Qualche giorno fa il cardinale Camillo Ruini – quasi ex-segretario della CEI – ventilò un intervento diretto e ufficiale della chiesa cattolica sull’avversato disegno di legge sui diritti dei conviventi, i famosi DICO (qui le parole esatte del cardinale). Questa posizione ruinosa fu applaudita calorosamente dall’ala destra del mondo cattolico e da quegli strani soggetti “laici” che tengono un piede in Arcore e l’altro in Vaticano, tipo Giuliano Ferrara o Marcello Pera.
La mia posizione sull’argomento è questa:
«è indispensabile distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini».
Questa frase fa parte di un appello lanciato da alcuni intellettuali cattolici, fra i quali Giuseppe Alberigo, storico del Concilio Vaticano II e professore emerito di Storia della chiesa all’università di Bologna. Alberigo è un cattolico formato alla scuola di Giuseppe Dossetti, non un cattivissimo anticlericale, eppure anche una posizione moderata come la sua è stata bollata dall’Osservatore Romano come “inopportuna” (si veda per esempio qui).
Inopportuna, e anche miope, è piuttosto la fregola interventista di Camillo Ruini. La chiesa cattolica ha tutto il diritto di esprimere le sue opinioni su qualsiasi argomento, inclusi quelli in discussione nei parlamenti di tutto il mondo, ma non ha alcun diritto di dare indicazioni di voto ai parlamentari cattolici. I quali parlamentari hanno invece tutto il diritto di legiferare su qualsiasi materia anche contro le posizioni ufficiali della chiesa cattolica, in base a un principio che il cardinale Ruini dovrebbe mandare a memoria:
«è indispensabile distinguere tra ciò che per i credenti è obbligo, non solo di coscienza ma anche canonico, e quanto deve essere regolato dallo Stato laico per tutti i cittadini».
Il quale principio – e qui chiedo a Ruini un grosso sforzo di concentrazione – non è soltanto quello che impedisce di emanare una legge che obblighi i cittadini italiani a sposarsi in chiesa, ma anche quello che impedisce di emanare una legge che vieti loro di farlo. Ecco perché, pur non amando molto appelli e petizioni in generale, ho firmato questo.
ho l’impressione che s’equivochi sulle vere intenzioni del buon ruini – sì, forse egli ridonda, poiché pare che l’appello alle coscienze dei parlamentari cattolici non sia che il preludio a quelli che seguiranno, ovvero a camionisti cattolici, dentisti cattolici, militari cattolici, commercialisti cattolici, vigili urbani cattolici ecc ecc – si spera solo che, terminati gli appelli per categoria, il cardinale non ritenga opportuno procedere al risveglio delle coscienze per appello nominale..