Archive for February, 2008

Il blog che non c’è…

Friday, February 29th, 2008

oggi c’è.
(domani non più).

È bene avere in sospetto tutti i profeti

Tuesday, February 26th, 2008

Tutti devono sapere, o ricordare, che Hitler e Mussolini, quando parlavano pubblicamente, venivano creduti, applauditi, ammirati, adorati come dèi. Erano «capi carismatici», possedevano un segreto potere di seduzione che non procedeva dalla credibilità o dalla giustezza delle cose che dicevano, ma dal modo suggestivo in cui le dicevano. (…) Occorre dunque essere diffidenti con chi cerca di convincerci con strumenti diversi dalla ragione, ossia con i capi carismatici: dobbiamo essere cauti nel delegare ad altri il nostro giudizio e la nostra volontà. Poiché è difficile distinguere i profeti veri dai falsi, è bene avere in sospetto tutti i profeti. [Primo Levi, Appendice a Se questo è un uomo, novembre 1976]

(Non si tratta di paragonare i leader attuali ai mostri del nazifascismo, sia chiaro, ma in queste parole di Primo Levi vedo una possibile indicazione di voto. Né Veltroni, né Berlusconi: avanti a sinistra, contro gli opposti centrismi. Poi penso che a sinistra c’è anche un rottame del calibro di Diliberto, e allora addio certezze).

Marelibri.com

Monday, February 25th, 2008

Maremagnum.com, il portale delle librerie antiquarie italiane, ha stretto un accordo con analoghi portali europei. Il risultato è Marelibri.com, un motore di ricerca unificato sui cataloghi di duemila librerie sparse in Europa e non solo, per un totale di venti milioni di titoli.

I cinque siti fondatori sono:

Antiqbook.com (Olanda)
Livre-Rare-Book.com (Francia)
Maremagnum.com (Italia)
Prolibri.com (Germania)
Uniliber.com (Spagna)

Marelibri.com è ancora in fase di sperimentazione, ma la ricerca e gli ordini funzionano già discretamente. Il bibliofilo di passaggio, per esempio, potrà facilmente ordinare That Awful Mess on Via Merulana, New York, George Braziller. 1965, di tal Gadda, Carlo Emilio. L’ordine arriverà all’olandese Antiqbook.com e il pacco partirà dalla libreria Diversity Books di Mentone, ameno sobborgo balneare di Melbourne nello stato di Victoria, Australia. Il tutto per soli venti dollari americani più spese di spedizione.

Vuoi mettere la comodità?

Chi ha intenzione di avventurarsi al Salone del Libro di Parigi, potrà partecipare all’inaugurazione ufficiale di Marelibri.com alle ore 14 del 17 marzo, Porta di Versailles, stand D29.

Altri particolari in un articolo di Armando Torno sul Corriere della Sera.

Buràn 4, Il Cibo

Tuesday, February 19th, 2008

«[C’è un] passo dell’Apocalisse, del libro della Rivelazione, in cui lo Spirito ordina all’apostolo di mangiarsi un libro [Ap 10, 9]. Quando un libro è cosa viva bisogna mangiarselo, e chi se lo mangia, se a sua volta è vivente, se è davvero vivo, rivive di quel cibo». [M. De Unamuno, Come si fa un romanzo, Ibis 1994, pag. 48]

Càpita a fagiolo (ente edibile) la citazione, per annunciare a chi ha fame di storie giunte a maturazione in diversi luoghi del pianeta che è arrivato il quarto numero di Buràn, la rivista che nutre i suoi lettori di parole pronunciate altrove: 53 storie da 26 paesi in rappresentanza di tutti i continenti. Il tema di questo numero è Il Cibo.

Cliccate e mangiate, dunque, ma con prudenza e accortezza, perché almeno uno di questi racconti sembra scritto apposta per inghiottire il lettore incauto.

