Archive for the ‘libri e dintorni’ Category

I demoni

Thursday, November 16th, 2017

Dostoevskij

C’è uno un po’ svampito che vive da vent’anni a spese di una possidente vedova e incazzata; e una zoppa psicopatica che vive con un fratello sempre ubriaco che la mena; e una quarantenne che ha sposato il governatore della provincia per governare lei; c’è uno che non dorme mai: secondo lui al mondo va tutto benissimo, e si vuole suicidare.

Il figlio di quello un po’ svampito è cattivissimo e nichilista; il figlio della vedova incazzata, invece, ha sposato la zoppa psicopatica perché era un po’ annoiato. Poi fa un duello sparando in aria e va a trovare della gente di notte;

Poi c’è uno che è contentissimo quando torna sua moglie che non vede da tre anni, ed è incinta; e una levatrice che domina un marito che fa fatica a capire cosa succede a casa sua, figuriamoci al mondo. Però vorrebbe cambiare il mondo.

C’è un santone che a seconda di come gli gira dà o rifiuta tè e zucchero ai devoti; c’è una signorina che porta a spasso il fidanzato come se fosse un barboncino; e questo fidanzato è felicissimo di fare il barboncino, anche se sa che lei è innamorata di quello annoiato che fa i duelli sparando in aria.

C’è uno che suona il piano e ha delle crisi isteriche da paura; un’altra si innamora di quello annoiato che va a trovare la gente di notte, anche se è sposato con la zoppa psicopatica, però lui è innamorato di quella col barboncino; e c’è anche una studentessa che vorrebbe parlare della questione femminile, ma non ci riesce mai.

Poi ci sono degli operai, un bandito, una venditrice di bibbie, dei contadini e una mucca.

Alla fine muoiono quasi tutti, tranne quello cattivissimo, la vedova incazzata, la mucca e pochi altri. Che detta così può sembrare un romanzo d’appendice da due soldi, invece per me è un romanzo bellissimo, comico e tragico.

La verità

Monday, November 13th, 2017

— Che cos’è la verità?
— La verità anzitutto è che ti fa male la testa.

(dialogo fra Ponzio Pilato e Jeshua Ha-Nozri, Michail Bulgakov, Il Maestro e Margherita, cap. II, traduzione di Vera Dridso)

Quando si dice letteratura 2

Saturday, November 11th, 2017

Ho copiato testi di circa 5.000 caratteri in un editor di testi, per contare le parole. I testi sono di vario genere: articoli di giornale, post di blog, parti di libri disponibili in rete, ecc. In un testo di 5.000 battute (spazi compresi) ho trovato in media 750 parole. Poi ho letto alcuni di questi testi ad alta voce, cronometro alla mano. Per leggere un testo di 5.000 caratteri impiego in media 5 minuti. Questo significa che, leggendo un testo ad alta voce, posso pronunciare circa 150 parole al minuto, ovvero 9.000 parole all’ora.

Va da sé che leggere un testo ad alta voce non equivale esattamente a parlare: la lettura è un processo lineare e continuo, mentre una conversazione è un processo complesso, ricco di sovrapposizioni, interferenze esterne, interruzioni, ecc. E poi le parole dette non hanno necessariamente la stessa durata delle parole lette: in una conversazione un “insomma”, può diventare “insooommaaaaaa”, e così via.

Diciamo comunque che, empiricamente, un italiano, parlando a voce alta, può pronunciare circa 9.000 parole all’ora. Ipotizziamo, sempre empiricamente, che ogni italiano parli con altre persone in media un’ora al giorno, tenendo conto che di notte non si fa conversazione, che i neonati non parlano, che una persona che vive da sola parla meno di una che convive con altri, che chi ha molte interazioni sociali scambia più parole di chi ne ha poche, eccetera.

Con queste ipotesi di partenza possiamo dire che sessanta milioni di italiani producono conversazioni per circa 540 miliardi di parole al giorno, equivalenti a 3.600 miliardi di caratteri a stampa. Considerando che una cartella editoriale contiene 1.800 caratteri, per trascrivere i discorsi italiani di una giornata servirebbero 2 miliardi di cartelle editoriali. Ipotizzando infine che la cartella editoriale corrisponda esattamente alla pagina di un libro stampato, e che un libro abbia in media 400 pagine, una giornata di discorsi italiani equivarrebbe a 5 milioni, e un anno a poco più di 1,8 miliardi di libri.

