Cattive domande

In questo articolo del Giornale a firma Renato Farina — ex-giornalista e oggi parlamentare del PdL — si legge:

Per me uccidere una persona è il delitto peggiore che esista, grida vendetta al cospetto di Dio. E non dovrebbero esistere graduazioni. Ma a lume di buon senso, quanto al danno sociale, siamo sicuri che sia più grave uccidere un omosessuale single che un padre di famiglia?

Farina si riferisce alla legge sull’omofobia presentata dalla deputata PD Anna Paola Concia e respinta ieri dalla Camera, dove con i voti di PdL (con una decina di eccezioni), dell’UdC e di Paola Binetti del PD è passata la pregiudiziale di incostituzionalità. (L’articolo è del 12 ottobre, il giorno prima della bocciatura, ma si riferisce esplicitamente a quella proposta di legge).

La frase di Farina è un ottimo esempio dei meccanismi di rimozione e negazione ai quali ricorrono i razzisti di ogni specie, inclusi gli omofobi, per rendere accettabile a sé medesimi l’odio che nutrono verso i loro simili.

Farina pone una domanda retorica, cioè una domanda che nella sua formulazione include la risposta. La risposta implicita alla domanda di Farina è questa: “no, non siamo sicuri che sia più grave uccidere un omosessuale single che un padre di famiglia”. Se la domanda di Farina fosse una buona domanda, la risposta sarebbe più che accettabile, e generalizzabile più o meno così: l’omicidio è sempre un delitto grave, a prescindere dalle caratteristiche personali della vittima. Così vero da suonare ovvio.

Ma la domanda di Farina non è una buona domanda, perché omette un particolare determinante: la proposta di legge sull’omofobia non riguardava il reato in sé, ma le sue circostanze aggravanti, cioè non l’omicidio o altri reati contro la persona, ma i motivi per i quali i reati sono commessi. La legge, se approvata, non avrebbe stabilito che è più grave uccidere un omosessuale che un eterosessuale, ma che è più grave uccidere un omosessuale in quanto omosessuale rispetto a uccidere chicchessia per ragioni indipendenti dal suo orientamento sessuale, il tutto senza tirare in ballo il povero padre di famiglia (che, sia detto fra parentesi, Farina immagina a torto necessariamente eterosessuale). E comunque, se Farina tiene così tanto ai padri di famiglia ingiustamente scannati, la legge avrebbe parimenti stabilito che uccidere un padre di famiglia eterosessuale in quanto eterosessuale, è più grave che uccidere un omosessuale per ragioni indipendenti dalla sua omosessualità.

La defunta legge Concia era il minimo sindacale che un paese civile dovrebbe garantire a tutela di una minoranza fatta oggetto sempre più spesso di violenze e intimidazioni. Ma Farina preferisce ignorare la realtà e farneticare di complotti della lobby omosessuale per un “ribaltamento culturale”, niente di meno.

Il meccanismo è noto: per odiare qualcuno servono buone ragioni, perché l’odio è un sentimento irrazionale e tutto ciò che è irrazionale spaventa gli esseri umani, compreso Renato Farina. Chi odia ha bisogno di credere che l’oggetto del suo odio sia macchiato da colpe gravi e terribili, perché non si può odiare un innocente. Quando le colpe proprio non ci sono, chi odia provvede a inventarle, e il modo storicamente più collaudato per attribuire colpe inesistenti agli innocenti è immaginarli intenti a ordire tremendi complotti. Una volta creata la colpa, chi odia la userà come alibi per negare in primo luogo a sé stesso di provare un sentimento così meschino. Renato Farina non ammetterà mai di odiare gli omosessuali, e continuerà in eterno a fare cattive domande sulle questioni che li riguardano.

15 Responses to “Cattive domande”

  1. farlocca farlocchissima says:

    d’accordo con te e a tal proposito ti cito ascanio celestini in uno dei suoi pezzi migliori: http://www.youtube.com/watch?v=IN7YP67QuzQ

  2. luigi weber says:

    Complimenti, Luca, questo pezzo è giustissimo. Una lettura di grande intelligenza e chiarezza. Alle ragioni dell’odio, non ultimo dramma di questi tempi, anche quando le si vede e le si sa decostruire, viene spontaneo rispondere con una indignazione che, se non ci confina, con l’odio, certo non lo vede da molto lontano. Invece il tuo scritto è di ammirevole pacatezza, senza perdere niente in severità.

  3. letturalenta says:

    Luigi, confesso che ho faticato non poco per tenere nella tastiera le prime parole che mi sono venute in mente quando ho letto le bestialità scritte da Farina, compreso quel cenno viscido e meschino al “danno sociale” sul quale non mi sono soffermato nel post. Però l’esperienza mi dice che odiare gli uomini che diffondono idee impresentabili non serve a niente: meglio odiare le idee.

  4. Come si possa ritenere che esista un solo motivo razionalmente argomentabile per sostenere che uccidere un omosessuale per il fatto che è omosessuale sia meno grave che uccidere un ebreo per il fatto che è un ebreo – uso l’esempio più storicamente stratificato – beh, è cosa che non so capire.

