Assente ingiustificato

Come argutamente argomentava maria strofa in un commento al post precedente, già vecchio di cinque giorni (il post, dico, non il commento), non è che negli ultimi tempi io sia granché presente qui o in altri lidi blògghici. Non che questo sia un male, per carità, specialmente se ripenso a certe mie divagazioni sulla presenza di qualche mese fa.

Sì, lo ammetto, sono alquanto assente, e nemmeno assente giustificato, dato che giustificazioni per ora non ne ho portate affatto. D’altronde devo dire che giustificare un’assenza, come usava e usa ancora a scuola, mi sembra un’assurdità. Sono le cose ingiuste ad aver bisogno di giustificazione. A scuola mi sarebbe piaciuto portare tutti i giorni un foglietto firmato dalla mamma con su scritto: «Signora maestra, so bene che la mia presenza reca tormento e assillo a lei, che a causa mia deve stare a scuola invece di dedicarsi a più piacevoli occupazioni, ma lei sa meglio di me che gli esseri umani raramente si comportano secondo giustizia, quindi anche oggi sono qui a renderle odiosa la vita. Nel chiederle perdono per la mia ostinazione, le porgo i miei ossequi».

Invece il foglietto firmato dalla mamma lo portavo solo dopo un’assenza, ed erano appena una o due parole di rito – malattia o indisposizione o motivi familiari – scribacchiate su un asettico modulo prestampato per spiegare alla maestra come mai nei giorni precedenti l’avevo lasciata in pace. Assurdo. Ma dato che gli uomini quasi sempre perseverano nell’errore, ecco che anche oggi porto la giustificazione per un’assenza, pur ritenendola cosa buona e giusta.

Sono un po’ assente perché – come spiegavo qualche tempo fa – ultimamente mi sto occupando di libri che non esistono. Dissi allora, stando un po’ sulle generali, che «le cose che non esistono sono molto più esigenti di quelle che esistono in termini di tempo, attenzione, cure», e in questi giorni ho raccolto numerose prove empiriche a favore di codesta teoria.

I libri che non esistono sono innumerevoli e reclamano a gran voce un’occasione per poter finalmente esistere. Il problema, se di problema si può parlare, è che negli ultimi giorni sembra che si siano dati tutti convegno presso la casella postale di vibrisselibri: in cinque giorni ne sono arrivati più di cento, e continuano ad arrivare. A ciascuno bisogna fare gli onori di casa, dirgli che non si preoccupi, che ci vorrà un po’ di tempo ma ci prenderemo cura di lui. Bisogna accoglierli, sfogliarli un poco, catalogarli con cura, dare a ciascuno la sua brava cartella dedicata sul disco fisso, rassicurare gli insicuri, calmare gli scalmanati, indirizzarli ai loro primi lettori.

Con i libri che esistono si va molto più per le spicce: si comprano – o si chiedono in prestito o si rubano, secondo le inclinazioni del lettore – si leggono e via, avanti il prossimo, senza tanti complimenti. D’altronde si fa così anche con le persone: chi ha mai ricevuto dopo nato le attenzioni e le cure che gli sono state dedicate nella pancia della mamma? A ulteriore prova, se mai ce ne fosse bisogno, che essere assenti non è cosa che richieda giustificazioni.

Ecco allora che, per aiutare questi libri che non esistono a trovare la strada dell’esistenza, devo giocoforza assentarmi un poco. Meno esisto io, più probabilità hanno loro di venire alla luce. Quello che non sanno – e che non avrò mai il coraggio di rivelargli – è che in questo commercio di livelli esistenziali sono io a guadagnarci, perché l’assenza procura desiderio attenzioni e dolcezze, mentre nascere, manifestarsi, farsi presenti è solo il primo passo verso un destino di cose ingombranti, fastidiose, trascurabili.

8 Responses to “Assente ingiustificato”

  1. maria strofa says:

    >Quello che non sanno – e che non avrò mai il coraggio di rivelargli – è >che in questo commercio di livelli esistenziali sono io a guadagnarci, >perché l’assenza procura desiderio attenzioni e dolcezze, mentre >nascere, manifestarsi, farsi presenti è solo il primo passo verso un >destino di cose ingombranti, fastidiose, trascurabili.

    Notevole.

    >Dissi allora, stando un po’ sulle generali, che «le cose che non esistono >sono molto più esigenti di quelle che esistono in termini di tempo, >attenzione, cure», e in questi giorni ho raccolto numerose prove >empiriche a favore di codesta teoria.

    Si potrebbe sempre fare una cabrata, Luca e sostenere che le cose che non esistono (sì è vecchia storia) come i personaggi letterari sono quelli che hanno più attenzione e cure da tutti.
    O, da un altro punto di vista, esistono molto più che gli esseri reali.

    I personaggi dei romanzi inediti, poi non oso immaginare che cosa siano, anche qui bisognerebbe pensarci e dedicarci post, ovviamente in linea generale senza riferimenti… Ci penseremo.

    Per ora ho deciso di consolarti dalla tua fatica facendo un elogio della tua lettura e dicendo che vi invidio tanto e tanto e che è davvero cosa sana e buona e giusta… eccetera…
    Spero gradirai.
    maria

  2. Maria, non dargli retta. In realtà faccio quasi tutto io, catalogazioni telematiche a parte:- )

  3. gabryella says:

    cielo! e dunque, c’è del sadico nella tua latitanza (se t’ingegni a far nascere creature cui potrebbe toccare “un destino di cose ingombranti, fastidiose, trascurabili”)

  4. michele says:

    Quanto tempo perso, bisogna essere degli sfaccendati. Però penso che nelle risposte, e nelle lamentele vostre, c’è del metafisico. Ci si lamenta del “lavoro”. Prima si urla al “io ti salverò” italico intelletto dall’oblio, condanna questa a te scrittore ingiusta, e poi si conteggia “l’errore” , risposta dell’ingegno altrui. Volevate la bicicletta….

  5. letturalenta says:

    michele, forse mi sono spiegato male (ammesso che io abbia spiegato alcunché), ma il soprastante post è tutto fuorché una lamentela.

    gabryella, hai colto in pieno il lato oscuro della faccenda, che poi forse tanto oscuro non è. Schopenhauer diceva che bisogna essere folli per mettere al mondo figli destinati a una vita disgraziata. Non oso pensare cosa avrebbe detto dei libri destinati alla pubblicazione…

    Lucio, confermo quel che dici. Io non sono bravo a fare complimenti, ma avreste dovuto sentirlo, il prode Lucio, alla presentazione del 16 a Roma: oratore splendido e preparatissimo. Non ha sbagliato un colpo. Per tacere della sua esperienza formidabile in campo editoriale: sa tutto!

    Maria, vado subito a sbirciare, ammesso che riesca a mantenere su valori decenti il mio livello di presenza. Era Manganelli, credo, a sostenere che gli uomini sono disposti a fare follie per cose che palesemente non esistono, come la Patria o la Vittoria. Aspetto con trepidazione il tuo post sull’esistenza dei personaggi fittizi di libri inesistenti. Tema oltremodo affascinante!

  6. Ehi, Luca, guarda che scherzavo! Sai bene che abbiamo lo stesso peso (circa 90 kili):- )

  7. zop says:

    i libri immaginari sono ghiotti e son vari!

  8. michele says:

    Lamentele “vostre”.

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