Archive for the ‘pizzuto’ Category

Il tempo per leggere Pizzuto

Monday, October 9th, 2006

Benedetta Panieri, ventisette anni, dottoranda in letteratura italiana, romagnola. Per il dottorato si è occupata di Bassani, Slataper, Comisso e naturalmente di Antonio Pizzuto. Il suo contributo alla pizzuteide è breve e densissimo, e onora il nome e il motto di questo umile blog con un raffinato elogio della lentezza, ricco di metafore cronometriche, cardiache, mediche e filologiche.

Il tempo per leggere Pizzuto

di Benedetta Panieri

Tanto viaggio perché? Ritornerà, zia Rosina?, si chiede Bibi nel noto romanzo. “Basta pensarmi. Pensare è chiamare”. Tanti pensieri rivolti a Pizzuto, oggi, come invocazioni a chi può risolvere e sciogliere nodi di parole che non danno più vita. Del tempo che non basta mai.

Pizzuto aggiungeva vita alla vita, ma il tempo nelle sue prose era malato; non è una critica, perché attenzione, malato non vuol sempre dire perdente. Gli orologi che costellano le sue pagine spesso rimangono indietro, ma si può vivere benissimo in questi minuti aritmici, rallentati, sospesi. Pedullà ha detto che al cuore di Pizzuto si arriva “attraverso l’aritmia”; Alvino è stato, di questo cuore pulsante, il chirurgo migliore. Grazie a lui possiamo leggere i testi di Pizzuto e prenderci tutto il tempo (sì, quel tempo malato e stanco che sta riposando) per pensare: cosa avrà voluto dire, l’Autore, coi suoi neologismi, con le sue iuncturae ardite? “Difficilis atque ardua poesis, plana oratio”: ma allora Pizzuto va oltre la prosa, ci fa vivere il ritmo e ci ha fatto sentire la musica, è un Poeta. Se abbiamo un impegno, può saltare, se c’è una coincidenza, la perderemo: diamoci pure malati. Viviamo in un’epoca difficile, leggiamo un autore difficile; ma se ci sarà piaciuta una sua frase, o soltanto una parola, fosse pure il nome di un personaggio o un nomignolo (“ipocorismi”, c’è un nome difficile anche per questo), avremo vinto. Saremo fieri di questo nostro tempo zoppicante e delle pause che il tempo-di-corsa non ci aveva mai donato.

Arcani semoventi

Thursday, October 5th, 2006

Largo ai giovani! Salvo Butera compirà 27 anni il 26 ottobre prossimo. Si è laureato a Palermo in Scienze della comunicazione con una tesi su Antonio Pizzuto, in una facoltà dove – come dice lui stesso – sarebbe stato molto più facile laurearsi su Montanelli. D’altronde è anche vero che su questo giovane ironico e solare nonché fidanzatissimo (parole sue) gravavano fin dalla nascita destini pizzutiani ineludibili: sua madre infatti è una Pizzuto, il suo comune di residenza Castronovo di Sicilia, e la dedica apposta da Antonio Pizzuto a Si riparano bambole è «Alle dilette Palermo, Erice e Castronuovo di Sicilia».

La pizzuteide ha già ospitato un bel saggio in cui Salvo dava prova di ampie ricognizioni sui testi pizzutiani e di non comuni capacità analitiche. Oggi si ripresenta in vesti più domestiche, raccontando il suo primo incontro con l’autore, con un parallelo dantesco tutt’altro che triviale.

Arcani semoventi

di Salvatore Butera

Sulla porta della mia classe di liceo avevamo affisso un cartello, a forma di tavola della legge, che riproduceva il verso: «Lasciate ogni speranza, voi ch’intrate». Era il nostro modo di giocare con la scuola e con quello che studiavamo.
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Gualberto Alvino

Tuesday, October 3rd, 2006

Non sono bravo a fare discorsi, però oggi voglio farne uno. In realtà sarebbe più corretto dire che devo farne uno, ma tra dovere e amicizia non corre buon sangue, quindi insisto nel dire che voglio fare un discorso, in piena libertà, senza vincoli di gratitudine o di riverenza, sebbene l’una e l’altra siano tutt’altro che estranee a quello che voglio dire.