Moratoria

Monday, February 18th, 2008

«Chiederemo il mandato elettorale per difendere (…) le donne lasciate sole e private del diritto di non abortire». [Giuliano Ferrara]

Il diritto di non abortire… Quasi quasi fondo un partito in difesa del fondamentale diritto di non aprire un negozio di frutta e verdura, diritto vergognosamente negato dalle leggi che consentono di aprirlo. Vuoi che non trovi qualche migliaio di persone disposte a votarmi?

Anzi no, ho deciso, niente partito. Fonderò un gruppo di pressione con un solo punto programmatico: far approvare all’ONU una moratoria delle fesserie.

Antipolitica

Thursday, February 14th, 2008

Giuliano Ferrara presenta una sua lista e, non contento, vuole candidare Susanna Tamaro. Poi si meravigliano se uno si butta nell’antipolitica.

Il campanaro e il prencipe

Monday, February 11th, 2008

Si ringraziano: messer Matteo Bandello per il lessico, la sintassi e gli interi periodi rapinati alle sue Novelle; madonna senzaqualità per le illustrazioni.

Dirò adunque una novella, la quale appresi, or non è guari, da un di que’ menestrelli che per cittadi e castella sogliono andare, rinovellando gesta antiche e nuove imprese cantando.

Dovete sapere che in quei giorni era governatore d’Italia il prencipe Romano, della casata de’ Prodi da Bologna, uomo assai prudente e saggio, più ricco di virtù che di fortuna. Da due anni sbrigava gli affari di governo senza lodi soverchie e senza infamia, chiamando al servizio di ministri e consiglieri i capi di molte picciole e grandi fazioni, così che per contentare l’uno doveva giocoforza un altro rattristare, e molto più tempo spendeva a comporre liti che non a promulgare buone leggi. Cotesti suoi sodali erano notabili d’ogni parte d’Italia: il conte Lamberto Dini da Firenze, il giudice Antonino di Pietro da Montenero, il vassallo di Russia Olliviero de’ Liberti, le famiglie romane de’ Rutelli e de’ Veltroni, il cavaliere milanese Fausto Bertinotti, e millanta altri che a nominarli uno a uno troppo lunga istoria sarebbe.

Ma su un di questi conviene che un poco mi soffermi, un tal Clemente, mastro campanaro in quel di Ceppaloni, uomo ambizioso e ottimo oratore. Pur di bassa condizione e povero de’ beni di fortuna, con gran pazienza aveva radunato sotto le sue insegne una schiera picciola ma bellicosa di signorotti e notabili suoi compaesani, e con questi fece e brigò in modo tale e con tanta perizia, che la sua fama crebbe in tutto il beneventano, e con quella le provigioni che nobili e duchi gli facevano per i suoi molti servigi. Egli ebbe per moglie la baronessa Alessandra de’ Lonardi, donna eccellentissima e d’ogni virtù ornata, la quale ad altro non attendeva, che onorare e intertenere tutti coloro che ella giudicava utili ad accrescere la fama e i beni di fortuna del marito.
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Vite di uomini illustri

Friday, February 8th, 2008

«Secondo Diogene Laerzio, quando in una discussione entrava Socrate, spesso finiva in rissa; lo prendevano a pugni, a calci, a sputi. Quando parlava lui, la gente perdeva il lume della ragione, non capiva più nulla e avrebbe fatto qualunque cosa per farlo tacere. [un po’ come oggi quando parla Calderoli insomma]».

Il resto qui. Esilarante, come tutte le Pillole per niubbi di Ipazia.

Olé

Thursday, February 7th, 2008

Gualberto Alvino, Là comincia il Messico, PolistampaCe l’ha fatta, alla faccia di qualche tentativo andato a vuoto, uno dei quali mi vide tristo protagonista. Là comincia il Messico è un gran libro, siore e siori: andate, comprate (col 20% di sconto al sullodato link), leggete. Parola mia, non ve ne pentirete. La scrittura di Gualberto Alvino, tagliente e chirurgicamente esattissima, basta da sola al piacere della lettura. La storia narrata è di quelle che non si lasciano dimenticare. Ho detto.

