Dice: non è che hai smesso di leggere? Di libri non parli quasi più.
Dico: macché, colpa degli effetti combinati di diverse circostanze sfavorevoli, come il lavoro che aumenta a vista d’occhio, o i figli che man mano che crescono prendono sempre più tempo, specialmente nei fine settimana.
Ma la causa principale sta quasi certamente in questo: ho deciso di leggere le Provinciali di Pascal, e per gustarle appieno ho deciso di immergermi nell’ambiente e nelle polemiche dell’epoca leggendo prima il Port-Royal di Charles Augustin de Sainte-Beuve, il quale libro è composto da due tomi di più di mille pagine ciascuno, note escluse, ed è a tratti talmente noioso da imporre un passo di lettura non superiore alle tre o quattro pagine al giorno.
Dice: ma chi te lo fa fare?
Dico: il gusto di poter procedere lentamente, molto lentamente, almeno quando leggo.
(e poi — dico a margine — se Sainte-Beuve ci ha messo vent’anni a scrivere il Port-Royal, cosa vuoi mai che sia mettercene uno o due a leggerlo?)
… ritrovando, di fatto, la proporzione di Wittgenstein:
“Lo pagheranno tanto quel che è costato a te” (1931).
non saprei. la valutazione che saint beuve dava del suo tempo non è detto debba diventare massima universale :-)