Capire la mia gratitudine nei confronti di Gualberto Alvino non è difficile. Basta dare un’occhiata alla “pizzuteide”, di cui anche l’intervento di Felice Paniconi che pubblico oggi fa parte. Tolti i miei balbettii iniziali, tutti gli articoli qui pubblicati in memoria di Antonio Pizzuto ci sono grazie al lavoro instancabile di Gualberto Alvino, che si è fatto letteralmente in quattro per farmeli avere. Si è fatto e si sta tuttora facendo in quattro in modo del tutto gratuito, dato che lui meglio di chiunque altro sa bene che la dedizione ad Antonio Pizzuto non procura facili glorie.

E aggiungo che lui – massimo studioso di Pizzuto – ha dato ascolto a un massimo sconosciuto come me. Non solo, ma ha sbriciolato il mio timore reverenziale dei primi contatti con ripetute cariche esplosive di cortesia, disponibilità, pazienza, tanto che oggi parlando di lui parlo di un amico. Certo, è un amico che non esito a chiamare maestro quando il discorso vira sulla letteratura, perché il lavoro enorme che ha fatto e sta facendo per Pizzuto, e non solo, continuerà sempre a incutermi riverenza.

E qui mi fermo per dare spazio a Felice Paniconi – amico di lunga data di Gualberto Alvino e testimone delle sue prime imprese “alpinistiche” sui testi pizzutiani – e a questo suo intenso omaggio all’amico e allo studioso.

Intervento per la presentazione del libro di Gualberto Alvino Chi ha paura di Antonio Pizzuto? Saggi, note, riflessioni. Roma, 2000

di Felice Paniconi

Pizzuto è Pizzuto e Gualberto Alvino è Gualberto Alvino. Vorrei subito chiarire che ci troviamo di fronte al primo, in un certo senso, vero libro di Gualberto Alvino. Non è che gli altri fossero falsi, ma erano libri a cura di. E se togliamo il testo Tra linguistica e letteratura. Scritti su D’Arrigo, Consolo, Bufalino, ma siamo sempre nella Trinacria, il punto fermo di Gualberto Alvino è stato sempre, soprattutto Pizzuto. Ed appena vedrà la luce la sua ultima fatica – il carteggio Contini-Pizzuto – il mondo letterario, quelli che si occupano di belle lettere, faranno alto.
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Arrivano i nostri!

Monday, October 2nd, 2006

NybramediaEbbene sì, nella dura battaglia contro il silenzio del Web letterario italico sul trentennale della morte di Antonio Pizzuto è scesa in campo l’artiglieria pesante: Armando Adolgiso, che ricorda il trentennale nella sezione Cosmotaxi del suo ormai mitico webmagazine Nybramedia, precisamente qui.

Nybramedia è in rete dal febbraio 2000. Per chi ancora non lo conoscesse, seguono alcune informazioni tratte dalle note redazionali del sito.

Sul sito www.nybramedia.it, oltre alle sezioni che informano sull’attività artistica di Adolgiso e sui suoi appuntamenti, figurano anche altri momenti.

Enterprise: un’immaginaria vineria installata a bordo della famosa nave spaziale di Star Trek, dove, se s’avrà la pazienza di leggere appresso, si capirà perché, nonostante il luogo, la fantascienza c’entri poco.
Qui si trovano incontri con personaggi dello scenario culturale italiano

A questa Sezione, se n’è affiancata nel 2003 un’altra. Si chiama Nadir: segni e suoni dalla Terra. E’ dedicata a filmmakers, fotografi, musicisti, pittori, poeti fonovisuali, webperformers, e presenta un assaggio delle loro opere, accompagnate da una dichiarazione di poetica e un’essenziale biografia.

Ultima nata, fra le sezioni del sito, nel 2004, è Cosmotaxi. Presenta ogni giorno brevi notizie ragionate – avvalendosi anche di dichiarazioni di autori – su pubblicazioni editoriali (poesia lineare esclusa) e discografiche, mostre, concerti, novità teatrali o cinematografiche, rassegne, convegni umanistici e scientifici.

Un Pizzuto letto Bene

Thursday, September 28th, 2006

Carmelo Bene, tratto da www.teatro.orgGrazie ai buoni uffici di gabryella – che i numi d’ogni ordine e grado la proteggano – la pizzuteide presenta oggi un lettore d’eccezione per un brano di Signorina Rosina, il romanzo di Antonio Pizzuto uscito per l’editore Macchia nel 1956 e ripubblicato con varianti da Lerici nel 1959. Il brano letto dal signore in effigie è parte del capitolo diciottesimo, che riporto in calce (in grigio i brani saltati da Bene).

