E poi c’è sempre quel gran genio di Maroni

Offri un dito a Maroni

E vabbè, dài, non è mica giusto prendersela sempre con Roberto Castelli, ex-ministro, quando c’è in giro uno come Roberto Maroni, che purtroppo ex non è, ma ministro in servizio permanente effettivo.

Secondo questo genio — il quale, vorrei sottolineare, è il diretto responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — se a Rosarno qualche decina di immigrati si rivolta ad anni di sfruttamento, lavoro nero, umiliazioni indicibili, condizioni abitative e igieniche disumane, minacce e spedizioni punitive (più correttamente pogrom), la responsabilità è tutta loro, cioè delle vittime di questo vero e proprio neo-schiavismo, mentre chi guadagna sulla loro pelle e li obbliga a vivere come animali è puro e immacolato.

Lupo con gli ultimi della terra, agnello con i potenti.

La logica di Maroni meriterebbe un trattato, una monografia, una voce in wikipedia. Questo Maroni è il medesimo che ha voluto a tutti i costi il reato di clandestinità, ovvero la riedizione aggiornata delle leggi razziali del 1938: allora gli ebrei, oggi gli immigrati irregolari, dichiarati criminali non per ciò che fanno, ma per ciò che sono: criminalità ontologica, fine dello stato di diritto, fine della civiltà.

Questo Maroni è lo stesso Maroni che ha lanciato una campagna di schedatura preventiva dei rom e dei sinti, oltretutto senza avere le palle di darle il suo vero nome, ma chiamandola eufemisticamente censimento. Perché secondo la logica maroniana il rom, il sinti, specialmente quello costretto a vivere in miseria nei campi nomadi, è un potenziale delinquente. Secondo la logica maroniana il povero è colpevole in quanto tale. Maroni, se potesse, istituirebbe il reato di povertà.

E così, mentre la criminalità organizzata continua indisturbata a gestire la tratta degli schiavi; mentre la crisi economica sta innescando una bomba sociale fatta di precarietà, sfiducia definitiva nello stato, miseria e privazioni; mentre insomma la nostra sicurezza è minacciata quotidianamente da mafiosi, faccendieri, palazzinari, schiavisti, sfruttatori, evasori fiscali e ogni altra sorta di parassiti di lusso, il prode Maroni continua bel bello a fare il muso duro con i disgraziati. Che uomo, neh?

Dov’eri, ministro Maroni, quando gli immigrati di Rosarno sono stati ridotti in schiavitù? Cosa stavi facendo tu, mentre i caporali rastrellavano questi disgraziati all’alba per conto di possidenti mal disposti ad assumere manodopera regolare? A quale nuova misura preventiva contro i più deboli stavi lavorando mentre gli immigrati di Rosarno erano costretti a vivere in condizioni disumane? Un ministro degli Interni con un minimo sindacale di onestà intellettuale si dimetterebbe immediatamente di fronte a questo disastro civile che lui — responsabile della sicurezza dello stato e dei cittadini — aveva il dovere di impedire.

Confesso: ne ho le scatole piene. Il prossimo che mi viene a dire che votare Lega non è peccato, perché è un partito popolare che ascolta la ggente, lo prendo a calci in culo da qui a Ponte di Legno.

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3 Responses to “E poi c’è sempre quel gran genio di Maroni”

  1. Isa says:

    Ti invidio, Tassa, l’ho scritto anche su Facebook. La capacità di dire. Io sono brava solo a ridire. (Madonna che scoramento.)

  2. letturalenta says:

    Orpo, sono scioccato! :-)

  3. luigi weber says:

    In realtà funziona sempre così: sono i signori nelle loro comode case arredate, con la tv sempre accesa, l’albero di natale luccicante di palle e di regali, la pancia piena, che hanno paura. Loro devono essere difesi, loro sono in pericolo. Perfino fare gli schiavisti li stanca, è una vitaccia.
    Penso agli eleganti coloni inglesi con i baffi impomatati e il monocolo che si divertivano un mondo a legare sulla bocca dei cannoni i rivoltosi indiani del Punjab dopo i fatti del 1857-58. Penso ai possidenti Sudisti nelle loro belle case stile “Via col vento” quanto si indignavano qualora dovessero far fronte a una sommossa dei loro schiavi, e a quanti altri…
    Perché poi l’aspetto veramente schifoso di tutto questo, è che i signori non si limitano a difendere spietatamente i loro privilegi. Questo lo potrei anche capire. No, è che si indignano. La povertà e la disperazione li offendono, offendono il loro senso estetico, offendono la loro morale…

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