Intervista a Roberto Parpaglioni

Roberto Parpaglioni[Qui avevo parlato di Quiritta e del suo fondatore Roberto Parpaglioni, dopo aver letto l’intervista a Jacopo Guerriero in cui annunciava la chiusura della casa editrice. Oggi ricevo e pubblico volentieri un’altra intervista rilasciata da Parpaglioni a Silvana Rigobon, pubblicata sul numero 1/2006 di Fernandel, uscito in questi giorni]

Di Silvana Rigobon

La chiusura imminente di Quiritta è ufficiale. Lo ha dichiarato Roberto Parpaglioni, fondatore e direttore editoriale della casa editrice romana, nel corso di un’intervista su Nazione Indiana
La notizia è rimbalzata su Lipperatura e su Vibrisse, provocando, fra i lettori della rete, numerosi commenti di sorpresa e solidarietà nei confronti dell’ «editore gentiluomo».
Nei suoi sei anni di vita, e con l’intento dichiarato di “muovere i lettori verso un rinnovato interesse per la letteratura italiana”, Quiritta si è meritata la stima del pubblico e della critica più esigenti, grazie alla sua riconosciuta vocazione alla qualità. Avvalendosi della consulenza editoriale di Arnaldo Colansanti e di Emanuele Trevi, ha pubblicato venticinque opere, suddivise in due collane, una di classici e una di contemporanei, con autori del calibro di Giorgio Manganelli, Raffaele La Capria, Dario Voltolini, Beppe Sebaste, Enzo Siciliano.

Fernandel ha intervistato Roberto Parpaglioni.

Il nome della sua casa editrice è programmatico: “Quiritta” è un avverbio medievale utilizzato da Dante col significato di “qui, proprio qui” e da Boccaccio, col significato di “ora, in questo momento”. Non si discosta da questo progetto culturale neanche l’ultimo titolo del suo catalogo, “Le finestre sul cortile”: una raccolta di 49 racconti di autori contemporanei, curata da Stefania Scateni.

Le finestre sul cortile è il libro che, rovesciando la storia di Quiritta, mi sarebbe piaciuto pubblicare per primo. Contiene il meglio della nostra narrativa contemporanea. Un incedere di flash ordinati in senso geografico, dal Piemonte alla Sicilia, per illuminare la nostra realtà sociale, culturale, economica e politica.
Mi sarebbe piaciuto pubblicarlo per primo, perché sarebbe stato una specie di manifesto. A cominciare dal titolo che, riverberandosi sui titoli successivi, avrebbe fatto di ogni libro quel che voleva essere, una piccola finestra sul cortile.

Quiritta ha svolto degnamente il suo ruolo di «piccola finestra sul cortile». Ora questa finestra, per sua scelta, chiude.

Se Quiritta si ferma, è solo a causa di una filosofia editoriale che lo sviluppo della cultura italiana ha chiaramente respinto come “non necessaria”. La sua piccola fortuna è dovuta quasi esclusivamente alla critica letteraria, sempre attenta e generosa. Per il resto, poca gente ha conosciuto Quiritta, ed altrettanta se ne ricorderà.
Non era necessaria una casa editrice che si dedicasse allo studio e alla diffusione della letteratura italiana in Italia. Non era necessaria la selezione severa dei testi da pubblicare. Non era necessario il rigore culturale dei curatori, né quello dei consulenti editoriali. Non era necessario l’impegno maniacale dei redattori. Non era necessaria la qualità della carta. Non era necessaria la sobrietà dei messaggi promozionali.
In tutto il suo percorso, Quiritta è stata la composizione, e, di libro in libro, la conferma di uno stile “non necessario”.

Qual è il ruolo dei lettori, in questa sua decisione?

Volendo essere superficiale, potrei rispondere che i lettori sono coloro che non hanno apprezzato le mie scelte. Ma non reggerebbe.
La responsabilità non è di chi ha acquistato un libro al posto di un altro. E parlo, in questo caso, più da scrittore che da editore.
Se io racconto una storia che non interessa, come posso pretendere che venga letta? Può bastare che io l’abbia scritta nella piena certezza del suo valore?
Troppo spesso, noi che facciamo questi mestieri, scrittore o editore, tendiamo a confonderci con il lettore. Coltivando dentro di noi l’essenza di quello ideale, quello capace di esaltarsi subito al primo suono della nostra voce.

Nell’intervista comparsa su Nazione Indiana, lei ha parlato di “sofferenza della nostra editoria”, una sofferenza che, a suo dire, non può essere lenita “denunciando il potere dei grandi gruppi”. La sua distinzione non è fra editoria “grande” e “piccola”, ma fra editoria “adulta” e “non adulta”.

