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Restituiscimi il cappotto

Friday, April 8th, 2011

Adrián Bravi, Restituiscimi il cappotto, Sugaman 2011La casa editrice Sugaman, fondata da Paolo Nori e Alessandro Bonino, pubblica libri elettronici in formato epub protetti con social DRM, cioè liberi da follie protezionistiche proprietarie. Sono libri che si possono leggere su diversi supporti (lettori di ebook, PC, tablet e gingilli a venire), si possono prestare agli amici, si possono trattare, insomma, come i buoni vecchi libri di una volta, quelli di carta e inchiostro, se si rinuncia a tenere il segno facendo le orecchie alle pagine e a usare i tomi più spessi e rilegati come fermacarte.

Il primo libro pubblicato da Sugaman è La matematica è scolpita nel granito, di Paolo Nori, che è un diario della partecipazione dell’autore al Cabudanne de sos poetas di Oristano dal 2006 a oggi.

Il secondo libro pubblicato da Sugaman è Restituiscimi il cappotto, di Adrián Bravi, già uscito nel 2004 nella collana LDM (libri di merda) diretta da Paolo Nori e Marco Raffaini per l’editore Fernandel. L’ho letto allora e mi è piaciuto molto. In estrema sintesi, Adrián Bravi ha un’inclinazione naturale al surrealismo e all’ironia, due qualità piuttosto rare in questi tempi di scritture pesanti e variamente impegnate, tanto impegnate da non trovare il tempo necessario per divertire il lettore.

È un libro bello da leggere e che inoltre, a ulteriore lode dell’editore, costa poco, come dovrebbe essere per tutti i libri liberi dal peso della carta e dei costi di distribuzione.

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Il libro si compra qui.
L’immagine che apre il post è la copertina disegnata da Timofej Kostin.
Qui un ricordo di Paolo Nori sulla prima pubblicazione del libro.
Di seguito un piccolo assaggio della scrittura di Bravi.

Non ero mai riuscito a comprendere il rapporto fra le strade e i loro nomi. Da ragazzino percorrevo il paese nel tentativo di far coincidere i vicoli o le piazze con i nomi che gli avevano dato. Cercavo d’immaginare le ragioni che avevano indotto ad attribuire quel nome a quella particolare strada. Non potevo pensare che le parole fossero oggetti inanimati pronte a essere appiccicate a una cosa e tanto meno se quella cosa era una strada o una piazza. Per me, un incrocio stradale era anche un incrocio di nomi, e forse di vite lontane nel tempo l’una dall’altra, ma non riuscivo a capire il senso di quell’incontro, e ogni tentativo era inutile. Chissà se tu da ragazzo eri approdato a migliori risultati. Oggi è un altro giorno. Continuo a scrivere, a buttare giù delle parole, e ogni volta, quando rileggo quello che ho scritto il giorno prima, mi chiedo se avrei dovuto dirlo in un altro modo o non avrei dovuto dirlo affatto, visto che non ricevo nessuna risposta. Il tempo banalizza ogni cosa e le parole, alla fine, si condannano da sole alla nullità. È la loro natura. E mi chiedo: io, che da un mese sono barricato in casa, per chi diamine scrivo? Per me? Per te? Scrivo forse ciò che un giorno vorrei dimenticare? Il mondo dice tutto ma non risponde mai.

Breve trattato sul formato dei libri elettronici e sul rapporto fra i pali e le case editrici italiane

Tuesday, October 26th, 2010

Care case editrici
Volevo dirvi che oggi, siccome m’è capitato di dover aspettare molto in un posto dove non m’aspettavo di dover aspettare, ho finito un ebook che ho iniziato ieri sera (trattavasi, per la cronaca, de La fuga narrativa di Tom Stafford) e, siccome io quando comincio a leggere poi divoro un libro dopo l’altro, m’è venuto da andare a comprare degli altri ebook. Niente. Non c’è verso. Io ci spero sempre ma non c’è verso. La maggior parte dei libri venduti in italia sono in quel formato osceno (Adobe Digital Editions, che possa morire dimenticato dai suoi chi l’ha inventato, e che possa venire una lobotomia spontanea a chi lo adotta (ma forse gli è già venuta, visti i risultati)) che non permette di acquistare il libro e leggerlo subito, ma tocca scaricarlo da un computer e poi metterlo sul lettore, se hai la fortuna di avere un lettore compatibile (non li ha quasi nessuno). Quindi, care case editrici che adottate quel formato lì (quasi tutte le più grosse), be’, vi direi di prendere un palo e farci delle cose turpi, ma mi sa che lo state già facendo senza che io ve lo consigli. Brave. Avete capito tutto.

[Alessandro Bonino su Phonkmeister]

L’invettiva è un genere letterario che non sarà mai apprezzato abbastanza.