Secondo il rapporto AIE 2017, in Italia nel 2016 sono stati pubblicati circa 66.000 nuovi titoli.

Ne consegue che la letteratura, qualunque cosa sia, è una frazione insignificante di ciò che viene prodotto quotidianamente nella stessa lingua conversando. Applicando la definizione più estesa possibile fra quelle elencate nel post precedente, cioè che la letteratura è qualcosa di scritto, i libri stampati in un anno, se non ho sbagliato i conti, contengono lo 0,0037% delle parole che gli italiani si scambiano a voce nello stesso periodo di tempo. Per dirla in un altro modo, per ogni milione di parole pronunciate, ne vengono stampate trentasette. Per dirla in un altro modo ancora, leggere un libro, sui sessantaseimila prodotti ogni anno, significa leggere 0,56 miliardesimi di quello che gli italiani si dicono parlando tra di loro. Leggendo 100 libri all’anno si accede a un numero di parole pari a 56 miliardesimi di “quello che si dice in giro”.

La parola detta domina sulla parola scritta. Ne consegue, credo, che l’uso verbale del linguaggio lo determina, lo trasforma, lo fa evolvere molto più dell’uso scritto. Se la parola ha qualche potere, questo potere viene esercitato parlando più che scrivendo. Un’ora di chiacchiere da movida ha più potere di migliaia di libri. La marginalità della letteratura, qualunque cosa sia, la sua acclarata incapacità di “cambiare il mondo” è nei fatti prima che nelle interpretazioni, nella teoria e nelle lamentazioni dei nostalgici del bel tempo andato, quando la letteratura sì che contava.

La letteratura è quasi invisibile, insignificante, rara, leggera. È bene trattarla con leggerezza.

Quando si dice letteratura

Wednesday, November 8th, 2017

Brevissimo repertorio di cose scritte in rete a proposito di letteratura.

Federikè
aiuto! la mia prof. di italiano ci ha detto:” rispondete alla domanda ke cos’è la letteratura”
io ho cercato un po su internet ma mi sembrano tt spiegazioni un po troppo complesse…qualcuno di voi può darmi un spiegazione un po più semplice?

Giovanni Bottiroli
Sappiamo tutti che cos’è la letteratura: più o meno, naturalmente.

Mario Barenghi
La letteratura è una tecnica di «istruzione dell’immaginazione», che serve non a «comunicare», semplicemente, bensì a far vivere esperienze simulate.

Stefano Prandi
La parola letteratura ha in sé il senso di una frequentazione assidua e ripetuta con il testo, un’attività da svolgere in silenzio e tranquillità, senza fretta.

Tarcisio Muratore
La letteratura è «l’arte del linguaggio (scritto)».

Valentina Mariani
La letteratura è la possibilità di trovare un pensiero, una parola, un’idea che altrimenti non avremmo mai scoperto.

Romano Luperini
La letteratura è (era?) una inchiesta sul senso o sul non-senso della vita.

Stefano Brugnolo
Che cos’è la letteratura? I criteri che solitamente sono stati adottati per rispondervi sono tre: quello istituzionale (è letteratura quel che una società definisce tale), quello immaginario (sono letterari i discorsi che ci fanno evadere dalla realtà), quello formale (sono letterari quei discorsi che presentano specifiche caratteristiche linguistiche).

Terry Eagleton
Se non è corretto vedere la letteratura come una «oggettiva» categoria descrittiva, non lo è neppure dire che essa è semplicemente ciò che la gente capricciosamente sceglie di chiamare letteratura.

Cesare Garboli
Che cos’è la letteratura. Ieri era impegno, domani è già contemplazione del niente. Oggi è sinonimo di “menzogna”, ieri l’altro lo era di “vita”. […] Io arrivo solo a una tautologia. La letteratura è letteratura.

Rita Fortunato
La letteratura è tutto ciò che viene scritto per veicolare un messaggio, offrire svago, compagnia e riflessione.

Giulio Mozzi
Propongo di decidere che ogni “qualcosa di scritto” è letteratura. Dopodiché, si tratta di valutare: se sia letteratura bella o no, interessante o no, eccetera.

