In treno, tra Roma e Bologna, furono mie compagne di viaggio una giovane filippina e sua figlia di quattro anni. Entrambe sfoggiavano splendidi sorrisi color nocciola. La bimba mi mostrava i disegni colorati che andava creando su un quadernetto, mentre la madre mi raccontava le imprese di una donna di nome Signora, dicendo ogni tanto alla bambina: non disturbare il signore. Poco prima del mio arrivo (loro proseguivano per Milano), la mamma mi domandò: signore, anche tu a casa tua hai pilippina?
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Come ben sai, ora si portano i punjabi. Bisogna pazientare per quei fritti che impregnano l’aria e che provocano una nebbia che pare di star in Val Padana. Sono calmi gentili e sikh. Coi capelli fanno trecce che accrocchiano appena sopra la fronte ma quando li lavano, di domenica, li tengono sciolti e paiono quelle donne sarde di una volta. I padri lavorano nei campi dall’alba al tramonto, le madri badano delle bambine e gli insegnao la lingua. I figli ci fotteranno il lavoro, tra qualche anno.
Ottimo levisa’! Il commento in 499 caratteri mi è molto gradito.> ).
(Peccato per quel refuso sul finale, che, se sistemato, porta il conto a 500. <
ma io perché vengo a scrivere nel blog del maestrino dal penno rosso? boh! e manca anche una virgola. quindi bisogna aggiungere due elisioni e famo pari.
hola!
Ma se il pennarossismo ti aggrada al punto di sposartelo! Comunque ho apprezzato davvero, neh, a prescindere.