Vorrei infine sottolineare come va a finire questo atto di lettura. Finisce con Bene che dice Voglio incoraggiare a leggere Pizzuto, perché Pizzuto va letto.


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Ci vorrebbe come il pane

Friday, September 22nd, 2006

di Maria Pizzuto

Eccellentissimo filologo, quale egli, il nostro Gualberto Alvino ha scandito le dissonanze presenti nelle centinaia di pagine dell’opera di Mauro Canali Le spie del regime, il libro dominato dall’arbitrio di voler mettere in luce propri impulsi elevati a “coscienza della storia”. Scoli di commissariati periferici e di tenenze dell’Arma gestite alla buona, da lui gabellate come documenti dissecretati, da assodare studiosamente, resi come palese specchio di un cinquantennio.

Quel libro è stato un pantano di dolore per me. Ha sconquassato i tre sistemi difensivi dell’organismo: la linfa è stagnata nei miei arti inferiori in una sorta di elefantiasi da impedirmi di indossare le scarpe se non maggiorate di tre numeri; il sistema immunitario, collassatosi, mi ha esposto a ogni sorta di danni cutanei, di esasperati stati infiammatori; quello circolatorio ha esaltato pressioni arteriose massime e minime con sbalzi da ictus: perdite improvvise di equilibrio quando in piedi, vertigini, stati di panico e insonnia, fino alla depressione. Mi trascinavo notte e giorno su una poltrona con comandi elettronici da farne un letto, e ciò per quattro mesi circa.

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Un nuovo linguaggio

Tuesday, September 12th, 2006

Naviga a vele spiegate, la pizzuteide, con questo saggio di Salvatore Butera intitolato Un nuovo linguaggio, che illustra in modo chiaro e appassionato i due pilastri della rivoluzione linguistica di Antonio Pizzuto, lessico e sintassi. Salvatore Butera vive a Castronovo di Sicilia, luogo squisitamente pizzutiano, e si è laureato con una tesi intitolata Comunicare Pizzuto.

Un nuovo linguaggio
di Salvatore Butera

Parole pesanti. Come macigni. E dense. Ogni singola parola trascina con sé testi musica immagini: come Internet. Ma vent’anni prima che il web nascesse.

Leggere Antonio Pizzuto è come arrampicarsi sull’albero di Cosimo di Rondò. All’inizio stare sull’albero è difficile, ci si sente a disagio, si pensa che non si potrà stare lassù per molto tempo. Poi, una volta abituati, vediamo cose che gli altri non vedranno mai, insieme a lui partecipiamo anche a una rivoluzione. Ecco, leggere Pizzuto, inerpicarsi tra le sue pagine, è come partecipare (anzi, per usare verbi cari all’autore palermitano: «compartecipare», «contuire») alla rivoluzione letteraria e comunicativa che lo scrittore ha concepito. Ne esce un linguaggio nuovo per vedere il mondo come se fosse la prima volta.

Lessico e sintassi sono state le due fondamenta riedificate da Pizzuto: ne ha cambiato le regole mescolandole anche con quelle di altre lingue moderne e antiche. Un lavoro da saltimbanco per creare un al di là linguistico (o un al di qua come sostiene Gabriele Frasca).

[Leggi tutto il saggio in formato pdf] (242 KB)

Meglio quando il caso, e se duole, togliersi il dente

Wednesday, September 6th, 2006

di Maria Pizzuto

A questo punto, meditando sul già detto, sentirci come il fuco. Una volta raggiunto l’affondo della regale vagina, altro non restarci come fondazione non riconosciuta, la morte.

Trenta opere d’autore, di nuovo veicolate con successo come prodotto editoriale, appagare il nostro scopo significandosi: compimento di un’opera omnia nel limitato spazio di sette anni a fondatione condita.

Un impegno in grado di porci al primo posto nell’ultimo scorcio d’un inizio-millennio come espressione del modo più dinamico di produrre cultura di qualità.

Chi altro, di là da noi, in grado di poter affermare un altrettanto felice esito a fronte di un altrettanto gravoso impegno?

Risultato raggiunto da noi tramite un dinamismo da potersi definire al limite delle umane possibilità.