Giosp
Qualsiasi scritto che viene definito letteratura è letteratura. E poi sta a me decidere quale letteratura buttare dalla mia biblioteca e quale non-letteratura tenere.

Ermanno Paccagnini
La caratteristica della letteratura è anche quella di essere al passo con il suo tempo, di rappresentare il suo tempo.

Marco Gaetani
Un primo essenziale discrimine tra ciò che è letteratura e ciò che non può essere considerato tale risiede nella potenza autonoma della parola, nella sua capacità di suscitare emozioni, pensieri, fantasie, conoscenza.

Annamaria Clemente
E a ben riflettere la letteratura cos’è se non un desiderio dell’Altro?

Javier Cercas
La verità è che, in fondo, ogni autentica letteratura è letteratura impegnata, almeno nella misura in cui ogni autentica letteratura aspira a cambiare il mondo cambiando la percezione del mondo del lettore.

Alligator
La “letteratura in sé” a mio avviso non esiste.

Oswaldo Reynoso
Per me la letteratura è arte.

Giorgio Manganelli
Forse è vero: la letteratura è immorale. […] Non v’è dubbio: la letteratura è cinica.

Antonio Tabucchi
La letteratura è sostanzialmente questo: una visione del mondo differente da quella imposta dal pensiero dominante, o per meglio dire dal pensiero al potere, qualsiasi esso sia.

Alfonso Berardinelli
La letteratura è dappertutto, ce n’è troppa, non se ne può più.

Vincenzo Crupi
La letteratura, è ovvio, non esiste senza i testi letterari.

Leonardo Sciascia
La letteratura è la più assoluta forma che la verità possa assumere.

Antonio Spadaro
La letteratura non è mai una copia anastatica del mondo. È invece un modo di interpretarlo.

Tommaso Landolfi
La letteratura non è vita.

Nicola Pellicciari
Studiare la Letteratura serve a non chiedersi a cosa serve la Letteratura.

Conclusione: letteratura è un singolare sostantivo femminile.

Mauro Gasparini non c’è più

Wednesday, February 15th, 2012

Oggi mi è arrivata una brutta notizia: Mauro Gasparini non c’è più. Chi lo conosceva può trovare qui l’annuncio dato due giorni fa dall’editore di Dammi un bacio.

Un giocattolo per figli con la testa tra le nuvole

Friday, November 4th, 2011

“Mosso dal dubbio moderno e fuorviante che le fiabe siano racconti per bambini, mi sono avvicinato a questa raccolta con l’esitazione di un adulto che prende in mano un giocattolo per figli con la testa tra le nuvole”.

Matteo Telara recensisce C’era (quasi) una volta, il libro di quasi fiabe del terzo millennio, mostrando perché le fiabe non sono (solo) racconti per bambini.

Sul realismo

Friday, September 30th, 2011

Un testo realista nel senso di perfettamente simile alla realtà, nei suoi aspetti minimali, è un’evidente assurdità.

Novello Auerbach, falso idillio riflette sul realismo in letteratura. Da leggere.

(il lettore volenteroso e incline a perdere tempo può trovare temi simili in un vecchio racconto vergato da me qui)

Per il centro studi Giorgio Manganelli

Tuesday, September 6th, 2011

Lettera aperta di Armando Adolgiso a Stefano Boeri, assessore alla cultura del comune di Milano, per sollecitare un sostegno anche economico al benemerito Centro Studi Giorgio Manganelli. Spero che non resti lettera morta.

Odifreddi e altri polpettoni

Tuesday, August 30th, 2011

Avviso: questo post, oltre a essere un pippone, è infarcito di frasi di Piergiorgio Odifreddi. Poi non dite che non lo sapevate.

Dopo due settimane di serena disconnessione, apprendo dall’Estinto che Piergiorgio Odifreddi, probabilmente a causa della canicola agostana, ha deciso di avventurarsi in campo letterario, introducendosi in un dibattito in corso fra Umberto Eco ed Eugenio Scalfari [1].

