Archive for the ‘tempi moderni’ Category

Virtù e fortuna cinquecento anni dopo il Principe

Saturday, November 18th, 2017

Machiavelli Un lettore di Machiavelli intuisce facilmente che le parole virtù e fortuna avevano per lui un significato molto diverso da quello che hanno oggi. In estrema sintesi, la virtù era la capacità di organizzare le azioni per raggiungere un obbiettivo. La fortuna era ciò che accade al di fuori della volontà e delle azioni umane. Per noi, oggi, virtuoso è l’uomo che compie opere buone, il più delle volte intese come opere pie. Per Machiavelli virtuoso è l’uomo che compie opere assennate. Oggi intendiamo la fortuna come botta di culo, piacevole e inattesa sorpresa, come vincere alla lotteria. Machiavelli raffigurava la fortuna come un “fiume rovinoso, che quando ei si adira, allaga i piani, rovina gli arbori e gli edifici” (Il Principe, cap. XXV).

La virtù era invece l’argine che gli uomini possono costruire per impedire al fiume rovinoso di provocare rovine. Lo slittamento semantico è indice di un mutamento storico: negli ultimi cinquecento anni abbiamo perso la capacità di costruire argini, sostituendola con virtuosissime quanto inutili dichiarazioni di principio.

Un esempio che conosco per esperienza diretta. L’amministrazione comunale di Bologna, città che ancora oggi gode di un’immeritata fama di buon governo, si distingue per dichiarazioni di nobile contenuto ambientalista. Il sindaco di Bologna un anno fa annunciava giulivo di aver candidato Bologna a Capitale Green europea per il 2019. Peccato che alle dichiarazioni di intenti corrispondano azioni che vanno in direzione ostinata e contraria rispetto alla tutela dell’ambiente, che è appunto il tema del Green Capital Award. L’esempio più clamoroso è senz’altro l’intenzione di allargare l’asse autostradale e tangenziale che già oggi passa di fatto in mezzo alla città, avvelenando l’aria e i polmoni dei cittadini. Ma a questo si possono aggiungere altre chicche, come la costruzione di 9 nuovi supermercati nell’ultimo anno, l’intenzione di edificare 18 ettari ai Prati di Caprara, che è il più grande polmone verde della città, la prossima costruzione di 11 nuovi distributori di carburanti, e via di questo passo. Fortunatamente, a proposito di fortuna, la candidatura di Bologna a capitale green è stata scartata dalla giuria, segno che tutto sommato la virtù ancora alligna in qualche cuore umano.

Ma la cosa più notevole di questa politica oggettivamente dannosa sono le dichiarazioni di impotenza dell’amministrazione. A proposito dell’edificazione dei Prati di Caprara, la giustificazione è che “è prevista dal POC”, il piano operativo comunale, come se il POC fosse un’entità superna, un’Ananke, un esempio perfetto del rovinoso fiume della machiavelliana fortuna e non, come è, uno strumento di pianificazione urbanistica redatto proprio da quel Comune che lo invoca come destino ineludibile. Per l’allargamento della tangenziale e autostrada si rimanda alla procedura di VIA, la valutazione di impatto ambientale presso il ministero dell’Ambiente, come se il Comune non avesse e non avesse avuto voce in capitolo: da notare che il progetto parte da un accordo sottoscritto da Virginio Merola, che oltre che sindaco di Bologna è anche presidente della Città Metropolitana (ex provincia). Per gli 11 nuovi distributori e per i 9 nuovi supermercati si adduce l’ineluttabilità della famigerata direttiva Bolkenstein a tutela della libera concorrenza, come se il Comune non potesse opporsi a operazioni dementi come queste proprio in virtù di quel potere di pianificazione urbanistica, ovvero il POC invocato a scusante dell’altro scempio, che è appunto in capo ai comuni.

Mancando la virtù, si invoca la fortuna come causa della propria inettitudine.