Dalla quarta di copertina:
La solitudine, la rivolta contro il destino, la ferocia di Dio, l’inettitudine, la malattia, la morte, attraverso la storia di un intellettuale colpito da uno dei sintomi psichiatrici più spaventosi: le allucinazioni uditive. La voce narrante è la voce stessa della follia: quindi non prima, non terza, ma seconda persona; un basso continuo che distrugge gradualmente i pilastri su cui poggia la vita del protagonista, filologo e critico letterario di fama, il quale si trasformerà da dissettore di libri a scalco di corpi. Un processo di bestializzazione che riesce a essere una metafora dei nostri tempi. “Là comincia il Messico” è la frase che pronunciavano i banditi dei film western quando erano vicini al confine, oltre il quale nessuno avrebbe potuto acciuffarli. Qui indica il salto, l’orrenda metamorfosi che il personaggio si accinge a compiere.

Non tutti i giorni esistono

Thursday, February 7th, 2008

Il 29 febbraio 2008, e solo in quel giorno, disvelerà il suo contenuto l’ennepiunesimo blog, per risprofondare il giorno appresso nell’abisso dell’inesistenza. Ulteriori dettagli da Herzog. Trovo questa iniziativa ineccepibile, perché mi sembra evidente che il 29 febbraio è un giorno che non esiste, o che almeno vive un’esistenza ambigua.

È una fermata supplementare, una sosta necessaria per recuperare le ventiquattro ore sbadatamente smarrite dai calendari dei quattro anni precedenti. Converrà l’acuto lettore che sostare, fermarsi per recuperare tempo perduto è un’azione alquanto innaturale, come di uno che, sapendo di essere in ritardo a un appuntamento, temporeggiasse anziché affrettarsi.

Le ore che compongono questo giorno immaginario sono ore sospette. Difficile dire se seguono il normale corso del tempo o se piuttosto non lo precedano, perché diversamente dal solito esse non indicano solo quanto tempo è trascorso da un punto convenzionale della storia umana, ma anche quanto ne manca alla correzione di un errore di misura. Laddove ogni altro giorno è un atto di ordinaria cronomensura, il 29 febbraio è un conto alla rovescia.

Essendo il 29 febbraio un giorno fortemente indiziato di non esistere, ed essendo la letteratura tradizionalmente attratta da ciò che non esiste, non sorprende che in un libro di Michele Mari, Io venìa pien d’angoscia a rimirarti, sia indicato un 29 febbraio davvero inesistente. Il libro narra in forma di diario le avventure di un ragazzino chiamato Tardegardo, sotto le cui spoglie fittizie non è difficile riconoscere un Giacomo Leopardi ossessionato dalla luna e in odore di licantropia. Ebbene, nella successione diaristica del racconto, alla pagina del 28 febbraio segue appunto quella del 29. Niente di strano, se non fosse che l’anno in questione è il 1813, notoriamente non bisestile.

Quel 29 febbraio, aggiunto surrettiziamente al calendario nella finzione letteraria, ripaga in parte noi mortali dei tanti che la tirannia dei calcoli astronomici ci impone, senza peraltro fornirci rassicurazioni sugli eventuali danni che vivere in giorni inesistenti potrebbe arrecare ai nostri equilibri psichici.

E se già il 29 suscita dubbi e perplessità esistenziali, che dire del 30 febbraio?

Libreschi rovelli

Wednesday, February 6th, 2008

Là fuori, fuori dalle pagine e dalle copertine dei libri, ci sono cumuli di spazzatura ai bordi delle strade, mensilità insufficienti a procurarsi il necessario, rinunce forzate a desideri vitali, sensi di colpa per colpe mai commesse, dolore, sconforto, frustrazione e altre infelicità. Davanti a un simile tracollo dell’umano, un elementare senso di misura e di pudore dovrebbe suggerire a chiunque di astenersi da libreschi rovelli. Ma il lettore, si sa, è cocciuto e tetragono:

