La risposta

[ieri alle 22:05 è arrivata la risposta alla lettera che avevo inviato qualche giorno fa. Eccola. lt]

Gentile signor Tassinari,

rispondo per conto del Ministro Scajola che la ringrazia per la sua email, del cui contenuto ha preso buona nota.

L’osservazione del Ministro è basata soprattutto sul buon senso. Dando per scontato che la giustizia deve fare il proprio corso, ho la sensazione che la diffusione mediatica di certe notizie, spesso amplificate e distorte, a seconda della convenienza politica di chi le pubblica, tenda a fare di tutte le erbe un fascio. Questo spesso porta a criminalizzare interi settori, a causa di pochi e ben individuabili disonesti.

Ma la criminalizzazione di un intero comparto produttivo, e qui sta il punto della questione, comporta anche altre pericolosissime conseguenze. Per esempio, se si trattasse di una società quotata in borsa, si potrebbe assistere ad un tracollo finanziario che, nelle circostanze più gravi, potrebbe portare anche al fallimento della società stessa. Ed ecco così, a causa di alcuni malfattori, che centinaia o migliaia di dipendenti perderebbero il posto di lavoro, mettendo un incredibile numero di famiglie in grosse difficoltà.

E consideriamo poi gli utenti di questa ipotetica società. Se fallisse, non potrebbero più godere dei servizi di cui fino a quel punto hanno usufruito. E quindi anch’essi avrebbero grossi problemi. Mettiamo che si tratti di clienti di una società telefonica, tanto per restare in tema: improvvisamente decine di migliaia di persone potrebbero trovarsi senza la linea, pur avendo sempre pagato le proprie bollette. Non Le sembra abbastanza?

E’ per questo che le inchieste giudiziarie, dovrebbero riguardare solo coloro che sono imputati di qualcosa e non l’intero sistema in cui essi operano. Occorre saggezza e prudenza.

Cordialmente,

Segreteria Ministro

Tags: , , ,

5 Responses to “La risposta”

  1. herr doktor says:

    cortese e attento il ministro (o il suo staff) a rispndere

    ma la risposta è furba ma non convincente

    >Ma la criminalizzazione di un intero comparto produttivo, e qui sta il punto
    > della questione, comporta anche altre pericolosissime conseguenze. Per
    >esempio, se si trattasse di una società quotata in borsa, si potrebbe assistere ad un tracollo finanziario che, nelle circostanze più gravi, potrebbe
    >portare anche al fallimento della società stessa

    quindi bisognerebbe tacere per evitare danni peggiori? Se penso a tanti casi recenti (Palrmalat, Leheman brothers, Cirio …, ma anche Telecom, Alitalia ..) vedo tante quotate che sono state danneggiate molto più dalle mancate inchieste che dalla troppa pubblcità

  2. letturalenta says:

    Esattamente, herr doktor. Dalla risposta del signor “Segreteria Ministro” (sic!) pare che la nostra classe dirigente non sia minimamente in grado di percepire i danni enormi che comportamenti illegali e truffaldini causano all’economia e alla stabilità del “sistema”. C’è di che preoccuparsi.

  3. Giuseppe Ierolli says:

    Non ho capito l’ultima frase della risposta. A quanto ne so, pur non essendo un giurista, le inchieste giudiziarie riguardano sempre e solo gli imputati di qualche reato (ipotizzato fino alla sentenza) e non “l’intero sistema”. È ovvio poi che se l’imputato è, mettiamo, presidente del consgilio dei ministri o, più semplicemente, a capo di un’azienda, magari anche importante, potrà esserci una ricaduta sul sistema di cui è a capo. Ma sinceramente non vedo il modo di evitarlo, se non evidtando l’inchiesta. Per la diffusione mediatica: che facciamo? non ne diamo notizia fino alla, possibile, galera? Perché anche un annuncio assolutamente asettico, tipo “Pinco Pallino, amministratore delegato della Maritozzi & C. SPA, è sotto inchiesta per riciclaggio di lieviti avariati” getterebbe nel panico gli azionisti e i dipendenti della Maritozzi e C. SPA.

  4. letturalenta says:

    Eh, Giuseppe, la risposta segretariale non brilla per precisione e logicità, ma spara un po’ a casaccio, passando dalla trita e ritrita accusa alla stampa brutta e cattiva che dà le notizie, giù giù fino ai giudici che non dovrebbero portare in tribunale il sistema (qualcuno ha visto dirigenti di Wind, 3 o Tele2 arrestati per le acrobazie contabili che pare siano capitate in Fastweb)?

    Brilla invece, la risposta, per quella forma di pavidità che consiste nel rinunciare a indicare il male nel timore che la denuncia provochi un male maggiore. I casuisti del bel tempo antico sarebbero andati a nozze con questioni del genere. Che a soffrire di queste forme di timore e di reticenza sia un ministro della repubblica mi lascia sinceramente perplesso.

Leave a Reply