Tema: descrivi alcune iniziative utili alla protezione dell’ambiente.
Svolgimento del sindaco di Bologna: allargare le autostrade, moltiplicare le automobili, tramutare 18 ettari di verde in palazzi, costruire tanti tanti supermercati.

Mancanza di visione, incapacità di adeguare i mezzi agli obbiettivi, incapacità, a monte, di darsi obbiettivi sensati, improvvisazione, arretratezza culturale, svicolamento penoso dall’assunzione di responsabilità. Questo è quel che resta della virtù politica dopo cinque secoli di storia. Che fare? Leggere Machiavelli, che altro, e grazie a lui ridere, deridere, irridere il rovinoso fiume della stupidità umana.

Realtà e finzione

Tuesday, November 14th, 2017

Realtà e finzione

Cose che succedono.

In una serie televisiva compare un numero di telefono scritto su un bigliettino. La serie televisiva si intitola Rosy Abate e ha come argomento la mafia – un genere che fa tanta audience, par di capire. Il numero di telefono ha un problema: è vero, cioè è il numero di cellulare di un trentottenne che vive a Domodossola. Il malcapitato riceve decine di telefonate per niente fittizie a quel numero.

Sembra una bufala, vero?

Sì, oppure la trovata di un genio, per così dire, del marketing. Però gli esperti di bufale affermano di aver fatto controlli e la classificano come notizia vera. Mi fido, e tutto sommato, ai fini di questo post, che la notizia sia vera o falsa è quasi irrilevante. Se non fosse vera, sarebbe almeno verosimile. C’è infatti almeno un caso celeberrimo in cui è successo qualcosa di simile: La guerra dei mondi di Orson Welles, uno sceneggiato radiofonico che nel 1938 scatenò una concretissima psicosi collettiva, frutto della confusione fra realtà e finzione.

Ad ogni modo, l’ignaro titolare del numero di telefono comparso in televisione ha ricevuto fino a notte inoltrata decine di telefonate di persone poco sensibili al carattere finzionale della serie TV. Questo è il racconto della moglie:

Abbiamo fatto fatica a capire cosa capitasse – racconta – Non abbiamo nemmeno visto quella fiction. Eravamo a cena al McDonald quando abbiamo iniziato a ricevere le telefonate. Ci hanno chiesto se fossimo parenti di Rosy Abate, qualcuno ci dà dei mafiosi e c’è chi ci ha perfino minacciato. Alcuni chiedevano se fossimo della produzione e li potessimo raccomandare. In molti chiamavano con numeri privati e poi, una volta risposto, mettevano giù la chiamata. Uno mi ha addirittura suggerito di rivolgermi alla produzione di Mediaset. Ma a farmi davvero paura è stato un uomo, a notte fonda, che mi ha detto: “Rosy Abate, non mi fai paura. Io ti ammazzo”.

Almeno qualche decina di persone ha scambiato la finzione per realtà, e si è attaccata al telefono convinta di contattare davvero Rosy Abate, o qualche suo parente, dimenticando che Rosy Abate è il personaggio di una fiction televisiva. È come se qualche lettore delle avventure di Sherlock Holmes nel 1887 avesse preso carta e penna per indirizzare al 221B di Baker Street, Londra, una lettera al detective. In quel caso, però, la lettera sarebbe tornata indietro, perché all’epoca il numero 221B di Baker Street non esisteva. Purtroppo per il signore di Domodossola gli sceneggiatori della serie TV sono stati meno accorti di sir Arthur Conan Doyle, ma non è questo il punto.

La notizia è che nel 2017 (non nel 1887 o nel 1938), dopo un secolo di comunicazione di massa a suon di radio, televisione e internet, è ancora possibile che qualcuno scambi per realtà una narrazione fittizia. All’ordinaria sospensione dell’incredulità si sostituisce il trionfo della credulità. E per una volta non si tratta delle ormai celebri fake news. Una notizia falsa per funzionare deve presentarsi come vera, mentre qui si tratta di un prodotto televisivo che già nel nome, fiction, si dichiara espressamente falso, inventato, fittizio. Un cartello segnaletico chiaro e inequivocabile, che però a quanto pare non è sufficiente.

