Di cosa parliamo quando parliamo di hypterodonte

Odradek, tratto da www.kafka.orgSpesso mi coglie il dubbio che le parole non siano necessariamente comunicative, dubbio che si fa più tenace quando penso alla letteratura. Infatti, se non è del tutto irragionevole ipotizzare che chi scrive un discorso elettorale, o uno spot pubblicitario, o il manuale d’uso di un ordigno, o un trattato di astrofisica abbia un qualche intento comunicativo, mi sembra esercizio alquanto ozioso formulare la stessa ipotesi per chi scrive un racconto o un romanzo o altra opera finzionale. Cos’avrà mai voluto comunicare Cervantes con il Don Chisciotte, se non il Don Chisciotte medesimo, inteso come organizzazione premeditata di frasi, paragrafi, capitoli e punteggiatura?

Son problemi, osserva un onesto visitatore, ma che c’entra l’hypterodonte?

C’entra, c’entra. Considera, onesto visitatore, che hypterodonte è innanzitutto una parola, e una parola affatto particolare, dato che fino a pochi giorni fa non esisteva. Tralasciando per ora altri aspetti che vedremo in seguito, hypterodonte è una parola che ha il potere di creare una cesura temporale, come Cristo, Egira, Urbe Condita: è possibile distinguere l’epoca anteriore alla comparsa di questa parola dall’epoca posteriore.

Questo potere è proprio di tutte le parole, in realtà, ma raramente salta agli occhi. Esiste sicuramente un’epoca prima di rosa e un’epoca dopo rosa, ma rosa è parola così antica che non siamo più in grado di datare con esattezza la cesura. Possiamo invece stabilire con mirabile precisione la data di inizio dell’epoca dopo hypterodonte, per esempio rispetto al calendario gregoriano: 22 febbraio 2006, ore 17:24 sul fuso orario GMT + 1.

A partire da allora la parola hypterodonte esiste e ci sono numerose testimonianze della sua esistenza, e quando una parola esiste può essere usata per parlare o per scrivere. È probabile che la parola hypterodonte finora sia stata utilizzata soprattutto nella scrittura sui blog, ma nulla vieta che domani due blogger si incontrino e scambino due chiacchiere su questa faccenda dell’hypterodonte. E non è impossibile che dopodomani un signore ardito e tendenzialmente psicotico organizzi un ciclo di conferenze sull’hypterodonte. S’è visto di peggio.

Ma non è solo la parola hypterodonte a esistere: esiste anche l’hypterodonte come oggetto o cosa che dir si voglia. Per esempio è un gioco che alcuni hanno giocato e che altri potranno giocare: un grado di esistenza simile a quello del cruciverba o del gioco dell’oca, cose indubbiamente molto reali. Esiste inoltre come creatura fantastica con attributi abbastanza precisi, almeno quanto quelli di un licantropo o di un unicorno, e chi oserà affermare che il licantropo e l’unicorno non esistono? Va be’ – diranno gli aridi materialisti – ma sono esistenze fantastiche, immateriali, non fanno parte della realtà. Eccerto!, viene spontaneo rispondere a costoro, come dire che Rabelais – riposi in pace – è più reale di Gargantua, che gli sopravvive da mezzo millennio circa.

D’accordo, insiste l’onesto visitatore, ma alla fin fine di cosa parliamo quando parliamo di hypterodonte?

Porta pazienza, onesto visitatore, ma la domanda va un poco specificata. Chiedendo di cosa parliamo tu dai per scontato che le parole abbiano una presa forte e definitiva sulle cose, che siano cioè in grado di avvolgerle come la cartina avvolge la caramella, di renderne conto in toto, senza sbavature, resti, scarti, rimasugli. Ma a mio avviso non è così che funziona. Di cosa parliamo quando parliamo di sogno, di pietra, di vento, di acqua? Che cosa possono dire queste parole del tuo ultimo sogno, della pietra che forma i muri di casa tua, del vento che ne fa vibrare i vetri, dell’acqua che bevi? Poco o nulla, no? E dicono poco anche del mio sogno, della mia pietra, eccetera, che peraltro sono diversi dai tuoi.

Le parole non sono in grado di indicare le molteplici manifestazioni di ciò a cui alludono. Quando diciamo sogno parliamo di un’idea condivisa di sogno, del sogno in sé, del sogno noumenico. E che cos’è il sogno noumenico se non la medesima parola sogno? Ecco, io credo che le parole parlino sempre e soltano di loro stesse, non di cose. Le cose sono manifestazioni fenomeniche delle parole: togli la parola sogno e i sogni cesseranno di esistere. Il che non significa che tu e io smetteremo di sognare, sia chiaro, ma solo che non saremo più in grado di parlare di sogni.

