Archive for January, 2019

Una riflessione

Tuesday, January 15th, 2019

Qualche tempo fa, leggendo un articolo su un sito, mi era venuta in mente una raccomandazione dello scrittore russo Danil Charms, citata spesso dallo scrittore italiano Paolo Nori, che dice così:

Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un uccello.

E visto che mi era venuta in mente volevo scriverla nei commenti, e ho provato a scriverla. Prova una volta, prova due, niente: il commento non veniva pubblicato. Per meglio dire: sembrava che uscisse, ma poi spariva: tornando sulla pagina dei commenti non c’era più. Allora, dato che le cose che non funzionano mi fanno scattare la sindrome di Bob Aggiustatutto, ho cercato di capire perché quel commento non usciva, e ho provato a scrivere un altro commento: “chi ha il pane non ha i denti e chi ha i denti non ha il pane”, ho scritto, e il commento è uscito senza problemi. Uno mi ha anche risposto “Sì, ma che c’entra?”, e aveva ragione, ma non divaghiamo.

Se i denti van bene, ho pensato, il problema sarà l’uccello, e allora ho riscritto la raccomandazione dello scrittore russo Danil Charms in questo modo:

Quando compri un u c c e l l o, guarda se ci sono i denti o se non ci sono. Se ci sono i denti, non è un u c c e l l o

Il commento è stato pubblicato e non è più sparito. Poi ho fatto un’altra prova, scrivendo due commenti separati. Il primo diceva “Quando compri un uccello, guarda se ci sono i denti o se non ci sono” e il secondo diceva “Se ci sono i denti, non è un uccello”. Nessun problema: entrambi i commenti sono stati pubblicati e non sono più spariti. A dire il vero un problema c’è stato, cioè che quello che prima mi aveva risposto “Sì, ma che c’entra?”, mi ha risposto “Sì, ma non c’è bisogno di scriverlo venti volte”, e aveva ragione, ma non divaghiamo.

Al termine delle indagini, come suol dirsi, quel che ho capito è che il commento intero non era stato pubblicato perché conteneva due volte la parola uccello. Qualcuno, in qualche punto della grande rete, aveva stabilito che una frase che contiene due volte la parola uccello non doveva essere pubblicata, va’ a sapere perché. O meglio, il perché si intuisce. Il censore dev’essere qualcuno che conosce l’italiano, se sa che la parola uccello ha un doppio senso osceno, ma dev’essere anche qualcuno che non sa distinguere se una parola è usata in senso proprio o figurato. Insomma un algoritmo non proprio sofisticatissimo, a voler essere gentili, oppure un essere umano non proprio sveglissimo.

L’episodio potrebbe suggerire profonde riflessioni sulla censura in rete, la bigotteria intrinseca della società contemporanea o la decadenza del mondo occidentale: magari un’altra volta. Però una riflessione mi è venuta in mente: se questo è l’andazzo, sai che casino per gli ornitologi.

Rien

Sunday, January 13th, 2019

Secondo lo scrittore austriaco Stefan Zweig, il 14 luglio 1789 il re francese Luigi XVI scriveva nel suo diario una sola parola: rien, che in francese vuol dire niente. Considerando che quello era il giorno della presa della Bastiglia, mi sembra di poter dire che il re francese Luigi XVI forse quel giorno lì non era tutto a casa, come si dice dalle mie parti.

Quando ho letto questa notizia, che Stefan Zweig ha scritto 143 anni dopo i fatti, ho pensato che fra 143 anni un biografo (non necessariamente austriaco) potrebbe leggere cosa ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron nel suo diario in tutti i sabati degli anni 2018 e 2019 in cui in Francia c’è stata una manifestazione dei gilet gialli, ammesso che Emmanuel Macron tenga un diario.

Poi ho pensato che fra 143 anni, capiti quel che deve capitare in Francia e non in Francia, io sarò comunque morto, e allora è meglio se vado avanti a leggere la biografia di Maria Antonietta che Stefan Zweig ha pubblicato nel 1932, che tra l’altro è un gran bel libro, secondo me.

Xenofobia

Saturday, January 12th, 2019

Oggi mi hanno detto che in greco xenos è una parola ambigua, perché vuol dire sia straniero che ospite, e anche ospite, a pensarci bene, è una parola ambigua in italiano, perché indica una persona che ospita, ma anche una persona che è ospitata. Che in greco phobos, fobia, vuol dire paura, lo sapevo già, come lo sanno tutti.

Alla luce di tutto questo, come si dice, oggi ho scoperto di essere xenofobo, perché quando sono ospite in casa d’altri ho sempre paura di disturbare e ho l’impressione che la persona che mi ospita non sia contenta di ospitarmi, e così dopo un po’ mi vien voglia di andare via.

Accanto a questa mia xenofobia passiva, diciamo, cioè che riguarda il mio essere ospitato, ce n’è anche una attiva e così, quando c’è un ospite a casa mia, ho sempre l’impressione che si senta come mi sento io quando sono ospitato, e allora cerco di fargli capire che sono contento di ospitarlo, altrimenti, penso, dopo un po’ gli verrà voglia di andare via, e mi dispiacerebbe.

L’unica cosa che non so è se a chi mi ospita dispiace che a me dopo un po’ venga voglia di andare via. La prossima volta glielo chiedo.