Sulla vicenda di Eluana Englaro tutti, suppongo, hanno un’opinione, ma a causa della vaticanizzazione esasperata del nostro bel paese solo le opinioni di vescovi e bacchettoni di ogni risma conquistano l’attenzione dei media. Anche l’informazione più imbavagliata e baciapile, tuttavia, non è immune da errori di sistema e distrazioni. Così ogni tanto può capitare di sentire voci davvero fuori dal coro.
Come quella di Marina Garaventa, una donna che da cinque anni vive grazie a un respiratore artificiale, e che sulla sua storia ha scritto un libro.
L’articolo completo si trova qui. Segue un assaggio, ma consiglio caldamente la versione integrale.
Parliamoci chiaro: i malati come me, come Welby ed Eluana, sono già morti! Sono morti il giorno in cui il loro corpo ha «deciso» di smettere di funzionare e hanno ricevuto dalla tecnologia, che io ringrazio sentitamente, l’abbuono, il regalo di un prolungamento dell’esistenza. Ma come tutti i regali, anche questo vuol essere contraccambiato con merce altrettanto preziosa: una sofferenza fisica e morale che solo una grande forza di volontà può sopportare. Nel momento in cui il gioco non vale più la candela il paziente deve poter decidere quando e come staccare la spina.
Lo Stato deve garantire la miglior vita possibile a questi malati, tramite assistenza, supporti tecnologici e contributi ma non può arrogarsi il diritto di decidere della loro vita sulla base di astratti principi etici, molto validi per chi sta col culo su un bel salotto, ma che diventano assai stucchevoli quando si sta nel piscio. Eluana non può più decidere ma chi le è stato vicino, nella gioia e nella sofferenza, chi l’ha conosciuta e amata non può dunque decidere per lei, mentre possono farlo persone che, fino a ieri, non sapevano neppure che esistesse?
Segnalo a tal proposito “Il silenzio dona parole” che è uno spettacolo teatrale scritto da Dontalla Chiossi affetta da 5 anni da SLA.
Spettacolo drammatico a tratti commovente di una forza straordianaria, che consiglio vivamente di andare a vedere se capitasse.
Magari qualche ente pubblico, qualche assessore sensibile a certi argomenti può avere voglia di allestirlo. Molto potente.