Così è per l’hypterodonte, onesto visitatore. La parola esiste ed esistono le cose che la parola ha creato, ma fra queste due esistenze non c’è una relazione stabile. Prima del 22 febbraio 2006, ore 17:24 sul fuso orario GMT + 1 era impossibile parlare di hypterodonte, non perché prima di quel momento non esistesse l’hypterodonte, figuriamoci, ma perché non esisteva la parola hypterodonte. Quando questa parola cesserà di esistere – e ci sono ottime probabilità che questo accada prima di quanto possiamo immaginare – non potremo più parlare di hypterodonte.

Ecco perché è importante parlarne qui e ora, anche se non sappiamo esattamente cosa sia. Il nostro obbiettivo comune, quando parliamo, non è comunicare con qualche labile e impermanente esattezza le cose di cui parliamo, ma tenere in vita le parole, perché sappiamo che se perdessimo le parole perderemmo anche le cose.

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10 Responses to “Di cosa parliamo quando parliamo di hypterodonte”

  1. Miku says:

    Insomma un Odradeccodonte…

  2. Effe says:

    io so che quando una cosa d’improvviso esiste, allora inzia a esistere da prima – dico, la sua esistenza ha valenza retroattiva, ex tunc.
    Non dubito che presto si scopriranno studi apologetici dell’hypterodonte di epoca rinascimentale, o ancor più antichi

  3. qualcuno fa un riassunto in 2 righe, grazie?

  4. CalMa says:

    Dopo l’odierna esperienza con il cerusicodonte m’astengo per principio da ogni termine in grado di evocare i donti

  5. letturalenta says:

    Mel, la tua capacità di sintesi è davvero straordinaria.

    Ti capisco CalMa: il mal di donti è cosa di cui non è gradevole parlare.

    Beneforti, qui si auspica l’iperfetazione enciclopedica, altro che riassunti, bignami, epitomi e sillogi, tsè.

    Effe, non ho dubbi su questo. Abbiamo già qualche indizio addirittura in Marco Polo.

    Miku, grazie per aver rilevato lo *squisito* abbinamento di testo e immagine. La lezione più diffusa è in realtà Hypterodradecodonte.

  6. Miku says:

    Tutto ciò suona sinistramente prossimo alla terribile catena sonora della Hypnerotomachia Poliphili… ;-)

  7. kalle b. says:

    “Ecco, io credo che le parole parlino sempre e soltano di loro stesse, non di cose. Le cose sono manifestazioni fenomeniche delle parole: togli la parola sogno e i sogni cesseranno di esistere. Il che non significa che tu e io smetteremo di sognare, sia chiaro, ma solo che non saremo più in grado di parlare di sogni”

    qui non mi trovi d’accordo. Le parole spesso parlano di ‘cose’. Non sempre, ma quasi. Se elimini la parola “sogno”, credo proprio che la notte continuai ad essere visitato da certe ‘cose’ che approssimativamente corrispondono a quel che noi, qui ed ora, chiamiamo “sogni”. Forse sarebbe un po’ piu’ complicato spiegarsi tra di noi (“sai, stanotte ho avuto un…, si’ insomma, stavo a letto, ma poi mi sono addormentato ed ho visto certe cose…” etc.). Ma scommetto che a qualcheduno verrebbe in mente di usare un nome, per una roba del genere.

    Vale il viceversa, no? Quando si scopre qualcosa di mai visto prima -diciamo una nuova specie di lucertoloni nel mezzo della foresta amazzonica, o un continente inaspettato- gli si trova subito un bel nome nuovo di zecca -diciamo “Hypterodonte”, o “America”.
    Ma quella ‘cosa’ stava li’ da prima eh. Non e’ che l’atto di nomina produce la sua esistenza. A meno di essere Dio in persona.

    Insomma, per dirla alla Wittgenstein: le parole sono la superficie di un’acqua profonda. La superficie, certo, e di un’acqua assai profonda. Ma c’e’ una relazione, tra il fondo del mare e le onde che ci viaggiano su.

  8. letturalenta says:

    Miku, io sostengo con vigore la tesi che la radice hyp- di hypterodonte rimando a Hypnos, ma la questione è ancora controversa. Nonostante questo, sono quasi certo che l’Hypterotomachia c’entri qualche cosa.

  9. […] post fa ovviamente :-) il paio con questo, con la prima parte del quale quasi collima, mentre è in aperta contraddizione con la seconda […]

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