Noi, come fondazione non riconosciuta, esprimiamo la vivente realtà di uno sforzo d’azione culturalmente legale svolto da una gestalt compatta, formata da editori non commercialmente goduriosi, ma aventi un intelletto attento a impegni ardui; un’attenzione disinvoltamente ricusata da ben più grossi calibri ai quali ci rivolgevamo ritenendoli fruibili di diritto di prelazione per far rivivere le grandi opere.

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Pizzuteide: un intervento di Maria Pizzuto

Monday, July 31st, 2006

Maria Pizzuto è figlia dello scrittore Antonio Pizzuto – titolare di una sezione apposita di questo blog, aperta a titolo di tributo e omaggio in occasione del trentennale della sua morte. Oggi Maria Pizzuto mi ha fatto avere – pel tramite di fidati latori – una presentazione della Fondazione Pizzuto da lei scritta appositamente per questo blog, onore questo del quale fatico ancora a capacitarmi.

Ringrazio di cuore la signora Pizzuto per questo prezioso e graditissimo dono, che offro a mia volta ai lettori di letturalenta.

Extra strong
(di Maria Pizzuto)

È stata una vicenda extra strong la scelta di interpretarsi disponente di una fondazione, voluta: come appunto la Fondazione Antonio Pizzuto.

Vent’anni di faticosi progetti, di attese da parte di chi avrebbe potuto ma chiaramente preferì alla grande scrittura le stente e contorte asticelle tracciate dagli alunni alle scuole elementari dei vecchi tempi.

Il giorno stesso dei funerali di mio padre immersi negli abbracci dei condolenti, a Contini, a Nencioni, entrambi insieme presenti, una fiduciosa implorazione: aiutatemi per realizzare una fondazione intitolata a lui.

Ma Maria, cosa dice, una fondazione costa. Ci vogliono capitali!

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Felice Paniconi su Antonio Pizzuto

Wednesday, July 19th, 2006

La pizzuteide si arricchisce oggi di un duplice contributo di Felice Paniconi – da anni studioso appassionato di Antonio Pizzuto: una poesia e una riflessione sul romanzo Sul ponte di Avignone.

Fermare il fuoco

Perché hai scritto Spegnere le caldaie
fermare della nave il fuoco. Mattutino artefice
forse non volevi dirlo ma avvertivi la fine
del viaggio o non trovavi
da traghettare intonse parole.
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Una tomba decorosa per Antonio Pizzuto

Friday, July 14th, 2006

Ricevo e pubblico più che volentieri una lettera aperta inviata da Maria Pizzuto al sindaco di Roma Walter Veltroni, per chiedere che il comune gli conceda una sepoltura dignitosa. La lettera arriva dopo oltre un anno di tentativi di sensibilizzare il sindaco al problema, senza alcun risultato apprezzabile.

A me sembra una richiesta ragionevole, e pertanto chiedo ai miei lettori di segnalarla dove possono: i loro blog personali, blog amici, forum e gruppi di discussione di argomento letterario, riviste, quotidiani, consiglieri comunari romani, eccetera, possibilmente dandomene notizia nei commenti o per email (il mio indirizzo è nella pagina “Chi sono?” del blog).

Sono anche interessato a conoscere i recapiti e l’email dell’ufficio del sindaco di Roma, che ho cercato sul sito internet del comune senza troppo successo.

LETTERA APERTA
per Walter Veltroni Sindaco di Roma

Affinché si adempia a una degna commemorazione del trentennale della morte di Antonio Pizzuto.

Avendo lei, signor Sindaco, fama di uomo di cultura, attento ai valori dell’intelletto e ai corali richiami di chi seppe trasmetterli come opera d’arte, spero di coinvolgerla a degnamente onorare la memoria di un grande scrittore nel trentesimo anniversario della sua morte – 23/11/1976.

Sono disponente (in quanto figlia) di una: Fondazione Antonio Pizzuto -non riconosciuta- titolare d’impresa editoriale non a scopo di lucro.

Detta fondazione nasce a Roma 10 anni fa il 24/7/1996 (ventennale della morte) che viene così commemorato.

I resti di Antonio Pizzuto, tumulati nel cimitero di Prima Porta in una cappella piccionaia avente la durata di anni trenta, (trascorsi i quali decade il diritto di locazione subentrando la necessità di trasferimento all’ossario); il 23/11/2006 si compie questo tempo.