Un dibattito che, considerata l’età e la carriera dei due intellettuali, suggerirebbe a chiunque di tenersi prudentemente alla larga, allo stesso modo in cui ogni persona assennata che mai abbia giocato in una squadra di serie A si terrebbe alla larga da una discussione calcistica in corso, che so, fra Gigi Riva e Sandro Mazzola. Ma Odifreddi no, lui non è abbastanza prudente e si lancia a corpo morto, diciamo così, nella mischia. Vediamo come:

Se mi permetto, da scienziato, di intromettermi nel dibattito come “terzo fra cotanto senno”, è solo perché mi sembra che sia Eco che Scalfari, da umanisti, tendano a sottovalutare l’effetto deleterio che dosi massicce di finzioni finiscono per avere sul principio di realtà.

Ora, non so voi, ma io mi aspetto che quando qualcuno si inserisce in una discussione lo faccia partendo da qualche enunciato degli interlocutori, per sostenerlo, modificarlo, integrarlo o magari demolirlo con argomenti appropriati. Odifreddi no. Lui parte dal presupposto che gli interlocutori abbiano peccato contro qualcosa, nel caso particolare contro la corretta valutazione del rapporto fra dosaggio finzionale e principio di realtà. Lo fa “da scienziato”, dice lui, ma non c’è traccia di metodo scientifico nel suo modo di procedere.

Proviamo comunque a prendere per buona l’obiezione e a vedere come si esplicita secondo Odifreddi questo effetto deleterio delle finzioni sul principio di realtà:

Proviamo a ripercorrere brevemente le tappe della formazione della psicosi universale, creata dal pervasivo e invasivo mercato dell’illusione. Non appena i bambini acquistano l’uso della parola, e incominciano a fare domande su come sono nati, vengono loro fornite risposte idiote che vanno dai cavoli alle cicogne.
Quand’essi approdano all’asilo, incominciano a ricevere i rudimenti di una visione magica del mondo popolata di angeli e demoni, miracoli e castighi divini, roveti ardenti e nubi parlanti, ciechi guariti e morti risorti, che continuerà a essere contrabbandata nell’ora di religione di tutte le scuole.

Non è dato sapere cosa sia la psicosi universale di cui parla Odifreddi, il quale forse, essendosi dichiarato genericamente “scienziato”, crede di poter usare termini medici senza definirli. Dice però che questa psicosi è creata dal “pervasivo e invasivo mercato dell’illusione”, dunque il lettore potrebbe ipotizzare che abbia qualcosa a che vedere con i meccanismi dell’industria culturale, cioè con il campo dell’economia o della sociologia, ma resta spiazzato quando l’autore tira in ballo cavoli e cicogne — che rimandano all’agraria e alla zoologia — per poi passare alla pedagogia infantile e alla religione. A parte questo gran polpettone disciplinare, non si capisce cosa c’entri tutto questo con la finzione letteraria, cioè con uno degli argomenti di cui l’articolo, stante il titolo, avrebbe dovuto trattare. Ma non disperiamo:

In quelle stesse scuole, verranno anche sistematicamente impartiti insegnamenti letterari e filosofici dello stesso genere, dagli dèi omerici dell’Iliade e l’Odissea, alla schizofrenica voce del daimon socratico, ai regni dell’aldilà della Commedia dantesca, ai deliri idealisti di Hegel e Croce, al motto nietzschiano che “non ci sono fatti, solo interpretazioni”.
Parallelamente all’indottrinamento scolastico, il trinitario mercato letterario, cinematografico e televisivo sommerge il pubblico di storie irreali o magiche, dalle saghe del Signore degli Anelli e di Harry Potter a quelle delle Guerre Stellari o del Robert Langdon di Dan Brown. Per non parlare delle fiction televisive, sacre e profane, che intasano il piccolo schermo.

Pur continuando a ingrossare il polpettone con un pizzico di filosofia, un po’ di massmediologia e finanche uno zinzino di psichiatria, finalmente Odifreddi, superata la metà dell’articolo, infila nel mucchio qualche opera letteraria, dai poemi omerici alle più recenti saghe britanniche, ma lo fa, ahimè, senza mantenere nemmeno la parvenza di un aggancio agli articoli di Eco e Scalfari.

