Wuz, come molti lettori retaioli sanno, è il nuovo nome del portale di informazione libraria che fino a poche settimane fa si chiamava librialice.it, ma non è di questo Wuz che si parla qui, bensì di una rivista nata all’inizio del 2002 e che si chiama, manco a dirlo, Wuz. È una rivista bimestrale specializzata in libri rari e antichi, espressamente indirizzata a bibliofili professionisti, come librai antiquari, editori di libri artistici, ricercatori, ma molto apprezzabile anche da parte di lettori non specialisti, tipo me.
Innanzitutto ha un sottotitolo bellissimo – storie di editori, autori e libri rari – che potrebbe essere l’incipit di un poema ariostesco d’argomento libresco; la veste grafica è molto ben curata; gli articoli hanno un taglio divulgativo, pur essendo scritti da specialisti; è ricca di splendide illustrazioni. Insomma, un gioiellino, peraltro venduto alla modica cifra di 8 euro.
Per dare un’idea della varietà degli argomenti trattati, nel numero attualmente in corso (n.2, marzo-aprile 2006) si può leggere la storia dell’uscita del Dottor Zivago per Feltrinelli nel 1957, prima edizione a livello mondiale del capolavoro di Pasternak; un saggio sulla bibliografia di Cristina Campo; un omaggio ad Angelo Barile, consigliere e amico di poeti del calibro di Montale, Ungaretti, Sbarbaro, Quasimodo; la storia della casa editrice Il Balcone, fondata da Massimo Carrà e attiva dal 1946 al 1959. Eccetera.
Ma soprattutto (soprattutto per me, beninteso) vi si legge l’origine di un altro nome molto noto ai lettori retaioli di cui sopra, ovvero Maremagnum, il catalogo online delle librerie antiquarie. Storia che vado a citare testualmente:
Mare Magnum è il nome di un incredibile repertorio bibliografico, manoscritto prima in quindici, poi in settanta e alla fine in centoundici tomi in-folio, conservati alla biblioteca Marucelliana di Firenze.
Autore fu un abate secentesco, Francesco Marucelli (1625-1703), letterato, eruditissimo, bibliomane, raccoglitore di una bellissima biblioteca – la Marucelliana appunto – ma soprattutto infaticabile trascrittore di titoli su argomenti di ogni genere, con lo scopo di creare un Mare Magnum omnium materiarum, sive index universalis alphabeticus… Il frontespizio della raccolta è di una pagina intera con l’elenco delle materie, delle lingue, dei 150.000 autori trattati.
Trent’anni di lavoro di questo folle e meritevolissimo bibliografo, “un pazzo di Dio”, come diceva Bompiani di uno dei compilatori del suo Dizionario degli autori.
Sempre dall’articolo di Wuz si apprende che questa eccezionale prova documentaria del forte legame fra libri e demenza – argomento a me particolarmente caro – è stata digitalizzata dalla Biblioteca Marucelliana e pubblicata sul suo sito, precisamente qui, dove si trovano altre notizie storiche sul tema.
In trent’anni il solerte abate Francesco (seguito in verità dal nipote Alessandro) compilò appena 150.000 schede. Il sito maremagnum.com oggi mette in linea quasi tre milioni e mezzo di titoli, e il suo archivio storico raccoglie quasi sei milioni e mezzo di schede bibliografiche apparse sul sito dal 1996 a oggi. Per ottenere lo stesso risultato con i loro strumenti (carta e penna) i poveri Marucelli avrebbero dovuto riempire 4.810 volumi anziché 111, impresa che avrebbero potuto agevolmente completare in appena 1.300 anni…
E poi dicono che la tecnologia è arida, che mette a rischio le capacità intellettuali della specie umana, che uccide la cultura.
Chioso notando di striscio che il Mare Magnum marucelliano è di fatto una gigantesca lista, e ne auspico pertanto la pubblicazione integrale nell’apposito sito Ecolaliste. Suppongo poi che molti dei libri inclusi in questo fantastico regesto siano spariti dalla circolazione e non è escluso che alcuni siano esistiti solo nella mente non del tutto affidabile dei compilatori. Questo rende l’opera dei Marucelli un progenitore illustre del Mirabiblia di Paolo Albani e Paolo della Bella.
Tags: Libri, mare magnum, Marucelli, Wuz
è come leggere della Biblioteca di Borges, e allora mi chiedo: un libro che sia catalogo di tutti i libri, non può esserlo veramente, restando al di fuori dall’elenco il catalogo stesso.
Occorrerebbe quindi un succesivo catalogo, che contempli nell’elencazione anche il catalogo precedente.
E’ ovvio che in questo caos la lacuna riguarderebbe il catalogo secondo, generando la necessità di compilarne un terzo.
Una battaglia persa in partenza, insomma.
“in questo caos” per “in questo caso” è refuso interessante, che dice dell’impossibilità.
OT:
A (s)proposito di impossibilità: parlo, contemporaneamente ma altrove e per altro oggetto, di una “impossibilità della scrittura”, dacché la capacità simbolica della scrittura permette a chiunque legge di dotare la scrittura stessa di significati nuovi e diversi e propri.
In questo senso, chi scrive non sa letteralmente cosa sta dicendo
(non sa, cioé, e fino in fondo, cosa comprenderà chi legge)
Fra le mie pochissime convinzioni annovero questa: che la parola scritta è strumento di fraintendimento più che strumento di comunicazione.
