1. Vibrisselibri
Aggiornamento: Novità su Vibrisselibri comunicate da Giulio Mozzi qui.
L’idea originaria, la fonte prima, la scaturigine, perfino, del progetto vibrisse libri (o vibrisse, libri o vibrisselibri) sta qui. L’idea di Giulio Mozzi, in estrema sintesi, è dare visibilità in rete a testi che, pur essendo buoni testi, non sono riusciti a trovare un editore, nella speranza che questa visibilità li aiuti a trovarne uno.
Idea strana – dirà il rapido lettore transeunte – ma la cosa più strana, almeno per quanto mi riguarda, è che il prode letturalenta è entrato a far parte dell’impresa. Evento invero sorprendente, essendo egli una delle persone più pigre e refrattarie agli impegni che io abbia mai conosciuto.
Nel mese o poco più trascorso dal lancio dell’idea mozziana a oggi, l’idea si è concretizzata. Oggi vibrisselibri ha una redazione, un ufficio stampa e un comitato di lettura, quest’ultimo addirittura dotato di un decone, vertice di una gerarchia dal sapore vagamente esoterico. Il prode letturalenta si è intruppato nel comitato di lettura, che a tutt’oggi conta una trentina di lettori volontari.
Forte del suo incarico istituzionale, egli ha trascorso l’ultimo fine settimana a compulsare il primo dei testi candidati, un tomino di settecentocinquantamila battute spazi inclusi, sul quale per evidenti ragioni di riservatezza (e di sfinitudine) il prode si rifiuta di fornire ulteriori dettagli. Sia come sia, il meccanismo si è messo in moto e sta macinando. Se ne riparlerà di sicuro prossimamente. Stay tuned!
2. L’estate di letturalenta
Come tutti gli anni, per motivi di sicuro disinteresse generale, il titolare di questa ridotta lettoria trascorre il periodo che va all’incirca da metà luglio a metà agosto pendolarando audacemente fra Bologna e una sperduta località dell’appennino tosco-emiliano priva di telefono fisso e impermeabile ai cellulari. Condizione invidiabile, anche perché detta località giace a oltre mille metri di altitudine, giacitura questa che comporta una temperatura più bassa di dieci gradi rispetto a quella cittadina.
Uno degli effetti di questo pendolarismo è che il titolare in questione è sconnesso tutte le sere e durante il fine settimana. Questo lo dico affinché l’affezionato lettore non si sgomenti per l’eventuale minor frequenza d’aggiornamento di questo blog nelle prossime settimane.
Qualora nel sullodato lettore si fossero già manifestati i prodromi della crisi di astinenza, potrà trovare temporaneo conforto su Vibrisse, che oggi ospita un mio contributo elbano nella sezione Giro d’Italia con Vibrisse curata da Bartolomeo di Monaco.
Tags: estate, Giulio Mozzi, vibrisselibri
“una sperduta località dell’appennino tosco-emiliano priva di telefono fisso e impermeabile ai cellulari. Condizione invidiabile, anche perché detta località giace a oltre mille metri di altitudine, giacitura questa che comporta una temperatura più bassa di dieci gradi rispetto a quella cittadina”
ma questo e’ il paradiso!
buone vacanze
>ma questo e’ il paradiso!
Esatto!
>buone vacanze
Ma quali vacanze? :-) pendolarismo è! son centocinquanta chilometri al giorno, su e giù per perigliosi picchi e valli, oltretutto su due ruote: una faticaccia, altro che vacanze!
“Ma quali vacanze? :-) pendolarismo è!”
ah, scusami, non avevo letto bene. Pero’, per quel paradiso dove i telefonini non prendono, mi sa che ne vale la pena (per non parlare dei dieci gradi in meno)
su due ruote per 150 km di picchi e valli, ogni giorno? uhm, allora fi-na una tantum si può fare con una certa tranquillità, forse…
kalle, aggiungi che – giunto colà – ci trovo moglie e figli e hai completato il quadretto idilliaco. L’alternativa sarebbe passare cupe notti solitarie nella rovente città (va be’, col condizionatore, si capisce).
zycron, vai serena. Firenze-Napoli in moto dev’essere una gran bella gita. Per correttezza, i miei 150 km die sono suddivisi in 75 la mattina presto (discesa verso la città) e 75 verso le sei di sera (salita ai monti).
Io, come sai, preferisco infliggermi delle sane ferrate sulle Dolomiti:- )
Attività sportiva? Orrore! :-)
io, viceversa, stagno tutta l’estate nella ridente (??) cittadina ove risiedo – (non andrò alla montagna ma, visto l’andazzo, aspetto che la montagna venga a me)