In Svezia ci sono stato quasi per sbaglio una volta sola in cinquantasei anni, eppure ce l’ho sempre in testa, la Svezia, e tutte le volte che ci penso, penso che è quasi incredibile il numero di volte che per una ragione o per l’altra ho incrociato la Svezia in vita mia. A parte la regina Cristina, il premio Nobel, gli Abba e i mostri sacri della letteratura e del cinema, che quelli li conoscono tutti, c’è tutto un repertorio di ritagli personali che mi legano alla Svezia. L’unica volta che sono stato in Svezia ho preso un autobus da Copenaghen, che è in Danimarca, e sono andato a Malmö, che è in Svezia, passando sul famoso ponte Oresund, che se non sbaglio in danese si chiama Øresund e in svedese Öresund, e se ci ho preso è anche l’unica parola che so scrivere in danese e in svedese. Ma non divaghiamo.
A Malmö ci sono stato solo qualche ora, un dicembre di dodici anni fa, eppure mi ricordo un sacco di particolari, che per me che ho la memoria di un pesce rosso è già una cosa straordinaria, e questo avvalora l’ipotesi che fra me e la Svezia dev’esserci un legame strano, qualcosa di indecifrabile che fissa la Svezia nella mia testa molto meglio di quanto succeda per la Danimarca o, che so io, per la Repubblica Ceca o per il Portogallo.
A Malmö mi ricordo un grattacielo un po’ contorto progettato dal famoso architetto Calatrava, diceva la guida turistica che avevo comprato a Copenaghen, e mentre ero lì che guardavo quel grattacielo da lontano è passato un signore su una bici da corsa, che si è fermato quando gli ho chiesto delle indicazioni. Gentilissimo. Ma a parte la gentilezza mi ricordo che aveva le orecchie quasi viola, perché quel giorno a Malmö c’era un vento gelato che portava via, e nonostante il vento e il gelo lui non aveva rinunciato alla sua corsetta in bici, coi pantaloncini corti da ciclista e senza guanti. Roba da congelarsi le dita, per tacere delle orecchie.
Mi ricordo anche che c’era una concentrazione molto alta di negozi e atelier di arredamento, e forse anche una scuola di design, che però era chiusa. A pranzo sono stato in un ristorante dove ho mangiato dell’ottima carne alla griglia e mi ricordo perfino il bagno, che aveva la porta scorrevole e la luce automatica, che sono dettagli che non ricordo neanche nei posti dove vado abitualmente, per dire come mi si fissano in testa le cose della Svezia.
Poi mi ricordo che uno dei miei bambini aveva esaurito lo spazio sulla scheda di memoria della macchina fotografica, ed era un po’ triste perché non voleva cancellare le foto che aveva già fatto per farne delle altre. Allora abbiamo girato un po’, e alla fine abbiamo trovato un negozio che le vendeva. Un negozio minuscolo, un solo locale di non più di quattro metri per quattro, seminterrato e senza finestre, che tra scaffali e bancone era così pieno che ci potevano entrare al massimo due o tre persone per volta. E aveva anche un cartellino sulla porta con su scritto “Cash only”. Andiamo bene, ho pensato, perché in tasca avevo solo euro e corone danesi. Il commesso, gentilissimo anche lui come il ciclista assiderato, non parlava tanto bene l’inglese, ma ci siamo capiti benissimo lo stesso. Gli ho detto subito che non avevo corone svedesi, gli ho fatto vedere gli euro e le corone danesi, e lui ha detto “Ok”. Ha preso la macchina fotografica, ha provato la scheda nuova per controllare che funzionasse, ha calcolato il cambio fra corone danesi e svedesi, l’ho pagato e sono uscito con mio figlio tutto contento che aveva già ricominciato a scattare fotografie.
Qualche anno dopo, in Sicilia, ho incontrato un signore di Göteborg che era in vacanza con la moglie, e quel giorno era andato come me alle gole di Tiberio, che è un posto bellissimo, un fiume incanalato fra due pareti di roccia alte cinquanta metri dove si può anche fare il bagno nuotando in mezzo alle anguille. Quando gli ho raccontato del mio unico passaggio in Svezia, a Malmö, lui ha detto “Why Malmö?”, con un tono di voce e una faccia allegra che lasciavano capire benissimo il sottinteso, cioè che in Svezia secondo lui ci sono posti molto più belli di Malmö da vedere. Quando poi gli ho detto che sono andato a Malmö solo perché ero in Danimarca e ci potevo arrivare facilmente grazie al famoso ponte Oresund, con lo stesso tono di voce e la stessa faccia allegra ha detto “Why Denmark?”, con il chiaro sottinteso che secondo lui è molto meglio la Svezia della Danimarca per andarci in vacanza, e devo dire che quel suo umorismo con qualche venatura di irriverenza mi ha sorpreso, per via di un pregiudizio che avevo sui popoli nordici che, chissà perché, dovevano essere tutta gente molto seria, vagamente asociale e anche un po’ noiosa, per via di quegli inverni lunghi, freddi e con le giornate cortissime che li costringono a stare in casa. Son poi passati degli altri anni prima che mi capitasse di leggere in un libro che una cosa più belle della Svezia sono le giornate estive lunghissime, che stimolano la gente a restare fuori casa fino a tardi, e solo allora ho collegato le due cose, cioè che alle giornate cortissime d’inverno si alternano quelle lunghissime d’estate, e ho capito che il mio pregiudizio sul carattere dei popoli nordici era una cretinata.
E niente, proprio oggi ho letto che il 9 settembre in Svezia si vota, e anche lì sembra che ci siano dei problemi che assomigliano ai nostri, tra partiti tradizionali che perdono consenso, disordini, impoverimento e tensioni sociali, e mi è venuto da pensare che spero che quel ciclista con le orecchie viola, il negoziante cash only di Malmö e la coppia di Göteborg stiano tutti bene e che se hanno qualche problema possano superarlo presto, loro e tutti gli svedesi.