Forse questa storia ha una morale, forse è l’indizio di pericolose derive culturali o psicologiche, ma preferisco fermarmi alla semplice contemplazione. Me ne sto fermo a bocca aperta a pensare: “ma davvero succedono cose così”? La cosa ha un effetto straniante, mi procura una piacevole sensazione di stupore fanciullesco, ed è l’ennesima conferma che la specie umana è una macchina narrativa straordinaria, non solo per le storie che sa inventare e scrivere, ma soprattutto per quello che fa tutti i giorni.

Una frase così

Tuesday, May 8th, 2012

“Ecco, forse sono io, ma io, uno che scrive una frase così (Non servono particolari slogan o interpretazioni di gestione che puntano solo al consenso elettorale peggiorati da personalismi eccessivi, tralasciando di considerare adeguatamente il senso d’utilità collettiva dell’azione amministrativa), io, dicevo, uno che scrive una frase così, io non lo so, che testa può avere”.
[Paolo Nori, Cinque stelle]

Lucio Dalla

Wednesday, March 7th, 2012

Bologna, 4 marzo 2012 - Lucio Dalla: le esequie nella basilica di San Petronio
(Piazza Maggiore, Bologna, 4 marzo 2012: cinquantamila persone di orientamento sessuale sconosciuto salutano per l’ultima volta Lucio Dalla, nel giorno del suo sessantanovesimo compleanno).

Visti da fuori i bolognesi son gente allegra, vociante, compagnona e festaiola, sempre pronti alla chiacchiera, alla pacca sulla spalla e al convivio. Il rovescio della medaglia di questa laica socievolezza è un riserbo religioso applicato all’intimità e alla vita privata. Manifestare in pubblico i propri sentimenti va contro il codice etnico del felsineo popolo. Proprio non si può. Lucio Dalla anche in questo era bolognesissimo, e lo è stato coerentemente fino alla fine.

Spiace che un uomo di certa e salda moralità come Aldo Busi, strenuo difensore dei diritti civili degli omosessuali e dei cittadini tutti, abbia scambiato la riservatezza per viltà. Lucio Dalla non ha mai annunciato con le fanfare il suo orientamento sessuale, ma mai se ne è vergognato o l’ha rinnegato, né in arte né in vita, e basterebbe ascoltare canzoni come balla ballerino o l’anno che verrà per capirlo. Purtroppo Aldo Busi spegne la radio appena sente una canzone di Lucio Dalla, quindi non può capire.

So però che, se ne avrà voglia, capirà benissimo cosa è successo domenica al funerale di Lucio Dalla: si è visto un prete consolare dall’altare non la vedova, ma il vedovo di un uomo, riconoscendolo e indicandolo all’assemblea come vedovo. Se perfino santa romana chiesa, che quanto a omofobia non teme rivali, deve cedere all’amore quando è così visibile, riconoscibile, disvelato, non c’è ragione per dubitare che prima o poi cederà anche Aldo Busi.

Sulla chiusura definitiva del blog di Maria Strofa

Friday, February 10th, 2012

Questo è il comunicato, pubblicato martedì 7 febbraio 2012 su facebook, in cui Serena Berselli motiva la decisione di non mantenere accessibile in rete il blog di suo padre Carlo aka Maria Strofa.

