Archive for February, 2009

Una mutanda a fiorellini rossi

Wednesday, February 11th, 2009

“E se, ora che Eluana è morta e nessuna urgenza incombe sui lavori parlamentari, potessero tutti pensar meglio al significato delle parole, forse si potrebbe provare davvero a scrivere una legge più umana, figlia non della cultura della vita o della cultura della morte, ma, più semplicemente, della cultura”. [Massimo Adinolfi su Left Wing. Articolo da leggere per intero.]

E a proposito di cultura democratica traggo dallo stesso blog un altro pensiero su cui meditare. Questo: “Con lo stesso argomento, disponendo di una maggioranza, si potrebbe fare una legge che obblighi a maggioranza Luigi Amicone a girare per strada con una mutanda a fiorellini rossi”.

Da meditare sotto due aspetti. Il primo di tipo meramente linguistico, giusto per tenere a mente che democrazia e dittatura della maggioranza non sono sinonimi. Dovrebbe essere ovvio per chiunque ma evidentemente non lo è, e non solo per Luigi Amicone.

L’altro aspetto è di tipo pratico, e a mio avviso ogni legislatore dovrebbe stamparselo in fronte a rovescio, in modo da ricordarselo ogni volta che sta davanti a uno specchio: quando si legifera sulla sfera privata, e in particolare sulla vita delle persone, la prudenza che si usa per altre materie va moltiplicata per cento. Una legge sulla fine della vita non può permettersi il lusso di essere una cattiva legge. Mai come in questa materia deve essere garantita l’eguaglianza di tutti davanti alla legge.

E l’unico modo per dare questa garanzia, mi pare, è considerare inviolabile la volontà del singolo individuo. Una legge che obbligasse una persona a nutrirsi contro la sua volontà non sarebbe una buona legge, esattamente per le stesse ragioni per cui non lo sarebbe una legge che obbligasse una persona a spararsi se colpita da una malattia incurabile. In uno stato di diritto il modo di vivere e il modo di morire non possono essere stabiliti per legge, proprio come gli indumenti da indossare quando si gira per strada.

Fivme

Tuesday, February 10th, 2009

Francobollo dell'impresa di Fiume. Tratto da upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/9/97/Stamp_Fiume_1920_25c_Annunzio.jpg/L’ardito Carlo Giovanardi forse vorrebbe ristampare il francobollo qui a fianco con il suo bel faccione in posa augustea al posto di quello ormai datato di D’Annunzio. Infatti il Carlone nazionale oggi ha lanciato la sua personale impresa di Fiume, intimando alle autorità croate di aggiungere al timbro postale di Rijeka il nome italiano della città.

”Non voglio eliminare il nome croato, ma pretendo e chiedo che nel timbro postale di quella citta’ non ci sia solo il nome croato ma anche quello italiano”.

Una frase perfetta… come battuta di Antonio La Trippa da Roccasecca.

Non c’è prete, vescovo o papa

Monday, February 9th, 2009

L’altro giorno parlavo del caso di Eluana Englaro con un prete, un prete cattolico e neanche tanto progressista, per quel che vale applicare alla religione le categorie della politica. Mi ha detto, cito a memoria:

«Non c’è prete, vescovo o papa che possa dire una parola definitiva su un caso così estremo. Non c’è alcuna norma morale infallibile sulla fine della vita. Di fronte a una tragedia come questa tutto è demandato alla coscienza, che è sovrana: non c’è prete, vescovo o papa che abbia il potere morale o il diritto di obbligare una persona ad agire contro la propria coscienza».

Confesso che sono rimasto sorpreso. Dopo aver ascoltato le dichiarazioni bellicose e violente di tanti ecclesiastici, tutti d’accordo nel dare implicitamente dell’assassino al padre di Eluana, non potevo nemmeno immaginare che esistesse un prete così assennato. E la sorpresa è raddoppiata quando ha aggiunto: «Quanto a me, prego solo che il buon Dio se la prenda in fretta».

Che Dio lo benedica e abbia pietà, se può, degli sciacalli che si accaniscono sul corpo esausto di Eluana Englaro per i loro bassi interessi politici ed elettorali.

Baccelliere

Wednesday, February 4th, 2009

Tocco. Tratto da www.monzacappelli.com/Oggi mi ha telefonato un istituto di sondaggi.

«Buonasera» ha detto la signorina dell’istituto di sondaggi «Il mio istituto di sondaggi mi ha incaricato di farle alcune domande relative alle prossime elezioni amministrative. Accetta di rispondere?»
«E come no!»
«Quanti anni ha?»
«Quarantasei»

«Qual è il suo titolo di studio?» ha domandato la signorina dell’istituto di sondaggi.
«Baccelliere» ho risposto.

«…» ha replicato la signorina.

«La prossima domanda?» ho interloquito.
«Niente» mi fa «La quota di interviste corrispondente al suo profilo è già completa. Grazie per la sua disponibilità». E ha messo giù.

Io, rispondere baccelliere ai sondaggi telefonici, poi non ti rompono più i maroni.