Posts Tagged ‘Quodlibet’

Come si fa a non comprarlo?

Tuesday, May 25th, 2010

Dice che c’è la crisi, che bisogna risparmiare, che non è tempo di darsi alla pazza gioia. Uno ci prova, tira la cinghia, fa esercizi di astinenza, arriva perfino a congratularsi con sé medesimo per l’insospettata forza di volontà con cui rinuncia allo scialo e ai bagordi, poi arriva l’editore perfido che ti pubblica un libro così:

Tratto da www.quodlibet.it

Album fotografico di Giorgio Manganelli, Racconto biografico di Lietta Manganelli, a cura di Ermanno Cavazzoni, Quodlibet 2010, 14 euro.

Come si fa a non comprarlo? Sappi, o perfido editore, che hai sulla coscienza il fallimento di un’ascesi penitenziale ormai prossima alla perfetta indifferenza ai piaceri del mondo.

Dato che il libro non ce l’ho ancora (ma l’avrò, oh se l’avrò, devo averlo!) rubo la citazione dal sito di Paolo Nori:

Tratto da http://ricciardalenzi.files.wordpress.com/2008/08/giorgio-manganelli.jpg

69. Foto diabolica di mio padre. A Bologna non ha preso l’insegnamento al Dams perché a Bologna si mangia male, diceva, è un posto di patate lesse e di riso in bianco. Era stato chiamato al Dams con i buoni auspici di Luciano Anceschi, a cui scrive, poverino: «grazie, ma non ce la faccio, non ce la faccio proprio, non posso, non chiedermi questo, si mangia troppo male». E gli scrive poi anche in un’altra lettera «e tu voglioso gourmet, ti stai ancora strafogando di patate lesse e di riso in bianco?». Come per dire: mangiati tu ’sta roba. [pag. 72-73]

Kafka pro e contro

Friday, May 12th, 2006

Günther Anders, tratto da fr.wikipedia.orgSi diceva di un’idea originale su Franz Kafka espressa da Günther Anders nel suo unico saggio sull’autore praghese, Kafka pro e contro, recentemente ristampato da Quodlibet. L’idea è che per Kafka l’aldilà, che compare nella sua opera come tensione verso un mondo sconosciuto e apparentemente ultraterreno, altro non è che questo mondo, ovvero l’aldiqua dei comuni mortali. Per Anders i personaggi di Kafka, e in particolare il K. di Il castello, sono uomini che vivono fuori dal mondo e che fanno di tutto per essere accettati dal mondo.

Anders vede un pericolo potenziale proprio in questo fare di tutto per essere accettati. L’uomo messo in scena da Kafka gli appare come un debole che, pur di entrare, è disposto a sospendere tutte le domande e le riserve sulla giustizia e sulla moralità del mondo che lo esclude. Non gli interessa che i potenti siano illiberali e che il sistema che governano sia intrinsecamente malvagio: l’unica cosa che conta per l’uomo kafkiano è entrare a far parte di quel sistema. Questo uomo disposto a tutto è per Anders il suddito ideale dei regimi totalitari, un uomo che, rinunciando in partenza a esercitare le sue facoltà critiche, è già pronto per essere ridotto in schiavitù. Per questo considera l’opera di Kafka come una minaccia, addirittura come qualcosa di potenzialmente utilizzabile a fini totalitari e liberticidi:
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Il lettore è de coccio

Monday, January 16th, 2006

Il Prater di Vienna, tratto da www.andreas-praefcke.de

Ho molte cose da raccontare che non si possono scrivere bene. (…) Nelle tue lettere c’è spesso qualcosa che io avevo già pensato esattamente allo stesso modo e che tuttavia fino a quel momento non ero ancora riuscito a definire con precisione. [H.Hofmannsthal, Le parole non sono di questo mondo, Quodlibet 2004, pag. 22]

Così scriveva il guardiamarina Edgar Karg von Bebenburg a Hugo von Hofmannsthal il 13 marzo 1893, ventenne il mittente, diciannovenne il destinatario. Per tutta la durata della corrispondenza, Edgar Karg mostra una grande fiducia nelle parole e nei libri: convinto che la cultura e l’erudizione potessero rivelare il senso profondo della vita – quel senso che a lui sfuggiva – chiedeva soccorso all’amico, pregandolo di inviargli libri, di spiegargli i motivi del senso di infelicità e di incompiutezza che provava, di dargli le parole giuste per capire meglio la propria vita e il mondo.

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