Fare ordine affidandosi a categorie economiche o ideologiche è attività che spesso nasce da un nostro bisogno di sicurezza. Farlo nel contesto dell’industria editoriale rischia, però, di trasformarsi in un esercizio tendente allo strabismo. Destinato, quindi, ad alimentare ancor più la confusione.
L’industria editoriale, difatti, è un congegno per sua natura costretto a fondere nel modo più armonico e virtuoso possibile elementi di economia e di cultura letteraria spesso in dissidio tra loro.
Definirla “grande”, “media” o “piccola”, vuol dire privilegiarne il fondamento economico, trascurando quello culturale.
Se, trattando in maniera spesso troppo generalizzata un certo imbarbarimento della nostra letteratura, mi si chiede quanta responsabilità abbiano i grandi gruppi editoriali, sono solito rispondere che essi ne hanno al pari di altri editori economicamente meno garantiti.
Se, invece, spostassimo l’attenzione su un panorama più trasversale, ne ricaveremmo risultati ben diversi. Scopriremmo che esiste un modo “adulto” di fare editoria, serio, onesto, colto, affidabile. E uno “non adulto”, questo sì responsabile di un inquinamento con il quale, prima o poi, non solo il mercato, ma l’intera cultura arriverà ad un redde rationem.

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16 Responses to “Intervista a Roberto Parpaglioni”

  1. Maura says:

    Ti ringrazio per aver pubblicato questa intervista (dubito che sarei riuscita a leggerla, altrimenti, essendo chiusa in quest’angolo di Brianza, dove non arriva neanche Stilos).

  2. Miku says:

    Al redde rationem avremmo dovuto arrivarci da tempo: a parlarne si scaricherebbe solo del fiele, dunque meglio tacere, e far fare il lavoro ai soggetti economici più forti, con le loro belle d’erbe famiglie, ma soprattutto d’animali.

  3. gabryella says:

    mi viene in mente la favola di leonardo (da vinci, perbacco!) “la farfalla e la fiamma della candela” – cito: non si contentando il vagabondo parpaglione di potere comodamente volare per l’aria, vinto dalla dilettevole fiamma della candela, diliberò volare in quella; e ‘l suo giocondo movimento fu cagione di subita tristizia; imperò che ‘n detto lume si consumorono le sottile ali, e ‘l parpaglione, caduto tutto brusato a piè del candellieri, dopo molto pianto e pentimento, si rasciugò le lagrime dai bagnati occhi, e levato il viso in alto, disse: o falsa luce, quanti come me debbi tu, ne’ passati tempi, avere miserabilmente ingannati..” ecc ecc

    – mi deprime assai la decisione di Parpaglioni (che, non ne dubito, nel sospendere Quiritta avrà le sue ragioni..) e gli rinnovo la consueta stima

    (aggiungo un “brava” all’amica Silvana, per questa intervista)

  4. letturalenta says:

    Maura, non sei la prima a dirmi che Stilos non arriva, ma Fernandel dovresti trovarla senza problemi nelle librerie Feltrinelli.

    La conclusione di Parpaglioni è molto forte: il suo tentativo di editoria adulta – ovvero di fusione di economia e cultura letteraria – si è rivelato non necessario, e qui i casi sono due: o Parpaglioni non ha saputo tradurre in pratica la sua idea con mezzi adeguati, o è l’idea in sé a essere impraticabile. La seconda ipotesi è già di suo un mezzo redde rationem.

    gabryella, credo che la tua sia la citazione più spettacolarmente azzeccata della storia delle citazioni. Devi assolutamente farla avere a Parpaglioni!

  5. Maura says:

    Si, Fernandel si trova, ma io sono in provincia (e non posso muovermi perchè sto preparando degli esami) e qui non ci sono Feltrinelli.

  6. Roberto Parpaglioni says:

    Quando la già nobile arte della citazione si fa poesia.
    Straordinaria Gabryella.
    Grazie.

  7. letturalenta says:

    Come non detto, gabryella: pare che il qui presente Roberto Parpaglioni abbia già ricevuto e apprezzato la tua citazione. Grazie della visita, Roberto, e in bocca al lupo per il dopo Quiritta.

  8. Effe says:

    ora inizieremo a contare così: nel secondo anno dall’egira di Parpaglioni
    (ma in bocca al lupo per il futuro, e dannazione, e disdetta)

  9. daldivano says:

    Parpaglioni mi sembra pienamente consapevole in questa eutanasia esperienziale, quanto più pacata e tanto più violenta nel suo fermo atto d’accusa.

    daldivano

  10. letturalenta says:

    Già. Questa dipartita, o dolce morte, o egira che dir si voglia ha una punta durissima e una lama ben temperata e meglio affilata. Fa rabbia, fa male.

