però nel caso di specie c’entra come i classici cavoli a merenda: qui non si tratta di decidere se Kundera sia un ottimo o un pessimo letterato, ma di capire se una volta in vita sua — studentello imberbe e fatalmente attratto dal mito del sol dell’avvenir — abbia fatto o meno una grossa cazzata. (A tal proposito, un altro articolo di Respekt sulla vicenda Kundera, questo, mi sembra decisamente fuori luogo e sopra le righe).

Affermare che Kundera è senz’altro innocente in quanto romanziere e saggista di chiara fama mi sembra un pessimo servizio alla verità, come lo sarebbe dichiararlo colpevole senza verificare le fonti.

13 Responses to “Kundera”

  1. Ad essere precisi Fo ha dovuto ammettere in tribunale, dove ha perso, la sua adesione alla RSI che gabolava per missione segreta per conto della resistenza.

  2. letturalenta says:

    Eh già. A volte la conferma dei diretti interessati è arrivata, diciamo, a denti stretti.

  3. Vero, per motivi anche comprensibili anche se non completamente. Aver fatto il soldato a 18 anni per un regime odioso e criminale, ma essere poi cambiati rielaborando quell’esperienza – sempre ovviamente che non si siano commessi crimini – non penso sia un disonore da nascondere anche se non c’e’ da andarne fieri. Quella di Fo, pero’, e’ stata piu’ una ammissione a denti rotti.

  4. letturalenta says:

    Stessa cosa nel caso di Kundera, a mio avviso: l’adesione cieca all’ideologia del regime e a uno dei suoi strumenti principali di controllo — la delazione — è comprensibile sia sul piano umano che su quello storico.

    Se le accuse a Kundera fossero dimostrate da documenti autentici e inoppugnabili , è chiaro che lo scrittore non ci farebbe un figurone, ma nemmeno si potrebbe concludere che è un criminale incallito e figlio di buona donna: vivere in un regime totalitario aumenta di molto la probabilità di commettere mancanze gravi.

    Restano da gestire le conseguenze di quelle mancanze. Quel poveretto di Dvorácek si è fatto 14 anni di lavori forzati presso una miniera di uranio. Credo che abbia come minimo il diritto di sapere chi l’ha incastrato.

  5. Non ho seguito la vicenda, ma condivido la tua conclusione: “Dvorácek si è fatto 14 anni di lavori forzati presso una miniera di uranio. Credo che abbia come minimo il diritto di sapere chi l’ha incastrato.”

  6. Mandare qualcuno, innocente e che si fida di te, 14 anni a scavare uranio e’ censurabile sotto ogni punto di vista IMVHO.

  7. letturalenta says:

    Ciao Bart!

    Palmiro, stando alla ricostruzione di Hradilek, Kundera non conosceva Dvorácek, ma venne a sapere della sua presenza a Praga da un conoscente.

  8. Silvia says:

    Anche altrove giorni fa discutevano quanto e se è scindibile l’artista dall’essere umano, o meglio la sua opera dalla sua persona. Personalmente ritengo che debbano essere completamente disgiunte ed è possibile che Kundera non abbia commesso solo una grande cazzata, ma una cosa molto grave. Poi, essendo esseri umai, si può sbagliare, si può capire e si può fare ammenda oppure essere troppo codardi ed orgogliosi per ammetterlo, per cui pessimi individui. Ma altrettanto grandi artisti. Per fortuna la storia è così grande da poter contenere entrambi gli aspetti.
    E poi che la giustizia faccia il suo corso.
    Buona giornata:)
    p.s. Non digerii subito la notizia per la quale Fo, che io adoro, fece parte della RSI. Mi ci volle un po’, ma poi capii.

  9. letturalenta says:

    Concordo su tutto, Silvia. Le grosse cazzate, specialmente quelle giovanili, possono avere conseguenze pesanti ed è su quelle conseguenze che non si può transigere: chi ha denunciato Dvorácek gli ha rovinato la vita.

    Nel caso di Fo la cosa peggiore, secondo me, è stata la sua ostinazione a negare l’evidenza. E sarebbe la cosa peggiore anche in questo caso, se la colpevolezza di Kundera venisse dimostrata.

  10. Silvia says:

    Concordo. Di Fo capii la debolezza dell’uomo, la sua vergogna, la consapevolezza di aver sbagliato, la paura di essere considerato un millantantore per questo. Mi disinnamorai di lui però:) E’ altrettanto vero che ogni volta che lo ascolto in uno dei suoi tanti spettacoli rimango a bocca aperta e sono contenta che io sia viva assieme a lui per poterne godere.
    Ciao Luca:)

  11. aquatarkus says:

    c’è un’altra possibilità da non trascurare: la creazione di falsi dossier sul passato di un dissidente da usare come arma di ricatto per screditarlo quando diventa famoso all’estero.
    E’ una pratica abbastanza diffusa tra i servizi segreti.
    Il modo migliore per provarne la veridicità sarebbe scoprire chi ha veramente denunciato Dvorácek.
    Ma ci sono altre strade: per essere autentico il documento dovrebbe possedere ben precise caratteristiche di provenienza: carta, timbri, macchina da scrivere, coerenza cronologica, di linguaggio e di protocollo.
    Perciò rovescerei le affermazioni e prima di pubblicare qualunque notizia chiederei una perizia (specialmente sulla carta che dovrebbe essere del periodo corretto) per dimostrare che il documento accusatorio è vero. Tutto questo è stato fatto?

  12. letturalenta says:

    Secondo i responsabili della rivista Respekt, l’autenticità del rapporto di polizia è stata confermata dall’istituto di storia militare di Praga. Vedi per esempio qui.

    La tesi del falso dossier secondo me non regge in questo caso. Credo che se i servizi segreti cechi avessero voluto ricattare Kundera, non si sarebbero limitati a falsificare soltanto uno striminzito rapporto di polizia del 14 marzo 1950. Avrebbero per l’appunto costruito un dossier più articolato.

    Resta sempre la possibilità del falso storico (esempio: il funzionario di polizia indica il nome di Kundera per coprire il vero delatore), ma sono ipotesi difficili da dimostrare.

    Comunque pare che Kundera farà causa a Respekt per diffamazione, o almeno ha dichiarato di volerlo fare. Credo che sia una buona cosa, perché darà modo a tutte le parti coinvolte di argomentare e provare le proprie affermazioni in tribunale.

  13. […] Cechia. La nazione, protagonista d’una eroica resistenza anticomunista sovietica, vive un rinnovato splendore: Praga rientra tra le quindici unità territoriali più prospere d’Europa (p. 210). Diversa sembra essere la situazione delle campagne. Tacconi segnala che il nuovo Stato è ferito dal fenomeno della prostituzione, esploso post 1989, e va sistemando la dolorosa questione dell’espatrio forzato dei tedeschi dai Sudeti, con una coraggiosa politica del dialogo. In clausola, l’autore piomba nel tunnel della questione Kundera-Respekt: ossia, sulla recente scoperta d’un passato di MK da spia comunista. La sensazione di Tacconi è che sia tutto vero, nonostante “On October 14, 2008, the Czech Security Forces Archive ruled out the possibility that the document could be a fake, but refused to make any interpretation about it”, come si legge su Wiki en: ossia, che poco tempo dopo fonti ufficiali ceche hanno dichiarato che il documento su cui si poggia l’accusa potrebbe essere un falso. Approfondite qui la questione, se credete: Letturalenta. […]

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