L’impatto internazionale

Per misurare (ovviamente a spanne) l’impatto internazionale delle opinioni di Massimo D’Alema sul medio oriente, ho fatto qualche ricerca nella versione inglese di Google News:

israel gaza: 304.062 risultati
massimo d’alema israel gaza: 16 risultati

Mantenendo il confronto in ambito italiano, posso confermare che D’Alema non se lo fuma praticamente nessuno (non che gli altri se li fumino in tanti, ma lo scarso peso internazionale dell’Italia non è una novità):

giorgio napolitano israel gaza: 36 risultati
silvio berlusconi israel gaza: 77 risultati
franco frattini israel gaza: 190 risultati

A parziale consolazione per cotanta indifferenza mondiale, Massimo D’Alema ha incassato il plauso degli ambasciatori della Lega Araba.

5 Responses to “L’impatto internazionale”

  1. ariela says:

    Ho gironzolato sul tuo blog ed ho sorriso non poco.
    Grazie, ne abbiamo bisogno, la guerra è sempre brutta.

  2. letturalenta says:

    Sono felice di aver dispensato sorrisi, Ariela, specialmente a chi come te sa cosa significa vivere sotto i razzi. Spero che la guerra finisca presto e che israeliani e palestinesi riescano a trovare un modo per convivere in pace.

  3. rudy says:

    Premesso che la mia stima nei confronti della tua (ahimè – o ahinoi – non comune) attenzione alle perniciose troppo spesso sottovalutate dei “revisionismi storici” e del negazionismo di desta o di “sinistra”, resta intatta e inossidabile, sento l’esigenza di prendere le distanze questa tua campagna contro D’Alema. Mi limito, restando in tema di lotta al revisionismo, a sottolineare che ho apprezzato queste sue inusitate e limpide dichiarazioni di Assisi:

    «Tra esponenti del Pdl essere filo-israeliano è la testimonianza del fatto di aver cambiato pelle, perché vengono da una tradizione fascista e antisemita». «Mio padre quando c’era il fascismo lo combatteva per difendere gli ebrei. Non devo spiegare che non sono antisemita, io. Altri lo devono fare»

    Su questo, per limitarmi a questo,riconosco che ha mille volte ragione.
    E non è poco.

  4. letturalenta says:

    Rudy, trovarsi in disaccordo su qualche argomento non è un dramma, e mi fa piacere che tu non ne faccia una questione personale. Non la faccio nemmeno io.

    Quanto a D’Alema, a me non interessa stabilire se sia antisemita o meno, ma sinceramente quelle sue parole che hai citato assomigliano molto a un’excusatio non petita, oltre a seguire una logica quanto meno bizzarra: l’antisemitismo di destra non può essere usato come prova a discarico dell’antisemitismo di sinistra, non credi? Che a destra molti siano acriticamente filoisraeliani per mero calcolo politico non è una novità, ma non può diventare una scusa. L’antisemitismo di sinistra esiste, e preferirei che D’Alema (e non solo lui, ovviamente) si dedicasse a riconoscerlo e a combatterlo, anziché limitarsi a sottolineare quello degli altri.

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