Molti di voi sapranno che Splinder ha chiuso il 31 gennaio. Mio padre Carlo Berselli alias Maria Strofa aveva un Blog che ora è chiuso. Ci ho riflettuto a lungo e ho deciso di non trasferirlo su altre piattaforme, ciò avrebbe comportato dei cambiamenti; ho preferito che scomparisse cosi come lui è scomparso. La mia decisione potrà apparire incomprensibile ma sono certa che sia in linea con il suo pensiero. Ci sono molte ragioni che non esprimo perchè chiunque potrebbe confutarle e non voglio trovarmi coinvolta in polemiche. Chi me lo richiederà potrà riceverlo da me direttamente. Ringrazio tutti quelli che si sono interessati e che avrebbero voluto che il Blog rimanesse pubblico, anche se su altra piattaforma, ma questa è la mia sofferta decisione. Spero che chi non si trovi d’accordo abbia comunque rispetto di questa mia volontà.

Serena Berselli Strofa

p.s. prego di condividere questa mia nota perchè possa arrivare a più conoscenti di mio padre possibili.

Son profeta mica per niente

Wednesday, November 9th, 2011

Cinque mesi fa, alla vigilia del quadruplice referendum che secondo alcuni, se vinto, avrebbe determinato la caduta del governo, profetizzai:

Del significato politico dei referendum, se cioè possano contribuire alla caduta o alla tenuta del governo in carica, me ne infischio. Anni e anni di storia repubblicana dovrebbero aver insegnato che i governi nascono e muoiono in parlamento: con o senza manovre di palazzo, con o senza spallate, con o senza bizantinismi più o meno decifrabili, ma sempre in parlamento, e questa volta non sarà diversa dalle altre.

Dopo quello che è successo ieri, per l’appunto in parlamento, c’è qualche speranza che il peggior governo della storia repubblicana finisca davvero.

Ti racconto la storia

Saturday, October 22nd, 2011

Shoah, tratto da filosofiastoria.wordpress.com(preso pari pari da qui)

Sono online sul sito web dell’Archivio Centrale dello Stato di Roma, da fine settembre 2011, le testimonianze audiovisive di 433 superstiti italiani della Shoah.

L’archivio digitale è parte della più ampia racconta mondiale conservata dalla Shoah Foundation di Los Angeles, l’istituzione culturale creata da Steven Spielberg nel 1994 per la raccolta delle testimonianze dei sopravvissuti alla Shoah. Si tratta della più grande raccolta esistente di interviste audiovisive (circa 52.000, raccolte in 70 paesi e in 37 lingue diverse). Sono stati intervistati testimoni della persecuzione fascista e nazista contro gli ebrei, gli omosessuali, i sinti e rom e le vittime di esperimenti eugenetici, a partire dal 1933 e fino al termine della seconda guerra mondiale. Fra loro, i sopravvissuti ai campi di concentramento e sterminio, le persone che si sono salvate dall’arresto con la fuga o nascondendosi, chi li ha aiutati e soccorsi, e poi ancora uomini e donne appartenenti a formazioni della resistenza, soldati che hanno liberato i campi e persone che, a diverso titolo, hanno partecipato a processi per crimini di guerra.

Le 433 interviste in lingua italiana, oltre che nell’A rchivio Centrale dello Stato di Roma, sono conservate presso l’archivio dell’Istituto del Dornsife College of Letters, Arts & Sciences della University of Southern California. Il software per la fruizione online è stato messo a disposizione dalla Shoah Foundation, che permette la visione in streaming attraverso la conversione di oltre duemila filmati in formato digitale mpeg1 e flv.

L’accesso al materiale audiovisivo viene effettuato dall’utente previa registrazione online al servizio; malgrado l’esistenza delle liberatorie rilasciate dagli intervistati, la particolare delicatezza delle testimonianze ha suggerito una procedura non automatica di accesso ai filmati. Le credenziali vengono rilasciate comunque in tempi molto rapidi.