Un banco di prova interessante di questa ipotesi sono le discussioni in rete, dove non di rado si accendono vere e proprie risse fondate essenzialmente su letture diverse di una frase (fatta naturalmente la tara di trolleggi e provocazioni)
A volte arrivo a sospettare che la scrittura sia stata inventata apposta per coprire e mistificare, più che per rivelare o chiarire.
condivido l’idea che la parola scritta sia “strumento di fraintendimento più che strumento di comunicazione”, ed è vero che le discussioni in rete sono la riprova di questo. riguardo all’affermazione “chi scrive non sa letteralmente cosa sta dicendo”, aggiungerei anche, come manganelli, che si parla senza sapere bene cosa si sta dicendo, nel senso di non distinguere nettamente un momento speculativo da quello di espressione, perché spesso diciamo cose che non pensavamo fino a quell’istante, e che ci sono state suggerite (sollecitate) da una frase o un atteggiamento dell’interlocutore. è il bello della dialettica (detta come: “è il bello della diretta”).
lettura
a pensarci bene un giorno si confusero le lingue, presuppononendo un’iniziale koiné, e scoppiò il minestrone della torre di babele. da quel dì si incominciò a non capirsi più. come dire, comunciare non significa comprendersi. meglio la trasmissione del pensiero
ossignur, avevo letto mirabilandia… ecco, ho detto tutto. ;-)
daldivano
Aggiungo solo la bibliografia, Sergio: G.Manganelli, La penombra mentale, Editori riuniti 2001, pag. 193 e seguenti. Bellissima intervista di Lea Vergine a un Manganelli particolarmente ispirato e ciarliero.
Mel, la torre di Babele è un emblema perfetto della scrittura come barriera alla comprensione.
Bentornata, daldivano! T’avevo quasi data per dispersa.
esatto luca, proprio da lì era pescata la citazione. sai che ebbi una strana sensazione leggendo l’intervista con lea vergine (che poi in realtà è manganelli che la inquisisce)? e cioè che la stesse sfottendo, la umiliasse con un labirinto incredibile di ragionamenti paradossali in cui la vergine (?!) non riusciva più a orientarsi. era una sfida d’intelligenza, così mi parve. altra cosa curiosa: ho conosciuto lea vergine alla inaugurazione di una mostra al mart di rovereto (“il bello e le bestie”) l’anno scorso. ci parlai assieme, ed era una vecchina rinsecchita, sempre lucida e brillante, ma dall’aspetto molto consumato. poi di recente mi è capitato per le mani un libretto preziosissimo, la fotobiografia di manganelli edita dal comune di roma e non in vendita, in cui fra le tante immagini del nostro tapiro ve n’è una di lui con lea vergine, datata pochi mesi prima della sua morte, cioè nel ’90, in cui lei è incredibilmente bella. chissà che cazzo è successo in questi ultimi 15 anni da rovinarla a quel modo. ah, en passant, “l’isola pianeta” è bellissimo, l’ho appena recensito per stilos. leggilo, se non l’hai ancora fatto.
grazie Luca, è che sono rimasta in coda in autostrada per 23 giorni, così, per fare un’esperienza diversa… :-)
daldivano
L’isola pianeta, -come quasi tutto- (cioè due volte tutto) è bellissimo, purtroppo si fa divorare ad una velocità impressionante.
Giungo qui irretito dal tuo racconto del castello dei fantasmi ed irretito resto (anche dall’epigrafe lenta)
molto interessante, qualche giorno fa ho letto di un autore cinquecentesco che aveva in mente un progetto simile a quello di Marucelli – una lista di tutti gli autori mai vissuti!- Ma ora non so piu’ dove ne ho letto… Se mi ricordo, faccio sapere.
K.
Sergio, mi sa che quella era un’altra intervista. Nel libro ce ne sono due fra la vergine e il manganello, e la prima vede effettivamente il secondo nel ruolo di intervistatore / inquisitore. Però non mi sembra che ci sia cattiveria o desiderio di umiliare. Piuttosto l’incontro / scontro di due intelligenze forti, diversissime e irriducibili.
L’Isola pianeta l’ho *ovviamente* comprato e prima o poi lo leggerò.
Daldi, ho provato a lasciare un commento da te, ma pare che il grande Virgilio se lo sia magnato.
aitan, spero che il castello fantasmatico ci dia occasione di incrociarci vieppiù.
kalle, diciamocelo chiaramente: è ora che tu apra un blog, acciocché (e scusa la congiunzione!) ‘ste cose meravigliose non restino appannaggio della tua memoria, che è per forza di cose volatile come quella di tutti.
Nella presentazione del Mare Magnum presso la bibllioteca marucelliana si legge che il catalogo di Marucelli non fu pubblicato perché correva voce che un tal Raffaello Savonarola dei Teatini di Padova stava per pubblicare un’opera molto simile. Siamo comunque nel Seicento, quindi è improbabile che ‘sto Savonarola sia quello che dici tu.
grazie Luca per il messaggio, è apparso nel post precedente, ma è apparso :-)
virgilio è un vero illusionista!
daldivano
Maro’, sono completamente rintronato! :-)
Luca, la mia memoria e’ volatile assai, infatti non mi ricordo piu’ dove l’ho letto (c.v.d.).
Il blogghe in effetti sarebbe una cosa educata, invece che approfittare e scrivere sempre nei tuoi commenti :-)
ach, vedi che vuol dire non tenere un bloggo per gli appunti, kalle? Le cose belle si volatilizzano. Facciamo così: se apri un blog, avvisami, che lo linko alla cieca. Se proprio non vuoi aprirlo, mandami le cose che ti vengono in mente per email, che ci penso io a renderle di pubblico dominio.