Eco si era limitato a mostrare come il confine tra verità e invenzione nelle opere letterarie sia spesso frainteso, portando l’esempio di un lettore ignaro della fondamentale distinzione fra opinioni dei personaggi e opinioni dell’autore. Scalfari aveva aggiunto che, ferma restando la distinzione fra realtà e finzione, molte opere letterarie in passato hanno avuto effetti diretti sulla realtà, contribuendo a definire epoche e passaggi storici. Eco aveva a sua volta replicato che sì, anche questo è vero, ma che restando «alla dimensione “aletica” (che cioè ha a che fare con quella nozione di verità condivisa dai logici, dagli scienziati o dai giudici)» l’incapacità di distinguere vero da verosimile, realtà da finzione, può essere socialmente pericolosa.

E che ti fa Odifreddi? Se la prende con gli dei omerici e con l’aldilà dantesco, come se prendesse per buona, e quindi pericolosa, l’invenzione letteraria, confermando per colmo di ironia l’ipotesi di Eco, cioè che esistono lettori «talmente preoccupati a prendere sul serio la storia che non si chiedono se sia raccontata bene o male; non cercano di trarne insegnamenti; non si identificano affatto nei personaggi. Semplicemente manifestano quello che definirei un deficit finzionale, sono incapaci di “sospendere la credulità” [2].

Odifreddi è talmente convinto che quel che si legge nei romanzi è vero da ipotizzare un’iniezione diretta della finzione letteraria nella realtà, arrivando a immaginare «una società che non vive della e nella realtà, appunto, ma è immersa nella finzione generalizzata». «C’è forse da stupirsi» si chiede retoricamente «se, ormai assuefatta alle storie dei cantastorie, quella società finisca poi col diventare facile preda dei contastorie, politici o religiosi che siano?». Per rispondere positivamente a questa domanda bisogna presupporre un nesso causa-effetto fra finzione letteraria e mentalità popolare, come se davvero l’Iliade potesse indirizzare automaticamente i lettori al paganesimo o la Divina Commedia al cristianesimo. Un nesso siffatto se l’era inventato (appunto) Cervantes nel Don Chisciotte: la classica “roba da matti”, insomma.

Tralascio la conclusione dell’articolo di Odifreddi, che è poco più che una pezza, limitandomi a notare che in un articolo che si intitola Menzogne letterarie e verità scientifiche, le prime sono state trattate di striscio e a sproposito, mentre delle seconde non c’è la minima traccia. Chiudo a mia volta brutalmente, ma per distinguermi dallo scienziato non lo farò assertivamente ma interrogativamente: l’uomo è andato sulla luna perché gli scienziati della Nasa hanno congegnato un modo efficace per andarci o perché Jules Verne cent’anni prima si era inventato una balla?

——
[1] La replica di Eco si può leggere qui.
[2] Così nel testo, ma poco prima Eco parlava propriamente di sospensione dell’incredulità, e così credo che vada letto anche in questo passo.

C’era (quasi) una volta

Wednesday, August 3rd, 2011

C'era (quasi) una volta, Senzapatria editore.

Dalla quarta di copertina: “I fanciulli trovano il tutto nel nulla, gli uomini il nulla nel tutto”. Così il giovane Leopardi sintetizzava nelle pagine dello Zibaldone la sua nostalgia per l’infanzia, età aurea vivificata da un’immaginazione senza freni. Gli autori di questa raccolta di fiabe hanno voluto, almeno in questa occasione, tornare a guardare il mondo con gli occhi incantati del fanciullo che un tempo sono stati.

***

O transeunte lettore, sappi che in questo libro di fiabe ci sono ventisei fiabe, di cui una scritta da me. Non era mai successo che un mio racconto venisse pubblicato per la prima volta su carta, né che su questo blog non comparisse un mio racconto comparso altrove, né tantomeno avevo mai scritto una fiaba prima d’ora.

Con tutte queste novità vuoi non comprarlo, il libro? Compralo, compralo, tanto più che, comprandolo, darai una mano a Nutriaid, un’associazione che da anni lotta contro la malnutrizione infantile in diversi paesi africani.

