Uno non può avere un’idea che sia una, che subito arriva un altro a copiargliela. È successo recentemente a un signore che si chiama Lance Fletcher, che nel 1994 ha lanciato in rete una vera e propria Accademia della lettura lenta. Detto molto in breve, si tratta di diverse mailing list dedicate a filosofi o a singole opere filosofiche, con l’obbiettivo di creare attorno a questi argomenti tipicamente accademici una conversazione in rete che esca dai confini dell’accademia in senso stretto.
Undici anni dopo arriva un blogger qualsiasi e gli frega l’idea di lettura lenta per intitolare il suo stupido blog. Se non è un’ingiustizia questa…
Lance Fletcher ha affiancato al lancio delle mailing list un vero e proprio manifesto della lettura lenta che illustra lo spirito che dovrebbe animarle. Leggendo il manifesto e sbirciando le mailing list attive ho capito subito che il suo progetto è infinitamente più serio e utile del mio modesto bloggo per gli appunti, ma ho anche scoperto che il suo e il mio richiamo all’idea di lettura lenta condividono una comune radice bibliografica: Aurora di Nietzsche, e precisamente la sua prefazione. Dice infatti Lance Fletcher:
The phase, slow reading, is taken from Nietzsche. In the preface to Daybreak he writes:
«A book like this, a problem like this, is in no hurry; we both, I just as much as my book, are friends of lento. It is not for nothing that I have been a philologist, perhaps I am a philologist still, that is to say, A TEACHER OF SLOW READING:- in the end I also write slowly. Nowadays it is not only my habit, it is also to my taste – a malicious taste, perhaps? – no longer to write anything which does not reduce to despair every sort of man who is ‘in a hurry’.»
(il maiuscolo è di Fletcher, il grassetto mio). Non scrivere più nulla che non porti alla disperazione ogni genere di gente frettolosa, ovvero il motto del mio blog. Pura coincidenza? Corrispondenza d’amorosi sensi? Inesplicabili correnti sotterranee? Il fantasma di Nietzsche che si diverte a burlare i poveri mortali non ancora ur-umani? Chissà.
Quasi certamente Fletcher e io siamo arrivati a quella frase per vie diverse. Io l’ho letta per interposto Luciano Anceschi, in un suo libriccino pubblicato da Pratiche nel 1995 e intitolato L’esercizio della lettura, libriccino che è diventato involontariamente il testamento intellettuale di Anceschi, morto poco prima della sua pubblicazione. Nel libro la prefazione di Aurora è riportata in un saggio del 1986 sulla poetica di Orazio, saggio tutto dedicato alla filologia richiamata anche da Nietzsche, e che si conclude non a caso con un elogio della lentezza:
Ogni giorno camminiamo come dentro un’ombra che si fa sempre più oscura; e bisogna essere preparati al male che cresce, al peggio senza essere pessimisti, o cadere nel sopore. Questo senso ansioso tra molte rovine si associa in noi ad un umanesimo disilluso e consapevole delle sue difficoltà, e attivo, estremamente desideroso della consapevolezza del nostro stato. (…) In questo umanesimo ad occhi aperti Orazio può avere certamente la sua parte, e con lui il ritrovamento della fertilità della lentezza, delle possibilità della lentezza, dell’intensità della lentezza.
Parole scritte vent’anni fa, quando il mondo aveva appena iniziato a inserire il turbo. Nietzsche scrisse la prefazione ad Aurora nel 1886, cent’anni prima del saggio di Anceschi. Entrambi multavano la cultura della loro epoca per eccesso di velocità. Più o meno a metà del secolo che separa Nietzsche da Anceschi c’è il Walter Benjamin di Angelus novus, che descriveva il progresso dei tempi suoi come una rovinosa fuga in avanti. Di Pasolini che esigeva rigore filologico dai lettori ho già detto qualche post fa, e anche di Antonio Pizzuto «incalzato dalla necessità di scrivere con estenuante lentezza», come diceva Contini. L’altro ieri in ICL mi è stata segnalata un’intervista di due anni fa allo storico e mio antico maestro Carlo Ginzburg, che a un certo punto dice:
I often say that my classes are examples of slow reading. In Italy, there’s a movement called ‘slow food’ against fast food. Rather than fast reading, I would like to teach slow reading.
