Incartarci il pesce

Costui non conosce né le persone a cui si rivolge né la natura specifica dei desideri e dei problemi di nessuno di loro. Tuttavia la sua posizione di autorità lo costringe a parlare come se le conoscesse e come se le costellazioni gli fornissero risposte soddisfacenti, sufficienti e univoche. Non può permettersi né di scontentare i suoi lettori non impegnandosi affatto né di compromettere la propria autorità magica, sulla quale si fonda il suo valore commerciale, con asserzioni palesemente false. Deve affrontare la quadratura del cerchio. Quello che dice deve suonare come se avesse una conoscenza concreta dei problemi che assillano ciascuno dei suoi potenziali seguaci nati sotto un qualche segno in un momento particolare. Deve tuttavia mantenersi sempre sufficientemente vago in modo da non essere facilmente messo in dubbio.(*)

[Theodor W. Adorno, Stelle su misura, Einaudi 2010, pag 31]

Quindi, o deprimenti elettori berlusconiani, la prossima volta che vi imbattete in un imbecille plastificato che sfoderando un sorriso odontoiatricamente sospetto tenta di convincervi che la crisi non c’è, che l’Aquila è stata ricostruita, che la disoccupazione non esiste, che di rifiuti a Napoli manco l’ombra, che Putin e Gheddafi son bravi ragazzi, che Tremonti è veramente un ministro dell’economia e Bondi della cultura, invece di votarlo fareste meglio a incartarci il pesce. Coglioni.

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(*) Adorno scriveva queste cose nel 1957, riferendosi al titolare di una rubrica astrologica sul Los Angeles Times, ma non mancando di rilevare in nota: Da un certo punto di vista egli si trova in una posiziona analoga a quella del demagogo politico che deve fare alcune promesse a tutti.

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