Vota Consalvo! Vota Consalvo!

Federico De Roberto, tratto da it.wikipedia.orgProprio vero che la letteratura imita la vita, magari con qualche decennio o qualche secolo di anticipo. Quando Federico De Roberto fece tenere a un personaggio de I Vicerè il comizio elettorale di cui riporto un breve estratto, non poteva immaginare che a più di cent’anni di distanza sarebbe stato in gran parte riutilizzabile dai candidati alle prossime elezioni politiche. Lascio al lettore il piacere di decidere quali candidati odierni meglio incarnano l’inconsistenza e la farraginosità del programma presentato dal principe Consalvo. Il testo è tratto dalla versione integrale de I Vicerè disponibile sul sito della benemerita associazione Liber Liber

Grandi cartelloni multicolori incollati per tutta la città annunziarono l’avvenimento: «MEETING ELETTORALE. Cittadini: Domenica, 8 ottobre 1882, alle ore 12 meridiane, nella Palestra Ginnastica (ex convento dei PP. Benedettini) il Principe di Francalanza esporrà il suo programma politico agli elettori del 1° Collegio.» Seguivano le firme del comitato: un presidente, vecchio magistrato a riposo, ben visto da tutti i partiti e perciò messo a quel posto da Consalvo; poi sei vicepresidenti, più di cinquecento membri, otto segretari, ventiquattro vicesegretari.

Consalvo, con una mano sul velluto della balaustrata, voltato di fianco, aspettava. Ad un cenno del presidente, si volse alla folla:

«Concittadini!… Voi chiedete un programma a chi sollecita l’onore dei vostri suffragi; il mio programma, in mancanza d’altri meriti, avrà quello della brevità; esso compendiasi in tre sole parole: libertà, progresso, democrazia… (Battimani fragorosi ed entusiastici.) Un superstizioso contento occupa l’animo mio, nell’udir voi, liberi cittadini, coronare d’applausi non me, ma queste sacre parole, qui, tra questi vecchi muri che furono un tempo cittadella dell’ignavia, del privilegio, dell’oscurantismo teologico… (Scoppio unanime di approvazioni clamorose), qui, tra queste mura, già covo dell’ignoranza, oggi vivido faro da cui radia la luce del vittorioso pensiero! (Nuovo scoppio di frenetici battimani, la voce dell’oratore è soffocata per alcuni minuti.)

Concittadini, la mia fede in questi grandi ideali umani non è nuova, non data da questi giorni, in cui tutti la sfoggiano, come i galanti vantano le grazie della donna desiderata… (Ilarità), protestando di non volerne i favori… (Nuova ilarità) ma di star paghi a sospirarla da lungi… (Risa generali.) La mia fede data dall’alba della mia vita, quando i pregiudizi di casta che io conobbi, ma che non mi duole di aver conosciuti, perché ora sono meglio in grado di combatterli… (Benissimo!) mi vollero chiuso qui, tra questi muri».

«Cittadini! Io non voglio turbare la solennità di questa adunanza portando dinanzi a voi le piccole gare in cui si affannano le anime piccole; ma voi sapete che un’accusa mi fu lanciata; voi sapete che mi dissero… aristocratico…» Gli stenografi non seppero se notare impressione o silenzio o movimenti diversi; ma già l’oratore incalzava: «Quest’accusa è fondata sui miei natali. Io non sono responsabile della mia nascita… (No! no!) né voi della vostra, né alcuno della propria, visto e considerato che quando veniamo al mondo non ci chiedono il nostro parere… (Ilarità fragorosa.) Io sono responsabile della mia vita; e la mia vita è stata tutta spesa in un’opera di redenzione: redenzione dai pregiudizi sociali e politici, redenzione morale e intellettuale; e nulla è valso ad arrestar quest’opera; né le facili seduzioni, né le derisioni ironiche, né i sospetti ingiuriosi; né, più gravi al mio cuore, le opposizioni incontrate nello stesso focolare domestico… (Bene! Bravo! Applausi.) Voi vedete che io non posso più rinunziare a questa fede; essa mi è tanto più cara e preziosa, quanto più mi costa… (Scoppio di battimani fragorosi e prolungati. Grida di: Viva Francalanza… Viva la democrazia!… Viva la libertà… L’oratore è costretto a tacere per qualche minuto.

Il piacere, l’ammirazione erano in ogni animo: negli amici che vedevano assicurato il trionfo, negli avversari che riconoscevano la sua abilità, nella stessa gente minuta che non comprendeva, ma esclamava: «Ma che avvocato! Non ci sono avvocati capaci di parlare così», e le signore, animatissime, godevano come allo spettacolo, scambiando osservazioni sull’arte e sulla persona del principe quasi fosse un primo attore recitante la sua parte.

