Due pensieri

tratto da http://en.wikipedia.org/wiki/File:Klee,_Angelus_novus.gifUno

C’è un quadro di Klee che s’intitola Angelus Novus. Vi si trova un angelo che sembra in atto di allontanarsi da qualcosa su cui fissa lo sguardo. Ha gli occhi spalancati, la bocca aperta, le ali distese. L’angelo della storia deve avere questo aspetto. Ha il viso rivolto al passato. Dove ci appare una catena di eventi, egli vede una sola catastrofe, che accumula senza tregua rovine su rovine e le rovescia ai suoi piedi. Egli vorrebbe ben trattenersi, destare i morti e ricomporre l’infranto. Ma una tempesta spira dal paradiso, che si è impigliata nelle sue ali, ed è così forte che egli non può più chiuderle. Questa tempesta lo spinge irresistibilmente nel futuro, a cui volge le spalle, mentre il cumulo delle rovine sale davanti a lui al cielo. Ciò che chiamiamo il progresso, è questa tempesta. [W.Benjamin, Tesi di filosofia della storia (1940), in Angelus Novus, Einaudi 1962, trad. Renato Solmi, pag. 80]

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Due

Poi finalmente ho messo le mani su I detective selvaggi e leggendo dei poeti realvisceralisti (chiedetemi se amo Bolaño)

[…] Secondo lui, gli attuali realvisceralisti camminavano all’indietro. Come all’indietro? domandai.
— Di spalle, guardando un punto ma allontanandosene, in linea retta verso l’ignoto.

mi sono detta che evidentemente faccio parte della cricca. Con l’unica differenza che a me da ormai troppo tempo sembra di avere una pistola puntata contro. Forse di quando in quando alzo anche le mani. [Fragments of wishdom, 9 novembre 2009]

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L’accostamento di questi due pensieri restituisce un’immagine piuttosto precisa dell’andamento declinante della nostra beneamata civiltà. Già il punto di vista di Benjamin non era propriamente ottimista: scaraventati verso un futuro incerto senza riuscire a distogliere lo sguardo dalle macerie del passato. Ma almeno il movimento era in avanti, e poi gli angeli volano e sono immortali.

Oggi, con i piedi ben piantati a terra e lo sguardo rivolto a un futuro parimente incerto, retrocediamo verso un passato che non conosciamo con precisione, ma di cui conserviamo vaghi ricordi inquietanti, ricordi di catastrofi e cumuli di macerie. E non siamo angeli, non siamo immortali, sappiamo che quella pistola puntata contro di noi può farci molto male. Alziamo le mani e teniamo aperte quelle, in mancanza di ali.

(disclaimer: questo non è un post triste)

5 Responses to “Due pensieri”

  1. ma che belle cose che scrivi! però non condivido la visione sulla situazione attuale, in fondo è proprio il non guardare mai il passato, il non voler apprendere da esso che porta periodicamente gli umani a ripetere… be’ a ripetere sempre le stesse cazzate. :-)

  2. letturalenta says:

    scriverò anche delle belle cose, ma poco chiare :-)

    L’impressione che cercavo di trasmettere è proprio quella che dici tu: del passato restano in circolazione ricordi vaghi e confusi di trascorse catastrofi, ma non una conoscenza precisa delle cause, l’unica che aiuterebbe a (provare a) non ricascarci.

    Retrocedere non sarebbe nemmeno una cosa cattiva in sé, ma farlo con gli occhi puntati in avanti non è un esercizio salutare: non si vedono le buche e i dirupi alle nostre spalle.

  3. oppure hai lettori con pochi neuroni attivi? la cosa che mi ha tratto in inganno è l’immagine del muoversi verso qualcosa guardando dietro di sé, è chiaramente il modo migliore per cadere nelle buche :-) il movimento dell’angelo rivolto con lo sguardo al passato, sembra evocare proprio un’attenzione a quel passato che invece sembra essere stato scordato….

  4. letturalenta says:

    ma va là, farly. Averceli, i tuoi neuroni.

    L’angelo di Klee, via Benjamin, è immagine di un sentimento datato, un modo di guardare la storia (e il progresso) che oggi non c’è più. (secondo me, neh, non ho pretese universalistiche).

    Oggi mi sembra più attuale l’immagine che la blogger citata crea via Bolaño: una regressione forzata, con la pistola puntata contro. Guardiamo avanti (si potrebbe chiamare nostalgia del futuro?) mentre stiamo camminando all’indietro.

    Poi, va be’, sulle questioni “epocali” bisognerebbe fare discorsi più articolati e argomentati, ma adesso non ho tempo :-)

  5. Sebastian says:

    Il problema di fondo è come sempre un’ambiguità… Fra gli aneliti che l’uomo porta dentro di sè, e quelle (op)pressioni che giungono dall’esterno… L’insondabile intercapedine fra i propositi e le azioni – umane ferite (forse cicatrici utopiche). Vorremmo cambiare qualcosa. Ma no. E’ più spesso qualcosa a cambiarci. E forse qualcuno di noi ha le ali, però, sì, è vero, c’è sempre quella “tempesta” che viene da un trasognato/agognato paradiso, e vi si impiglia, e rende tutto un inferno…

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