Maria Pizzuto chiede al Sindaco di questa nostra Roma di voler pacificare l’anima di quanti amano lo scrittore Antonio Pizzuto (vissuto in questa nostra Roma dove ha svolto il suo lavoro creativo) affinché si provveda alla necessità di una definitiva degna sistemazione tombale.

Non altro chiedrei, come figlia e come presidente della fondazione Antonio Pizzuto, se non una degna tomba nel cimitero monumentale Verano ora che molti dei campi decennali sono divenuti disponibili per rimozione dei resti di quanti già collocati nella viva terra.

Di molto conforto sarebbe per tutti quanti amano Pizzuto sapere che i suoi resti riposino in una cappella a lui intitolata dove nel giorno della nascita (14/5/1893) e in quello della morte (23/11/1976) possa aver luogo una commemorazione che assuma valore tradizionale nel tempo.

Nella certezza che il Sindaco di Roma ponga l’attenzione dovuta a questa richiesta commemorativa di onorare Antonio Pizzuto, la figlia con profonda gratitudine invia i ringraziamenti per il meritorio adempimento dell’esposto progetto e per la pietà umana con cui sarà portato a compimento da Walter Veltroni.

Per l’attenzione prestata a questa lettera aperta,

vivamente ringrazia,
Maria Pizzuto

Carteggio fra Carlo Betocchi e Antonio Pizzuto

Friday, July 7th, 2006

Carteggio Betocchi - Pizzuto, tratto da www.polistampa.com[ringrazio Melpunk per la segnalazione]

Aggiornamento
Ringrazio anche Antonio Pagliai dell’Ufficio Stampa della casa editrice Polistampa, che mi ha inviato il comunicato originale su richiesta di Gian Maria Molli – giornalista RAI e attivo collaboratore della Fondazione Antonio Pizzuto – che per la sua generosa sollecitudine si becca anche lui un dovutissimo ringraziamento! Aggiungo in calce al post il testo e la foto del manoscritto di una lettera tratta dal carteggio, su gentile concessione dell’editore.

Inedito carteggio Carlo Betocchi / Antonio Pizzuto
finalmente pubblicato nella collana di epistolari Polistampa

Firenze, 07/07/2006 – Esce in questi giorni un nuovo testo che aiuterà a comprendere meglio la figura di Antonio Pizzuto. È l’edizione critica delle lettere scambiate tra lui e il poeta Carlo Betocchi dal 1966 al 1971. Il volume (pp. 132, euro 15), a cura di Teresa Spignoli, non poteva trovare miglior collocazione che nella collana «Il Diaspro. Epistolari», diretta da Saverio Orlando per le fiorentine edizioni Polistampa, inaugurata nel 1992 dal carteggio Pratolini Parronchi e già frequentata dalle relazioni epistolari che lo scrittore siciliano mantenne con Giovanni Nencioni, Margaret Contini e Gianfranco Contini (in preparazione, a cura di Antonio Pane, anche l’epistolario Pizzuto Mondadori).
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Pro o contro Pizzuto? Un dialogo di Gualberto Alvino

Thursday, May 11th, 2006

Antonio Pizzuto negli anni '20, tratto da www.lavieri.itSettima puntata della pizzuteide di letturalenta (si veda la categoria Pizzuto per l’elenco completo degli interventi) e secondo contributo del battagliero professor Gualberto Alvino, che non ringrazierò mai abbastanza per la sua disponibilità. La pizzuteide, come sanno i lettori più affezionati, è la mia privata celebrazione di Antonio Pizzuto nel trentennale della morte. Pizzuto è uno dei maggiori autori italiani del Novecento, nonché uno dei meno conosciuti in Italia. La sua scarsa notorietà deriva soprattutto dal suo essere un autore difficile, che molti critici, anche tra i più esperti e qualificati, non hanno esitato a definire illeggibile.

Il punto è che Antonio Pizzuto non accetta letture distratte e frettolose, ma al contrario costringe il lettore a lavorare, a faticare, a conquistare il testo quotidiano col sudore della fronte. Queste sue parole, riportate nell’articolo di Alvino, rendono bene l’idea:

«Il problema della comprensibilità è questo: che il lettore deve educarsi a comprendere quello che legge, non che lo scrittore deve sforzarsi a fargli capire, perché sennò diventa Fröbel lo scrittore, no? Noi non abbiamo preoccupazioni pedagogiche, l’autore non ha preoccupazioni di questo genere […] Il lettore non interessa, il lettore non deve interessare. Lo scrittore non deve preoccuparsi del lettore. Io avrò venticinque lettori, forse meno. Ma che cosa mi importa?»