Il neutrino vittorioso

Sunday, September 25th, 2011

Che l’attuale governo sia composto da una manica di incapaci l’ho già detto più volte, quindi non lo ripeterò (gramo espediente retorico: l’ho appena ripetuto). Aggiungo solo che avere Tremonti alla guida del ministero dell’economia o Maroni agli interni o Frattini agli esteri mi preoccupa molto più del fatto che a capo della pubblica istruzione ci sia Mariastella Gelmini: i danni prodotti dall’incompetenza dei primi tre possono avere conseguenze molto più immediate e letali di quelle pur drammatiche che può produrre l’ultima.

O forse no.

Come tutti sanno, l’altro ieri la Gelmini ha creato una delle migliori battute comiche dell’ultimo millennio sostenendo in un comunicato che l’Italia ha contribuito “alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso”, ovvero il percorso che un fascio di neutrini avrebbe recentemente coperto a una velocità superiore a quella della luce, naturalmente in assenza di tunnel veruno. Vabbe’, la ministra è deboluccia in fisica, geografia e tunnelologia, e questo fa giustamente ridere.

C’è però un’altra perla in quel comunicato che è stata un po’ trascurata dalla rete[1], forse perché battuta sul filo di lana dell’assurdità dal tunnel fantasma. Eccola:

Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.

Ho provato a immaginare la scena che doveva avere in mente la ministra un attimo prima di immortalarla in indelebile comunicato ufficiale: i ricercatori del Cern e quelli del Gran Sasso, armati di birra e popcorn, guardano la gara in TV (la finale dei 730 chilometri in tunnel deve esserci per forza in TV). Partiti! La luce scatta alla consueta velocità di duecentonovantanove e fischia mila chilometri al secondo. Per i primi nanosecondi i neutrini subiscono l’iniziativa dell’avversaria, quand’ecco che a trenta chilometri dalla fine accade l’imprevedibile: un neutrino finanziato dal governo italiano allunga la falcata; la luce tenta di reagire, ma è in evidente difficoltà; il neutrino la supera in volata tagliando per primo il traguardo con un vantaggio di quindici metri! Campioni del mondo! Campioni del mondo! Grida di vittoria dagli anfratti del Gran Sasso; un ricercatore del Cern abbraccia convulsamente i colleghi urlando “Vittoria! Vittoria! Vittoria epocale!”. Sono tutti felici tranne uno, poveretto, che aveva scommesso venti euro sulla luce.

Non riesco a decidere se devo ridere ancora di più o passare dal riso sarcastico al pianto sconsolato. Altro che declassamento del debito pubblico: una così può rovinarci la reputazione per i prossimi venti secoli.

——
[1] Un commento l’ho trovato qui

Libertà di stampa

Friday, September 23rd, 2011

Temete che il satellite UARS possa cascarvi sulla testa? Tranquilli! Da tempo la Nasa ha predisposto l’apposito sito per seguire da vicino le piroette di avvicinamento del coso al nostro pianeta.

L’ultimo aggiornamento risale alle 4 circa di questa mattina e dice questo:

As of 9:30 p.m. EDT Sept. 22, 2011, the orbit of UARS was 110 mi by 115 mi (175 km by 185 km). Re-entry is possible sometime during the afternoon or early evening of Sept. 23, Eastern Daylight Time. The satellite will not be passing over North America during that time period. It is still too early to predict the time and location of re-entry with any more certainty, but predictions will become more refined in the next 24 hours.

In soldoni, la Nasa ci informa che l’impatto con l’atmosfera avverrà più o meno questa notte, a un’ora imprecisata, in un luogo imprecisato, ma al di fuori del Nord America, e che al momento non è possibile fare previsioni più precise.

Questo secondo la fonte più autorevole in materia. A dar retta ai giornali italiani, invece, si può essere indotti a ipotizzare un serio rischio che i satellitari frammenti cadranno sul suolo patrio, precisamente a Parma e Piacenza, riunite per l’occasione nello storico ducato. (L’esempio viene da Repubblica, ma altre testate online non sono messe meglio).

