Dodo

Lo chiamavamo Dodo e non gli ho mai chiesto quale fosse il suo vero nome, perché, pensavo allora, se anche glielo chiedo, a cosa servirebbe? Tanto continuerei a chiamarlo Dodo. Abitava in un magazzino abbandonato, con la porta di ferro e finestre minuscole. Non era matto abbastanza per finire in manicomio, così si arrangiava a campare come poteva. Un giorno, indicando un macchinone nero fermo al semaforo, mi disse: quello lì dentro sarà anche pieno di soldi, ma è un pezzo di merda come te e me.

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