Lettore: non hai l’aria felice, fratello, che cosa ti turba?
Padre di famiglia: costringere i miei bambini ad astenersi dalla carne fino alla prossima busta paga, ecco cosa. E tu? Ho visto un’ombra attraversare il tuo bel sembiante. Qual è dunque il tuo cruccio?
L: Eh… problemi grossi, mio dolce amico…
PdF: Parla, orsù, apri il tuo cuore a chi ti vuol bene!
L: Non so…
PdF: Non temere, lascia che la tua angoscia sgorghi fino al mio orecchio.
L: Dicevo, non so se leggere l’ultimo libro di Giuseppe Genna, Hitler, oppure no. Vedi il punto dolente è che…
PdF: Lettore…
L: …c’è chi ne tesse le laudi e chi lo stronca, e io…
PdF: Lettore!
L: …non ho ancora deciso se… Ah, scusami, non ho inteso subito il tuo richia…
PdF: Lettore: ma vaffanculo, va’.

Antisemitismo a sinistra

Tuesday, February 5th, 2008

Gadi Luzzatto Voghera, Antisemitismo a sinistra, EinaudiDicevo appunto, appena un post fa, che una memoria selettiva, che ricorda i campi di sterminio dimenticando l’antisemitismo che li ha resi possibili, è una memoria poco efficace. Una prova indiretta di questo dato di fatto la stanno dando in questi giorni parecchi “intellettuali” di sinistra che sostengono il boicottaggio della Fiera del libro di Torino, rea di aver invitato Israele come paese ospite.

Questi intellettuali considerano Israele uno stato-canaglia, unico responsabile delle sofferenze dei palestinesi, e così facendo riproducono, senza sforzi apparenti né alcun barlume di consapevolezza, uno degli stereotipi antisemiti più duri a morire, quello che assegna agli ebrei il ruolo di carnefici: da uccisori di Cristo e dei bambini cristiani a sterminatori dei palestinesi.

Inutile ricordare a costoro che paragonare la condizione dei palestinesi a qualcosa di anche solo lontanamente simile alla Shoah è un’aberrazione. Inutile ricordare che da sessant’anni a questa parte Israele deve difendersi quotidianamente da attacchi militari e terroristici; inutile sottolineare che Gaza è amministrata da una classe dirigente sorda a qualsivoglia tentativo di dialogo. Niente da fare: colpa di Israele.

E così l’intellettuale Gianni Vattimo se ne esce tranquillamente con sconcezze come questa:

Chi boicotta non vuole affatto impedire agli scrittori israeliani di parlare ed essere ascoltati. Non vuole che essi vengano come rappresentanti ufficiali di uno Stato che celebra i suoi sessant’anni di vita festeggiando l’anniversario con il blocco di Gaza, la riduzione dei palestinesi in una miriade di zone isolate le une dalle altre (per le quali si è giustamente adoperato il termine di bantustan nel triste ricordo dell’apartheid sudafricana), una politica di continua espansione delle colonie che può solo comprendersi come un vero e proprio processo di pulizia etnica.

Apartheid, imperialismo, pulizia etnica, ecco le nuove colpe dei perfidi giudei secondo Vattimo. Il quale certamente non accuserà l’Egitto di apartheid per aver costruito un muro al confine con la striscia di Gaza; né diversi paesi arabi di pulizia etnica per aver espulso ottocentomila ebrei dopo il 1948. Che diamine, è antisionista, lui, mica antisemita!

Chissà se Vattimo o i vari comunisti italiani che gridano al boicottaggio di Israele hanno letto L’antisemitismo a sinistra, di Gadi Luzzatto Voghera. Temo di no, ma dovrebbero farlo. Sarebbe almeno un tentativo di prendere coscienza di un problema che esiste da parecchio tempo e che purtroppo non accenna a ridimensionarsi.

E chissà cosa faranno Vattimo e soci quando le loro minacce cadranno giustamente nel vuoto, e gli scrittori israeliani porteranno a Torino i loro libri, le loro idee, la cultura del loro paese. Boicotteranno anche i libri? Inciteranno le folle a bruciarli in piazza?