Ecco, io non chiedo mica di abolire la libertà di stampa, che è un diritto fondamentale, ma abolire almeno la libertà di sparare cazzate a mezzo stampa è chiedere troppo?

Gli uomini non sono tutti uguali

Tuesday, July 19th, 2011

“Una sera sorprendo me stesso – una persona mite, una persona che ha studiato – a tirare una ciabatta contro il televisore, mentre su La7 un deputato di destra e un deputato di sinistra parlano di scuola”. Leggi tutto l’articolo sul blog di Claudio Giunta

Il voto in condotta

Tuesday, June 28th, 2011

In questo post dello Scorfano, insegnante di scuola secondaria superiore, c’è qualcosa che non mi convince, cioè la netta separazione istituita fra educazione intesa come insegnamento delle buone maniere, che sarebbe responsabilità esclusiva dei genitori o di chi ne fa le veci, e istruzione, ovvero trasmissione di saperi e competenze, che sarebbe responsabilità esclusiva degli insegnanti.

Una separazione così netta renderebbe paradossale il voto in condotta.

Dando per buona la distinzione, infatti, se si ritiene che il comportamento in classe sia un risultato dell’educazione, quindi responsabilità dei genitori, a che titolo gli insegnanti lo valutano con il voto in condotta? Non sarebbe più coerente abolirlo? Se invece si ritiene che il comportamento in classe sia responsabilità degli insegnanti, giustificando il voto in condotta, perché la scuola dovrebbe chiedere la collaborazione dei genitori quando gli alunni si comportano male? Non dovrebbero sbrigarsela gli insegnanti a colpi di cinque in condotta ai più maleducati?

L’esistenza in vita del voto in condotta suggerisce una visione meno manichea in cui educazione e istruzione sono due elementi di un processo più ampio, la formazione, dove i ruoli di attori diversi talvolta si sovrappongono. Quando i ruoli si sovrappongono nascono inevitabilmente conflitti, i famosi conflitti di competenza. Una volta accettata l’ineluttabilità del dissidio, non sarebbe più pratico che genitori e insegnanti collaborassero per comporre civilmente le controversie, anziché limitarsi all’antichissimo gioco dello scaricabarile? Gioco qui riconducibile alla forma:

Genitore: caro insegnante, se mio figlio fa casino in classe è colpa tua che non sai mantenere la disciplina.
Insegnante: caro genitore, se tuo figlio fa casino in classe è colpa tua che non sai insegnargli l’educazione.

Non sarebbe più pratico, dico, darsi come obbiettivo comune un punto in cui genitori e insegnanti possano pronunciare all’unisono qualcosa di più sensato? Qualcosa del tipo: caro ragazzo, se fai casino in classe è possibile che con te non abbiamo lavorato bene. Aiutaci a capire se e come possiamo migliorare.

Risultati

Monday, June 13th, 2011

tratto da bigbigbrother.com/

E un cordiale pernacchione a tutti quelli che “spero che i referendum falliscano”, “meglio andare al mare” e altre scemenze.

Quorum

Monday, June 13th, 2011

tratto da bigbigbrother.com/

Referendum

Tuesday, June 7th, 2011

Domenica 12 e lunedì 13 giugno oltre 47.000.000 di elettori sono chiamati ad esprimersi su quattro quesiti per l’abrogazione di disposizioni di leggi statali. I seggi saranno aperti dalle 8 alle 22 di domenica e dalle 7 alle 15 di lunedì. Lo speciale referendum approntato sul sito del ministero dell’interno sintetizza così i quesiti referendari:

referendum popolare n. 1Scheda di colore rosso — Modalità e gestione dei servizi pubblici locali di rilevanza economica. Abrogazione; il quesito prevede l’abrogazione di norme che attualmente consentono di affidare la gestione dei servizi pubblici locali a operatori economici privati.