Un sogno comune da realizzare

Tuesday, August 2nd, 2011

di Lietta Manganelli

Da tempo stavo pensando a un raduno di manganelliani. Un fine settimana durante il quale studiosi, studenti, amanti e appassionati di Manganelli a qualsiasi titolo e livello, potessero incontrarsi, conoscersi, scambiarsi pareri e conoscenze, visionare trasmissioni televisive ormai storiche, ascoltare trasmissioni radiofoniche spesso dimenticate, insomma un incontro durante il quale ognuno possa raccontare il “suo” Manganelli.

Molte sono state le risposte positive che mi hanno spinto a cercare di realizzare concretamente questo progetto.

Dalla fine di Agosto un esperto del settore si occuperà di reperire una location a costo zero. Ora però è necessario conoscere il numero delle adesioni, per poter iniziare a programmare il tutto.
Se vi interessa, se volete partecipare, inviate una e-mail all’indirizzo manganelli@delam.it. Sarete contattati personalmente.

Grazie.

Lietta Manganelli

Intervista a Lietta Manganelli

Tuesday, July 12th, 2011

Lo scrittore Angelo Ricci intervista Lietta Manganelli.

“La letteratura occupava, nella vita di Manganelli, una posizione di primissimo piano. Di difesa verso un mondo, quello delle emozioni, che lo turbava profondamente. Avrebbe potuto vivere senza rapporti umani, mai senza letteratura”.

Leggi tutta l’intervista.

Dalla rete all’ebook

Thursday, June 30th, 2011

Vite da Precari, CastelloVolante 2011, tratto da zop.splinder.comIl 22 dicembre 2009 annunciavo su questi lidi l’ultima (allora) iniziativa ludico-letteraria di zop, al secolo Antonio Zoppetti, cioè “il primo gioCOCOnCOrso in rete: VITE DA PRECARI tra creatività e follia”. Oggi ho il piacere di annunciare che i testi raccolti all’epoca sono diventati un libro, più precisamente un ebook, dotato della non disprezzabile caratteristica di essere gratuito.

Il libro pubblicato dall’editore CastelloVolante uscirà domani, venerdì 1 luglio, come primo titolo della collana I fiori del Web, che si propone di selezionare e diffondere le migliori scritture internettiane.

Tutti i dettagli dell’iniziativa, compresi i prossimi titoli della collana, si trovano naturalmente da zop.

O io sono stupido, o c’è un malinteso

Tuesday, June 14th, 2011

Autografo 45, Interlinea 2011 Giovedì 16 giugno alle ore 17,30 nella Casa del Manzoni in via Morone 1 a Milano, si festeggia la ripresa delle pubblicazioni di «AUTOGRAFO», la rivista fondata da Maria Corti, in occasione dell’uscita del numero 45 dedicato a Giorgio Manganelli.

Intervengono i direttori della rivista Maria Antonietta Grignani e Angelo Stella con Mario Barenghi, dell’Università degli Studi Milano-Bicocca, e Gian Luigi Beccaria, dell’Università di Torino e presidente del Fondo Manoscritti dell’Università di Pavia.

Ingresso libero fino a esaurimento posti 02 86460403

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Torna a uscire la celebre rivista fondata da Maria Corti con un volume dedicato a Giorgio Manganelli a vent’anni dalla scomparsa avvenuta a Roma nel 1990: saggi di Salvatore Silvano Nigro, Clelia Martignoni, Florian Mussgnug, Viola Papetti, Andrea Cortellessa, Maria Rosa Bricchi, Filippo Milani e Sara Lonati, con ricordi di Maria Corti, Lietta Manganelli, Lea Vergine e con sorprendenti appunti critici inediti, (da Cicerone a Fedro a Pratolini e Kafka: «Dopo aver letto America mi chiedo come si possa “interpretare” un libro di cui manca la conclusione… O io sono stupido, o c’è un malinteso») e un articolo disperso su Poe del 1948: «Per quanto tragica e folle, la terra di Poe è ancora affollata di angeli».

Abbonamento annuale alla rivista: euro 30
www.interlinea.com/autografo
0321 612571

Smartmanga

Monday, May 23rd, 2011

Il sito del centro studi Giorgio Manganelli da oggi è disponibile per telefoni cellulari, tablet e PC con schermo piccolo a questo indirizzo: http://manganelli.altervista.org/mobile. Con Android va che è un piacere, e veder scorrere le copertine dei mangagnifici libri sullo schermino dello smartphone è una bella esperienza.