Qualche giorno fa ho saputo da Ipazia che Clemente Mastella ha un blog. Ieri, via Candide, scopro che ce l’ha pure Giuliano Ferrara.
Son tempi duri.
La ragione grida di resistere, resistere, resistere, ma poi soccombe alla curiosità. Clicco il link al Ferrara-pensiero e vedo due post. Il primo è un’apostrofe a Prodi acciocché egli si dimetta. Sbadiglio fin dal titolo e passo senz’altro al post successivo, intitolato Oggi il sesso non è libero, è soltanto ridicolo. L’incipit, Ho una notizia per Giampiero Mughini – autore di un libro sulla rivoluzione sessuale – non è esaltante, ma continuo a leggere fino a quando, dopo appena due righe, mi imbatto in questa frase:
Il sesso era libero da prima del famoso Sessantotto, è sempre stato libero, basta leggere la Bibbia o San Paolo o le Confessioni o Madame Bovary.
Ora, per amore di brevità sorvoliamo pure su Bibbia apostoli e vescovi d’Ippona, anche se a dire il vero non mi risulta che Paolo abbia mai innalzato elogi dell’adulterio, né Agostino inni all’orgia, ma pazienza. Però, mi chiedo, che c’entra Madame Bovary? A parte il fatto che usare un personaggio letterario come elemento di giudizio su avvenimenti storici è sempre un azzardo, come si fa ad argomentare la sempiterna esistenza del sesso libero ricorrendo a Madame Bovary?
Era davvero libera di fornicare allegramente, la cara Emma? Potea libera volar di fiore in fiore senza incorrere in sanzioni morali? Poteva restare nubile senza rischiare la miseria? Era libera di disporre del suo corpo e del suo stato civile come meglio credeva? Chiedo, neh, perché se Ferrara rispondesse sì a queste domande, dovrei concludere che io e lui abbiamo letto due edizioni molto diverse di Madame Bovary.
Hai visto mai? Magari Flaubert ne ha scritto una versione postdatata apposta per Ferrara, dove Madame Bovary manco ci pensa a trangugiare arsenico per liberarsi dalla condizione di schiavitù morale, sociale e sessuale in cui si trova. Nella versione che ha letto Ferrara, al contrario, Emma capisce di aver fatto una scelta sbagliata sposando Charles, ottiene facilmente il divorzio – con tanto di benevola accondiscendenza dello speziale e del curato – e può finalmente dedicarsi alla sua autentica vocazione: il sesso libero.
Ma si può?
Passando dalla letteratura alla storia, poi, sappiamo che era talmente libero il sesso, all’epoca di Madame Bovary, che Flaubert finì sotto processo per oscenità, proprio per aver osato mettere in discussione l’equivalenza donna = casta sposa o niente. Ma per Ferrara Giuliano, fine polemista e miglior storico, la liberazione sessuale della donna l’aveva già fatta Eva, altro che il Sessantotto.
Sono l’unico ad avere l’impressione che Ferrara intenda il sesso libero come attività ludica per soli maschi, fregandosene allegramente della sessualità femminile? Se non bastasse Madame Bovary a suffragare l’impressione, forse potrebbe bastare quest’altra chicca tratta dal medesimo articolo:
la connessione [del sesso] con la dimensione nobilmente predatoria dell’esistenza umana, una corsa per la sopravvivenza sorvegliata da regole di branco che non hanno bisogno di essere proferite.
Dal libero sesso al libero stupro?
Il fatto è che quando gli sopraggiungono le crisi ipoglicemiche Ferrara si affretta un po’ troppo nel finire gli articoli e spara un po’ a casaccio.
Ma vaffanculo Tassinari, va’; ciavèvo già la bavetta dopo aver letto il titolo; che queest’anno mi ero imbattuto in quattro inediti di flobèr e pensavo a una versione inedita dove lei dice: “Sono puttana, sì, muoio ma sopravviverò all’autore”.
siate buoni. non c’è niente di libero nel sesso se sei costretto a scegliere la posizione secondo i seguenti criteri: non schiantare la partner, non sottoporre a pressione giunture e articoli ad uso respiratorio e/o circolatorio, riuscire a rimettersi in piedi autonomamente senza cagarsi addosso per lo sforzo.
dal suo punto di vista, chiunque possa decidere se stare sopra o sotto fa del sesso libero.