referendum popolare n. 2Scheda di colore giallo — Determinazione della tariffa del servizio idrico integrato in base all’adeguata remunerazione del capitale investito. Abrogazione parziale di norme; il quesito propone l’abrogazione delle norme che stabiliscono la determinazione della tariffa per l’erogazione dell’acqua, il cui importo prevede attualmente anche la remunerazione del capitale investito dal gestore.

referendum popolare n. 3Scheda di colore grigio – Abrogazione dei commi 1 e 8 dell’articolo 5 del dl 31 marzo 2011 n. 34, convertito con modificazioni dalla legge 26 maggio 2011, n. 75. Abrogazione parziale di norme; il quesito propone l’abrogazione delle nuove norme che consentono la produzione nel territorio nazionale di energia elettrica nucleare.

referendum popolare n. 4Scheda di colore verde — Abrogazione di norme della legge 7 aprile 2010, n. 51, in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale; il quesito propone l’abrogazione di norme in materia di legittimo impedimento del Presidente del Consiglio dei Ministri e dei Ministri a comparire in udienza penale, quale risultante a seguito della sentenza n. 23 del 2011 della Corte Costituzionale.

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Come voterò, nell’ordine: Sì, No, Sì, Sì.

Quanto ai due quesiti sull’acqua, sono ben consapevole che i promotori hanno condotto una campagna fondata sul falso allarme della “privatizzazione delle risorse idriche”. Le norme vigenti, infatti, mantengono saldamente in mano pubblica l’acqua e le reti di distribuzione, mentre aprono all’iniziativa privata solo per la gestione del servizio.

Ciò nonostante risponderò sì al primo quesito, per indicare al legislatore che preferisco un quadro normativo in cui le società chiamate a gestire la distribuzione idrica siano sì aperte agli investimenti privati, ma siano anche controllate da soggetti pubblici. Risponderò no al secondo perché è irragionevole che il costo di un investimento, sia esso pubblico o privato, non sia coperto dal prezzo del servizio reso, e allo stesso tempo è assai più ragionevole che la copertura sia attuata attraverso la tariffa, che è proporzionale per definizione, anziché da tasse indipendenti dall’intensità del consumo..

Questo no è anche un modo per mandare ai promotori un segnale di fastidio per una campagna referendaria condotta all’insegna dell’equivoco, se non dell’aperta menzogna. Anche su questo punto, infatti, i promotori hanno giocato sporco, presentando la remunerazione del capitale investito come “profitto”, mentre si tratta appunto di costo degli investimenti, niente di sostanzialmente diverso dagli interessi che si pagano sui prestiti bancari o sui mutui.

Risponderò sì al quesito sul nucleare perché durante i miei primi quasi cinquant’anni di vita ho avuto abbondanti prove del fatto che le centrali nucleari creano più problemi che vantaggi, e sono fermamente deciso a non tediare il lettore con i dettagli.

Infine risponderò sì al quesito sul legittimo impedimento perché non voglio che chi ha responsabilità di governo sia incoraggiato a sentirsi al di sopra della legge.

***

Del significato politico dei referendum, se cioè possano contribuire alla caduta o alla tenuta del governo in carica, me ne infischio. Anni e anni di storia repubblicana dovrebbero aver insegnato che i governi nascono e muoiono in parlamento: con o senza manovre di palazzo, con o senza spallate, con o senza bizantinismi più o meno decifrabili, ma sempre in parlamento, e questa volta non sarà diversa dalle altre.

Non fa ridere

Wednesday, May 25th, 2011

Gary Clement su National Post, 18 maggio 2011, tratto da nationalpost.tumblr.com

Questa vignetta firmata da Gary Clement è stata pubblicata dal quotidiano canadese National Post il 18 maggio scorso. Poi, come apprendo dal blog anellidifumo, è stata ripresa il 22 maggio dal New York Times, raggiungendo quindi un pubblico molto più ampio di quello canadese.

Condivido l’opinione di Andrea Meloni, ambasciatore italiano in Canada: non fa ridere.