  5. d’accordissimo, come diceva quel personaggio del film “il cacciatore”. :-)

  6. Elisabetta says:

    “…grida vendetta al cospetto di Dio”. Assassinio. Vendetta. Dio. Il dio personale di Farina auspicherebbe, legittimerebbe e consacrerebbe un atto vendicativo a fronte di un qualsiasi omicidio. Sotto l’egida divina, differenze non “dovrebbero” esserci. Come di fronte alle leggi italiane: tutti uguali.
    Epperò, epperò: il buon senso fariniano giunge a sopraffine conclusioni: le differenze tra gli assassini e tra gli assassinati ci sono eccome, e vanno castigate o premiate. C’è un ‘danno sociale’ di cui dobbiamo tener conto, dice Farina: che sarà mai la perdita di una persona omosessuale rispetto a quella di un padre di famiglia?!? La società ideal-fariniana vede nell’uccisione di un omosex una certa qual irrilevanza, se non addirittura un “guadagno sociale” (meglio che la pallottola o la pugnalata al cuore sia toccata a lui, piuttosto che a un sant’uomo di pater familias, con moglie e figli a carico, perdindirindina!).
    Perchè l’omosex è, di fatto, meno uomo degli altri, meno cittadino degli altri. Ancora: non è nemmeno un uomo. Specialmente l’omosessuale single. Quello accoppiato avrebbe già mezzo ‘diritto’ alla vita in più. E’ il buon senso farinaresco a suggerircelo, invitandoci a condividerlo con una domandina facile facile, perchè retorica.
    Come sottolinea giustamente Luca, Farina salta a piè pari la ratio della legge Concia, perchè il fosforescente lume del buon senso sfarinato va oltre, la supera, la schiva, la ignora. Di più: la nega, come dio comanda. Il suo dio. Ovvero se stesso.

  7. anonimo says:

    Voglio restare anonimo. Ma di che parla l’autore di Scemo di guerra? A me non piace quello che dice. Si inventa fatti – sulla pelle dell’Italia. Non parte da fatti circostanziati. La metafora del culo, poi, non funziona (non e’ vero che il proprio culo non lo si vede mai, perche’ basta uno specchio). Il finale collassa in una scemenza. Fuffa. E’ tutto cosi’, quello che Celestini propone?

  8. Skeight says:

    Magari compio una estremizzazione, ma se Farina dice che si vuole fare un rovesciamento culturale io sarei tentato di dire “Benissimo!” perché è proprio di un cambiamento radicale che avrebbe bisogno la cultura di questo paese, che da quasi due decenni sta vivendo una fase di involuzione in controtendenza con il resto dell’Europa, e non solo.
    A parte questo, il tuo articolo è del tutto condivisibile, ma la cosa triste è che in esso la confutazione dell’argomento di Farina richiede una sola, minima riga, quella sugli aggravanti: uccidere un omosessuale in quanto tale. Basta un minimo sforzo a rispondergli, e questo dimostra l’inconsistenza assoluta della tesi dell’uomo.

  9. Teo Lorini says:

    Grazie Luca,
    sono stato indirizzato verso questo tuo post da Vibrisse.
    Mi è parso così bello e carico di comprensione persino per le ragioni dell’inqualificabile Farina, che l’ho segnalato a mia volta sul Primo Amore: http://www.ilprimoamore.com/testo_1589.html

    Complimenti
    Teo Lorini

  10. […] Anche le parole di Renato Farina, su Il Giornale, ex giornalista e parlamentare del PDL, sono rivelatrici: “Per me uccidere una persona è il delitto peggiore che esista, grida vendetta al cospetto […]

  11. letturalenta says:

    grazie a tutti per l’attenzione. Mi fa piacere che la critica delle bestialità farinesche susciti interesse.

    Colgo l’occasione per scusarmi con l’anonimo: il tuo commento era finito nello spam e me ne sono accorto solo adesso.

  12. paolod says:

    Concordo con chi vede un’involuzione complessiva del nostro paese a partire dagli anni ’90 ed oggi più che mai palpabile. Io ho 46 anni e posso ricordare un’Italia migliore. Fino a vent’anni fa esisteva un’idea di futuro e l’omofobia – e non soltanto – poteva essere avvertita da molti come un retaggio del passato, qualcosa che si avviava ad essere superato da una maturazione culturale collettiva. Oggi, quando sembra essere stata definitivamente delegittimata ogni “filosofia della storia”, possono tranquillamente ripresentarsi, seza più prudenze e imbarazzi, modalità di pensiero, stereotipi, istinti che parevano residuali.
    I gay hanno, a mio avviso, molto sopravvalutato i segni di una presunta emancipazione, fino a spingersi a ipotizzare scenari del tutto prematuri in Italia, ad esempio la possibilità di adottare, e in questo non sono stati buoni strateghi. Ricordo l’enfasi con cui si era parlato della riuscita del gay pride del 2000, che non era stata affatto l’inizio di una nuova fase, ma, probabilmente, la conclusione di quella precedente.
    Ciò che era stato chiamato pensiero debole è divenuto, anno dopo anno, fine del pensiero critico. E la cultura oggi è “competenza”, non “coscienza”. Lo sa chi insegna…

  13. ezio says:

    caro Luca, dici delle ovvietà.
    A questo siamo finiti: la polemica si nutre ormai solo di ovvietà a cui la rozzezza delle argomentazioni dei Farina di turno muovono in modo inerziale.
    E d’altra parte, ovvietà irrinunciabili. Che qualcuno dovrà pur pronunciare.
    Inimmaginabile in qualsiasi altra parte dell’Europa occidentale: essere costretti a difendere un diritto elementare, la libertà di essere e di non dover essere perseguitati per questo, per essere.
    (inimmaginabile, del resto, in qualsiasi altra parte del mondo: rivendicare il colore di un calzino).

    Un abbraccio,
    Ezio

  14. letturalenta says:

    E questo è il lato triste della faccenda, Ezio, cioè che per contrastare discorsi platealmente razzisti tocca ribadire l’ovvio. Amara constatazione, perché significa che l’ovvio — l’insieme dei princìpi di base della convivenza civile — sta diventando sempre meno ovvio, e che le peggiori porcate razziste possono essere facilmente contrabbandate per idee.

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