Sono parole che fanno pensare molto, specialmente in questi tempi in cui sembra dominare l’idea che la letteratura debba per forza essere portatrice di un messaggio, che debba comunicare qualcosa, che debba competere con altri mezzi di comunicazione. Antonio Pizzuto costringe a ripensare da cima a fondo questi luoghi comuni, e a ribaltarli.

Comunque, bando alle ciance. Vi lascio alla lettura dell’articolo di Gualberto Alvino, che ragionando su Pizzuto tocca questa e molte altre questioni di notevole interesse. Chi soffre la lettura a video può scaricarlo in formato pdf (176 KB) e stamparlo.
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Di chi ha paura Antonio Pizzuto?

Wednesday, April 12th, 2006

Antonio Pizzuto, anni Trenta. Tratto da www.lavieri.itNella breve introduzione all’articolo allegato a questo post, Maria Pizzuto – figlia di Antonio Pizzuto ed energica animatrice della Fondazione a lui intitolata – scrive:

Questo scritto di Gualberto Alvino inaugura i Pizzutini d’emergenza, supplemento dei Quaderni Pizzutiani – nati nel 1997 e giunti nel 2004 al XIII numero – che vedrà la luce ogniqualvolta se ne presenterà la necessità.

Pare che questo scritto abbia un destino inaugurale. Qui in letturalenta, infatti, rappresenta la prima realizzazione pratica di un’idea che vado covando da tempo: alzare il livello qualitativo della mia minuscola e privatissima commemorazione del trentesimo anniversario della morte di Antonio Pizzuto, dando spazio a interventi di persone che per latitudine e longitudine di letture pizzutiane, nonché per dotazione di armamentario critico, mi superano di gran lunga.

Gualberto Alvino è unanimemente considerato il maggior filologo pizzutiano su piazza. A lui si devono le edizioni critiche di molti scritti e romanzi di Pizzuto, che grazie al suo lavoro sono rientrati in circolazione liberi da numerosi errori e refusi di edizioni precedenti. In questo articolo lo studioso sveste momentaneamente i panni di alacre restauratore di testi, senza tuttavia dismettere l’acribia filologica, per indossare l’armatura di difensore della verità storica contro un saggio di Mauro Canali (Le spie del regime, Il Mulino, Bologna 2004) nel quale Antonio Pizzuto è dipinto come persecutore di antifascisti.

Per parte mia mi limito a ringraziare pubblicamente il professor Alvino per questo intervento nella pizzuteide di letturalenta, e invito tutti a leggere il suo articolo Di chi ha paura Pizzuto? [pdf, 207 KB], apparso originariamente nei Pizzutini d’emergenza, pubblicazione non venale a cura dell Fondazione Pizzuto, Roma 2005.

Si riparano bambole

Tuesday, April 4th, 2006

Bambola da riparare. tratto da www.dollsbydiane.comLa mia passione per Antonio Pizzuto risale a poco più di due anni fa. Nel gennaio del 2004, infatti, scrivevo su ICL (il newsgroup it.cultura.libri) un’entusiastica recensione della mia prima lettura pizzutiana. In questi due anni ho letto molto altro di questo ineffabile gigante della narrativa, ma devo dire che l’entusiasmo misto a naïveté di quella prima lettura non è venuto meno. Pizzuto è un po’ così: più lo leggi più ti accorgi che al suo cospetto sei un poppante della letteratura, le cui certezze e supposte (è il caso di dire) conoscenze letterarie si sciolgono come glicerina in corpore vili.

A mo’ di monito d’autore per l’aspirante lettore di Si riparano bambole, depongo qui un breve accenno al libro tratto da una lettera di Pizzuto a Vanni Scheiwiller del 3 ottobre 1960 (A.Pizzuto – V.Scheiwiller, Le carte fatate, a cura di Cecilia Gibellini, Scheiwiller 2005):

«Sono lieto che Lei stia per leggere Siribambole, dubito però che possa farlo dal 6 al 9 corr., poiché è un libro au lo ralenti, ma certo un’idea d’insieme potrà formarsela anche in 3 giorni e valga essa a invogliarla per una lettura più calma».
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