  11. ringrazio luca tassinari per aver riportato l’intervista anche qui.
    e auguro a roberto parpaglioni di avere altre occasioni per essere intervistato, in futuro. magari per parlare dell’apertura di una nuova casa editrice, o di una nuova avventura letteraria.

  12. gabryella says:

    ok, siamo d’accordo che la guerra è guerra! ma attenzione ché, prima o poi, risuonerà lo squillo della sveglia: bruchi & farfalle, mangiata la foglia, occuperanno l’agognato agone (sia pure procedendo sottoterra)

  13. mi domando: se non ci fossero i blog, adesso, dove mai discuteremmo, noi che non crediamo per principio al potere annientante della fiamma sulle ali dei parpaglioni? e dove si troverebbero, gratis et amore, tutti i testi che brillano, come oro e princisbecco, e che non saranno mai, non sarebbero mai pubblicati?
    e che futuro, però, ci attende?

  14. letturalenta says:

    Silvana, ma che stai a scherza’? Grazie a te e all’ineffabile Giorgio Pozzi per aver rimesso in circolo la questione, che è questione scottante, come ha giustamente ribadito gabryella fin dal primo commento. A restare scottati sono come sempre i parpaglioni intraprendenti e innamorati della luce, e come sempre si spera che le loro scottature servano almeno come avviso di pericolo e stimolo a cambiare rotta.

    gabryella, quelli più che bruchi me paiono lombrichi! Comunque sì, sperare si spera. A volte le sveglie suonano davvero. In questi giorni i cinematografari si sono svegliati con sette milioni di biglietti in meno. Chissà se a qualcuno verrà in mente che proiettare mezz’ora di pubblicità per un’ora di fillm – e con prezzi agganciati alla quotazione del platino – non è precisamente una buona idea.

    manginobrioches, i blog sono fonti preziose proprio perché sono gratuite, hai ragione. Sono l’equivalente, credo, delle canzoni e delle fiabe di una volta: semi di cultura popolare che prima o poi cadono nel terreno giusto, e fanno sbocciare – or qui or lì – un Rabelais, un Cervantes, un Tolstoj, un Melville, un Gadda che prima o poi qualcuno pubblicherà… ammesso che ci sia ancora in giro qualche editore.

  15. agnese pozzi says:

    Davvero non vale la pena d’impegnarsi e continuare a farsi strada tra libri e libracci da supermercato? Vale poco confortare Parpaglioni per l’indubbia qualità editoriale. Peccato che stia per chiudere (se non ha già chiuso), avrei voluto sottoporgli il cartaceo scittto dalla giornalista e critica d’arte Maria Grazia Torri sui fatti di Cogne (COGNE, STORIA DI UN DELITTO INVENTATO). Stiamo penando (la giornalista e due Consulenti medici) per far conoscere la verità sulla fallimentare perizia Viglino che ha portato la Franzoni all’incriminazione. Tutti sanno, perfino la difesa, i Franzoni, i giudici che sono stati informati che esistono contestazioni serissime alla perizia del Prof. Viglino ma nessuno fa niente, non si osa neppure parlarne o convocare chi sostiene che la perizia è una schifezza; anche i giornali sanno, tutti i periodici, i giornalisti TV ma nessuno osa infrangere il tabù mediatico della colpevolezza della Franzoni; è allucinante E’ vero che “la democrazia oggi è il problema della verità e della sua comunicazione”. Ci è rimasto solo internet…per comunicare e divulgare notizie a tamtam.

    Mi sono convinta del coraggio di Quiritta che, invece di pubblicare i soliti contenuti scandalistici da bancone su Diana e Carlo, ha scelto di pubblicare il libro di Sebaste sul loro autista. Mi piacerebbe inviare comunque il caretaceo a Roberto Parpaglioni, qualcuno di voi può per favore, se lo conosce o ne conosce il recapito, inoltralgli questa mia e la mail? Non riesco in internet a trovare nessun recapito anche in memoria cache di questa bella casa editrice; oppure se per caso qualcuno di voi possiede un recapito, un indirizzo a Roma, lo mandi al blog. Grazie a letteraturalenta per ricordarci che i libri devono essere centellinati, assimilati, sedimentati per trarne il nutrimento necessario. I libri mordi e fuggi causano intollerenze alla lettura, indigestioni e malassorbimenti.

    Cordialità a tutti e grazie.

  16. Jouanisson says:

    Come posso fare per intrare in contatto con il Signor Roberto Parpaglioni ?

    Dalla Francia non è tanto facile.

    Merci beaucoup et très amicalement.

    Daniel Jouanisson
    OO 33 1 42 57 76 63

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