«Ma voi, concittadini,» riprese egli, «giudicherete forse che se questa fede compendia tutto un programma, è mestieri che un legislatore si tracci una precisa linea di condotta in tutte le particolari quistioni riflettenti l’orientamento politico, l’ordinamento delle amministrazioni pubbliche, il regime economico e via dicendo. Permettetemi dunque di dirvi le mie idee in proposito. Disciolte le antiche parti parlamentari, non ancora si delineano le nuove. Io auguro pertanto la formazione, e seguirò le sorti di quel partito che ci darà la libertà con l’ordine all’interno e la pace col rispetto all’estero (Benissimo, applausi), di quel partito che realizzerà tutte le riforme legittime conservando tutte le tradizioni (Bravo! bene!), di quel partito che restringerà le spese folli e largheggerà nelle produttive (Vivissimi applausi), di quel partito che non presumerà colmare le casse dello Stato vuotando le tasche dei singoli cittadini (Ilarità generale, applausi), di quel partito che proteggerà la Chiesa in quanto potere spirituale, e la infrenerà in quanto elemento di civili discordie (Approvazioni), di quel partito, insomma, che assicurerà nel modo più equo, per la via più diritta, nel tempo più breve, la prosperità, la grandezza, la forza della gran patria comune (Applausi generali.

Veramente gli applausi non furono generali a questo passo, e anzi qualche colpo di tosse partito da un angolo fece voltare molte teste.

«Lo Statuto può e deve essere migliorato. Questa necessità è intesa da tutti: dal popolo che reclama intera la sua sovranità, al Re che riconosce la sua dal popolo. (Approvazioni.) Per nostra fortuna, popolo e Re sono oggi in Italia tutt’uno (Applausi) e la monarchia democratica di Casa Savoia spiega e legittima i sentimenti democraticamente monarchici degli italiani (Benissimo!) Fin quando sederanno sul trono principi leali e Re galantuomini, il dissidio sarà impossibile, la nostra fortuna sicura! (Scroscio di applausi prolungati, grida di: Viva il Re!… Viva l’Italia!… La voce dell’oratore è coperta dai battimani.) Ma poiché l’aspetto della sovranità popolare e il benessere delle classi laboriose debbono essere scopo precipuo dei legislatori, sarà impossibile raggiungerlo se non verranno a sedere alla Camera i più legittimi, i più diretti rappresentanti del popolo. Lasciatemi quindi augurare che molti candidati operai riescano eletti. Molti combattono le candidature operaie, forti d’un motto inglese che suona: the right man in the right place. Ma essi dimenticano che questa citazione è una spada a due tagli, e che allorquando il Parlamento dovesse occuparsi di quistioni operaie, the right men in the right places sarebbero appunto i cittadini operai (Bene! bravo!

«Queste ed altre riforme io vagheggio; non credo tuttavia di dover abusare della vostra pazienza.» Sospiri di sollievo uscirono dai petti oppressi. «Concittadini! Se voi mi manderete alla Camera, io dedicherò tutto me stesso all’attuazione di questo programma. (Bene! Bravo!) Io non presumo di essere infallibile, perché non sono né profeta né figlio di profeta (Si ride): accoglierò pertanto con lieto animo, anzi sollecito fin da ora i miei concittadini a suggerirmi quelle idee, quelle proposte, quelle iniziative che credono giuste e feconde (Benissimo). Il nostro motto sia: Fiat lux! (Applausi). Luce di scienza, di civiltà, di progresso costante (Scoppio di applausi).»

Consalvo non ne poteva più, sfiancato, rotto, esausto da una fatica da istrione: parlava da due ore, da due ore faceva ridere il pubblico come un brillante, lo commoveva come un attor tragico, si sgolava come un ciarlatano per vendere la sua pomata. E mentre la marcia, intonata per ordine di Baldassarre, spronava l’entusiasmo del pubblico, nel gruppo degli studenti canzonatori domandavano:

«Adesso che ha parlato, mi sapete ripetere che ha detto?»

3 Responses to “Vota Consalvo! Vota Consalvo!”

  1. rudy says:

    Una ripubblicazione veramente centrata. L’ho linkata or ora nella rubrica “Posizioni” del mio blog.

    ciao

  2. Ho conosciuto una discendente di De Roberto, che vive a Lucca.
    Ciao.

    Bart

  3. marino m. says:

    Caro Luca, una cosa che non c’entra nulla con i voti a Consalvo. Per dirti che su lpels é uscita una cosa di Cannella e che tempo fa ti scrissi chiedendoti se avevi ricevuto una cosa.
    Un abbraccio, con il bel ricordo di un ragù.
    marino

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