Quando ho letto che per Renato Brunetta “l’Italia è una repubblica democratica fondata sul lavoro” — cioè l’incipit della Costituzione italiana — non significa alcunché, mi è subito venuto in mente Corrado, il presentatore televisivo, quando disse che “l’Italia è una repubblica democratica fondata sulle cambiali”, e si beccò un cazziatone dalla direzione della Rai. Quella lì, pensavo, è l’unica battuta memorabile di Corrado, che per il resto faceva ridere per un certo suo modo di muoversi, per certi suoi sguardi storditi e complici, più che per quello che diceva.
Mentre ero lì che pensavo a Corrado, ho pensato che Brunetta, invece, fa ridere per quello che dice, sì, ma di quel ridere denigratorio e un po’ cattivo che scatta quando si assiste a una gaffe o a un’asinata plateale, come quando D’Alema canna i congiuntivi, per capirci. In quelle occasioni scatta, la risata, non tanto per l’asinata in sé, quanto per il contrasto fra l’asinata e la posa intellettualistica e vagamente professorale del personaggio.
Alla fine mi sono ritrovato a immaginare un quiz televisivo sulla Costituzione italiana condotto da Corrado, con Brunetta e D’Alema come concorrenti. Corrado domandava “cosa significa il primo comma dell’articolo 1 della Costituzione?”. D’Alema schiacciava il pulsante e diceva “credo che vuole dire che se non c’erano stati i lavoratori…”, poi Brunetta schiacciava il pulsante e diceva “ma che cazzo vorrà mai dire? Sarà una delle solite stronzate dei comunisti”. Allora Corrado allargava le braccia e faceva quel suo sguardo stordito e complice, e quello sguardo — tutti gli spettatori lo sapevano — significava “in due non ne fanno uno buono” e allora ridevano tutti, gli spettatori.
Pensa te cosa succede al cittadino comune quando Brunetta apre bocca, per tacere di D’Alema.
Tags: Corrado, Costituzione, Massimo D'Alema, Renato Brunetta