Ginzburg vuole insegnare a leggere lentamente, proprio come Nietzsche. Sembra che gli inviti di intellettuali e scrittori a vivere e a leggere lentamente siano un vero e proprio topos universale. L’ultimo in ordine di tempo me l’ha fatto notare questo blogger qui: è un articolo intitolato La via dell’alta lentezza firmato Claudio Magris, apparso sul supplemento culturale del Sole 24 Ore appena domenica scorsa (su questo, e soprattutto sulla replica velocista di Roberto Casati tenterò di dire qualcosa nei prossimi giorni).
Ce n’è d’avanzo per fondare un movimento letterario internazionale: Lance Fletcher presidente, Ginzburg e Magris ambasciatori, Nietzsche, Benjamin, Anceschi, Pasolini e Pizzuto numi tutelari. Si chiamerà lentismo, naturalmente, e contrasterà l’avanzata dell’ombra oscura paventata da Anceschi stendendo sul mondo l’ombra lunga e luminosa della lettura lenta.
Tags: Antonio Pizzuto, Carlo Ginzburg, Claudio Magris, Contini, Lance Fletcher, lettura lenta, Luciano Anceschi, Nietzsche, Pasolini, Roberto Casati
ma il Lentismo cosa dice riguardo al copyleft, ai generi, ai fumetti giapponesi, alla restaurazione, a stephen king? eh? EH?!
“Ce n’è d’avanzo per fondare un movimento letterario internazionale: Lance Fletcher presidente, Ginzburg e Magris ambasciatori, Nietzsche, Benjamin, Anceschi, Pasolini e Pizzuto numi tutelari.”
Propongo Luca Tassinari Sindaco revisore (così è sicuro che non ci saranno deviazioni verso una qualche forma di velocità).
Bart
Bart, con Claudio Magris nello staff non c’è rischio di deprecabili derive velociste. Per me preferirei un ruolo più consono alle mie inclinazioni oblomoviane come, che so, Socio Onorario.
Beneforti, una cosa per volta, santa lentezza! Il lentismo si oppone in primo luogo alle due maggiori correnti di pensiero contemporanee: il velocismo, ovvero l’istigazione al trangugiamento bulimico e inconsapevole di qualsivoglia oggetto materiale o immateriale; e il tuttismo, ovvero la voglia smodata di esprimere un parere su tutti gli argomenti del giorno, anche quando si è intimamente consapevoli di non avere niente da dire.
Ciò premesso, il copyleft è il futuro, quindi non esiste – come diceva Agostino d’Ippona; ai generi preferisco di gran lunga le suocere; i fumetti giapponesi posteriori a Ufo Robot e Candy Candy non mi riguardano; la restaurazione è una meritoria opera di riparazione dei cocci prodotti da rivoluzionari della domenica; stephen chi?
..e casomai servisse una mano a mantenere luminosa l’ombra della lettura lenta (incerandola a specchio, s’intende!) nella futura sede (tanto, in quanto futura, non esiste) del costituendo movimento lentista, mi si consideri in lista
“Il lentismo si oppone […] al tuttismo, ovvero la voglia smodata di esprimere un parere su tutti gli argomenti del giorno, anche quando si è intimamente consapevoli di non avere niente da dire.”
Quindi Bourdieu è un altro nume tutelare?
gabryella, non scherziamo, la sua comprovata attitudine al verbiludio le garantisce di diritto il ruolo di responsabile delle relazioni esterne.
giambojet, Bourdieu dovrà provare il suo diritto alla numanza con opportuni riferimenti testuali, che la invito fin d’ora a produrre al comitato scientifico.